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martedì 30 agosto 2016

Django Unchained - la recensione (Pick A Card-Cer #79)

Continuiamo con la nostra sfilza di film che sto guardando in questi giorni? Ovvio che si! Ehi...un momento! Ma è tutta qui la tua introduzione? Deh, inventatevela voi una nuova introduzione ogni giorno! Vai con la recensione di DJANGO UNCHAINED.


Trama:
Stati Uniti del Sud: vigilia della guerra civile. Il cacciatore di taglie di origine tedesca dottor King Schultz, su un carretto da dentista, è alla ricerca dei fratelli Brittle, per consegnarli alle autorità piuttosto morti che vivi e incassare la ricompensa. Per scovarli, libera dalle catene lo schiavo Django, promettendogli la libertà a missione completata. Tra i due uomini nasce così un sodalizio umano e professionale che li conduce attraverso l'America delle piantagioni e degli orrori razzisti alla ricerca dei criminali in fuga e della moglie di Django, Broomhilda, venduta come schiava a qualche possidente negriero.

Il mio Parere:
L'obbiettivo di Quentin Tarantino è, principalmente, un enorme omaggio oltremodo smisurato ad un genere che l'ha cresciuto e formato come regista, sceneggiatore e artista: il western. Anche se qui, nonostante l'enorme listone di omaggi/citazioni/rimandi, bisogna mettere le mani avanti e avvertire subito che nonostante ci siano elementi quali costumi e ambientazioni che portano lo spettatore a pensare che Django Unchained sia un film western, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) la pellicola di cui stiamo parlando è tutto fuorchè un western. E' addirittura impossibile cercare di classificarlo in qualsiasi altro genere conosciuto e questo ci porta ad etichettarlo nell'unico genere rimasto, il "Genere Tarantino", un genere che comprende tante altre tipologie di film, un genere che comprende tanti altri elementi tratti da tanti altri film mescolati con una tecnica assolutamente particolare e personale che trae la sua maggior forza nella reinterpretazione. Di questo, Quentin Tarantino ne ha fatto un'arma che usa per sfornare ogni suo lungometraggio, nemmeno questo fa eccezione...anche se con qualche piccola modifica. Se davvero dobbiamo fare i pignoli, allora si deve dire che Django Unchained è un western solo quando fa comodo al regista, come per esempio nelle sparatorie (accompagnate da una musica rap che poco centra col film e condite con tanta insensata e dilagante violenza sanguinaria al limite dello splatter) viene totalmente a mancare il genere ed è in scene come quelle che il film sfocia nella "Americanata" (seppur comunque apprezzabile e non gratuita); mentre in altre scene di alta tensione o di svolta per la trama che vengono accompagnate da una colonna sonora che ricorda molto il maestro Ennio Morricone, dove la telecamera si concentra di più sullo scambio di sguardi tra i personaggi aumentando così il climax della scena, li ritroviamo il genere: ma scene simili sono poche nel lungometraggio se escludiamo alcune inquadrature tipiche del western che Quentin riutilizza.  

La fotografia è assolutamente spettacolare, viene catturato il meglio dei paesaggi mostrati e il Tarantino trova anche il modo di farli gustare più attentamente allo spettatore mostrando le migliori inquadrature dei paesaggi quando i protagonisti passano da un luogo all'altro, sono luoghi assolutamente paradisiaci e mozzafiato al quale personalmente non posso sottrarmi alla bellezza mostrata in tutto il loro splendore nel film dove ho trovato un Texas decisamente in forma. La colonna sonora, come in parte s'era accennato prima, credo sia da apprezzare, molte canzoni non le ho trovate adatte (dato l'impatto piuttosto moderno) mentre molte altre richiamavano le atmosfere da spaghetti-western che il regista/sceneggiatore cercava di richiamare...anche se poi, c'è da dire che tutte le lacune/mancanze/oltraggi compiuti (almeno, nel fattore colonna sonora) vengono perdonate con l'ultimo brano proposto prima della fine del film. Assolutamente niente da dire nemmeno sul cast di attori che ha dato il meglio di sè in questa nuova prova: Jamie Foxx/Django, nonostante non sia un'attore che apprezzo particolarmente, s'è visto particolarmente a suo agio nel ruolo dando una recitazione convincente; Dr. King Shultz/Christoph Waltz si riconferma un signor attorone dalle mille risorse e uno dei migliori del cast; Calvin Candie/Leonardo Di Caprio viene riscoperto in questo nuovo e apprezzabilissimo ruolo del cattivo al quale si legge negli occhi che l'attore ci si stava affezionando...e noi non vediamo l'ora di rivederlo nei panni del "bad boy"; impeccabilissimo pure Stephen/Samuel L. Jackson in un ruolo del tutto inaspettato sul quale non voglio dilungarmi troppo (poichè farlo, nuocerebbe ad una inaspettata sorpresa); se l'è cavata pure Kerry Washington nei panni di Broomhild Von Shaft (anche qui, ruolo su cuo non voglio dirvi troppo).

Conclusioni:
Quentin Tarantino e il suo cast non aggiungono niente di innovativo al leggendario e storico genere del western...ma non  lo impoveriscono nemmeno e questo fa si che la pellicola si collochi in mezzo, fa si che l'ago della bilancia si fermi sul giudizio di "gran bel film", uno di quelli da vedere e rivedere (se possibile in compagnia) ma che non lascia spazio ad esaltazioni bibliche....anche se una certa voglia di approfondire il genere la lascia comunque. Un premio che do al regista è il fatto di averlo fatto con la passione di un bambino, dal primo fino all'ultimo fotogramma si notava che la pellicola è stata girata con tanta di quella voglia di rendere omaggio e tributo a un qualcosa che ha cambiato la sua vita che non si può che fargli i complimenti per l'impegno (ripagato) che ci ha messo. 

- Symo

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