Domanda: Ma Davide Van De Sfroos non era un cantante? Si, esattamente: il Davide è più conosciuto per essere un musicista con uno stile inconfondibile, cioè un folk cantato in dialetto laghè. Dunque cosa lo ha spinto ad avvicinarsi al mondo della letteratura? L'ennesima autobiografia ipocrita e falsissima che tutti gli esponenti del mondo della musica scrivo quando sono arrivati ad un punto morto della loro carriera? Nope.
Trama:
La vita di un paese sulle rive di un lago, raccontata attraverso le storie dei suoi abitanti e le loro improbabili avventure che si trasformano in epopee intorno al tavolo dell'unico bar, tra sigarette e ricordi, parole e liquori, fantasmi e visioni di terre promesse. C'è chi ha cercato fortuna in America, chi ha combattuto guerre nascosto in una cantina, chi si è improvvisato rapinatore guardando una pistola "made in China", chi è finito in manicomio circondato da angeli coi camici bianchi, chi ha aspettato inutilmente l'arrivo di un meccanico che gli riparasse gli ingranaggi di un sogno inceppato...
Il mio Parere:
Le Parole Sognate Dai Pesci è il suo terzo tentativo di fare qualcosa che non sia prendere in mano una chitarra e cantare con il suo rauco vocione folk le pittoresche storie di vita vissuta (o immaginata come piace a lui) di un mondo così vicino ma contemporaneamente così lontano: il lago di Como e i paesini bagnati dalle sue acque. Quello che ci troviamo davanti è una raccolta di undici brevi racconti totalmente nello stile del cantautore Laghèè, racconti tragicomici, poetici, evocativi, semplici e geniali. Nessuno degli undici racconti è collegato con l'altro, ma contemporaneamente, sono tutti legati da un filo conduttore che unisce tutti loro: la vita dei paesi del lago e il legame che ognuno dei suoi protagonisti ha con esso.
Per quanto riguarda stile e presentazione, è un libricino molto corto, scritto in maniera molto semplice e diretta ma non per questo superficiale o approssimativa. Anche se il nome del fu-Davide Bernasconi, accostato al mondo dei libri e non dei cd, da l'impressione di un pesce fuor d'acqua, il Davide dimostra di saper sguazzare benissimo tra l'inchiostro e la narrativa quasi quanto riesce a viaggiarsela tra spartiti e accordi. Un effetto sorpresa mica da ridere e che vi lascerà piacevolmente meravigliati dalla versatilità di Van De Sfroos, che riesce a mantenere inalterato intrattenimento, impatto ed approccio senza tradire lo stile che lo ha contraddistinto sin dal suo debutto. Ma sopratutto, è stato letto dal sottoscritto per più di tre bolte perchè è un libro che mostra dei reportage un pò romanzati di un modo al quale sono parecchiamente affezionato: il lago. E' difficile spiegare quali e quante emozioni mi trasmette, perchè al lettore arrivano in maniera talmente personale che tutto quello che puoi fare è solo muovere la bocca senza emettere suono alcuno, proprio come i pesci. Le parole, alla fine, le sogni davvero: e i sogni, sono solo tuoi. Va detto che se abitate nella provincia di Como/Milano/Monza, non è difficile arrivare nei paesi in cui bazzica Van De Sfroos. Quello che però è davvero arduo e farsi accettare da chi ci abita, evitare gli sguardi curiosi e diffidenti degli abitanti che fiutano lontano un chilometro la puzza di "straniero", entrare in quella mentalità che ha fatto di quelli che sono poco più che villaggi un universo a parte che ha chiesto in sub-affitto una fetta di Brianza sperata da quest'ultima da un invisibile incastellamento di differente mentalità lontana anni luce.
Io, nella mia personalissima visione, lo considerò come una sorta di "depliant" di un mondo che mi appartiene e che consiglio a tutti quelli che vogliono conoscere qualcosa dell'universo dei Laghèè, un universo dove "I pesci non hanno orecchie perché tanto non parlano. I pesci non sentono freddo e non hanno il mal di schiena. I pesci non stanno in ginocchio neanche quando li schiacci nella latta. I pesci non chiudono mai gli occhi neanche quando sono nella padella.", se vogliamo parafrasare Il Davide. Nonostante sia un libro per tutti, un libro dove ognuno può vederci dentro quello che vuole e lasciarsi emozionare come meglio crede, è un libro scritto da un Laghèè, per i Laghèè, dove spiegarsi è difficile e per capirsi basta solo un cenno, uno sguardo...o qualche altro gesto poco signorile, come il rumore gracchiante di un raspiro e qualche imprecazione in dialetto. Immagino che queste righe non vi soddisfaranno, immagino che le mie parole non saranno abbastanza per spingervi a comprare e leggere il libro. Ma che volete che vi dica? Sono anche io un pesce di lago e, anche io come il titolo del libro, le parole me le sono solo sognate e le ho perdute appena mi sono svegliato, dovete accontentarvi di queste.
Conclusioni:
Davide Van De Sfroos (al secolo, Davide Bernasconi) presenta un lavoro completamente nel suo stile nonostante l'inedito ambiente letterario in cui si cimenta con successo, forse è stata proprio l'assenza e il totale allontanamento dalla componente musicale che ha contribuito a creare queste undici storie raccontate con semplicità e naturalezza che presentano via via tratti poetici, evocatori e geniali; racconti che il lettore non saprà mai se siano davvero accadute o meno ma che comunque gli sembreranno talmente vere e coinvolgenti da inserirsi nella sua memoria come se fossero proprie, tant'è che è impossibile non trovare un racconto preferito in questo libricino, è impossibile non prendere a cuore almeno una o due dei tanti scorci di questo universo in sub-affitto della Brianza tutte unite dallo stesso, sottile, filo.
- Symo
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