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giovedì 1 dicembre 2016

Marvel "What If...?" che poi si sono veramente realizzati - EP. 10

L'energia non si crea e non si distrugge: semplicemente, si trasforma. Questa è una delle tante leggi della fisica riguardo all'energia che, a volte, si adattano bene anche alle storia della narrativa. A volte sembra davvero che non esista una idea originale, ma solo derivazioni di modelli di trama pre-esistenti e poi cambiate dagli scrittori a seconda delle loro esigenze. A volte non è vero, ma tante volte lo è eccome: sopratutto nei fumetti. Per questo, il sottoscritto ha deciso di dare vita ad una rubrica mensile in cui verranno analizzati i vari ed ipotetici "What If...?" della Marvel che poi si sono veramente realizzati. Questo, è il decimo episodio.


Per coloro che non hanno letto il primo episodio, qualche informazione tecnica: come si parla di questi What If...? e, sopratutto, quando possiamo trovarli? Beh, prima si parla del What If...? originale e poi in quali circostanze si è realizzato. Per quando potete trovare di preciso questa nuova rubrica, sappiate che Marvel: What If...? sarà disponibile ogni primo Giovedì del mese ogni mese. Tutto chiaro? Bene, allora, si parte.



Magneto Conquista gli Stati Uniti


Per la nostra consueta analisi dei Marvel What If...? che si sono veramente realizzati, ho scelto una storia immaginaria in due parti, la prima pubblicata su What If... #46 e su What If... #47, entrambe rilasciate nel 1993. Solo che, siccome sarebbe stato troppo pesante parlare di tutte due in questo post, ho deciso di dividere il discorso in due parti. Il mese precedente si è parlato di quanto succede nel numero #46; questa volta, invece, parleremo del numero successivo #47, andando così a completare questa storia unica. Come si è sempre detto finora, la testata dei What If...?, in questi anni arrivata al Vol. 2 e quindi seconda incarnazione, ha sempre cercato e/o è sempre stata vista come un terreno di sperimentazione, a volte di svolte classiche, a volte di proposte narrative completamente rivoluzionarie. A sto giro invece cerca di essere più, diciamo, sul pezzo, come direbbero i giovini d'oggi.

Come il numero precedente, la Marvel decide di dare ascolto ai lettori, usando il loro punto di vista e i loro desideri per costruire le motivazioni dei personaggi, cercando di vedere con questi strumenti dove la storia potrebbe portarli. Il numero scorso si era chiuso con gli X-Men divisi per le azioni di un Cable totalmente sciroccato, gruppo poi ancor più diviso per l'omicidio di quest'ultimo da parte di Wolverine; alla fine, poi, l'Artigliato Canadese viene raggiunto da Magneto che, in assenza del maggior attivista mutante dopo di lui (Charles Xavier) fa a Logan una proposta. Cosa mai gli chiederà? Beh, è Magneto, cosa volete che gli chieda? In questo scenario in cui Nathan Summers ha ucciso Xavier, Ciclope e Jean Grey, Kurt Busiek continua ad immaginare questo mondo molto triste e cupo con un Magneto caricato a molla. Quindi se la fanno sta domanda, quella che tutti si aspettano: E se Magneto ci prova? E se Magneto finalmente fa il suo attacco invasivo all'umanità? E metti che ci riesce? Cosa sarebbe successo se Magneto avesse conquistato gli Stati Uniti?


Approfittando della morte di Xavier per mano di Cable e della divisione degli X-Men in due fazioni guidate da Wolverine e Tempesta, Magneto si palesa sulla scena tipo testimone di Geova chiedendo agli Uomini X di entrambe le squadre (più spin-off limitrofi come X-Factor, X-Force ecc.) se vogliono far parte di un unica bandiera. Che bandiera? Beh, quella dove si pensa che non esistano parità di diritti tra umani e mutanti e dove questa convinzione sia una cagata pazzesca; quella dove, per questo film in bianco e nero che è la paura per il diverso, ci vogliono 92 minuti fatti di ribellione, invece che applausi. Tutti si rendono conto che, essendo il sogno di Xavier morto con il pelatone stesso, c'è bisogno di un nuovo sogno: quello del rispetto. Così, tutti i mutanti sotto la guida di Magneto marciano a Washington, riuscendo a conquistare la capitale e dichiarando la Casa Bianca il centro di comando di Lehnsherr e soci, nonostante la resistenza armata dei supereroi degli Stati Uniti. Messo alle strette, il Presidente e il Congresso acconsentono a cedere gli USA a Erik Lehnsherr. Magneto usa Ironia: è superefficace contro USA Nemico! Citazioni di Pokémon a parte, gli Americani non ci stanno a farsi conquistare, così evacuano il paese e decidono di mandare in difesa del paese delle Sentinelle kamikaze, ma il Signore del Magnetismo le disintegra una dopo l'altra. A quel punto, però, tutto diventa un enorme e caotico massacro.


Le Sentinelle ricevono diversi ordini. Il primo è quello di eliminare Magneto e il suo esercito, quindi la maggior parte delle Sentinelle va alla Casa Bianca cercando di ucciderlo, senza successo. Il secondo è quello di catturare chi ha poteri di ogni genere, per poi rinchiuderlo in campi di concentramento. Il terzo, in caso di resistenza armata, uccidere chi si oppone alle sentinelle; proprio per quest'ordine, vengono presi di mira anche tutti i supereroi, i quali molti di loro cadono vittima dei robottoni mentre cercavano di salvare la situazione alla pazzia delle Sentinelle. Siccome Tempesta è ancora l'unica legata al sogno di Xavier, insieme a Psylocke s'intrufola nella Casa Bianca, cercando fermare Magneto. Ma, improvvisamente, Psylocke avverte l'arrivo di una Sentinella armata con una testata nucleare; Betsy non riesce ad avvertire Erik in tempo, causando l'esplosione del robot e l'uccisione di Magneto, Tempesta e tutti quelli che si trovano nel raggio d'azione di un ordigno nucleare. Un vero e proprio genocidio, insomma. Qualche tempo dopo, il Presidente e il Congresso riprendono il controllo dello stato, investendo un sacco sui campi. Wolverine però, uno dei pochi sopravvissuti, riesce ad introdursi in uno dei cambi liberando l'Uomo Ghiaccio, Sunder, Amphibious, Siryn e La Bandera, formando così nuovamente gli X-Men.

Presentata questa storia scritta da un Kurt Busiek che, di li a poco, avrebbe sfornato quel Capolavoro di Marvels e sottolineando il fatto che Psylocke ha avuto quello che si meritava per come si è comportata la scorsa volta, anche nell'Universo Marvel principale Magneto ha tentato una azione così drastica. Ovviamente, con conseguenze ben diverse. L'ascesa al potere del celebre villain degli X-Men viene raccontata nella miniserie di tre numeri intitolata Magneto Rex, titolo che lascia spazio a ben poche interpretazione su cosa sarà accaduto mai (questa m'è uscita alla Yoda).


Stanco del comportamento degli umani verso i mutanti, Magneto un bel giorno si alza incazzato, così incazzato, che manda a quel paese chiunque voglia offrirgli del caffè. E se rifiuti un caffè, pure da uno che te lo vuole offrire gratis, vuol dire che è una giornata nerissima. Un Erik Lehnsherr in assenza di caffeina, si presenta tetro e minaccioso alle porte dell'ONU, chiedendo gentilmente che gli venga ceduta una nazione dove Magneto possa diventarne sovrano indiscusso. Il termine "gentilmente", per un mutante di nazionalità ebrea che ha passato ogni secondo della sua vita a subire sevizie fisico-morali da chiunque, significa "armare ogni testata nucleare del mondo e puntarla contro la prima nazione confinante". Le Nazioni Unite, trovandosi leggermente con le pezze al culo, citano Garibaldi dicendo "obbedisco". L'organizzazione cede a Erik la nazione di Genosha, vecchia nazione fittizia creata da Chris Claremont su Uncanny X-Men #235 del 1988 e dalla storia editoriale piuttosto lunga e complessa, fatta sopratutto di ribellioni e guerre civili. Ovviamente, siccome all'essere umano in generale (tralasciamo divisioni come mutante, umano ecc.) non va mai bene un cazzo di niente, la reggenza del Signore del Magnetismo fa storcere il naso a chiunque. Ovviamente non solo all'ONU, che ha fatto una di quelle figure dimmerda che mollami, ma anche agli stessi abitanti di Genosha: prima fra tutti, tale Zealot, diretto oppositore di Magneto.


Solo che Zelota il Beota era talmente un personaggio pezzente, che in men che non si dica Magneto lo impacchetta e lo spedisce Odino sa dove. Da quel giorno, Magneto diventerà l'indiscusso sovrano di Genosha. Beh, indiscusso fino all'arrivo di Cassandra Nova, chiaro (questa era cattiva, lo ammetto). Come vedete, anche se le cose sono poi andate diversamente dal What If...? in questione, in ogni caso Magneto una nazione riesce comunque a portarsela a casa. In più, nel numero, succede qualcos'altro. E' indubbio che quello che sto per dire è solo una mera coincidenza, però è davvero interessante vedere quanto Busiek sia riuscito ad essere un altra volta involontariamente lungimirante.

Nello scorso episodio, analizzammo come la divisione tra Tempesta e Wolverine richiamasse quella che, anni dopo, avverrà tra Wolverine e Ciclope nel crossover X-Men: Schism. Ebbene, qui abbiamo un altro piccolo richiamo al crossover del 2011: in particolare, nella maniera in cui il What If...? si conclude e segna la rinascita degli X-Men.


Dopo lo scisma tra Scroto Summers e Logan, tutti i membri degli X-Men sceglieranno chi seguire. Mentre Ciclope cercare di somigliare molto più a Magneto, ponendosi come un rivoluzionario invasivo, Wolverine cercherà invece di seguire molto di più le orme di Charles Xavier, ritornando nella leggendaria base di Westchester e rifondando la scuola: a sto giro, chiamata però rinominata in onore di Jean Grey. Nella nuova formazione del What If...?, i membri senior degli X-Men erano Wolverine e l'Uomo Ghiaccio, dove l'Artigliato Canadese si poneva più come leader indiscusso della formazione.


Dopo X-Men: Schism, Wolverine non solo è il leader della fazione degli X-Men che l'hanno seguito, ma è pure il preside della scuola. Il suo vice?


Bobby Drake.

Ora, detto questo: perché nel post Magneto lo chiamo Erik Lehnsherr e non Max Eisenhardt, che sarebbe il suo vero nome dopo la rivelazione fatta in Magneto: Testament? Perché, per quanti saranno i suoi cambiamenti, per chi è cresciuto a pane e serie animata degli X-Men degli anni '90, Magneto sarà sempre Erik Lehnsherr.

- Symo

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