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venerdì 23 giugno 2017

Le 20 Curiosità su: L'Uomo Ragno (Vol. 2)

Vi pare forse che un ragnofilo come il sottoscritto non sia munito di altrettante informazioni figherrime su quello che è il suo supereroe preferito? Ovviamente, il vostro Symo possiede un altro godzillione di curiosità sull'Uomo Ragno: sia riguardo al suo mondo fumettistico, che quello fuori, fatto dai suoi creatori e autori. Quindi, perché non spararci altre 20 curiosità sull'Uomo Ragno? Ma si, dai, facciamolo. Combattiamo il caldo con un po' di cultura fumettistica. 


20 - Andiamo con ordine e partiamo dagli inizi. Quali inizi? Gli inizi, inizi: la creazione dell'Uomo Ragno. La questione è un po' come quegli eterni indovinelli senza risposta, tipo: "è nato prima l'uovo o la gallina?". Ecco, sulla creazione del personaggio è più o meno la stessa cosa: nessuno riesce a capire se dei due nomi accreditati, il maggior merito vada a Stan Lee o Steve Ditko. Stabilirlo purtroppo è difficile, dato che il primo dribla l'argomento come Riva ai bei tempi, e il secondo fa una vita da recluso nel suo appartamento, fregandosene del mondo. Ma intanto che si decidevano, il destino (senza dottore davanti) decise che un battibecco non è tale senza la presenza di un terzo incomodo, che non era nient'altri che Jack "Il Re" Kirby, che ad un certo punto (forse perché si sentiva escluso) disse che pure lui aveva creato Spidey. Beh, in tutto questo c'è effettivamente del vero: Jack Kirby è, in qualche modo, collegato alla creazione di Spidey.

19 - Dopo che la Marvel si rese conto che i supereroi tiravano con la creazione dei Fantastici Quattro, Stan Lee si mise sotto a crearne di nuovi. Il problema è che la casa editrice non poteva lanciare nuove serie a causa di uno strano accordo legato alle distribuzioni, così si decise di prendere le tre testate antologiche Journey Into Mystery, Tales To Astonish e Amazing Fantasy e cominciare ad usarle come testate supplenti dove poterci mettere personaggi nuovi con la speranza di un seguito. Le prime due si aggiudicarono Thor e Ant-Man, mentre la seconda (come si sa), il protagonista di questo post. Per quello che sarebbe diventato l'Uomo Ragno, il metodo di creazione fu questo. A Stan Lee venne in mente di creare qualcosa che riguardasse i ragni e, come era solito fare a quell'epoca, chiese a Kirby di occuparsi del lato grafico, e da lì lui avrebbe sviluppato un background adatto.


Kirby aveva pronto un vecchio personaggio chiamato Spider-Man che aveva discusso nel 1959 con Joe Simon, con il quale aveva ideato Capitan America. Come vedete nella copertina, questo pezzente diventò poi un supereroe chiamato The Fly con tanto di testata omonima, che trovò scarsa fortuna nelle edicole (chissà come mai). Così riprese il personaggio e iniziò a buttare giù la storia delle origini. Purtroppo molte informazioni sono andate perdute nel tempo, quindi bisogna accontentarsi di una ricostruzione personale del sottoscritto presa consultando diverse intervista: specialmente le poche rilasciate da Steve Ditko. Secondo quanto ricorda, la storia parlava di questo ragazzo ben piazzato che viveva con una vecchia zia e uno zio poliziotto in pensione. Il suo vicino di casa, invece, era uno scienziato che conduceva strani esperimenti e da cui avrebbe preso i poteri; inoltre, si sa che utilizzava una pistola spara-ragnatele come arma. La cosa non piacque affatto a Stan Lee, che aveva chiesto un ragazzo mingherlino e timido. Così portò quelle cinque tavole a Ditko, dicendogli di lavorarci sopra: tutto quel che segue, compreso il costume, fu opera sua e di Lee.


A Jack Kirby dobbiamo quindi il nome Spider-Man e... Zia May. Beh, grazie. 

18 - Nonostante ciò, il Re cercò di farsi perdonare in anticipo per aver creato una delle più grandi piaghe ragnesche della storia disegnando la copertina di Amazing Fantasy #15 del 1962, la prima apparizione ufficiale del nostro Spidey:


Eccola qua, ancora bella come il sole anche cinquantacinque anni dopo.

17 - Leggenda vuole, però, che la copertina di Kirby non sia la cosiddetta first draft, cioè la prima prova, ma bensì la seconda. Beh, è vero, la first draft fu infatti di Ditko:


Però venne scartata in favore di quella del Re. Perché? Semplicemente perché la copertina di Ditko non era abbastanza d'impatto e Stan Lee era fissatissimo con le copertine che suscitavano curiosità e appeal già ad un primo sguardo. Personalmente la si può pensare come si vuole, ma obiettivamente, Kirby in questo era un maestro. 

16 - Appurato che Jack Kirby non aveva poi dato 'sto gran contributo alla creazione del Ragno, torniamo a noi: chi è il vero padre dell'Uomo Ragno, Steve Ditko o Stan Lee? Io dico tutti e due, poiché la loro visione discordante del personaggio ha dato vita ad un personaggio Shakespeariano, pieno di dubbi e contraddizioni che ancora oggi lo tengono in piedi. Facciamo la prova del nove? E facciamola.


Notare come, con i suoi testi, Lee trasformi un Peter Parker pieno di disprezzo, in uno preoccupato di non far del male agli altri. Una reazione quanto piuttosto abbastanza contrastante. E infatti, su proprio questa formula il segreto del successo del personaggio. Il Peter Parker degli inizi era un personaggio che Ditko trasformò nel rappresentate ultimo della sua filosofia, l'Oggettivismo: ideale che sfocia in uno spiccato individualismo per cui ogni persona ha come unico scopo nella vita la persecuzione dei propri scopi e, l’unico vero dovere che un uomo ha verso l’umanità, è il proprio lavoro. Per l'Oggettivismo, insomma, conta solo "la missione", la cosa che tu ritieni giusta, anche se sei Aquaman la tua vita è una merda. C'è chi dice che questa cosa sia sparita dal personaggio...


...beh, chi lo dice, ha due cinghiali (sia l'animale, che il pennello) sugli occhi. Dan Slott avrà si una scrittura scolastica, ma la sa lunga, fidatevi. Ma comunque. 

Se si osservano bene i disegni di Ditko, vediamo un Parker quasi mai sorridente, schivo e non empatico. Lee stendeva sui disegni dei testi che smussavano molto questo aspetto del carattere di Peter, proprio come la vignetta di cui sopra. La combinazione delle due scuole artistiche di Lee e Ditko e il loro metodo di collaborazione diverso ma, sorprendentemente, compatibile per una ottima commistione di influenze, riuscì a creare un’alchimia unica. Peter Parker è ancora oggi quel personaggio unico nel suo genere proprio perché è sempre stato solo contro il mondo, funestato da tragedie personali che mai e poi mai però hanno intaccato il suo desiderio di fare il bene (il Peter Parker di Ditko) dove, di fronte a queste tragedie, è sempre stato in grado di sparare battute, di regalarci un sorriso, di preoccuparsi per gli altri. E questo (il Peter Parker di Stan Lee).

15 - Dopo 38 numeri di pura poesia ragnesca, Steve Ditko leva le tende. I perché dietro questa scelta oggi sono molteplici, tutti sostanzialmente frutto di leggende metropolitane che riguardavano le divergenze artistiche con Stan Lee e problemi di salario; soprattutto la seconda delle due era una cazzata, poiché Ditko, all'epoca, guadagnava anche più di altri. In realtà - o meglio, la verità che probabilmente si avvicina di più a quella reale - è che i due non riuscissero più a lavorare insieme per incompatibilità di carattere, come succederà anni dopo a Chris Claremont e John Byrne, roba che adesso, se si vedono, si sputazzano il riso con la penna Bic. Lee aveva la sua bella dose di mestruazioni, in quanto prima donna, ma Ditko non era affatto un tipo semplice da accontentare. Un piccolo aneddoto? Un piccolo aneddoto. Quando Steve Ditko se ne andò, passò prima alla Chaltron Comics e poi alla DC Comics. Circa negli anni '80, appena Jim Shooter diventò Editor In Chief della Marvel, cercò di riportarselo a casa. Ditko accettò ad una condizione, un personaggio nuovo con le seguenti caratteristiche prese da una intervista di Shooter:

"Voleva un personaggio che non fosse stato morso da un qualcosa radioattivo, o da un altro pianeta, o cui fossero state iniettate sostanze chimiche. Qualsiasi cosa avesse fatto di speciale, voleva che fosse il risultato dei suoi propri sforzi, dei suoi pensieri. Se potenziato, potenziato in qualche modo nuovo, innovativo di cui lui stesso era autore. E perché doveva essere sempre un ragazzo? Perché no non uomo più anziano? Steve non voleva nemmeno un altro tipo nerboruto. Niente magione, niente Batmobile, niente costumi. E nemmeno un nome ufficiale da supereroe. Un nome reale, da persona vera- anche se avrebbe permesso che altri che non sapevano il suo nome civile lo chiamassero con qualche appellativo drammatico.”

Shooter se ne uscì con Michael Alexander: un quarantacinquenne che ha speso una vita a superare i limiti umani. Ora può vedere il substrato quantico della realtà – il panorama dell’Id- che sta sotto al mondo reale. Combatte i poteri malvagi di questo mondo, che lo chiamano Glare o Glint. I buoni lo chiamano la Luce. La reazione di Ditko? 


Ovviamente non disse così, ma solo perché Boris all'epoca non c'era. Ma in ogni caso non andava bene comunque: secondo lui era troppo platonico, mentre lui era un aristotelico (cioè non credeva in alcun mondo oltre il nostro). Shooter abbandonò l'idea di reimbarcarlo alla Casa Delle Idee rispondendo con una raccomandata che diceva: "Vuoi anche 'na fetta di culo?".

14 - L'addio di Steve Ditko venne annunciato ufficialmente su Amazing Spider-Man #38 del 1969, dicendo che:


al posto di Steve, sarebbe arrivato John Romita Sr. C'è un problema: a Romita non fregava proprio un cazzo di Amazing Spider-Man

13 - Romita era disegnatore della serie Daredevil dal numero #12 del 1966, serie che adorava particolarmente; serie che, a causa di forza maggiore, dovette abbandonare col numero #17 del 1966. Quel "causa di forza maggiore" era dovuto al fatto che Stan Lee considerava Romita Sr. il sostituto ufficiale delle situazioni dimmerda. Esempio: quando piovve merda sulla testata Captain America perché Kirby la mollò, indovinate un po' chi ci mise l'ombrello? E per la serie "oltre il danno, pure la beffa" a Romita Spider-Man non piaceva nemmeno. Come disse in un’intervista del 2002 a Comics Book Artist:

“La mia prima impressione di Spider-Man fu che era una sorta di Clark Kent con gli occhiali. Dissi a Stan: Questo sarebbe il tuo secondo albo per vendite? Non posso crederci!”

Però Stan era irremovibile: John Romita Sr. sarebbe andato su Amazing Spider-Man... non prima di una prova a sua insaputa. 

12 - Prima di dargli l’incarico, nei numeri #16 e #17 di Daredevil, Stan Lee testò il disegnatore, creando due storie in cui c'era come ospite l'Uomo Ragno. Tutto questo piano da spia sovietica per appurare che Romita sapesse disegnare il costume, dato che il suo design aveva dato problemi pure a Kirby. 


Appurato che ci sapeva fare, Romita lasciò Daredevil a malincuore e s'imbarcò su Amazing Spider-Man, sorretto dal pensiero che ci sarebbe tornato presto, poiché convinto che l’addio di Ditko non sarebbe durato. Rimani di stucco per il barcatrucco, intorno al ventesimo numero cambiò idea, facendosi conquistare dal personaggio e dal design. Lee, intanto, cambiò modo di lavorare, prendendo il controllo degli script oltre che dei dialoghi. Romita, dopo un paio di numeri, capì che Ditko non sarebbe tornato e quindi si appropriò dell’albo. La direzione cambiò totalmente soprattutto nella rappresentazione grafica dei disegni; i personaggi infatti, sopratutto quelli femminili, esplosero in termini di corporatura ed espressività. 

11 - L'arrivo di John Romita Sr. fu una vera ventata d'aria fresca per la serie. Che si, divenne meno cervellotica e da pensatore tristone alla Ditko e più da light novel/soap opera amorosa, ma quelle dinamiche si sposavano benissimo con il ragno; anche perché, stranamente, soap o meno, non tradivano comunque le iniziali caratteristiche del personaggio. Anzi! Semmai, con tutti i casini da soap, li aumentavano. Da Amazing Spider-Man #39 del 1966 fino all'abbandono sia di Lee, che di Romita, ci fu un vero e proprio una nuova operazione di arredamento in Casa Ragno: soprattutto per le donne. 


Grazie ad un restyle di Romita, Gwen Stacy smise di essere il classico personaggio fetente preso a caso da una puntata dei Griffin e divenne la ragazza acqua e sapone che tutti conosciamo e adoriamo. Vestiti alla moda, cerchietto nero e via verso la conquista del cuore di Peter Parker in qualità di unico, vero amore dell'eroe protagonista. Ebbene si, avete letto bene. Quel matrimonio che c'è stato (ma per noi tutti c'è ancora) tra Peter ed MJ? Stan Lee l'aveva si pensato anche lui, ma la donna al suo fianco era, nei suoi pensieri, Gwen, che doveva rimanere l’unico vero amore di Peter. Filosofia accettabile, se contiamo che Lee aveva un debole per le bionde, in quanto sua moglie (Joanie Lee) lo era. 

10 - E Mary Jane? Semplice bambolona sexy/gatta morta. Infatti, quando Lee e Romita decisero di svelare il volto della misteriosa Mary Jane Watson, era soltanto perché mancava il terzo elemento per formare il classico triangolo amoroso che andava forte all'epoca. Tanto nei loro piani Peter e Gwen si sarebbero sposati. 


Magari in un altro universo alternativo. Ma visto che la vignetta recita il celeberrimo giuramento matrimoniale finché morte non ci separi, già che ci siamo, affrontiamo l'argomento: la morte di Gwen Stacy.

9 - 1972, sia Stan Lee che John Romita Sr. abbandonano la testata (il primo, ormai cinquantenne e nel mondo dei fumetti dal 1922, va addirittura in pensione) ed entrano Gerry Conway e Gil Kane. Ora, prima di parlare della decisione in se, mettiamoci mentalmente nei panni di Conway. Erano gli anni '70, c'era l'anarchia creativa più totale, l'America che impazziva, la Guerra del Vietnam, la Guerra Fredda, Conway aveva vent'anni, sul curriculum vantava già di aver lavorato su Thor e Ka-Zar. Cosa succede ad un ragazzo con quelle possibilità in quegli anni pieni di possibilità che finisce sulla seconda testata più venduta della Marvel preceduta solo da Fantastic Four? C'è che hai voglia di spaccare e vuoi farlo con qualche storia davvero scioccante, una cosa che spacca il mondo in due. Anche perché, quando diventi un testata best seller, succede che la serie finisce per schematizzarsi e non distaccarsi da una formula ben definita. C'era infatti il dubbio che Amazing Spider-Man potesse diventare monotona, così - in concordanza con Roy Thomas, Editor In Chief dell'epoca - la Marvel accontetà la sete di sangue di Conway, accontentando la sua voglia di ammazzare qualche personaggio e far cambiare radicalmente rotta alla serie. Conway sceglie come vittima Zia May.

8 - Ebbene si: gli originali intenti di Gerry Conway erano quelli di uccidere la decrepita spaccacazzo che ancora oggi tedia il nostro Ragnateluto Amico. Il punto è che, per quanto possa far felice tutti gli uomini/donne/bambini/vecchi/cani/gatti/cose/persone/animali/città di ieri e di oggi, a livello narrativo non sarebbe stata una gran scelta, soprattutto perché Zia May è un personaggio anziano: prima o poi, sarebbe comunque schioppata e per quanto tragica potesse essere la sua morte, beh, diciamo che c'era da aspettarselo. Quindi, scelta logica da una parte, ma scelta fin troppo prevedibile dall'altra. Quando John Romita lo seppe, suggerì come vittima Gwen Stacy. Al riguardo, nel libro Marvel Comics: The Untold Story di Sean Howe, è presente uno stralcio di una sua intervista in cui disse:

"Era solamente un bel visino. Il suo contributo era nullo. Da mio punto di vista non aveva senso che Peter Parker stesse con una tipa come quella, senza una preoccupazione al mondo. Solo una persona piena di problemi si sarebbe fidanzata con un tipo pieno di problemi come Peter Paker. E Gwen Stacy era la perfezione! In pratica rappresentava la versione a fumetti di una fantasia di Stan, il quale aveva sposato una sventola del genere: infatti Joan lee era una bionda molto attraente e incarnava in pieno il suo ideale femminile. Penso che, con Gwen, Stan volesse realizzare una copia di sua moglie, proprio come lo era Susan Storm. Ed era proprio questo il problema. La cosa incredibile era che avesse creato un personaggio come Mary Jane Watson, la figura femminile più interessante dei comics, senza però servirsene tanto quanto avrebbe potuto. Invece che la ragazza di Peter Parker, l'aveva fatta diventare la ragazza del suo migliore amico. Il che era così sbagliato, così stupido, un vero spreco. Per questo uccidere Gwen fu una scelta logica, se non inevitabile."

Conway, Kane e Thomas annuivano forte alle sue parole. Ormai era deciso: Gwen Stacy s'aveva da morì. 

7 - Deciso il da farsi, il losco quartetto Conway-Kane-Romita-Thomas se ne uscì con Amazing Spider-Man #121 del 1973, la celeberrima storia in cui Norman Osborn supera l'amnesia e ricorda di essere Goblin. Deciso a vendicarsi del Ragno, rapisce Gwen Stacy, buttandola poi giù dal George Washington Bridge.


Con un perverso colpo di genio, viene poi aggiunto uno "snap" ad una delle vignette, implicando che non è stata la caduta ad ucciderla, ma il colpo di frusta della ragnatela dell'Uomo Ragno, spezzandole così il collo e scrivendo la storia del fumetto supereroistico tutto. 


I fan, però, non la presero così bene. 

6 - Se oggi abbiamo le flame e quant'altro, lo dobbiamo a numeri come questi, che hanno messo a dura prova la sanità mentale dei lettori di fumetti. Addirittura, Stan Lee si trovò insultato da dei fan una volta, quando tenne una conferenza all'Università. Quando gli chiesero spiegazioni sulla morte di Gwen, cadde dalle nuvole e rispose: "Se l'hanno fatto, io dovevo essere fuori città". Stan Lee se l’era fatta sotto, o era davvero possibile che non sapesse della morte di Gwen Stacy? Diciamo che stava pensando più ad altre cose. In quel periodo Lee faceva sì da supervisore capo, ma era anche impegnatissimo con i suoi mille intrallazzi ad Hollywood e stava diventando sempre più distante dai fumetti. Non è un mistero che Lee entrò nell'industria del fumetto solo per sperarci di trovare un trampolino di lancio vergine per entrare nel cinema; sperava che creando fumetti, i diritti di quest'ultimo potessero un domani essere venduti agli studios cinematografici per farci i dollari. 


Cosa che è successa e sta succedendo, ma intanto, all'epoca, Stan Lee era ancora il nome dell'azienda e dicendo una cosa del genere, praticamente aveva implicitamente scaricato Conway, che dovette da solo prendersi gli insulti e le lettere minatorie dei fan e contare i dollari che aveva fatto con quel numero. 

5 - La questione si fece poi pesante, poiché Stan Lee veniva insultato da tutti e trattato peggio di Elio alla feste delle medie. Così decise di uscire da questa situazione angosciante e ordinò a Conway di portare Gwen Stacy indietro. Ma come fare? Gwen era un personaggio normale senza nessun potere, come si poteva giustificare il suo ritorno senza "conseguenze" di natura soprannaturale? 


Fu così che Gerry Conway, accompagnato dalle matite del magnifico Ross Andru, se ne uscì con quella che verrà conosciuta come l'Originale Saga del Clone dove compariva un clone di Gwen Stacy creato da Miles Warren: futuro Sciacallo. Ora che Stan Lee era stato accontentato, Conway chiese a Lee cosa avrebbe dovuto infine farsene di questo clone di Gwen. Beh, indovinate un po'? Lee aveva perso interesse nella cosa e disse di fare quello che voleva. E in un tripudio di miccette, il governo esplode e Conway la eliminò dalla serie facendola partire per altri lidi. 

4 - Parlando ancora della Originale Saga del Clone, Conway inserì il clone di Peter giusto per renderla più dinamica, giusto perché uno scontro "Uomo Ragno VS Uomo Ragno" faceva figo. Effettivamente era così. Ma nessuno sapeva cosa il futuro aveva in serbo per lui


Oh, se solo l'avesse saputo in tempo. Ma già che ci siamo, parliamo un poco anche della Saga del Clone: la seconda in ordine cronologico, ma la prima in termini di celebrità. 

3 - In piena Saga del Clone - che, al contrario di quello che dicono gli altri, ha pure avuto momenti belli (quelli firmati da DeMatteis) - bussò alla porta nuovamente l’idea di uccidere Zia May. Stavolta non ci fu nessuno a ritrattare e la scelta venne presa; visto l'evento, si decise di ammazzare la vecchia sul poetico e struggente Amazing Spider-Man #400 del 1995, che festeggiava appunto le quattrocento pubblicazioni della testata ammiraglia. Il numero era scritto da Jean Marc DeMatteis e disegnato da Mark Bagley. 



Eh va beh, DeMatteis una spanna sempre sopra tutti. Ma comunque, andiamo avanti. Ovviamente, anche in questo scenario la storia di Conway e Gwen Stacy si ripetette. Ad una convenzion, dei fan incazzatissimi per la morte di Zia May (essi, sono esistiti, ma speriamo siano oggi in pericolosa via d'estinzione) circondarono Stan Lee chiedendo spiegazioni. Lui rispose: "Io non ne so nulla. Se me lo avessero detto, l’avrei impedito!". Cazzate, ovviamente. Perché Bob Budiansky, allora editore capo del settore Spider-Man (in quegli anni la Marvel era stata essenzialmente divisa in 5 sotto-case editrici), aveva lasciato un memo per Lee avvertendolo della cosa. Stan lesse il memo e diede la sua benedizione, augurando così buona fortuna.

2 - Parlando ancora della Saga del Clone, concordiamo tutti nel dire che la storia poteva essere una potenziale figata se avesse visto non solo meno numeri, ma anche la gestione di gente più capace (coff, coff, DeMatteis, coff, coff). Eppure no, la Marvel è partita per un numero infinito di serie rendendola un qualcosa che loro Rete 4 avrebbe partorito. E infatti questo fu un male, perché la Marvel quasi cadde in preda alla banca rotta. 

1 - Nel 1996, anno in cui la crisi della Marvel si faceva sentire, erano innumerevoli i fattori che hanno portato la Marvel dichiarando il fallimento, come l'infelice mossa del self-publishing. La Saga del Clone però è quella che diede il colpo di grazia proprio per il suo lunghissimo impegno, la trama complessa e l'eccessiva commercializzazione. Un terzo dei dipendenti di Marvel venne licenziato durante questo periodo e la società fu costretta a trovare un'altra attività redditizzia, che in ultima analisi li ha portati nell'attività cinematografica che oggi sono la realtà dei Marvel Studios. 



E con questo è tutto. Nella speranza di averi un pò nerdamente acculturato, noi ci vediamo alla prossima con altre curiosità. Se avete voglia di altre 20 curiosità Ragnesche, vi si lascia il link del Vol.1 proprio qui. A presto!

- Symo

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