Fra un giorno, sarà disponibile su Netflix l'intera seconda stagione di Marvel's Daredevil. Siccome l'hype e la scimmia sono molto potenti in me, ho deciso di scandire il countdown all'arrivo della seconda era televisiva del Diavolo Rosso della Marvel nello stesso modo in cui abbiamo accolto l'arrivo di Deadpool al cinema: parlando della prima volta in cui abbiamo conosciuto il personaggio protagonista. Ma! Siccome questa volta l'azione sarà incentrata su tre personaggi, ho decido di dedicare questi post sulla prima loro lettura a tutti e tre i personaggi protagonisti: uno su Elektra, uno sul Punitore e uno (ovviamente) su Devil. Ieri abbiamo parlato della bella ninja greca, oggi invece passiamo allo Zio Frank. Qual'è la prima storia che ho letto del Punitore? La risposta, dopo l'immagine.
La prima storia che ho letto del Punitore è stata...
...In Principio. Storia pubblicata su Punisher MAX #1-#6 del 2004: testi di Garth Ennis e disegni entrambi di Lewis Larosa. E' la prima storia ambientata nell'Universo MAX, variante dell'Universo Marvel inizialmente creata appositamente per Garth Ennis e la sua visione del Punitore, in modo da fornirgli non solo libertà creativa assoluta (senza intaccare in qualche modo la continuità Marvel originale) ma anche per allontanare il personaggio dai supereroi e della sacralità di alcuni personaggi che limitavano spesso e volentieri le azioni di Frank Castle. Il Punitore è un personaggio rinomato per essere un infallibile killer di criminali e la Marvel è famosa per trovare sempre un nuovo modo per riciclare i personaggi e farli tornare in auge anche dopo lunghi periodi di inutilizzo. Quindi capite anche voi che se Frank Castle riuscisse ad uccidere davvero tutti i villain Marveliani, non ne rimarrebbero più per gli altri, oltre al fatto che sarebbe una sbatta allucinante crearsene sempre di nuovi solo per poterli uccidere un tot di numeri dopo. Ed ecco che la Casa Delle Idee te ne esce fuori con l'Universo MAX, realtà narrativa iper-realistica e fatta apposta per poter far far al Puni quello che non può nell'Universo Classico. Detto questo, devo essere onesto: in verità, In Principio non è proprio la prima-prima storia che ho letto del Puni. Volendo vedere è la seconda, ma perché la considero comunque come se fosse la prima?
Perché la prima storia che ho letto del personaggio è Wolverine/Punisher, Vol. 1 da noi conosciuta come Wolverine/Punisher: Santuario, miniserie di cinque numeri scritta da Peter Milligan e disegnata da Lee Weeks: un team artistico veramente eccezionale per una storia...beh, diciamola tutta, semplicemente di passaggio e divertente per la sua scorrevolezza e la sua enorme dose di violenza. Il Punitore già lo conoscevo grazie alla serie animata anni '90 dell'Uomo Ragno (in cui era chiamato "Il Vendicatore"), ma si sa, quando personaggi così estremi finisco in serie tv per ragazzi si finisce sempre per censurare in maniera massiccia il personaggio, facendo di tutto per mentire sulla sua vera natura. Così, affascinato da quel teschio su quella inguardabile tutina verde acqua pallido
decisi di recuperare qualche storia. La prima che trovai disponibile fu proprio Santuario, che mi divertì, per carità, ma non riuscì a capire le vere potenzialità del Puni perché i suoi metodi estremi erano contrapposti a quelli troppo buonisti di Logan. E insomma, come puoi capire un paragone tra due personaggi quando non sai praticamente nulla di uno dei due? Puoi farlo a grandi linee, ma non in maniera approfondita.
Così, quando nel 2006 la Gazzetta dello Sport e Panini Comics unirono le forze nell'ennesimo team-up editoriale, decisero di dare spazio ad eroi con tematiche più adulte e violente, creando la collana Dark Side: collana, a mio parere, tra le più riuscite. Nel listino erano presenti nomi di personaggi che si sono sempre sentiti molto poco oppure protagonisti magari di storie non famosissime, ma che esprimevano al meglio le capacità del personaggio. Nella prima uscita c'era il Batman di Brian Azzarello e Eduardo Risso in Broken City; nella decima c'era l'adattamento a fumetti della originale sceneggiatura di RoboCop 2 scritta da Frank Miller (poi totalmente deturpata); nella tredicesima la prima storia in assoluto di Hellboy (Seed Of Destruction) e in quella dopo Abitudini Pericolose di John Contantine. Insomma, davvero bella roba e che permettevano di esplorare una verità di personaggio sconosciuta ai più. Nella seconda uscita c'era In The Beginning, settima saga del Punitore scritto da Garth Ennis ma prima della sua versione MAX.
Eh niente, era andata molto bene. Dopo aver letto In Principio, capì veramente le caratteristiche e le potenzialità del Puni. Poi ovvio, servirono altre letture per farmelo ulteriormente apprezzare, ma già da questa si capiva il fascino del personaggio.
Forse ancora non lo sapevano, ma Gerry Conway e Ross Andru (laudati sempre siano) crearono con 34 anni di anticipo degli stilemi di un personaggio che, ai giorni nostri, va molto di moda e che ha giustamente rivoluzionato le serie tv: tale Walter White di Breaking Bad. Anche se alla fine del serial scopriamo che il Signor White era davvero un bastardo, il telefilm finisce comunque sollevando una domanda: cosa si può dire assolutamente giusto e sbagliato? Cosa è moralmente ed eticamente accettabile, e cosa no? Sotto questo punto di vista, se ci pensate, il Punitore è molto simile a Walter White e finisce per diventarne (forse involontariamente) un suo precursore. Il personaggio Bryan Cranston è facile empatizzarlo per l'umile condizione sociale e per la decisione quasi eroica di diventare un criminale e provvedere alla sua famiglia, soprattutto se un protagonista simile è calato in un contesto di forte crisi economica mondiale; da una parte, però, non si accetta la scelta di andare contro la legge, ma dall'altra non si può giudicare fino in fondo il futuro Scarface di Albuquerque, perché chissà come avremmo reagito noi nelle sue stesse condizioni. Idem Frank Castle: si capisce la sua tragica condizione e gli eventi che l'hanno fatto diventare una macchina assassina, ma dall'altra parte, difficilmente si riesce a sposare al 100% la sua causa. Entrambi sono la rivincita dell'uomo medio che si ribella ad un brutto scherzo del destino, finendo però col mettersi in una strada che finirà col portargli ad una fine peggiore della loro iniziale disgrazia.
Quelli che credevamo degli eroi sociali, alla fine si rivelano dei bastardi perché Walter White, alla fine, diventava Heisenberg perché questo lo faceva sentire bene; Frank Castle invece si perde nel ruolo del Punitore, perché è un drogato della guerra e la ama più di qualsiasi altra cosa: non può viverne senza. Ma anche davanti a tutto ciò, si rimane comunque nel mezzo dell'ago della bilancia, perché tanto W.W. quanto il Puni sollevano nelle sue storie tematiche tanto importanti quanto attuali: in quelle di The Punisher, per esempio, il destino dei malavitosi riassumibile nella seguente citazione: "Col tuo sistema, dopo quel che ha fatto lo sbatti in cella e ti dimentichi di lui. Ma alla fine fuggirà e ucciderà ancora, e forse qualche innocente pagherà per la tua presunta superiorità morale. Col mio sistema... questo non succede. Se pensi davvero che io mi sbagli, fai qualcosa per fermarmi". E' difficile dargli ragione, ma allo stesso tempo, è anche tanto difficile dargli torto.
Il Punitore è questo, alla fine: un mezzo per sollevare delle domande, ma non fornire risposte. Ognuno ha la sua di risposta, una risposta che non è nemmeno tanto importante far sapere agli altri, basta che la sapete voi. L'importante è sempre farsi la domanda, perché sollevarla vuol dire avere una coscienza. Al mondo ci sono così tante domande su così tante questioni su cui la gente chiude volentieri gli occhi perché adora vivere con le fette di salame sopra di essi. A volte serve per davvero qualcuno che ci ricordi che esistono le questioni scomode. A volte, serve un Frank Castle.
La prima storia che ho letto del Punitore è stata...
...In Principio. Storia pubblicata su Punisher MAX #1-#6 del 2004: testi di Garth Ennis e disegni entrambi di Lewis Larosa. E' la prima storia ambientata nell'Universo MAX, variante dell'Universo Marvel inizialmente creata appositamente per Garth Ennis e la sua visione del Punitore, in modo da fornirgli non solo libertà creativa assoluta (senza intaccare in qualche modo la continuità Marvel originale) ma anche per allontanare il personaggio dai supereroi e della sacralità di alcuni personaggi che limitavano spesso e volentieri le azioni di Frank Castle. Il Punitore è un personaggio rinomato per essere un infallibile killer di criminali e la Marvel è famosa per trovare sempre un nuovo modo per riciclare i personaggi e farli tornare in auge anche dopo lunghi periodi di inutilizzo. Quindi capite anche voi che se Frank Castle riuscisse ad uccidere davvero tutti i villain Marveliani, non ne rimarrebbero più per gli altri, oltre al fatto che sarebbe una sbatta allucinante crearsene sempre di nuovi solo per poterli uccidere un tot di numeri dopo. Ed ecco che la Casa Delle Idee te ne esce fuori con l'Universo MAX, realtà narrativa iper-realistica e fatta apposta per poter far far al Puni quello che non può nell'Universo Classico. Detto questo, devo essere onesto: in verità, In Principio non è proprio la prima-prima storia che ho letto del Puni. Volendo vedere è la seconda, ma perché la considero comunque come se fosse la prima?
Perché la prima storia che ho letto del personaggio è Wolverine/Punisher, Vol. 1 da noi conosciuta come Wolverine/Punisher: Santuario, miniserie di cinque numeri scritta da Peter Milligan e disegnata da Lee Weeks: un team artistico veramente eccezionale per una storia...beh, diciamola tutta, semplicemente di passaggio e divertente per la sua scorrevolezza e la sua enorme dose di violenza. Il Punitore già lo conoscevo grazie alla serie animata anni '90 dell'Uomo Ragno (in cui era chiamato "Il Vendicatore"), ma si sa, quando personaggi così estremi finisco in serie tv per ragazzi si finisce sempre per censurare in maniera massiccia il personaggio, facendo di tutto per mentire sulla sua vera natura. Così, affascinato da quel teschio su quella inguardabile tutina verde acqua pallido
decisi di recuperare qualche storia. La prima che trovai disponibile fu proprio Santuario, che mi divertì, per carità, ma non riuscì a capire le vere potenzialità del Puni perché i suoi metodi estremi erano contrapposti a quelli troppo buonisti di Logan. E insomma, come puoi capire un paragone tra due personaggi quando non sai praticamente nulla di uno dei due? Puoi farlo a grandi linee, ma non in maniera approfondita.
Così, quando nel 2006 la Gazzetta dello Sport e Panini Comics unirono le forze nell'ennesimo team-up editoriale, decisero di dare spazio ad eroi con tematiche più adulte e violente, creando la collana Dark Side: collana, a mio parere, tra le più riuscite. Nel listino erano presenti nomi di personaggi che si sono sempre sentiti molto poco oppure protagonisti magari di storie non famosissime, ma che esprimevano al meglio le capacità del personaggio. Nella prima uscita c'era il Batman di Brian Azzarello e Eduardo Risso in Broken City; nella decima c'era l'adattamento a fumetti della originale sceneggiatura di RoboCop 2 scritta da Frank Miller (poi totalmente deturpata); nella tredicesima la prima storia in assoluto di Hellboy (Seed Of Destruction) e in quella dopo Abitudini Pericolose di John Contantine. Insomma, davvero bella roba e che permettevano di esplorare una verità di personaggio sconosciuta ai più. Nella seconda uscita c'era In The Beginning, settima saga del Punitore scritto da Garth Ennis ma prima della sua versione MAX.
Eh niente, era andata molto bene. Dopo aver letto In Principio, capì veramente le caratteristiche e le potenzialità del Puni. Poi ovvio, servirono altre letture per farmelo ulteriormente apprezzare, ma già da questa si capiva il fascino del personaggio.
Forse ancora non lo sapevano, ma Gerry Conway e Ross Andru (laudati sempre siano) crearono con 34 anni di anticipo degli stilemi di un personaggio che, ai giorni nostri, va molto di moda e che ha giustamente rivoluzionato le serie tv: tale Walter White di Breaking Bad. Anche se alla fine del serial scopriamo che il Signor White era davvero un bastardo, il telefilm finisce comunque sollevando una domanda: cosa si può dire assolutamente giusto e sbagliato? Cosa è moralmente ed eticamente accettabile, e cosa no? Sotto questo punto di vista, se ci pensate, il Punitore è molto simile a Walter White e finisce per diventarne (forse involontariamente) un suo precursore. Il personaggio Bryan Cranston è facile empatizzarlo per l'umile condizione sociale e per la decisione quasi eroica di diventare un criminale e provvedere alla sua famiglia, soprattutto se un protagonista simile è calato in un contesto di forte crisi economica mondiale; da una parte, però, non si accetta la scelta di andare contro la legge, ma dall'altra non si può giudicare fino in fondo il futuro Scarface di Albuquerque, perché chissà come avremmo reagito noi nelle sue stesse condizioni. Idem Frank Castle: si capisce la sua tragica condizione e gli eventi che l'hanno fatto diventare una macchina assassina, ma dall'altra parte, difficilmente si riesce a sposare al 100% la sua causa. Entrambi sono la rivincita dell'uomo medio che si ribella ad un brutto scherzo del destino, finendo però col mettersi in una strada che finirà col portargli ad una fine peggiore della loro iniziale disgrazia.
Quelli che credevamo degli eroi sociali, alla fine si rivelano dei bastardi perché Walter White, alla fine, diventava Heisenberg perché questo lo faceva sentire bene; Frank Castle invece si perde nel ruolo del Punitore, perché è un drogato della guerra e la ama più di qualsiasi altra cosa: non può viverne senza. Ma anche davanti a tutto ciò, si rimane comunque nel mezzo dell'ago della bilancia, perché tanto W.W. quanto il Puni sollevano nelle sue storie tematiche tanto importanti quanto attuali: in quelle di The Punisher, per esempio, il destino dei malavitosi riassumibile nella seguente citazione: "Col tuo sistema, dopo quel che ha fatto lo sbatti in cella e ti dimentichi di lui. Ma alla fine fuggirà e ucciderà ancora, e forse qualche innocente pagherà per la tua presunta superiorità morale. Col mio sistema... questo non succede. Se pensi davvero che io mi sbagli, fai qualcosa per fermarmi". E' difficile dargli ragione, ma allo stesso tempo, è anche tanto difficile dargli torto.
Il Punitore è questo, alla fine: un mezzo per sollevare delle domande, ma non fornire risposte. Ognuno ha la sua di risposta, una risposta che non è nemmeno tanto importante far sapere agli altri, basta che la sapete voi. L'importante è sempre farsi la domanda, perché sollevarla vuol dire avere una coscienza. Al mondo ci sono così tante domande su così tante questioni su cui la gente chiude volentieri gli occhi perché adora vivere con le fette di salame sopra di essi. A volte serve per davvero qualcuno che ci ricordi che esistono le questioni scomode. A volte, serve un Frank Castle.
Ma adesso basta cinaciare, ora tocca a voi. Qual'è stata la prima storia che avete letto del Punitore? Vi aveva colpito in positivo o in negativo? Il personaggio vi aveva fin da subito affascinato, o c'avete messo più tempo per rendervi conto della sua bellezza? Oppure tutt'oggi non capite cosa ci trovi la gente di bello? Fatecelo sapercelo!
- Symo
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