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venerdì 26 gennaio 2018

Elektra di Haden Blackman & Mike Del Mundo - la recensione (Baloon Central #131)

Oggi parliamo dell'ELEKTRA DI HADEN BLACKMAN & MIKE DEL MUNDO. Perché? Perché ne abbiamo voglia.


Dati Generali:
TestiHaden Blackman
Disegni: Mike Del Mundo & Alex Sanchez
Volume Contenente: Elektra (Vol. 3) #1-#11
Anno di Pubblicazione: 2014-2015
Etichetta: Marvel Comics
Prezzo: Vol. 1 (numeri #1-#5): 12,00 €;
              Vol. 2 (numeri #6-#11): 14,00 €

Trama:
Il ritorno della ninja più letale dell’Universo Marvel! Mentre cerca di tagliare i ponti col passato e rinnovarsi, Elektra scopre che qualcuno vuole uccidere il più temibile e misterioso dei killer. La bella ninja greca deciderà di salvarlo: sempre che non facciano fuori anche lei. 

Il Mio Parere:
Nella vasta pubblicazione dei fumetti di genere supereroistico, ci sono molti personaggi che spesso perdono il loro fascino quando l'autore che li ha creati smette di scrivere le loro storie. I motivi sono tantissimi e andrebbero analizzati caso per caso, cosa che non faremo in questa recensione perché troppo lungo, dispendioso e fuori luogo. Però, per fare un esempio semplice ed efficace, Elektra è proprio uno di questi personaggi. O meglio, lo è stato fino all'arrivo di Haden Blackman.


Quando Frank Miller smise di scriverne le gesta del personaggio dopo che confezionò due storie, oggi considerate dei capolavori del genere (Elektra: Assassin e Elektra Lives Again), la ninja della Marvel Comics diventò un essere quasi intoccabile. Miller definì talmente bene la caratterizzazione e i tratti distintivi del personaggio, che molti autori si fecero prendere dalla paura e dall'ansia di rovinare tutto quello che il fumettista del Maryland aveva creato; così, per evitare di fare cazzate, cercarono il più possibile di attenersi alle linee guida tracciate da Miller, aggiungendo poco o niente al suo intoccabile mythos.

Se questo contribuì a mantenere inalterato il personaggio, col passare degli anni questa operazione di estrema riverenza causò più effetti negativi che altro, in quanto Elektra non riusciva a rinnovarsi, dato che viveva perennemente nell'ombra di Frank Miller. Ogni cosa che altri autori facevano col il personaggio, nonostante la novità, non riuscivano ad uscire da questo circolo vizioso e l'ombra di Miller troneggiava su Elektra impedendole di spiccare le ali e uscire dal suo nido Pascoliano. All'arrivo di Blackman, Elektra riesce a spezzare le catene che la legano al suo papà, riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra la tradizione e l'innovazione.


Su Elektra, Blackman si dimostra uno sceneggiatore furbo e audace. Tanto furbo da non fare lo stesso errore dei suoi predecessori nella gestione del personaggio - dove si figurano nomi come Peter Milligan e Brian Michael Bendis - e capire che Elektra è un personaggio che non ha bisogno di essere rinnovato nelle forma, quanto più nello stile. Nel senso che il personaggio non ha bisogno di rivisitazioni o cambi di caratterizzazione estreme, visto che più Elektra rimane quello che è sempre stato fin all'inizio, più il personaggio funziona. Quanto più, Elektra ha bisogno di essere collocata in situazioni in cui si può adattare la sua affascinante personalità in storia che accompagnino l'azione e l'approfondimento caratteriale. E infatti, Haden Blackman è altrettanto audace da raccogliere il coraggio di andare oltre la reverenza di Miller e creare una serie dove il personaggio possa esplodere in termini di stile.

L'esperimento riesce con grande successo ed Elektra si scrolla finalmente di dosso l'eterna paternità di Frank Miller, complice anche l'accattivante intuizione di farla interagire con personaggi nuovi e adatti a contrapporsi a lei, oppure altri famosi killer del Marvel Universe come Lady Bullseye e Scalphunter. Inoltre, Blackman non commette nemmeno l'errore di troncare di netto col passato, anche perché questo vorrebbe dire tradire le fondamento del personaggio; quanto più, lo sceneggiatore riesce a far interiorizzare il passato della protagonista e creare una trama che la lancia verso il futuro e verso una dimensione propria attraverso piccoli accorgimenti, che per qualcuno potrebbero essere dettagli superficiali, ma che aiutano la ninja ad diventare padrona di sé stessa. Qualche esempio? La maggior parte dei monologhi di Elektra avviene tramite baloon del pensiero, cosa che permette al lettore di entrare nella sua fredda psicologia e permettere al personaggio di acquistare una voce propria: una voce che non è il morboso ricordo dei dialoghi di Miller, ma una voce che sia propria di Elektra.

Con questo piccolo - ma efficace - espediente, Blackman riesce a bypassare un problema che si è presentato con una serie solita di Elektra: il fatto che lei fosse la protagonista della serie. Elektra è un personaggio che funziona meglio sullo sfondo, come comprimario badass che poco dice e poco fa: ma quando lo fa, non ce ne è più per nessuno. Mettendo la ninja come personaggio principale e filtro del punto di vista del lettore, si costringe il character ad omologarsi ad un ruolo di personaggio attivo che non lo è proprio, finendo col snaturarlo. Utilizzando i baloon del pensiero si ovvia questa problematica, fornendo al lettore un punto di vista attraverso i suoi monologhi, senza però farlo parlare, avendo così della interazione senza avercela direttamente. Con questo trucchetto, viene anche secondario creare una trama complessa - che qui si riduce ad un semplice stilema mission-to-mission - visto che anche la più semplice viene impreziosita dal punto di vista di Elektra


Una serie che punta più sullo stile che la forma, non poteva venir fuori così bene senza un disegnatore dotato di vero e proprio stile. Ma non uno con dello stile e basta: uno che riuscisse graficamente a rendere giustizia ai monologhi di Elektra ed essere funzionale alla sua caratterizzazione, oltre che a dare concreta forma alla sua fisicità e a rendere Elektra tanto vera nel corpo, quanto nei testi. Disegnatore più azzeccato, non poteva essere che Mike Del Mundo.

Come si era già detto nella recensione di Weirworld, Mike Del Mundo ha l'innata abilità di saper leggere la mente dello scrittore per cui disegna e riuscire ad instaurare una sinergia tra testi e tavole davvero incredibile. Quello che stupisce di più, è che in pochi numeri, Del Mundo acquista con lo scrittore con cui fa coppia un tale livello di confidenza e l'affiatamento che solo anni di collaborazione possono dare; come ci riesca, rimarrà uno dei suoi più affascinanti segreti, ma lo si invita a continuare a ripetere questa magia sempre e comunque. Rispetto poi ai precedenti lavori dell'autore, i disegni confezionati per Elektra presentano un maggior impegno, forse perché il personaggio ha ispirato l'artista Filippino del mettere a segno delle tavole sempre più impegnate nell'organizzazione delle vignette e nella successione di eventi, quasi come per delineare non tanto una schematica successione di eventi, quando più un flusso continuo di azione e un incessante incedere di morte e sangue.

Del Mundo ce la fa e, se Blackman conferisce voce propria ad Elektra, Del Mundo le conferisce un suo modo di muoversi e di esprimersi con il corpo attraverso tavole fortemente dinamiche e dettagliate che valorizzano tanto la dolcezza e la grazie del tratto, quando la sua ruvida e granitica violenza. Potenza e raffinatezza del tratto creano uno storytelling fluido, senza sbavature, che riesce a gestire perfettamente i ritmi della storia. Del Mundo disegna Elektra come una ballerina quando combatte ed uccide i suoi nemici, la scolpisce in primi piani intensi, ne rappresenta la ferocia e l’eleganza, la terribile bellezza, creando una perfetta sintesi grafica della sua personalità. Prego, notare le prime due splash-page orizzontali del primo numero: due autentici quadri da appendere.




Conclusioni:
Haden Blackman e Mike Del Mundo riescono a trovare il giusto compromesso tra modernità e tradizione, riuscendo a far interiorizzare ad Elektra il suo retaggio passato e farle acquisire una sua tridimensionalità che non dipende esclusivamente da Frank Miller. Una riuscita operazione di svecchiamento, purtroppo snobbata da molti e stroncata sul nascere a causa delle basse vendite: questo la dice lunga sui gusti della gente. In ogni caso, voi che avete letto questa recensione non fatevi scoraggiare e recuperate questi  due volumi, che promettono un viaggio nella mente della più glaciale assassina dei fumetti in circolazione.

- Symo

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