Qualche anno fa, la Marvel si divertiva a pubblicare storie sotto l'etichetta The End, immaginando l'ultima avventura degli eroi della Casa Delle Idee, come l'avrebbero vissuta e quali conseguenza avrebbe visto il mondo dopo la loro dipartita. Lo spirito di questa storia non è diversa dagli albi prima citati, l'unica sostanziale differenza è che è scritta e pensata cento volte meglio. Brian Michael Bendis, uno delle punte di diamante della Marvel Comics di oggi e uno dei migliori scrittori di Devil, riprende temporaneamente (e con l'aiuto di un vero dream team alle sue dipendenze) le redini del diavolo rosso per raccontarci il suo "ultimo rodeo", come lo chiamerebbe l'Ultimate Nick Fury.
Dati Generali:
Testi: Brian Michael Bendis & David Mack
Disegni: Klaus Janson, Bill Sienkiewicz, Alex Maleev & David Mack
Anno di Pubblicazione: 2012
Volume Contenente: Daredevil: End Of Days #1 - #8
Volume Contenente: Daredevil: End Of Days #1 - #8
Etichetta: Marvel Comics
Prezzo: 3,30 € (per 4 numeri cad.)
Trama:
Perché il Diavolo Rosso viene assassinato in modo così efferato? Cosa si nasconde dietro il suo omicidio? Che vuol dire la parola "Mapone"? Il giornalista Ben Urich cercherà di scoprirlo.
Il mio Parere:
Il punto è che Bendis non si limita a raccontarci come s'è immaginato la morte di Devil o come potrebbe accadere, ma imparando da Frank Miller e dal suo Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro, imbastisce anche una grande trama e un intricato complotto al suo cospetto plasmando un intero universo. Il mondo in cui si muove il vero protagonista della storia, il giornalista Ben Urich (che tenta di scoprire il mistero dietro la morte di Matt Murdock dopo che quest'ultimo, in punto di morte, pronuncia la parola "Mapone") è un mondo dove molti eroi e criminali sono morti, scomparsi, dispersi o semplicemente hanno appeso al chiodo il costume, o hanno optato per la clandestinità o sono spariti altrove: insomma, un mondo delle meraviglie che di meraviglioso ha solo il modo in cui si sta lasciando andare. Una serie dai toni molto crime, molto detective story, molto thriller e condita con lunghi ragionamenti e discussioni delle prove raccolte dall'improvvisato investigatore Ben Urich. In parole povere, è Bendis al meglio della sua forma che scrivere come se scrivesse Powers citando pesantemente Quarto Potere usando però il cast che in cinquanta e passa anni di storie ha gravitato intorno al Diavolo Custode. E l'obiettivo era proprio questo per gli autori di questo ipotetico commiato del Diavolo Rosso, dimostrare che il fumetto (in particolare il fumetto di supereroi) può avere lo stesso impatto che una storia come Quarto Potere ebbe nel cinema. E ci riescono.
A onor del vero, va detto che molti misteri della miniserie non vengono volutamente risolti, poiché altro obiettivo degli autori era quello di delineare degli eventi a libera interpretazione dei lettori. Scelta che, a livello personale, può anche non piacere ma che a livello obiettivo non rovina in nessun modo la narrazione. Certo alcune cose possono sembrare deludenti o ingiustificate, ma questo difetto è soppesato da un messaggio metafumettistico davvero pregevole e decisamente raro da leggersi nelle storie di Bendis.
La morte di Devil e le cause che hanno portato Matt Murdock a riflettere su sé stesso e sulla sua carriera da giustiziere, lo portano a concludere di aver fallito così tanto nel suo operato, da dover lasciar spazio ad un successore, rappresentando il prodotto di una riflessione piuttosto interessante non solo sul personaggio ma anche sul concetto di eroismo portato a galla da Ben Urich: che qui, svolge la funzione di avatar fumettistico di Bendis stesso. Il personaggio infatti serve più che altro come strumento, come "microfono" per permettere gli autori della serie di parlare ai personaggi del fumetto e i lettori, comunicando ad entrambe le fasce di pubblico (tramite le parole che il giornalista rivolge al turbolento figlio adottivo) come un tipo di supereroe, seppur maturato da un punto di vista narrativo e formale, possa ancora essere veicolo di messaggi positivi, oltre che un esempio di moralità da imitare. Con questo discorso, il navigato scrittore/stanco giornalista cerca nelle parole dei vecchi amici di Devil (dentro e fuori il fumetto) idee e chiarimenti per comporre la propria storia definitiva. Gli Ultimi Giorni ha per tanto un forte lato metafumettistico che lascia ben trasparire il trasporto provato dagli autori, e probabilmente da Bendis in particolare, nei confronti di un personaggio a cui non solo ha dedicato molto tempo, ma che il lavoro realizzato sulla sua serie gli ha regalato consacrazione e notorietà. Lo sceneggiatore, giunto al suo "addio definitivo" (mai dire mai) sente l’esigenza di assicurarsi che la continuità e l’evoluzione rimangano all'interno di un schema morale irrinunciabile. La rivelazione finale circa l'identità del nuovo Devil non fa altro che confermare il senso di paternità – seppur adottiva – nei confronti del Diavolo Rosso.
Se su questo punto si può essere d'accordo o meno, sul comparto grafico sicuramente si andrà tutti d'accordo, poiché le tavole sono curate non solo da quattro colossi del fumetto ma anche da quattro colossi della storia editoriale di Devil: Klaus Janson, Bill Sienkiewicz, Alex Maleev e David Mack.
I disegni sono indubbiamente superlativi, oltre che un autentico gioiello. Oltre alle magnifiche copertine di Maleev e le variant di Mack, la fusione amorosa tra il disegno ordinario e pulp di Janson e gli inserti pittorici e visionari di Mack e Sienkiewicz, produce un effetto finale davvero ragguardevole. Da non sottovalutare, inoltre, il fattore nostalgia provato dal lettore nei confronti dei disegnatori scelti: che, a modo loro, si sono resi nomi importanti per la mitologia di Devil. Sienkiewicz realizzò insieme a Frank Miller due dei graphic novel più influenti degli anni '80, Elektra Assassin e Amore e Guerra. Janson invece inchiostrò i disegni di Miller quando questi curava anche i testi nella gestione che rifece il Diavolo Custode; il suo lavoro, infatti, conferisce un azzeccatissimo sapore anni '80, e le chine di Sinkiewicz contribuiscono in maniera decisiva a ricreare un’atmosfera sporca e ruvida che si addice benissimo alla spietata serie di eventi che viene raccontata. Da valorizzare anche l'approccio alla composizione che alterna pagine dalla gabbia più classica, a sequenze più nettamente cinematografiche, nello stile delle produzioni statunitensi degli ultimi anni. Maleev invece fu il disegnatore che accompagnò Bendis nella sua run. David Mack invece lavoro su diverso storie, ma la più celebre fu quella in cui creò Echo.
Conclusioni:
Rivedere Bendis su Devil, nonostante l'ottimo lavoro che sta svolgendo l'attuale sceneggiatore (Charles Soule) è un ritorno di fiamma che non ci lascia per nulla scottati. Anzi, ci avvolge nel suo confortante e rassicurante calore, sopratutto se si pensa alla pochezza di qualità che sta vivendo lo sceneggiatore di questi tempi recenti. Bendis e Devil sono una cosa sola ormai. Se poi assieme ci disegnano colossi come Klaus Janson, Bill Sienkiewicz e Alex Maleev e la sceneggiatura è rifinita da David Mack, beh, ci scappa la Storia con la S maiuscola. Da non perdere.
- Symo
Trama:
Perché il Diavolo Rosso viene assassinato in modo così efferato? Cosa si nasconde dietro il suo omicidio? Che vuol dire la parola "Mapone"? Il giornalista Ben Urich cercherà di scoprirlo.
Il mio Parere:
Il punto è che Bendis non si limita a raccontarci come s'è immaginato la morte di Devil o come potrebbe accadere, ma imparando da Frank Miller e dal suo Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro, imbastisce anche una grande trama e un intricato complotto al suo cospetto plasmando un intero universo. Il mondo in cui si muove il vero protagonista della storia, il giornalista Ben Urich (che tenta di scoprire il mistero dietro la morte di Matt Murdock dopo che quest'ultimo, in punto di morte, pronuncia la parola "Mapone") è un mondo dove molti eroi e criminali sono morti, scomparsi, dispersi o semplicemente hanno appeso al chiodo il costume, o hanno optato per la clandestinità o sono spariti altrove: insomma, un mondo delle meraviglie che di meraviglioso ha solo il modo in cui si sta lasciando andare. Una serie dai toni molto crime, molto detective story, molto thriller e condita con lunghi ragionamenti e discussioni delle prove raccolte dall'improvvisato investigatore Ben Urich. In parole povere, è Bendis al meglio della sua forma che scrivere come se scrivesse Powers citando pesantemente Quarto Potere usando però il cast che in cinquanta e passa anni di storie ha gravitato intorno al Diavolo Custode. E l'obiettivo era proprio questo per gli autori di questo ipotetico commiato del Diavolo Rosso, dimostrare che il fumetto (in particolare il fumetto di supereroi) può avere lo stesso impatto che una storia come Quarto Potere ebbe nel cinema. E ci riescono.
A onor del vero, va detto che molti misteri della miniserie non vengono volutamente risolti, poiché altro obiettivo degli autori era quello di delineare degli eventi a libera interpretazione dei lettori. Scelta che, a livello personale, può anche non piacere ma che a livello obiettivo non rovina in nessun modo la narrazione. Certo alcune cose possono sembrare deludenti o ingiustificate, ma questo difetto è soppesato da un messaggio metafumettistico davvero pregevole e decisamente raro da leggersi nelle storie di Bendis.
La morte di Devil e le cause che hanno portato Matt Murdock a riflettere su sé stesso e sulla sua carriera da giustiziere, lo portano a concludere di aver fallito così tanto nel suo operato, da dover lasciar spazio ad un successore, rappresentando il prodotto di una riflessione piuttosto interessante non solo sul personaggio ma anche sul concetto di eroismo portato a galla da Ben Urich: che qui, svolge la funzione di avatar fumettistico di Bendis stesso. Il personaggio infatti serve più che altro come strumento, come "microfono" per permettere gli autori della serie di parlare ai personaggi del fumetto e i lettori, comunicando ad entrambe le fasce di pubblico (tramite le parole che il giornalista rivolge al turbolento figlio adottivo) come un tipo di supereroe, seppur maturato da un punto di vista narrativo e formale, possa ancora essere veicolo di messaggi positivi, oltre che un esempio di moralità da imitare. Con questo discorso, il navigato scrittore/stanco giornalista cerca nelle parole dei vecchi amici di Devil (dentro e fuori il fumetto) idee e chiarimenti per comporre la propria storia definitiva. Gli Ultimi Giorni ha per tanto un forte lato metafumettistico che lascia ben trasparire il trasporto provato dagli autori, e probabilmente da Bendis in particolare, nei confronti di un personaggio a cui non solo ha dedicato molto tempo, ma che il lavoro realizzato sulla sua serie gli ha regalato consacrazione e notorietà. Lo sceneggiatore, giunto al suo "addio definitivo" (mai dire mai) sente l’esigenza di assicurarsi che la continuità e l’evoluzione rimangano all'interno di un schema morale irrinunciabile. La rivelazione finale circa l'identità del nuovo Devil non fa altro che confermare il senso di paternità – seppur adottiva – nei confronti del Diavolo Rosso.
Se su questo punto si può essere d'accordo o meno, sul comparto grafico sicuramente si andrà tutti d'accordo, poiché le tavole sono curate non solo da quattro colossi del fumetto ma anche da quattro colossi della storia editoriale di Devil: Klaus Janson, Bill Sienkiewicz, Alex Maleev e David Mack.
I disegni sono indubbiamente superlativi, oltre che un autentico gioiello. Oltre alle magnifiche copertine di Maleev e le variant di Mack, la fusione amorosa tra il disegno ordinario e pulp di Janson e gli inserti pittorici e visionari di Mack e Sienkiewicz, produce un effetto finale davvero ragguardevole. Da non sottovalutare, inoltre, il fattore nostalgia provato dal lettore nei confronti dei disegnatori scelti: che, a modo loro, si sono resi nomi importanti per la mitologia di Devil. Sienkiewicz realizzò insieme a Frank Miller due dei graphic novel più influenti degli anni '80, Elektra Assassin e Amore e Guerra. Janson invece inchiostrò i disegni di Miller quando questi curava anche i testi nella gestione che rifece il Diavolo Custode; il suo lavoro, infatti, conferisce un azzeccatissimo sapore anni '80, e le chine di Sinkiewicz contribuiscono in maniera decisiva a ricreare un’atmosfera sporca e ruvida che si addice benissimo alla spietata serie di eventi che viene raccontata. Da valorizzare anche l'approccio alla composizione che alterna pagine dalla gabbia più classica, a sequenze più nettamente cinematografiche, nello stile delle produzioni statunitensi degli ultimi anni. Maleev invece fu il disegnatore che accompagnò Bendis nella sua run. David Mack invece lavoro su diverso storie, ma la più celebre fu quella in cui creò Echo.
Conclusioni:
Rivedere Bendis su Devil, nonostante l'ottimo lavoro che sta svolgendo l'attuale sceneggiatore (Charles Soule) è un ritorno di fiamma che non ci lascia per nulla scottati. Anzi, ci avvolge nel suo confortante e rassicurante calore, sopratutto se si pensa alla pochezza di qualità che sta vivendo lo sceneggiatore di questi tempi recenti. Bendis e Devil sono una cosa sola ormai. Se poi assieme ci disegnano colossi come Klaus Janson, Bill Sienkiewicz e Alex Maleev e la sceneggiatura è rifinita da David Mack, beh, ci scappa la Storia con la S maiuscola. Da non perdere.
- Symo
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