Dati Generali:
Testi: Ben Raab, John Arcudi, James Felder & Keith Giffen
Disegni: Bryan Hitch, Rob Haynes, Scott Koblish, Casey Jones, Randy Green, Rob Haynes, Aaron Lopresti, Salvador Larocca, Rob Stotz & Pete Wood,
Anno di Pubblicazione: 1998
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Excalibur (Vol. 1) #104-114
Prezzo: ND
Trama:
I membri di Excalibur stanno affrontando una crisi esistenziale che si riflette su tutto il gruppo, risentendone sopratutto sulla sua efficienza e coesione. Douglock cerca di trovare la sua identità, mentre Colosso mette in discussione il suo posto nella squadra e Nightcrawler il sogno di Xavier stesso, dopo aver scoperto l'esistenza e la funzione dei Protocolli Xavier. In più, i rapporti tra le coppie Pete Wisdom/Kitty Pryde e Capitan Bretagna/Meggan si fanno sempre più tesi. Che sia la fine di Excalibur?
Il mio Parere:
Cominciamo nel dire che non sono sicuro che questa raccolta esista. Voglio dire, che nonostante so che esistono raccolte dedicate al gruppo semi-mutante britannico Excalibur, ma su quella di Ben Raab non saprei proprio. L'unica prova dell'esistenza di questa raccolta l'ho trovata su Goodreads, dove sulla piattaforma d'archiviazione di libri e fumetti, mi compariva il file a lui dedicato, ma ho come il sospetto che sia stato creato ad hoc da un utente per tenere ulteriormente in ordine le sue letture. Quello che è sicuro, è che in Italia queste storie sono arrivate e sono state pubblicate su X-Men Deluxe #33-42 e il pubblico Italiano ha avuto modo di leggere le storie di questo fighissimo, e spesso bistrattato gruppo, anche nella nazione tricolore. Ma anche se non le avrebbero lette, non è che si sarebbero persi poi tutto sto gran spettacolo.
Senza troppe riserve, diciamo che la run di Rabb (più gli sparuti tappabuchi Arcudi-Giffen-Felder) su Excalibur è una striscia di tante buone idee realizzate male, nonostante la palese voglia di fare, di impegnarsi e di distinguersi dal tipico prodotto mutante. Cosa non va bene, dunque? In primis i disegni, che anche se nel volume sono contenute le tavole di autentici fuori classe come Bryan Hitch e Salvador Larocca agli inizi della loro carriera (i quali sfoggiano comunque un lavoro più che onesto e salvabile, va detto) lo stesso discorso non si può fare per gli altri disegnatori, dove cercano di scimmiottare ed omologarsi troppo allo stile sgangherato, ipertrofico e parzialmente influenzato dai manga di quegli anni. In più, tra un singolo numero e l'altro contenuto in questo Visionaries, c'è troppa poca costanza tra uno stile e l'altro, e come ben sapete, al sottoscritto da troppo fastidio vedere una poca costanza nello stile artistico utilizzato, sopratutto se impreciso e grossolano come quello che girava negli anni '90.
Oltre a questo, l'ammontare dei difetti va aumentando se si guardano i contenuti narrativi, dove Ben Raab dimostra, un pò di non essere tanto a suo agio con le storie di supereroi, e un pò di saperle gestire male per sua incapacità e incompatibilità col genere. Infatti, quando ci sarà da costruire sequenze narrative in cui il gruppo deve affrontare i propri avversari nonché antagonisti, si finirà spesso e volentieri col presentare una trama piuttosto scontata, prevedibile e troppo, troppo simile a quanto già narrato nelle precedenti decadi del fumetto supereroistico Statunitense. Potevano essere originali negli anni '70, ma non vent'anni dopo. Nonostante questo, qualcosa lo scrittore la fa giusta.
Anche chi non vive a pane e fumetti, se dovesse leggere questo volume, realizzerebbe che Raab era più interessato alla caratterizzazione dei personaggi e ai rapporti interpersonali tra i singoli membri, più che ai loro super-impegni in costume, che si presentavano come scomodi ostacoli ai suoi principali obiettivi. Anzi, peggio, come necessarie esigenze del genere che cercava di soddisfare controvoglia, come un opprimente compitino mensile. Al contrario di tutto il resto, i momenti d'intimità in cui il gruppo, o assieme, o singolarmente o a coppie si confronta, sono momenti di caratterizzazione ben costruiti e ben sviluppati, in cui addirittura la qualità dei dialoghi migliora. Di fatti, Ben Raab farà di tutto per costruire delle trame che gli permetteranno di sfoltire il gruppo, circoscrivendo Excalibur ai soli Colosso, Nightcrawler, Meggan, Kitty Pyrde, Douglock e Pete Wisdom, personaggi che userà per costruire un nucleo di persone con tanti sentimenti repressi verso i colleghi, dubbi esistenziali su sé stessi e un godzillione di insicurezze personali descritte con molta genuinità.
Conclusioni:
Nonostante qualcosa Ben Raab l'azzecchi, ciò non toglie che rimaniamo in un ambito supereroistico, non in un romanzo di formazione, e benché certi momenti siano godibili e sopratutto rafforzino questi personaggi dimostrando come possono distinguersi anche al di fuori delle x-testate, ci sono certe esigenze tipiche del genere dei supereroi che non vengono soddisfatte e impoveriscono un volume che poteva dire davvero qualcosa di diverso. Una fottutissima occasione sprecata, peccato. Proprio per questo, si consiglia questo volume solo a due generi di lettori: i die hard fans di Excalibur e di Capitan Bretagna, dato che questi eventi faranno brodo e serviranno per costruire il matrimonio tra Brian Braddock e Meggan avvenuto nel volume successivo Excalibur: Tying The Knot. Per tutti gli altri, statevene alla larga.
- Symo
Senza troppe riserve, diciamo che la run di Rabb (più gli sparuti tappabuchi Arcudi-Giffen-Felder) su Excalibur è una striscia di tante buone idee realizzate male, nonostante la palese voglia di fare, di impegnarsi e di distinguersi dal tipico prodotto mutante. Cosa non va bene, dunque? In primis i disegni, che anche se nel volume sono contenute le tavole di autentici fuori classe come Bryan Hitch e Salvador Larocca agli inizi della loro carriera (i quali sfoggiano comunque un lavoro più che onesto e salvabile, va detto) lo stesso discorso non si può fare per gli altri disegnatori, dove cercano di scimmiottare ed omologarsi troppo allo stile sgangherato, ipertrofico e parzialmente influenzato dai manga di quegli anni. In più, tra un singolo numero e l'altro contenuto in questo Visionaries, c'è troppa poca costanza tra uno stile e l'altro, e come ben sapete, al sottoscritto da troppo fastidio vedere una poca costanza nello stile artistico utilizzato, sopratutto se impreciso e grossolano come quello che girava negli anni '90.
Oltre a questo, l'ammontare dei difetti va aumentando se si guardano i contenuti narrativi, dove Ben Raab dimostra, un pò di non essere tanto a suo agio con le storie di supereroi, e un pò di saperle gestire male per sua incapacità e incompatibilità col genere. Infatti, quando ci sarà da costruire sequenze narrative in cui il gruppo deve affrontare i propri avversari nonché antagonisti, si finirà spesso e volentieri col presentare una trama piuttosto scontata, prevedibile e troppo, troppo simile a quanto già narrato nelle precedenti decadi del fumetto supereroistico Statunitense. Potevano essere originali negli anni '70, ma non vent'anni dopo. Nonostante questo, qualcosa lo scrittore la fa giusta.
Anche chi non vive a pane e fumetti, se dovesse leggere questo volume, realizzerebbe che Raab era più interessato alla caratterizzazione dei personaggi e ai rapporti interpersonali tra i singoli membri, più che ai loro super-impegni in costume, che si presentavano come scomodi ostacoli ai suoi principali obiettivi. Anzi, peggio, come necessarie esigenze del genere che cercava di soddisfare controvoglia, come un opprimente compitino mensile. Al contrario di tutto il resto, i momenti d'intimità in cui il gruppo, o assieme, o singolarmente o a coppie si confronta, sono momenti di caratterizzazione ben costruiti e ben sviluppati, in cui addirittura la qualità dei dialoghi migliora. Di fatti, Ben Raab farà di tutto per costruire delle trame che gli permetteranno di sfoltire il gruppo, circoscrivendo Excalibur ai soli Colosso, Nightcrawler, Meggan, Kitty Pyrde, Douglock e Pete Wisdom, personaggi che userà per costruire un nucleo di persone con tanti sentimenti repressi verso i colleghi, dubbi esistenziali su sé stessi e un godzillione di insicurezze personali descritte con molta genuinità.
Conclusioni:
Nonostante qualcosa Ben Raab l'azzecchi, ciò non toglie che rimaniamo in un ambito supereroistico, non in un romanzo di formazione, e benché certi momenti siano godibili e sopratutto rafforzino questi personaggi dimostrando come possono distinguersi anche al di fuori delle x-testate, ci sono certe esigenze tipiche del genere dei supereroi che non vengono soddisfatte e impoveriscono un volume che poteva dire davvero qualcosa di diverso. Una fottutissima occasione sprecata, peccato. Proprio per questo, si consiglia questo volume solo a due generi di lettori: i die hard fans di Excalibur e di Capitan Bretagna, dato che questi eventi faranno brodo e serviranno per costruire il matrimonio tra Brian Braddock e Meggan avvenuto nel volume successivo Excalibur: Tying The Knot. Per tutti gli altri, statevene alla larga.
- Symo
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