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lunedì 1 gennaio 2018

Il Magneto di Cullen Bunn & Gabriel Hernandez Walta (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con MAGNETO DI CULLEN BUNN & GABRIEL HERNANDEZ WALTA.


Dati Generali:
Testi: Cullen Bunn
Disegni: Gabriel Hernandez Walta, Javi Fernandez, Roland Boschi & Paul Davidson
Anno di Pubblicazione: 2014-2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Magneto (Vol. 2) #1-#21
Prezzo: ND

Trama:
Una volta era mortale e temuto sul pianeta, ma ora Magneto non è più l'uomo che era. Dopo essersi alleato con Ciclope e gli X-Men, divenne una pedina nella guerra di un altro uomo. Ma ora, determinato a lottare per la sopravvivenza della razza mutante, Magneto si propone di riconquistare ciò che ha perso, ricordando al mondo perché dovrebbe tremare al suono del suo nome. Magneto salvaguarderà il futuro della razza mutante dando la caccia a ogni singola minaccia che vedrebbe estinta la sua specie.

Il mio Parere:
Spesso non si può parlare della run su un personaggio senza citare il suo scrittore. Cullen Bunn è in giro da un bel po' e, oggi, si è confermato essere una delle certezze della narrativa supereroistica, in quanto dal suo esordio ad oggi, ha sfornato davvero storie molto godibili. L'unico suo problema è proprio quello: che sono storie godibili, ma non eccezionali. In ogni sua opera sembra che si stia trattenendo, come se avesse effettivamente del potenziale ma che non riuscisse - alla fine - a sbloccare quel chakra che dia la possibilità alla storia di passare al next level. Questo, finché Bunn non ha trovato la sua vera vocazione: i cattivi.


Partiamo subito col dire che la prima vera ongoing series sul Signore del Magnetismo è una serie scomoda e, molto probabilmente, incompresa da molti; il perché, è molto semplice. Sostanzialmente, quasi ogni scrittore cerca di mantenere un aura di buonismo al suo personaggio perché (inconsapevolmente) si fa prendere dal subconscio da lettore e ci ficca quello che tutti vorrebbero vedere in un protagonista di qualsiasi storia. La cosa è decisamente perdonabile, in quanto di gloria non si vive e la storia e lo scrittore vengono influenzati dalle leggi dell'editoria e dell'economia: soprattutto l'economia, potere detenuto dai lettori - alias, gli acquirenti - coloro che permettono agli scrittori di vivere pubblicando e vendendo le loro storie. Ergo si cerca sempre il compromesso, cercando di creare una storia che sia il punto di incontro tra quello che vuole il lettore e quello che vuole lo scrittore.

Ebbene, sappiate che nel Magneto di Cullen Bunn e disegnatori assortiti, il volere del lettore ha tanto valore quanto la banconota da due euro. A Bunn interessa raccontare una storia di cattivi, quindi rifiuta di ragionare come un lettore e sulla fronte s'attacca un post-it con scritto "Questa è una storia con una brutta persona per protagonista", così che ogni volta che si guarda allo specchio, se lo ricorda facendo si che se lo ricordi anche il lettore. Per questo già dalle prime battute la serie si ha dato vita a numerose incomprensioni: proprio perché il lettore si aspetta di vedere qualcosa scritto anche per lui: qualcosa che possa piacergli e in cui si possa rivedere. Il problema, è che questa serie non è scritta per il lettore.

Cullen Bunn scrive semplicemente per sé stesso, dato che ha finalmente capito che il suo stile di scrittura è nato per raccontare le malefiche gesta di cattivi tutti da scoprire, aventi una mentalità ambigua e un carattere complesso. La Marvel si è indubbiamente specializzata nel plasmare villain che rientrano in questa descrizione, presentandosi al pubblico in maniera così umana da essere difficilmente classificati come cattivi, ma contemporaneamente, così vili e meschini da essere difficilmente classificabili come buoni. Per concretizzare questo stile, la Casa Delle Idee mette a disposizione di Bunn l'avversario per eccellenza degli X-Men: Magneto.


Bunn tratta il personaggio come una cipolla, organizzando ogni capitolo della sua gestione come la rimozione di un suo strato: e, ad ogni rimozione, uno strato sottocutaneo della cipolla si mostra al cuoco. Ecco, Bunn è il cuore e Magneto e la sua cipolla. Ogni storia è strutturata e pensata per analizzare uno strato di Magneto e portarlo alla visione del lettore, lasciando che sia poi lui stesso a giudicarne gesta e suoi allineamenti. Vengono passate in rassegna tutte le più iconiche e incisive epoche del personaggio, cercando di aumentare l'immedesimazione del lettore sfruttando un indebolimento di potere di Magneto, cosa che aiuta il protagonista (e Bunn) ad essere il più riflessivo possibile, riempendo le pagine di brillanti e poetici soliloqui che ben descrivono la sua psicologia e il suo approccio alle varie fasi della sua lunga vita.

L'obiettivo dello scrittore con questo personaggio, sostanzialmente, era quello di giocare al continuo toglie, alla continua rimozione di strati fino a che non rimane in nucleo più nudo, privato, centrale e intimo del personaggio. Ogni capitolo è sfruttato per strutturare questo "spogliarello" del personaggio, anche il tie-in con AXIS e quello con Secret Wars: quest'ultima, sicuramente, la parte più tirata per i capelli perché brusca battuta d'arresto per la serie voluta dai vertici. Nonostante ciò, Bunn sfrutta comunque la cosa a suo vantaggio.


Magneto nella sua vita è stato tante cose: Max Eisendhardt, ebreo e vittima dell'Olocausto; Erik Lensherr, mutante e vittima di una società razzista; Magnus, figura educativi e formativa, nonché sostenitore di un sogno; Magneto: protettore di una minoranza, flagello dei violenti, terrorista e criminale. Avendo questo personaggio in mano, Bunn crea una gestione dove il personaggio affronta tutte queste fasi in salsa moderna, confrontandosi con i suoi demoni e i suoi angeli, facendo si che la trama orizzontale delineasse un denominatore comune verso tutte queste versioni. Quindi, alla domanda, cosa è Magneto?, che risposta viene data?

Oggi come oggi, dopo tutte le interpretazioni, le storie e i turn-face/heel, Magneto si presenta come un uomo egoista che sceglie semplicemente la filosofia che più si adatta al suo vero obiettivo. Il personaggio ha ormai perso anche la scusa della vittima della società/vittima razziale, poiché Magneto ha causato tanto dolore quanto gliene è stato inflitto. Magneto è un uomo con desideri ed obiettivi e tutto ciò che gli interessa e portarli a compimento, a costo di calpestare chiunque. Forse è per questo che questa gestione è stata così sottovalutata: forse perché il personaggio non viene piegato ai gusti del lettore, ma viene semplicemente presentato per quello che è ed è sempre stato. E Bunn questo lo evidenzia abilmente, assicurandosi da scrittore che se ne frega del fanservice, che la storia vada dove deve andare; il tutto, è pure esplicitamente nel corso di tutta la sua gestione: ma soprattutto, nel numero finale, attraverso un monologo che riassume in maniera cristallina il risultato di ventun numero di approfondimento:


Ovviamente, per una missione votata a tanta crudeltà delle scene e dei dialoghi, i disegnatori assegnati a Magneto dovevano essere per forza dei disegnatori che riuscissero ad essere funzionali ai suoi testi e a riprodurre il cinismo delle parole anche con le immagini, creando atmosfere molte tetre, pesanti, cupe e di piombo. Il compito è egregiamente riuscito, dato che il team di disegnatori scelto riesce a raggiungere con successo gli obiettivi, confezionando sequenze dove Magneto utilizza i suoi poteri in maniera decisamente gore oppure realizzando tavole dai contenuti molto forti e per stomaci resistenti.

Come anticipato prima, il disegnatore di punta della sua gestione è Gabriel Hernandez Walta, che però si prende diverse pause nel corso della run e passa spesso la palla ai colleghi Javi Fernandez, Roland Boschi e Paul Davidson. Ovviamente la vera punta di diamante è proprio Walta, visto che è quello che dimostra più intesa con Cullen Bunn e di aver compreso più degli altri i toni della serie. Tra i sostituti spicca solamente Fernandez per lo stesso discorso dell'intesa, ma anche perché entrambi presentano uno stile simile, ma diverso. Entrambi valorizzano la cupidigia delle atmosfere, soffermandosi sull'enorme e sfaccettato spettro emotivo di Magneto, ammorbidendo il tratto nei momenti drammatici e struggenti per il personaggio - delineando così un protagonista straziato dalla pesantezza di ciò che lo affligge - e calcandolo nei momenti di maggior violenza verbale e fisica, presentando sequenze di enorme ed incisivo trauma. In tutto ciò, la differenza tra i due sta che Walta punta su pose plastiche sottolineando la pesantezza dell'atmosfera e valorizzando personaggio e location che risucchiano la gioia di vivere, Fernandez opta per la dinamicità estrema, calcando sulle espressioni e i movimenti, dando trasudante vita alla figure. Nonostante le differenze di timbro, Walt e Fernandez sono i disegnatori che più riescono a riprodurre graficamente il piglio della serie, oltre che a dare il giusto accento grafico alla tonalità delle storie, riuscendo a trasmettere al lettore - con l'ausilio dei disegni - le sensazioni che una persona potrebbe provare in quella situazione e/o in quella location.

Boschi e Davidson, invece, si presentano parecchio sottotono: il primo presenta semplicemente uno stile abbozzato e sbrigativo, mentre il secondo è semplicemente uno spiacevole rigurgito degli anni '90.


Disegni a parte, un vero tocco di classe sono i flashback che - in tutti i numeri - vengono presentati con una diversa colorazione dal presente, puntando sulla monocromia o, al massimo, la tricromia. La scelta dei colori verte principalmente sul viola e sul rosso, i colori dell'originale costume di Magneto che ha indossato in tutte le storie che hanno formato il personaggio e lo hanno forgiato nelle varie ere e caratterizzazioni poi passate in rassegna in questa gestione. Lo scopo di questa scelta era quello di valorizzare la diminuzione di poteri del protagonista, facendo passare i momenti in cui i suoi poteri erano al suo apice, come i ricordi di un lontano passato sbiadito e ridotto ad un unico colore impreciso: e quindi, far credere allo stesso Magneto di non essere più l'uomo di una volta. Come Batman non può fare a meno di essere ricordato anche per i suoi soldi, Magneto vive un rapporto morboso e simbiotico con i suoi poteri e questa scelta di colorare i flashback come qualcosa che ricordi i vestiti che lo identificano all'unanimità come Magneto - unico titolo con cui si può chiamare questo personaggio - è un abile e brillante modo di sviare i lettori. Poteri o non poteri, passato o presente, quello che forma una persona sono le azioni, e anche se sono successe anni e anni fa, quelle azioni ci precedono e finisco per diventare la nostra reputazione: finché, alla fine, non diventa la nostra identità. 

Conclusione:
Il Magneto di Cullen Bunn e Gabriel Hernandez Walta è un magico equilibrio tra onorare l'eredità di un personaggio e reinventare la propria esperienza per un nuovo gruppo di lettori. Una delle letture più avvincenti, introspettivi e spettacolari che vi capiterà di leggere.

- Symo

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