Oggi sarà disponibile su Netflix l'intera seconda stagione di Marvel's Daredevil. Siccome l'hype e la scimmia sono molto potenti in me, ho deciso di scandire il countdown all'arrivo della seconda era televisiva del Diavolo Rosso della Marvel nello stesso modo in cui abbiamo accolto l'arrivo di Deadpool al cinema: parlando della prima volta in cui abbiamo conosciuto il personaggio protagonista. Ma! Siccome questa volta l'azione sarà incentrata su tre personaggi, ho decido di dedicare questi post sulla prima loro lettura a tutti e tre i personaggi protagonisti: uno su Elektra, uno sul Punitore e uno (ovviamente) su Devil. Due giorni fa abbiamo parlato della bella ninja greca, ieri dello Zio Frank. Oggi parliamo invece del protagonista principale della serie. Qual'è la prima storia che ho letto di Devil? La risposta, dopo l'immagine.
La prima storia che ho letto di Devil è stata...
...Guardian Devil (Parte 1). Storia pubblicata su Daredevil #1 del 1998: testi di Kevin Smith e disegni entrambi di Joe Quesada. Prima di spiegare i retroscena che mi portarono all'acquisto, vale la pena chiarire una questione che non tutti sanno/non tutti hanno ben capito. Se Devil è un vecchio personaggio della Marvel la cui prima storia risale al 1964, com'è possibile che il suo primo numero sia targato 1998? Come fa ad avere alle spalle cinquant'anni di carriera editoriale (a cui abbiamo reso anche omaggio con una serie di post) se il primo numero risale al finire degli anni '90? Semplicemente perché, a volte, la Marvel decide che certi personaggi hanno bisogno di uno svecchiamento oppure di riprendersi da gestioni che (sulla carta) sembravano azzeccate, ma che, una volta realizzata, si sono mostrate come pura e semplice spazzatura: come le gestioni finali di Karl Kasel e Scott Lobdell sul finire degli anni '90 e quelle terribili storyline che rispondono al nome di Fall From Grace e Flying Blind. Così, a volte, la Marvel opta per un rilancio a tutto tondo, chiudendo la serie precedente e rilanciandola con un nuovo numero #1 e un team artistico d'eccezione, così da ridare nuovo lustro al personaggio e richiamare a sé anche lettori che avevano abbandonato la testata. Per differenziarsi, in fatti, si mette accanto alle numerazioni la dicitura "Vol." con il numero che ne consegue, per far capire che si tratta di un rilancio. Detto questo, rispondiamo alla domanda: come ci siamo conosciuti io e Devil?
Come per molti personaggi di cui finirò per leggerne le storie e ottenere su di loro una più che vasta cultura, io e Matt Murdock ci conoscemmo molto prima dei fumetti, più precisamente, attraverso le serie animate in voga negli anni '90: nel suo caso specifico, grazie a Spider-Man: The Animated Series in cui comparì come ospite in una storia in due parti che prendeva spunto da diversi team-up tra il Cornetto e Spidey, oppure da storie seminali di entrambi; per esempio, c'erano un sacco di richiami a L'Uomo Senza Paura di Frank Miller e La Morte di Jean DeWolff di Peter David e Rich Buckler, ovviamente (vista la violenza e la cupigia delle storie citate) edulcorati in certi punti, poiché serie indirizzata anche ad un pubblico giovanissimo. Il personaggio mi è stato fin da subito simpatico non solo per il costume ma sopratutto perché, ad occhio e croce, sembrava l'unico vero amico dell'Uomo Ragno.
Mentre tutti gli altri lo trattavano principalmente con sufficienza (Wolverine addirittura verrà alle mani con lui nell'episodio di crossover con gli X-Men), Devil invece gli si era avvicinato parecchio e aveva instaurato con lui un gran bel rapporto di collaborazione. Però, alla sua prima apparizione, non mi disse molto, sembrava una sorta di sottomarca dell'Uomo Ragno stesso: cosa che, effettivamente, era. Prima dell'arrivo di Miller, Devil era davvero una sorta di Spidey dei poveri, cosa che ovviamente cambiò con l'arrivo del Maestro del Maryland sulla testata.
Qui però sorge spontanea una domanda: se Devil non mi colpì tanto all'inizio, perché comprai quel numero contenuto in Devil & Hulk #62?
Per la copertina e i disegni interni.
Si dice che un libro non si giudica dalla copertina, ma in verità: A) Si giudica eccome, lo facciamo tutti; addirittura un libro lo si giudica anche dalla mole delle pagine e B) Per i fumetti, essendo un connubio tra letteratura ed arte, essere giudicato dalla copertina è una grande vittoria. La cover deve attrarre il lettore, non solo quello abitudinario, ma anche quello che passa in edicola/fumetteria per caso e fa cadere l'occhio sul disegno, finendo per esserne così ammaliato da comprarlo. Poi magari il numero in questione può anche far schifo, ma intanto la serie ha una copia in più venduta di cui fregiarsi. Questa sarà infatti la prima volta in cui, da lettore, comprerò qualcosa praticamente a scatola chiusa, senza sapere nulla di importante sul personaggio e senza leggere di sfuggita almeno un paio di righe di dialogo. Semplicemente, la copertina era una figata, adoravo un personaggio così acrobatico capace di destreggiarsi in aria come Spidey o Batman e adoravo il costume completamente rosso.
Adoravo le pose che Joe Quesada riusciva a dargli: potenti, piene di fisicità e che trasudavano da ogni vignetta uno sforzo fisico maturato dopo anni di addestramento, ma che contemporaneamente, erano movimenti aggraziati e leggiadri, quasi da ballerino. Ma in generale posso dire che adoravo l'espressività che Quesada riusciva a dare ad ogni suo personaggio, dal movimento, alla scena d'azione, al semplice dialogo. I suoi disegni sprigionavano la vita ed era come essere presi di forza ed essere catapultati nelle vicende di Devil stesso, riuscendo ad assistere in tempo reale alla prima parte di Diavolo Custode: una storia che diventerà leggenda per il mythos di Matt Murdock. Il tutto, poi, era ulteriormente impreziosito dai colori molto brillanti e frizzanti di Dan Kamp, le chine di Jimmy Palmiotti e una irripetibile sinergia che verrà a crearsi tra questo team artistico e Kevin Smith: lo sceneggiatore della storia. Questo è quello che ha reso forse ancor più importante Guardian Devil: il fatto che tutti gli artisti coinvolti raggiungeranno la loro forma massima tanto da non riuscire più a ripeterla in futuro. Ovvio che se Quesada e Smith un domani mi tornano così, mica mi offendo (anzi), però Guardian Devil è un gioiello anche per essere l'unico esponente delle loro massime qualità. Volete un altro esempio? Eccovi accontentati.
Purtroppo a livello di testi non c'avevo capito granché. Era il 1998 e avevo 8 anni: un capitolo del genere, intriso di messaggi cristologici, riferimenti alla bibbia e che parlava di sedicenni incinte in fuga, insomma, erano tematiche lontane da tutto quello che potevo capire all'epoca. Però mi interessò tanto anche per questo. Erano tematiche adulte, attuali e lontano dalle semplici storielle di Topolino, che mi avevano stancato già da un paio d'anni e da cui avevo ormai preso fortemente le distanze. Erano tematiche, sotto un certo punto di vista "terribili" per uno della mia età, ma affascinanti perché contenuti "off-limits" per la mia età pubblicati però in un media facilmente raggiungibile da tutti: esatto, un pò come la birra. Decisi infatti di aspettare una raccolta in cui sarebbe stata raccolta tutta la saga, così con qualche anno in più avrei saputo apprezzarla meglio.
Nel 2005 riuscì a recuperare ad un prezzo veramente ma veramente scontatissimo la raccolta di Diavolo Custode edita da Oscar Mondadori presso la collana Oscar Bestsellers. Avevo 15 anni e già qualcosina capivo in più e, niente, mi catturò completamente per quanto Matt Murdock riusciva ad essere (sotto certi aspetti) ancora più umano di Peter Parker. Devil ha fin da subito (anche se non in maniera approfondita come le successive storie) mostrato una carriera da giustiziere diversa, dove lo stesso eroe era in preda ai difetti della sua umanità e che il suo tentativo di combatterli/i momenti in cui vi cedeva caratterizzavano la sua crociata. Un uomo estremamente difettoso nel corpo e nello spirito, protagonista di una vita più tragica che si può, spesso tenuta insieme con lo sputo. Eppure, il personaggio affascinava per questo. Nonostante la sua vita di merda, Matt Murdock resisteva. Matt Murdock non cedeva. Matt Murdock persisteva, a volte quasi verso il masochismo, a resistere contro le avversità. Un uomo così poteva essere solo pazzo o fortemente auto-lesionista. No: è semplicemente senza paura. La vita è piena zeppa di difficoltà e, davanti a queste, vorrei essere almeno la metà dell'uomo che è Matt "Devil" Mardock.
La prima storia che ho letto di Devil è stata...
...Guardian Devil (Parte 1). Storia pubblicata su Daredevil #1 del 1998: testi di Kevin Smith e disegni entrambi di Joe Quesada. Prima di spiegare i retroscena che mi portarono all'acquisto, vale la pena chiarire una questione che non tutti sanno/non tutti hanno ben capito. Se Devil è un vecchio personaggio della Marvel la cui prima storia risale al 1964, com'è possibile che il suo primo numero sia targato 1998? Come fa ad avere alle spalle cinquant'anni di carriera editoriale (a cui abbiamo reso anche omaggio con una serie di post) se il primo numero risale al finire degli anni '90? Semplicemente perché, a volte, la Marvel decide che certi personaggi hanno bisogno di uno svecchiamento oppure di riprendersi da gestioni che (sulla carta) sembravano azzeccate, ma che, una volta realizzata, si sono mostrate come pura e semplice spazzatura: come le gestioni finali di Karl Kasel e Scott Lobdell sul finire degli anni '90 e quelle terribili storyline che rispondono al nome di Fall From Grace e Flying Blind. Così, a volte, la Marvel opta per un rilancio a tutto tondo, chiudendo la serie precedente e rilanciandola con un nuovo numero #1 e un team artistico d'eccezione, così da ridare nuovo lustro al personaggio e richiamare a sé anche lettori che avevano abbandonato la testata. Per differenziarsi, in fatti, si mette accanto alle numerazioni la dicitura "Vol." con il numero che ne consegue, per far capire che si tratta di un rilancio. Detto questo, rispondiamo alla domanda: come ci siamo conosciuti io e Devil?
Come per molti personaggi di cui finirò per leggerne le storie e ottenere su di loro una più che vasta cultura, io e Matt Murdock ci conoscemmo molto prima dei fumetti, più precisamente, attraverso le serie animate in voga negli anni '90: nel suo caso specifico, grazie a Spider-Man: The Animated Series in cui comparì come ospite in una storia in due parti che prendeva spunto da diversi team-up tra il Cornetto e Spidey, oppure da storie seminali di entrambi; per esempio, c'erano un sacco di richiami a L'Uomo Senza Paura di Frank Miller e La Morte di Jean DeWolff di Peter David e Rich Buckler, ovviamente (vista la violenza e la cupigia delle storie citate) edulcorati in certi punti, poiché serie indirizzata anche ad un pubblico giovanissimo. Il personaggio mi è stato fin da subito simpatico non solo per il costume ma sopratutto perché, ad occhio e croce, sembrava l'unico vero amico dell'Uomo Ragno.
Mentre tutti gli altri lo trattavano principalmente con sufficienza (Wolverine addirittura verrà alle mani con lui nell'episodio di crossover con gli X-Men), Devil invece gli si era avvicinato parecchio e aveva instaurato con lui un gran bel rapporto di collaborazione. Però, alla sua prima apparizione, non mi disse molto, sembrava una sorta di sottomarca dell'Uomo Ragno stesso: cosa che, effettivamente, era. Prima dell'arrivo di Miller, Devil era davvero una sorta di Spidey dei poveri, cosa che ovviamente cambiò con l'arrivo del Maestro del Maryland sulla testata.
Qui però sorge spontanea una domanda: se Devil non mi colpì tanto all'inizio, perché comprai quel numero contenuto in Devil & Hulk #62?
Per la copertina e i disegni interni.
Si dice che un libro non si giudica dalla copertina, ma in verità: A) Si giudica eccome, lo facciamo tutti; addirittura un libro lo si giudica anche dalla mole delle pagine e B) Per i fumetti, essendo un connubio tra letteratura ed arte, essere giudicato dalla copertina è una grande vittoria. La cover deve attrarre il lettore, non solo quello abitudinario, ma anche quello che passa in edicola/fumetteria per caso e fa cadere l'occhio sul disegno, finendo per esserne così ammaliato da comprarlo. Poi magari il numero in questione può anche far schifo, ma intanto la serie ha una copia in più venduta di cui fregiarsi. Questa sarà infatti la prima volta in cui, da lettore, comprerò qualcosa praticamente a scatola chiusa, senza sapere nulla di importante sul personaggio e senza leggere di sfuggita almeno un paio di righe di dialogo. Semplicemente, la copertina era una figata, adoravo un personaggio così acrobatico capace di destreggiarsi in aria come Spidey o Batman e adoravo il costume completamente rosso.
Adoravo le pose che Joe Quesada riusciva a dargli: potenti, piene di fisicità e che trasudavano da ogni vignetta uno sforzo fisico maturato dopo anni di addestramento, ma che contemporaneamente, erano movimenti aggraziati e leggiadri, quasi da ballerino. Ma in generale posso dire che adoravo l'espressività che Quesada riusciva a dare ad ogni suo personaggio, dal movimento, alla scena d'azione, al semplice dialogo. I suoi disegni sprigionavano la vita ed era come essere presi di forza ed essere catapultati nelle vicende di Devil stesso, riuscendo ad assistere in tempo reale alla prima parte di Diavolo Custode: una storia che diventerà leggenda per il mythos di Matt Murdock. Il tutto, poi, era ulteriormente impreziosito dai colori molto brillanti e frizzanti di Dan Kamp, le chine di Jimmy Palmiotti e una irripetibile sinergia che verrà a crearsi tra questo team artistico e Kevin Smith: lo sceneggiatore della storia. Questo è quello che ha reso forse ancor più importante Guardian Devil: il fatto che tutti gli artisti coinvolti raggiungeranno la loro forma massima tanto da non riuscire più a ripeterla in futuro. Ovvio che se Quesada e Smith un domani mi tornano così, mica mi offendo (anzi), però Guardian Devil è un gioiello anche per essere l'unico esponente delle loro massime qualità. Volete un altro esempio? Eccovi accontentati.
Purtroppo a livello di testi non c'avevo capito granché. Era il 1998 e avevo 8 anni: un capitolo del genere, intriso di messaggi cristologici, riferimenti alla bibbia e che parlava di sedicenni incinte in fuga, insomma, erano tematiche lontane da tutto quello che potevo capire all'epoca. Però mi interessò tanto anche per questo. Erano tematiche adulte, attuali e lontano dalle semplici storielle di Topolino, che mi avevano stancato già da un paio d'anni e da cui avevo ormai preso fortemente le distanze. Erano tematiche, sotto un certo punto di vista "terribili" per uno della mia età, ma affascinanti perché contenuti "off-limits" per la mia età pubblicati però in un media facilmente raggiungibile da tutti: esatto, un pò come la birra. Decisi infatti di aspettare una raccolta in cui sarebbe stata raccolta tutta la saga, così con qualche anno in più avrei saputo apprezzarla meglio.
Nel 2005 riuscì a recuperare ad un prezzo veramente ma veramente scontatissimo la raccolta di Diavolo Custode edita da Oscar Mondadori presso la collana Oscar Bestsellers. Avevo 15 anni e già qualcosina capivo in più e, niente, mi catturò completamente per quanto Matt Murdock riusciva ad essere (sotto certi aspetti) ancora più umano di Peter Parker. Devil ha fin da subito (anche se non in maniera approfondita come le successive storie) mostrato una carriera da giustiziere diversa, dove lo stesso eroe era in preda ai difetti della sua umanità e che il suo tentativo di combatterli/i momenti in cui vi cedeva caratterizzavano la sua crociata. Un uomo estremamente difettoso nel corpo e nello spirito, protagonista di una vita più tragica che si può, spesso tenuta insieme con lo sputo. Eppure, il personaggio affascinava per questo. Nonostante la sua vita di merda, Matt Murdock resisteva. Matt Murdock non cedeva. Matt Murdock persisteva, a volte quasi verso il masochismo, a resistere contro le avversità. Un uomo così poteva essere solo pazzo o fortemente auto-lesionista. No: è semplicemente senza paura. La vita è piena zeppa di difficoltà e, davanti a queste, vorrei essere almeno la metà dell'uomo che è Matt "Devil" Mardock.
Ma adesso basta cinaciare, ora tocca a voi. Qual'è stata la prima storia che avete letto di Devil? Vi aveva colpito in positivo o in negativo? Il personaggio vi aveva fin da subito affascinato, o c'avete messo più tempo per rendervi conto della sua bellezza? Oppure tutt'oggi non capite cosa ci trovi la gente di bello? Intanto che ce lo fate sapercelo, vi ricordo che ovviamente il sottoscritto si appresterà alle recensioni di Marvel's Daredevil...ma! Non avranno luogo su questo blog, ma bensì, sul sito di recensioni di RecenSerie dove recensirò la maggior parte delle puntate; tutta no perché A) Coi tempi di Netflix, farlo da solo è un casino; B) Anche gli altri recensori hanno diritto a divertirsi. Detto questo, a questo apposito tag potete consultare tutte le recensioni di Marvel's Daredevil uscite finora su RecenSerie e rimanere sempre al corrente della puntata che stiamo recensendo.
- Symo
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