Fra due giorni, sarà disponibile su Netflix l'intera seconda stagione di Marvel's Daredevil. Siccome l'hype e la scimmia sono molto potenti in me, ho deciso di scandire il countdown all'arrivo della seconda era televisiva del Diavolo Rosso della Marvel nello stesso modo in cui abbiamo accolto l'arrivo di Deadpool al cinema: parlando della prima volta in cui abbiamo conosciuto il personaggio protagonista. Ma! Siccome questa volta l'azione sarà incentrata su tre personaggi, ho decido di dedicare questi post sulla prima loro lettura a tutti e tre i personaggi protagonisti: uno su Elektra, uno sul Punitore e uno (ovviamente) su Devil. Detto questo, scandiamo il -2 dando la precedenza alle signore. Qual'è la prima storia che ho letto di Elektra? La risposta, dopo l'immagine.
La prima storia che ho letto di Elektra è stata...
...Elektra! Storia pubblicata su Daredevil #168 del 1981: testi e disegni entrambi di Frank Miller. Il numero di cui stiamo parlando ha una doppia valenza di importanza, dato che non solo è il numero che introduce per la prima volta nell'Universo Marvel il personaggio di Elektra, ma è anche il primo numero in cui Miller svolge la doppia funzione di scrittore e disegnatore dopo aver accompagnato con le sue tavole i testi di Roger McKenzie. E' da Daredevil #168 che comincia la leggenda di Frank Miller sul Cornetto e che lo porterà poi a diventare una sagoma del comicdom mondiale. Nonostante cominciai ad innamorarmi follemente del Maestro da questo numero, per apprezzare (e poi idolatrare) Elektra ci vorrà più tempo e diverse letture riguardo alla bella ninja greca. Infatti, credo che Elektra sia stato il primo personaggio di cui non ho subito saputo apprezzare le sue caratteristiche, forse per la giovane età in cui mi ero avventurato alla sua scoperto. Ma andiamo con ordine.
Dovete sapere che inizia a leggere fumetti nel lontano 1994. Avevo 4 anni e non solo cose come Internet, Smartphone, Facebook e altre cose con cui un uomo al giorno d'oggi non potrebbe vivere non c'erano (e quindi non potevano aiutare un novizio lettore a cominciare a leggere), ma crescevo pure in un ambiente in cui si era fortemente a digiuno da fumetti e parecchio bigotti sull'argomento. I miei amici non vedevano di buon occhio i fumetti e li consideravano carta igienica colorata (stolti), mentre i miei genitori e altri parenti erano cresciuti a pane, Tex e Diabolik (fumetti lontano dai miei gusti e che, ancora oggi, lo sono); in più, cose come le fumetterie per me erano luoghi magici ed inesistenti e, nel caso fossero veramente esistiti, erano lontane da raggiungere. Ergo, per potersi appassionare all'Universo Marvel bisognava utilizzare il metodo che poi ho ribattezzato "Rambo da Edicola". In che consiste? Niente, andare in edicola e comprare il primo albo disponibile del personaggio che piace, poi il resto lo si impara strada facendo. Poi le cose ovviamente migliorarono con la crescita e l'evoluzione e l'affermazione di Internet, ma fino ai miei 16 anni si continuerà così.
Quindi potete capire che per il sottoscritto, quando arrivavano iniziative sulla falsa riga di Deadpool - Serie Oro, si era felici come una pasqua: si potevano recuperare molte storie ad un prezzo veramente onesto. All'epoca era tanto importante la quantità delle storie da leggere, perché la fame di conoscenza era tanta. Così, nel lontano 2003, Repubblica fa uscire la collana antologica Classici del Fumetto e con l'ottava uscita arriva un volume dedicato a Devil. Siccome del Cornetto me ne ero già innamorato tempo addietro, comprai quel volume per avere altre storie su di lui (qui la lista di Comicsbox per vedere cosa conteneva). Tra queste, c'era pure Daredevil #168.
Ora, come mai Elektra non mi colpì subito? Perché all'epoca mi era sembrato un personaggio semplicemente riempitivo del cast. Gli X-Men di Chris Claremont avevano rifatto le regole da seguire per costruire un team di personaggi e comprimari che ben s'incastrasse tra di loro e, sempre Claremont, aveva dettato la legge che ognuno aveva bisogno del proprio Wolverine. Ecco, Elektra mi sembrava il Wolverine di Devil: un semplice badass freddo, distaccato e con un passato tragico alle spalle buono solo per azzeccare la morte per mano di Bullseye poche pagine dopo. Insomma, introdotto solo per morire, ecco.
Poi gli anni passarono e diventai più esperto dell'editoria Italiana e di quella Americana e capì tutta la storia delle run, dei volumi, dei rilanci...e le (a volte pessime) decisioni con cui gli editori Italiani sceglievano le storie da pubblicare all'interno di queste raccolte. Elektra non mi piacque subito perché, nel volume dedicato a Devil dei Classici del Fumetto, venne tagliata tutta la parte centrale della run di Miller in cui la ninja tornava per diversi team-up con il nostro Cornetto: parte che riuscì a leggere solo nel 2010, anno in cui compì 20 anni e mi regalai per l'occasione l'Omnibus di Devil contenente tutta la gestione di Frank Miller. Leggendolo capì che non è tutto bianco e nero, che certi personaggi non nascono subito con un background azzeccato, ma lo acquistano continuando ad apparire più o meno con frequenza nelle storie, riuscendo a crescere e sfaccettarsi. Capì, insomma, che come ad una persona in carne e ossa servono anni per crescere e formare la sua personalità e mentalità, così erano i personaggi fittizi. Per alcuni di loro, serviva tempo e pazienza, e per altri ancora, serviva seguirli nella loro crescita passo per passo: Elektra era uno di questi. Non si poteva passare subito dalla sua prima apparizione alla sua prima morte, così, senza far vedere cosa c'era in mezzo: bisognava partire dall'inizio, fino alla sua morte e poi resurrezione.
Capito questo, capì anche che iniziative come i Classici del Fumetto lasciano a volte il tempo che trovano, che vanno si bene per avvicinare nuovi lettori, ma se dietro a queste raccolte non c'è l'occhio attento di un supervisore esperto, si rischiano di fare più danni che altro. Capì anche che le run andavano lette da un certo punto in poi, che c'erano degli inizi e delle conclusioni precise e che non si poteva entrare a caso in una gestione saltando pure dei pezzi. Dopo l'Omnibus del Maestro del Maryland, diventai completamente assuefatto da Elektra Natchios e dalla stupenda e accattivante dicotomia che sprigionava: come poteva una donna bellissima e dai lineamenti così raffinati e delicati, avere un carattere così freddo, cinico, distaccato e duro? Era un insieme di elementi contrastanti e contraddizioni che si univano in un ciclo di ying-yang perpetuo e senza via d'uscita. Era un personaggio estremamente affascinante, il quale poteva essere presentato come tale solo se lo si seguiva dall'inizio.
Catturato dalla descrizione di Miller, seguì Elektra anche sulla leggendaria Elektra Assassin. Per poco, stavo per non farmi piacere la protagonista di uno dei migliori lavori di Frank Miller e del fumetto mondiale prodotto negli ultimi 150 anni.
Quindi potete capire che per il sottoscritto, quando arrivavano iniziative sulla falsa riga di Deadpool - Serie Oro, si era felici come una pasqua: si potevano recuperare molte storie ad un prezzo veramente onesto. All'epoca era tanto importante la quantità delle storie da leggere, perché la fame di conoscenza era tanta. Così, nel lontano 2003, Repubblica fa uscire la collana antologica Classici del Fumetto e con l'ottava uscita arriva un volume dedicato a Devil. Siccome del Cornetto me ne ero già innamorato tempo addietro, comprai quel volume per avere altre storie su di lui (qui la lista di Comicsbox per vedere cosa conteneva). Tra queste, c'era pure Daredevil #168.
Ora, come mai Elektra non mi colpì subito? Perché all'epoca mi era sembrato un personaggio semplicemente riempitivo del cast. Gli X-Men di Chris Claremont avevano rifatto le regole da seguire per costruire un team di personaggi e comprimari che ben s'incastrasse tra di loro e, sempre Claremont, aveva dettato la legge che ognuno aveva bisogno del proprio Wolverine. Ecco, Elektra mi sembrava il Wolverine di Devil: un semplice badass freddo, distaccato e con un passato tragico alle spalle buono solo per azzeccare la morte per mano di Bullseye poche pagine dopo. Insomma, introdotto solo per morire, ecco.
Poi gli anni passarono e diventai più esperto dell'editoria Italiana e di quella Americana e capì tutta la storia delle run, dei volumi, dei rilanci...e le (a volte pessime) decisioni con cui gli editori Italiani sceglievano le storie da pubblicare all'interno di queste raccolte. Elektra non mi piacque subito perché, nel volume dedicato a Devil dei Classici del Fumetto, venne tagliata tutta la parte centrale della run di Miller in cui la ninja tornava per diversi team-up con il nostro Cornetto: parte che riuscì a leggere solo nel 2010, anno in cui compì 20 anni e mi regalai per l'occasione l'Omnibus di Devil contenente tutta la gestione di Frank Miller. Leggendolo capì che non è tutto bianco e nero, che certi personaggi non nascono subito con un background azzeccato, ma lo acquistano continuando ad apparire più o meno con frequenza nelle storie, riuscendo a crescere e sfaccettarsi. Capì, insomma, che come ad una persona in carne e ossa servono anni per crescere e formare la sua personalità e mentalità, così erano i personaggi fittizi. Per alcuni di loro, serviva tempo e pazienza, e per altri ancora, serviva seguirli nella loro crescita passo per passo: Elektra era uno di questi. Non si poteva passare subito dalla sua prima apparizione alla sua prima morte, così, senza far vedere cosa c'era in mezzo: bisognava partire dall'inizio, fino alla sua morte e poi resurrezione.
Capito questo, capì anche che iniziative come i Classici del Fumetto lasciano a volte il tempo che trovano, che vanno si bene per avvicinare nuovi lettori, ma se dietro a queste raccolte non c'è l'occhio attento di un supervisore esperto, si rischiano di fare più danni che altro. Capì anche che le run andavano lette da un certo punto in poi, che c'erano degli inizi e delle conclusioni precise e che non si poteva entrare a caso in una gestione saltando pure dei pezzi. Dopo l'Omnibus del Maestro del Maryland, diventai completamente assuefatto da Elektra Natchios e dalla stupenda e accattivante dicotomia che sprigionava: come poteva una donna bellissima e dai lineamenti così raffinati e delicati, avere un carattere così freddo, cinico, distaccato e duro? Era un insieme di elementi contrastanti e contraddizioni che si univano in un ciclo di ying-yang perpetuo e senza via d'uscita. Era un personaggio estremamente affascinante, il quale poteva essere presentato come tale solo se lo si seguiva dall'inizio.
Catturato dalla descrizione di Miller, seguì Elektra anche sulla leggendaria Elektra Assassin. Per poco, stavo per non farmi piacere la protagonista di uno dei migliori lavori di Frank Miller e del fumetto mondiale prodotto negli ultimi 150 anni.
Ma adesso basta cinaciare, ora tocca a voi. Qual'è stata la prima storia che avete letto di Elektra? Vi aveva colpito in positivo o in negativo? Il personaggio vi aveva fin da subito affascinato, o c'avete messo più tempo per rendervi conto della sua bellezza? Oppure tutt'oggi non capite cosa ci trovi la gente di bello? Fatecelo sapercelo!
- Symo
Nessun commento:
Posta un commento