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lunedì 3 aprile 2017

Squadrone Sinistro (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con SQUADRONE SINISTRO.


Dati Generali:
Testi: Marc Guggenheim
Disegni: Carlos Pacheco
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Squadron Sinister #1-#4
Prezzo: 2,90 €

Trama:
A Battleworld esiste un regno chiamato Utopolis dominato dallo Squadrone Sinistro. Ma c'è un problema: per personalità così grande e assetate di potere, un regno non è abbastanza. Così, Hyperion, Nighthawk, Warrior Woman, Whizzer e il Dottor Spectrum partono per una serie di spedizioni conquista al fine di annettere i domini vicino a Utopolis, così da espandere la loro grandezza. Le cose si complicano, quando un ufficiale dei Thor Corps viene trovato morto nella base dello Squadrone. Tra di loro, c'è un traditore. 

Il mio Parere:
Per chi ha letto il post sulle Cinque Parodie Marvel della DC, saprà già come lo Squadrone Supremo qui protagonista venne creato dalla premiata ditta Roy Thomas e John Buscema come parodia/presa per il culo/critica della/alla Justice League della DC Comics nel lontano 1969. Quasi cinquant'anni dopo, un'altra premiata ditta - sta volta formata dai veterani Marc Guggenheim e Carlos Pacheco - riprende le versioni originali dei componenti della squadra quando quest'ultima esordiva sulle pagine di Avengers #69 col nome molto sobrio di Squadrone Sinistro. E proprio da qui, dalle caratteristiche basi dei personaggi, il duo Guggenheim/Pachecho parte per costruire la sua storia, scegliendo la strada dell'onestà. Se lo Squadrone Sinistro è praticamente il diretto antenato dei Justice Lords targato Marvel, perché non proseguire questa strada fino in fondo e trattare gente come Hyperion veramente come un Superman stronzone e vedere che ne esce fuori? Il risultato è una soddisfacente miniserie che non ammette ignoranza e lascia lo spettatore arricchito di più letture di questi quattro, corposi e scorrevoli numeri.


Come abbiamo già visto in precedenti recensioni di altre miniserie di Secret Wars 2015, questo crossover è stato affiancato da numerose miniserie non solo per espandere quello che la storyline principale non poteva raccontare per motivi di spazio, ma anche come tributo da settantacinque anni di storie della Marvel; dato che il celebre Universo 616 della Casa Delle Idee è andato distrutto e sostituito alla fine di Guerre Segrete 2015 con Terra Prime, molte delle miniserie utilizzano solamente la scusa di Battleworld per omaggiare un particolare aspetto di un personaggio o di un particolare periodo della Marvel. Squadron Sinister è una di queste e decide di omaggiare quel periodo in cui personaggi molto simili fra di loro venivano creati a distanza di poche settimane, oppure venivano creati altri personaggi per sfottere quelli della concorrenza; o, meglio ancora, omaggiare quelle storie che (anche involontariamente) segneranno definitivamente l'evoluzione del fumetto supereroistico. Ma Guggenheim, da abile sceneggiatore e conoscitore di fumetti qual è, fa molto di più.

Indubbiamente, come detto prima, permane per tutta la durata della mini una onestà di fondo messa in primo piano: lo Squadrone Sinistro è la Justice League malvagia e nessuno fa niente per nasconderlo, tanto meno lo sceneggiatore, il quale ce lo fa capire sin dalla prima pagina del primo numero (che qui vedete riportata) dove ogni nome del personaggio è seguito dal famoso alias di Superman, Batman e soci. Ammettendo fin da subito questo, Guggenheim ha campo libero e si prende la briga di fare due cose:

1) Scrive una lettera d'amore alla DC:
I tributi alla narrativa DC sono tanti e lo scrittore gioca sul rivisitarli grazie al metodo Marvel, inserendo diretti riferimenti alla iconiche storie della Distinta Concorrenza per rendere ancora più esaltanti certe sequenze narrative. Qualche esempio?


Questo dovrebbe bastare.
Alla fine, la Justice League ha dato il La alla creazione dei più famosi supergruppi dei fumetti; sopratutto la Marvel ha saputo dare il meglio di sé grazie a storie dalla forte componente corale, basti pensare ai Fantastici Quattro o agli X-Men, squadre ancor più famose della Justice League (escludendo il successo dei Vendicatori post-film). Quindi era giusto, nel gran finale dell'Universo 616, omaggiare colei che ha sdoganato i supereroi e i supergruppi.

2) Esplora gli aspetti più oscuri delle personalità degli eroi:
Visto che la mini stessa è pervasa dall'onestà, siamo onesti anche noi. I personaggi Marvel sono sempre stati molto più equilibrati dei personaggi DC. I primi sono sempre stati tratteggiati come eroi capaci di fallire perché anche loro stessi non erano certamente puri o perfetti: basti pensare al motto di ogni eroi Marvel, "supereroi con superproblemi". Quelli DC, invece, non hanno mai avuto molte via di mezzo: o tutti buoni, o tutti cattivi. Infatti, ogni volta che un eroe DC prendeva una decisione da cattivo, poi era tutta una rovinosa discesa verso la più nera delle oscurità, questo perché non c'è spesso una via di mezzo. Non a caso si è fatto il paragone dei Justice Lords perché, nel momento in cui Superman uccide Lex Luthor per vendicare l'omicidio di Flash, dopo l'Uomo D'Acciaio e soci ci prendono così gusto da instaurare un regime totalitario su scala mondiale. Ecco, Guggenheim riprende anche quel concetto, esplorando la psiche deviata dei protagonisti in questa storia di cattivi dai tratti complottistici, aggiungendo però qualcos'altro di poco esplorato che rende la divisione tra "buono" e "cattivo" meno marcata. E se il male fosse l'ultima, definitiva frontiera dell'eroismo? Se il miglior modo per fare del bene sia realizzare concretamente il peggiore dei mali? Se lo Squadrone sia Sinistro per impedire a tutta la popolazione di diventarlo? Una tematica piuttosto profonda e degna di infiniti dibattiti che prende a piene mani dal capostipite del Revisionismo Supereroistico. Eh no, non il Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, ma il suo predecessore: Squadron Supreme di Mark Gruenwald e Paul Ryan. Infatti, se avete letto quel capolavoro nell'ombra che è lo Squadrone Supremo di Gruenwald e Ryan, la fine della miniserie vi farà sorridere un sacco; se non l'avete letta, sarà invece una piacevole sorpresa.


Dal punto di vista narrativo, quindi, Marc Guggenheim fa un lavoro impeccabile, dove in soli quattro numeri riesce ad imbastire un grande intrattenimento e sviscerando tematiche non semplici da trattare. La pecca di Squadron Sinister, purtroppo, è il suo disegnatore Carlos Pacheco, il quale dimostra una poca sintonia con lo sceneggiatore, cosa che gli impedisce (forse anche un periodo di stanchezza) di sfoggiare il suo solito stile. Va anche detto, però, che la definizione "solito stile" affiancata al nome di Pacheco è piuttosto inappropriata, dato che il disegnatore si è trovato in tempi non sospetti a sacrificare parte della originalità del suo stile in favore ad una maggiore velocità dell'esecuzione del tratto, così da collezionare più lavoro in poco tempo. Sicuramente questo è un vantaggio per il personale portafoglio di Carlos Pacheco, però il suo stile ne risente parecchio, dato che lo rende piuttosto approssimato e privo di particolari dettagli.

Conclusione:
Ammesso al pieno delle mie facoltà, non metto assolutamente in dubbio che Squadron Sinister sia una di quelle miniserie destinate a diventare un piccolo cult. Del resto, i personaggi protagonisti si sono sempre prestati ad opere di nicchia in grado, però, di portare enorme intrattenimento. Una miniserie da non sottovalutare, piena di omaggi e citazioni, ma anche rimandi a capolavori ancora oggi troppo poco discussi.

- Symo

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