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venerdì 20 novembre 2015

Hawkworld - la recensione (Baloon Central #33)

Oggi, tocca alla recensione di HAWKWORLD. Perché non è possibile che qualcuno non abbia ancora letto questo gioiellino. 


Dati Generali:
Testi: Timothy Truman
Disegni: Timothy Truman
Anno di Pubblicazione: 1989
Etichetta: DC Comics
Volume Contenente: Hawkworld #1-#3 (Vol. 1)
Prezzo: 11,95€

Trama:
Katar Hol è figlio di una famiglia ricca e facoltosa, nonché giovane ufficiale di polizia del pianeta Thanagar: pianeta che ama a dismisura, ma che critica per l'enorme distacco sociale, tra l'aristocrazia di cui fa parte, nascosta tra le nuvole e i lussuosi palazzi, e la povertà della gente che protegge, relegate nelle fogne e bassi fondi. La sua vita viene scossa quando viene incastrato per l'omicidio del padre ed esiliato dal pianeta. Dieci anni dopo, però, la sua condanna finisce e Katar torna su Thanagar per reclamare giustizia. 

Il mio Parere:
C'è risata e risata, e Hawkman è sempre stato uno di quei personaggi che mi ha sempre fatto ridere un macello, ma mai in senso positivo: l'ho sempre considerato un personaggio ridicolo e pezzente, uno di quelli che si segue solo per assistere alla sua dipartita attraverso una morte stupida. Alla luce di ciò, ora potete capirmi quando vi dico che su questo volume non avrei scommesso neanche l'ultimo Winner Taco del mondo...e, sempre alla luce di ciò, ora potete capirmi quando vi dico che sono rimasto semplicemente sorpreso e appagato dalla pregevole fattura di questa miniserie in tre parti. 


Hawkworld parte con una premessa semplice e un obiettivo difficile: rendere attuale Hawkman, senza però cambiare nulla del suo background originale; sembra, insomma, di cercare il Santo Graal, no? Come si fa presentare un prodotto nuovo pur presentando un'inalterato vecchio prodotto? E' il tabù di ogni cinecomics a cui, ancora, non è stata trovata una soluzione universale...ma Hawkworld ci suggerisce una soluzione semplice ed efficace: cambiando il tono della narrazione e approfondendo tutto il resto. A livello di storytelling e character desing, Timothy Truman non cambia assolutamente niente, lasciando intatto l'originale esordio del protagonista alato avvenuto nel 1961 grazie a Gardern Fox e Joe Kubert, ma cambia però il tono della narrazione, il ritmo in cui l'azione si svolge e rincupendo il tratto delle matite, giocando su colori forti contrapposti a giochi di luci e ombre; il risultato è eccezionale e raggiunge a pieno l'obbiettivo: Hawkman sembra un personaggio nuovo pur non aggiungendo niente al suo mito, è solo spiegato in un linguaggio diverso e più appropriato per i tempi di pubblicazione della mini. E' un pò come quando le ragazze si truccano: usano i loro make-up solo per sottolineare e risaltare certi tratti del loro viso, e anche se il loro volto è lo stesso, con il trucco è come se sfoggiassero un'altra tipologia di volto. Qui è la stessa cosa, e grazie a questo semplice ma efficace ed intelligente stratagemma, si ha una lettura più coinvolta e passionale, fatta di tragedie, corruzione e redenzione, catapultata in un modo alla Judge Dredd. 


Conclusioni:
Sarò sincero, sono stato piacevolmente intrattenuto da questa lettura, a cui inizialmente non davo manco un centesimo; se vi piacciono le storie dal tono futuristicamente dispotico narrato in piena tradizione cinematografica anni '80, questo volume è consigliatissimo.

- Symo

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