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mercoledì 6 luglio 2016

Trainspotting: Il Libro (la recensione)

Ed è il motivo principale per cui uno scrittore di libri da il permesso di trarre una pellicola cinematografica dal suo scritto: raggiungere più persone possibili, e sperare, che la pellicola mette così tanta curiosità da spingere lo spettatore a diventare lettore, comprarsi il libro e tuffarsi nell'opera originale. Oddio, anche per soddisfazione personale eh: stanno comunque facendo un film su un libro che hai scritto tu, qualcuno s'è affezionato così tanto alle vicende cartacee da tradurre quell'opera in un linguaggio papabile sopratutto per chi non ha voglia di leggere. Ci siamo già occupati di trasposizioni fatte in una certa maniera, e altre invece fatte a una qualche maniera, qui invece ci occupiamo di una cosa totalmente diversa: c'è mai stato un libro che avete letto, solo perché il film vi era piaciuto tanto? Per quanto mi riguarda si, e fu un Signor Film, tratto da un Signor Libro:


Trama:
Un pugno di ragazzi a Edimburgo e dintorni: il sesso, lo sballo, la rabbia, il vuoto delle giornate. Sono i dannati di un modernissimo inferno "chimico", con la loro vita sfilacciata e senza scampo. Alla ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza - che non sia il vicolo cieco fatto di casa, famiglia e impiego ordinario - trovano nella droga e nella violenza l'unica risposta possibile. Sboccato, indiavolato, travolgente: l'esordio di un talento letterario, il romanzo shock che ha fatto epoca e dato voce a una nuova generazione.

Il mio Parere:
Ora, prima di tutto, chiariamo un cosa per far star tranquilli puristi e i maniaci della fedeltà: quanto dista il film dal libro di Trainspotting? Poco, veramente molto poco. Le differenze sono decisamente irrisorie poiché i cambi apportati nella sceneggiatura di trasposizione sono stati effettuati su dettagli che potremmo definire "superflui". Facciamo un esempio: nel libro, viene dichiarato che Renton ha un fratello arruolatosi nell'Esercito Inglese e mandato a combattere nell'Irlanda del Nord negli anni in cui i disordini s'erano trasformati in vere e proprie azioni di guerriglia; nel film, questa cosa, viene del tutto omessa, probabilmente perché regista e sceneggiatori si son chiesti: come cambierebbe il personaggio di Mark Renton se il pubblico sapesse del fratello? Non cambierebbe affatto, ma sopratutto, la sua presentazione toglierebbe minutaggi importanti per approfondire altre scene di maggior rilevanza per la trama e il suo inserimento avrebbe previsto l'assunzione di un attore per interpretarne il ruolo, e quindi soldi spesi inutilmente per...cosa, alla fine? Per una semplice curiosità. Detto ciò, la crew non ha ragionato così per tutte le scene del film, ovviamente, ha solo esaminato con cura la storia di Trainspotting e eliminato con precisione chirurgica dove poteva essere fatto, presentando allo spettatore il romanzo di Irvine Welsh senza eventuali coloranti e conservanti. Tutto qui.

Detto ciò, cosa mi ha spinto a comprare il libro di Trainspotting? O meglio, quale aspetto del film? Beh, ogni aspetto del film. La difficoltà più grande dell'adattamento cinematografico stava nel come risolvere il problema della narrazione, che nel libro, non aveva una linearità precisa; nel romanzo originale, più che esserci una trama vera e propria, c'erano un'insieme di testimonianze tutte raccontante da un personaggio diverso (e quindi, da uno stile di scrittura diverso, per far capire chi dei protagonisti stava parlando), trasformando Trainspotting in una raccolta di storie brevi ambientate nello stesso universo narrativo, ma completamente indipendenti l'una dall'altra. Proprio su questa problematica, entra in gioco la bravura del regista Danny Boyle, che non si preoccupa tanto nel come ma quanto del cosa. Cosa vuole raccontate Welsh con il suo libro? Sostanzialmente, il degrado, raccontato attraverso questa cronaca realistica e nichilista di un manipolo di Scozzesi in preda al vuoto interiore che li consuma, specchio di una generazione vigliacca, impotente, autodistruttiva, sleale, volgare, vuota e senza ambizioni (lo dice Renton all'inizio: "Io ho scelto di non scegliere"). Molti detestano questo libro proprio per le caratteristiche con cui si presenta, ma è proprio per questo che si lascia amare; alcuni personaggi sono costruiti proprio per non piacere al pubblico, perchè il loro compito non è quello di prendere le simpatie del lettore, ma di ragionare e semplicemente raccontare qualcosa che sta accedendo in quel momento da qualche parte nel mondo. Possiamo dire che Trainspotting sta ai libri come John Constantine sta ai fumetti. Una volta capito il cosa, per Boyle è stato facile capire il come, riuscendo a presentare il libro in una maniera cinematografica buona per tutti; si sa, quando uno legge un libro, s'immagina personaggi e svolgimenti in una maniera molto personale. Il regista, invece, è riuscito a trovare un linguaggio comune per tutti, ma solo dopo aver capito il cosa voler dire.

Conclusioni:
Ancora qui siete? Andate a comprarlo, raus!

- Symo

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