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venerdì 8 giugno 2018

Authority di Warren Ellis e Bryan Hitch - la recensione (Baloon Central #146)

Oggi parliamo di AUTHORITY DI WARREN ELLIS E BRYAN HITCH. Perché? Perché ne abbiamo voglia.


Dati Generali:
TestiWarren Ellis
Disegni: Bryan Hitch
Volume Contenente: The Authority (Vol. 1) #1-#12
Anno di Pubblicazione: 1999-2000
Etichetta: DC Comics/WildStorm
Prezzo: 30,95€ 

Trama:
Dalle ceneri del supergruppo clandestino StormWatch Nero nasce un nuovo gruppo di persone che useranno i loro poteri incredibili per proteggere la Terra con ogni mezzo necessario. Insieme fermeranno minacce da questo mondo e oltre, rispondendo solo a loro stessi. Spietato e implacabile, questo gruppo di potentissimi superumani fronteggia le minacce più pericolose per la Terra, proteggendo l'umanità con la loro gelida versione di giustizia. Un terrorista internazionale che sparge morte e devastazione nelle più importanti metropoli mondiali, un'invasione da parte di una Terra alternativa, un'ostile entità aliena che ha creato il nostro sistema solare: nessuna minaccia è così grande da impensierire Authority.

Il Mio Parere:
Siamo negli anni ’90 e il mercato del fumetto è ormai in crisi, in balia di personaggi creati con il compito di riempire con la violenza visiva e una personalità oscura una voragine lasciata dalla mancanza di idee e di tematiche care ai supereroi, ormai del tutto spremute ed esplorate nei minimi particolari. Nel post-Sense of Wonder e nel post-Revisionismo, ciò che è stato lasciato agli anni ’90 sono solo bucce da spremere.  In questo scenario, Warren Ellis intravede una scappatoia che ha un 50% di sconsideratezza, un 50% di audacia e un 100% di naturale evoluzione.


Ellis non fa altro che analizzare il mondo e, alle porte del 20° Secolo, nota che il sempre più ruspante Internet e il fenomeno della Globalizzazione hanno abbattuto barriere che hanno resistito per decine di secoli. Oggi lo è sicuramente più che mai, ma nel 1999 era una novità tanto eccitante, quanto spaventosa, quella di avere letteralmente il mondo ad un tiro di schioppo. Però, se oggi siamo prima cittadini del mondo e, solo dopo abitanti di un continente, allora anche gli eroi non dovrebbero ragionare più a scompartimenti, ma più su una scala globale e difendere ogni stato come se fosse il proprio. Insomma, il mondo sarà anche più piccolo, ma gli sforzi dei super devono essere più grandi che mai.

Compresa la chiave narrativa, tutto il resto diventa facile. Il creatore di Transmetropolitan prende le caratterizzazioni degli eroi evergreen Marvel/DC e le eleva al cubo, sia in termini di rapporto eroe/minaccia, sia in termini di caratterizzazione singola dei vari componenti del roster. Se non ci sono barriere, allora le minacce arrivano dappertutto e una di queste è un un nuovo Millennio dove le cose non sono mai state così complicate: ergo, bisogna anche avere il pelo sullo stomaco adatto per poterle affrontare.


Quindi, niente più eroi di quartiere, niente più monopolio di New York come città teatro di scontri e invasioni, niente più paladini battutari o sempliciotti: ci vogliono autentici bastardi – a volte, ancor più bastardi dei bastardi veri – che rappresentino la quintessenza della professionalità, dotati di poteri spaventosi e assurdi e di una organizzazione tale da far vergognare il più potente degli eserciti. Detta come la direbbe Jenny Sparks, leader di Authority: “Voi siete studentelli amatoriali, noi siamo una autorità, in questo mestiere. La sola e unica”.

Per riuscire meglio a fruire il messaggio e aumentare la prova di forza, Ellis utilizza un registro minimalista, sia nelle caratterizzazioni, sia nello stile adottato per la narrazione della storia. Niente baloon del pensiero, niente monologhi prolissi, niente introduzioni, niente che possa appesantire la lettura o renderla poetica ed ispiratrice: solo dialoghi diretti, brillanti, basasi sul botta e risposta con delle punchline taglienti e intelligenti, oltre che insozzate di quello che diventerà il tipico linguaggio iperbolante di Warren Ellis. Ciò che conta non è l’interpretazione ma la sostanza, il messaggio diretto e grezzo che si vuole veicolare.


Lo stesso discorso vale per le storie, che sono la quintessenza dello stille procedurale tipico nelle serie tv -strutturati sul rapporto “nuova missione = nuovo villain”- e della decompressione, scelta adottata per due motivi: il primo, è per dare onore e giustizia alle tavole dall’enorme impatto cinematografico di Bryan Hitch; il secondo, è per tradurre anche a livello di storytelling il discorso di cui sopra, riguardo la Terra più piccola ma minacce più grandi. Ergo, anche la narrazione deve essere in grande stile, con inquadrature e tempistiche tipiche del cinema e dialoghi al loro livello.

Sulla fine del 20° Secolo, tutto ciò rappresenterà una autentica novità. Agli inizi del 21°, diventerà l’esigenza standard da raggiungere. La prova di tutto ciò lo si può vedere negli Ultimates (versione riveduta e corretta dei Vendicatori per la linea Ultimate) di Mark Millar e lo stesso Bryan Hitch, il primo successore della rivoluzione di Warren Ellis; non a caso, veniva spesso soprannominata “gli Authority Marvel“.

Come detto agli inizi, magari The Authority non è il primo nome che viene in mente quando si parla di supereroi, ma ciò non vuol dire che la sua esistenza abbia portato al cambiamento radicale di un modo di concepire e proporre i supereroi al pubblico.

Per fare un esempio, Ellis elimina tutto ciò che può essere considerato e/o può scadere in bieca retorica, perché consapevole che certi argomenti non solo non sono più dei tabù, ma risultano essere stati sviscerati meglio nelle decade passate, quindi risparmia il lettore di caratterizzazioni/trame/sottotrame che possano avvilire l’esperienza. Per fare qualcosa esempio, basti vedere i personaggi di The Doctor e Midnighter. Il primo è un potentissimo sciamano, ma anche un inguaribile tossico, eppure il lettore non si sorbisce le solfa ala Coscienza di Zeno sul suo rapporto con le droghe. Midnighter, invece, viene rappresentato come la versione senza fronzoli di Batman. L’Uomo Pipistrello non ammetterebbe mai di preferire la vita da vigilante a scapito di quella di Bruce Wayne, oltre che di provare piacere nell'imporre la sua immagine con la violenza e di essere in grado di esprimersi solo attraverso quella, ma Midnighter si. È consapevole di ciò che è, di cosa vuole e cosa sa fare e non fingere di essere più o meno di quello, come tutti i membri di Authority.


Il tutto è messo su carta da un Bryan Hitch che, di lì a poco – proprio grazie al sopracitato Ultimates – diventerà un grande nome del fumetto. Anche sul versante dei disegni, Hitch apporta una enorme rivoluzione. Visto che tutta la serie vuole essere moderna, al passo coi tempi e radicata nella realtà il più possibile, il disegnatore voterà il suo tratto totalmente al realismo estremo, quasi come se fosse testimone delle sequenze illustrate nelle tavole e ne facesse una foto da incollare alla pagina, tralasciando così ogni tipo di interpretazione artistica e delineando delle anatomie e delle scene reali e umane. Hitch dà così un taglio netto all’ipertrofia bambinesca del resto del fumetto mainstream e setta con prepotenza nuovi standard, anche nei gusti del lettore: direi proprio che non c’è paragone nel scegliere il disegnare uno stormo di aereonavi o personaggi con uno stile cartoonistico, e uno con una tecnica fortemente fotorealistica.

Unica pecca di tutto il volume, è la prova del tempo parzialmente fallita dallo stesso. Se leggere The Authority oggi vi sembrerà una sempliciotta versione cartacea di qualche blockbusterone sui supereroi diretto da Michael Bay, è perché la serie setterà diversi standard anche oltre il fumetto, rifacendo completamente una modalità di storytelling. Un’approccio del genere, pensato principalmente per scuotere un settore che stava collassando su sé stesso al momento del bisogno,  è chiaro che oggi venga visto come una sorta di “antico cimelio da guerra”. Gli oggetti da sfondamento vengono utilizzati quando c’è qualcosa da abbattere, non da appianare.

Altra pecca che bisogna riconosce è la provenienza di Authority, la quale arriva direttamente dalla squadra Stormwatch, vecchia creazione di Jim Lee per la sua WildStorm e presa in consegna da Warren Ellis dopo la conclusione della prima serie. Parte della mitologia della squadra arriva da lì e la storia del gruppo è fortemente radicata in quel periodo, per tanto, leggersi l’introduzione è vitale per avere chiaro il quadro della situazione.


Conclusioni:
A volte, il termine “famoso” non è necessariamente sinonimo di “importante”, visto che ciò che è enormemente conosciuto dalle masse spesso non rappresenta un capitolo imprescindibile di qualcosa. Questa è proprio la descrizione uguale e contraria di Authority, il supergruppo Warren Ellis e Bryan Hitch. Anche se non possiedono lo status-quo di riconosciute celebrità dei super come gli eroi Marvel e DC, i personaggi creati dai resti di Stormwatch rappresentano un tassello importante per il filone della narrativa supereroistica, dato che le sue innovazioni di fine secolo finiranno per diventare gli standard di quello dopo.

- Symo

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