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giovedì 22 giugno 2017

Gli X-Men di Joss Whedon & John Cassaday (la recensione)

Oggi parliamo di un fumetto che se ancora non avete vi dovete vergognare la faccia tantissimo. Oggi, parliamo degli X-MEN di JOSS WHEADON e JOHN CASSADAY.


Dati Generali:
Testi: Joss Whedon
Disegni: John Cassaday
Anno di Pubblicazione: 2004-2008
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Astonishing X-Men #1 - #24 + Astonishing X-Men Giant Size 1
Prezzo: 50,00 €

Il mio Parere:
Negli anni 2000 la Marvel stava affrontando una manovra di re-style e ricostruzione del suo Universo affinché l'interesse dei lettori nei propri personaggi rimanesse vivo per molti anni a venire, ma anche per "riconfigurare" i propri supereroi e farli stare al passo coi tempi e per soddisfare un pubblico che si faceva sempre più esigente. I primi anni 2000 sono stati anche gli anni dei "grandi esperimenti", ovvero, dove la Casa Delle Idee ingaggiava vere e proprie superstar che non avevano mai avuto a che fare col mondo fumettistico. Questi "ospiti speciali" avevano il compito di rilanciare i personaggi e scriverne le proprie avventure per un periodo limitato nella speranza che il buon nome dell'artista aiutasse nelle vendite. Al sottobosco mutante è toccata la penna di Joss Whedon, già famoso nel mondo nerd per il suo Buffy - L'Ammazza Vampiri (e nel futuro 2012, anche per Marvel's Avengers, anche se lui non lo sa ancora) affiancato dalle matite di un vero e proprio fuoriclasse: John "Planetary" Cassaday. Qual'è stato il risultato dell'unione di questo dinamico duo? Lo stesso aggettivo che precede il nome della testata in questione: Astonishing.


Pur disprezzando particolarmente il suo lavoro su Buffy, c'è da dire che sta volta Whedon (affiancato da Cassaday, ricordiamolo) ha confezionato un lavoro a dir poco eccellente. Egli si dimostra non solo grande conoscitore della passate e storiche gestioni degli X-Men ma anche del lavoro compiuto dal suo predecessore Grant Morrison, dato che i 25 numeri di questo blockbuster sono il seguito nonché conseguenza dei 42 numeri sceneggiati dallo scrittore scozzese e disegnati dai svariati artisti che hanno collaborato con lui. Il regista del film sui Vendicatori aveva come obiettivo non tanto quello di creare delle storie rivoluzionare e sconvolgere ulteriormente la continuità mutante (anche se poi, qualche cambiamento importante viene comunque introdotto) quanto quello di creare uno stile a metà strada fra quello personale di Joss Whedon stesso e uno stile che ricordasse le precedenti gestioni e caratterizzazioni dei personaggi scelti per questa run; detto così, chiunque legga queste righe potrebbe pensare che Whedon si sia trovato in difficoltà nello sceneggiare una testata dedicata agli X-Men, che abbia attinto ad altre forti e che grazie ad un pastone fatto alla bene e meglio è venuto fori qualcosa, ma chi la pensa così è nel torto più completo dato che il caro Joss non fa altro che attirare acqua al suo mulino e portare il lettore verso un tema che, molto probabilmente nemmeno lo stesso scrittore aveva pensato di presentare subito dall'inizio, ma che con l'evolversi della storia è venuto sempre più fuori: la Crescita.


La Crescita, insieme ad un'altro tema che analizzeremo più avanti, è il trait d'union che collega tutti i numeri di questo classico d'oggi che è Astonishing X-Men e viene presentato attraverso gli occhi di uno degli Uomini X più amati: Shadowcat/Kitty Pryde. Non solo la Crescita è un tema che attraverso la figura della simpatica padroncina del draghetto interdimensionale Lockheed è più facilmente spiegabile, ma se sia analizza nel dettaglio tutta la run, nel complesso si noterà che Kitty Pryde è anche la protagonista principale di tutte le storie scritte e disegnate dal duo Whedon/Cassaday (l'intera vicenda inizia con il suo ritorno alla X-Mansion e finisce con la sua scomparsa nello spazio, ad ogni ciclo è lei che si fronteggia per prima col nemico di turno ed è lei che in qualche modo porta a casa la vittoria per l'intero team). Se nella precedente gestione il vero protagonista era Ciclope, qui invece la piccola grande donna che è diventata Shadowcat la fa da padrone; se Morrison voleva rimarcare l'essenza degli X-Men e l'importanza di essere fieri dell'essere mutante, qui Whedon vuole invece rimarcare un fatto più umano, il fatto che una persona può presentarsi uguale identica a com'era 20 o 30 anni fa ma cambiata nel contenuto, cambiata nell'animo, un cambiamento che ha portato una ragazzina a diventare una donna. Ed ecco perchè, forse, il ritorno a sgargianti costumi colorati che sovrastano le precedenti e funeree tute in pelle da motociclisti, fungono da "fattore strategico": sono sempre gli X-Men, coi loro costumini, ma non sono più gli X-Men di una volta, qualcosa gli ha cambiati: ma in meglio.


Ed è per questo che Whedon scegli Kitty come protagonista principale, perchè era il personaggio che lo storico scrittore Chris Claremont riusciva a caratterizzare meglio di tutti e che, introducendola nel lontano 1980 che era solo una ragazzina, attraverso i suoi occhi generazioni e generazioni di lettori hanno visto com'è crescere, l'hanno lasciata 16enne e l'han ritrovata adulta e matura, così matura da mettere finalmente fine al sui amore adolescenziale nell'unico modo possibile: lasciarsi andare ed essere se stessa. Kitty in questi numeri cresce ancora dimostrando che non si finisce mai di imparare, dimostrando ai lettori che è la "Best (X-Woman) There Is". Questo tema è ripreso, anche se in maniera minore (ma essenziale) anche dal sopracitato Ciclope che subisce un cambio radicale rispetto alla gestione Morrison: da vittima apatica del cambiamento qui lo vediamo evoluto e che, nel corso della gestione Whedon, crescerà ancora fino a rendersi conto di essersi autoimposto un autocontrollo per controllare il pressante caos esterno, facendo di lui un eterno indeciso. Liberatosi di questo peso, Scott Summers evolve definitivamente concludendo così il viaggio iniziato con Grant Morrsison con un solenne "A me, miei X-Men", frase che ormai è sua di diritto.


Il secondo ed ultimo tema che emerge da Astonishing X-Men è quello della Libertà. Sta volta, questa tematica, è analizzata attraverso più personaggi, come quello del nuovo villain Danger (niente popò di meno che la Stanza del Pericolo diventata senziente) che vuole liberarsi dalla sua programmazione primaria, o come quello della splendidamente caratterizzata Emma Frost (che, insieme a Bestia, manteniene lo standard Morrisiano con la sua splendida e adorabile parlantina spigliata, ironica e geniale che tanto s'era amato nella precedente run, ulteriori complimenti a Whedon per aver riprodotto fedelmente e ulteriormente arricchito queste riuscitissime versioni di Hank McCoy e la Ex-Regina Bianca) che vuole liberarsi del suo senso di colpa per i suoi fallimenti come insegnante o come lo stesso Bestia che vuole liberarsi di questo opprimenti fardello della e/involuzione o del non troppo convincente ennesimo nuovo villain Ord che vuole liberare il suo pianeta d'origini dalle (false) profezie apocalittiche. Come anticipato prima, difficile dire se Joss Whedon volesse fin dall'inizio portare questi temi su questi splendidi 25 numeri di pagine patinate, ma ormai si è dei lettori abbastanza navigati da capire che prima di tutto c'è la voglia di dire qualcosa con dei personaggi e che del contenuto complessivo ci si accorge per davvero solo alla fine.


Venendo agli unici punti deboli della saga: i personaggi che risentono di più della caratterizzazione sono gli storici Wolverine e Colosso, anche se con dei motivi ben precisi. Cos'altro si può dire sull'Artigliato Canadese senza scadere nel retconing gratuito o con il rischio di annoiare rimarcando concetti già detti? Decisamente nulla. Qui il nostro caro Logan si limita a comparsa e personaggio di supporto riuscendo però a tenere fede al concetto di base del personaggio, fare quello che gli riesce meglio, cioè fare Wolverine...e in questo, Logan, ci riesce splendidamente (del resto, "è il migliore in quello che fa"). Colosso, invece, viene resuscitato nelle prime battute dell'intero arco narrativo e come un malato che si riprende lentamente dalla malattia, il gigante di ferro russo non fa diversamente, lo vediamo ingranare pian piano e con discrezione in questo vecchio mondo che non è cambiato, anche se lui, un poco lo è (ed ecco di nuovo il concetto di Crescita), soltanto verso la fine prenderà coscienza di quello che è, di quello che è stato e di quello che sarà in uno dei finali più belli (anche se un pò amari) che ci siano.


Astonishing X-Men non sarà l'opera più rivoluzionaria del mondo ma è di sicuro un fumetto scritto con passione, risultando un prodotto godibile e che difficilmente non soddisferà il proprio lettore. L'opera in 25 parti scritta da Joss Whedon è arricchita ulteriormente con dialoghi intelligenti e molto accattivanti che si amalgamano divinamente con i superbi disegni di John Cassaday, un'artista che non ha bisogno di parole alcune poiché ci pensano i suoi disegni parlano già per lui. Inoltre, la sceneggiatura ha un impatto molto cinematografico rendendo così il tutto molto immediato per il lettore che subito viene catapultato nelle vicende degli Uomini-X, il tutto condito con tanta soap-opera (quali interazioni trai i personaggi di ogni tipo, dal semplice dialogo o alla scazzottata) che da sempre contraddistingue le storie dei Figli Dell'Atomo, rendendo intrigante ed emozionante ogni singola scena. La coppia Whedon/Cassaday ricordano ancora una volta al mondo perchè la Marvel continuerà a pubblicare storie degli X-Men: perchè sono Inarrestabili.


Conclusioni:
Semplicemente un must have.

- Symo

2 commenti:

  1. Da leggere sicuramente per i fan, al tempo ho letto molte critiche nella rubrica di X-Men Deluxe ma è normale, Whedon con i personaggi femminili ci sa fare Emma e Kitty sono fenomenali. I disegni di John poi sono veramente eccelsi e cinematografici.

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    Risposte
    1. A mio parere questa run non ha nulla che non vada. Se proprio proprio bisogna muoverle una critica, è che è tutto saga dopo saga, senza un poco di respiro. Però per il resto, una vera figata.

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