Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin III, I Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con THORS.
Dati Generali:
Testi: Jason Aaron
Disegni: Chris Sprouse
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Thors #1-#4
Prezzo: 2,90 € (cad.)
Trama:
Battleworld è un mondo giovane e caotico che ha bisogno di leggi. Per questo Dio Destino ha preso tutti coloro che brandivano Mjolnir e li ha trasformati in un corpo di polizia. I Thor amministrano e mettono in pratica la legge di Destino e sono la tonante e fulmineo braccio della giustizia. Ma quando per i regni di Battleworld comincia ad aggirarsi uno spietato serial killer interessato ad una particolare persona, i Thor Corps richiamano una squadra omicidi d'eccellenza per l'investigazione.
Il mio Parere:
A volte basta veramente poco per rendere godibile una lettura. Bastano veramente dei trucchetti apparentemente da prestigiatore di merluzzi, che però fanno il loro sporco lavoro. Questo è il caso di Thors, tie-in di Secret Wars che è tutto: fuorché una storia di Thor.
Per rendere veramente funzionale questa investigazione a tema tonante, Jason Aaron usa la psicologia inversa: non scrive la trama come se fosse una storia del Dio Del Tuono, ma come un poliziesco fatto e finito. Addirittura si omologa anche ad uno svolgimento più che lineare, ricco pure dei classici stereotipi della narrativa d'investigazione, che sia il semplice giallo o il più complesso e raffinato noir. Una volta conclusa la sceneggiatura da "generic noir" con tutti gli stilemi tipici dei generi, Aaron fa il suo trucco: sostituisce quelle figure e quelli svolgimenti, che in una normale narrazione di quel genere sarebbero suonati ripetitivi, con elementi e personaggi provenienti dal mythos di Thor, rendendo così accattivante e originale la lettura; elementi aggiunti che rendono Thors una lettura piacevole, da intendersi come attenuanti positive, sono la componente multiversale di Battleworld e il dal cast di protagonisti composto delle versioni alternative del tonante provenienti dagli altri universi davvero carismatici: Ultimate Thor sopra tutti.
Questo trucchetto infatti favorisce anche la sospensione dell'incredulità del lettore. Se questo fosse stato un vero fumetto giallo e/o noir, scritto come l'aveva scritto Aaron, sarebbe stato un fiasco: ma scritto per il contesto di Secret Wars, con protagonista Thor e senza limiti di continuità interna, allora il lettore non solo si lascia catturare dalla narrazione ma è disposto a passare sopra cose che, appunto, in una normale storia di investigazione sarebbe stato qualcosa di poco nuovo. Addirittura Aaron si prende la libertà, nei momenti più riflessivi, di spiegare anche l'organigramma dei Thor Corps (chiamiamoli così per comodità), la gerarchia, i reparti, la vita al di fuori del lavoro, i luoghi più frequentati e, insomma, dare una panoramica generale di questi personaggi che si comportano come veri poliziotti.
Ovviamente, ogni storia non può uscirsene senza un difetto, e questo purtroppo sta nella numerazione della miniserie, che ammonta a quattro. Questo obiettivamente non impoverisce l'escalation del climax e, anzi, la rivelazione del mistero e la congiunzione della miniserie con l'evento principale arriva in maniera potente e tutto si allaccia splendidamente, lasciando anche qualche succoso spiraglio per il futuro di Thor. Però, a mio parere, forse un quinto numero in più non sarebbe guastato, poiché ad un certo punto c'è un improvviso acceleramento della storia, rendendo un particolare segmento narrativo di Thors abbastanza affrettato. Un quinto numero avrebbe sicuramente ovviato la cosa.
Per i disegni invece, va detto che Chris Sprouse è stato scelto da Aaron principalmente perché ha uno stile speculare (ma qualitativamente inferiore) a Russell Dauterman, attuale disegnatore di Thor: e quindi era perfetto per il ruolo. Lo stile ricorda vagamente quello dei Dauterman, però non è nemmeno così particolare da distrarre il lettore dalla risoluzione del mistero, cosa più importante in una storia poliziesca. Fa il suo sporco lavoro, ecco.
Conclusione:
Insomma, più Philp Marlowe con poteri e creature bizzarre, che Dio Del Tuono. E il risultato è decisamente esplosivo.
- Symo
Per rendere veramente funzionale questa investigazione a tema tonante, Jason Aaron usa la psicologia inversa: non scrive la trama come se fosse una storia del Dio Del Tuono, ma come un poliziesco fatto e finito. Addirittura si omologa anche ad uno svolgimento più che lineare, ricco pure dei classici stereotipi della narrativa d'investigazione, che sia il semplice giallo o il più complesso e raffinato noir. Una volta conclusa la sceneggiatura da "generic noir" con tutti gli stilemi tipici dei generi, Aaron fa il suo trucco: sostituisce quelle figure e quelli svolgimenti, che in una normale narrazione di quel genere sarebbero suonati ripetitivi, con elementi e personaggi provenienti dal mythos di Thor, rendendo così accattivante e originale la lettura; elementi aggiunti che rendono Thors una lettura piacevole, da intendersi come attenuanti positive, sono la componente multiversale di Battleworld e il dal cast di protagonisti composto delle versioni alternative del tonante provenienti dagli altri universi davvero carismatici: Ultimate Thor sopra tutti.
Questo trucchetto infatti favorisce anche la sospensione dell'incredulità del lettore. Se questo fosse stato un vero fumetto giallo e/o noir, scritto come l'aveva scritto Aaron, sarebbe stato un fiasco: ma scritto per il contesto di Secret Wars, con protagonista Thor e senza limiti di continuità interna, allora il lettore non solo si lascia catturare dalla narrazione ma è disposto a passare sopra cose che, appunto, in una normale storia di investigazione sarebbe stato qualcosa di poco nuovo. Addirittura Aaron si prende la libertà, nei momenti più riflessivi, di spiegare anche l'organigramma dei Thor Corps (chiamiamoli così per comodità), la gerarchia, i reparti, la vita al di fuori del lavoro, i luoghi più frequentati e, insomma, dare una panoramica generale di questi personaggi che si comportano come veri poliziotti.
Ovviamente, ogni storia non può uscirsene senza un difetto, e questo purtroppo sta nella numerazione della miniserie, che ammonta a quattro. Questo obiettivamente non impoverisce l'escalation del climax e, anzi, la rivelazione del mistero e la congiunzione della miniserie con l'evento principale arriva in maniera potente e tutto si allaccia splendidamente, lasciando anche qualche succoso spiraglio per il futuro di Thor. Però, a mio parere, forse un quinto numero in più non sarebbe guastato, poiché ad un certo punto c'è un improvviso acceleramento della storia, rendendo un particolare segmento narrativo di Thors abbastanza affrettato. Un quinto numero avrebbe sicuramente ovviato la cosa.
Per i disegni invece, va detto che Chris Sprouse è stato scelto da Aaron principalmente perché ha uno stile speculare (ma qualitativamente inferiore) a Russell Dauterman, attuale disegnatore di Thor: e quindi era perfetto per il ruolo. Lo stile ricorda vagamente quello dei Dauterman, però non è nemmeno così particolare da distrarre il lettore dalla risoluzione del mistero, cosa più importante in una storia poliziesca. Fa il suo sporco lavoro, ecco.
Conclusione:
Insomma, più Philp Marlowe con poteri e creature bizzarre, che Dio Del Tuono. E il risultato è decisamente esplosivo.
- Symo
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