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venerdì 13 novembre 2015

Wolverine MAX - la recensione (Baloon Central #28)

Oggi, parliamo di tutta la serie di WOLVERINE MAX.


Dati Generali:
Testi: Jason Starr
Disegni: Connor Willumsen, Roland Boschi, Felix Ruiz, Kim Jacinto, Guillermo Mogorron & Leo Fernandez
Anno di Pubblicazione: 2012-2014
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Wolverine MAX #1-15
Prezzo: 12,00 € (tre volumi cad.)

Trama:
John Grant ha perso la memoria ed è l'unico sopravvissuto al volo Los Angeles-Tokyo che ha causato 376 morti. Il misterioso e crudele Victor Creed è pronto a rivelargli gli angoli bui della sua vita... compreso il motivo per cui gli compaiono degli artigli sul dorso delle mani!

Il mio Parere:
Prima di cominciare, spieghiamo a chi non è ferratissimo in ambito Marvel, cosa è la linea MAX. E' una collana di fumetti, come la linea Ultimate, dove i personaggi della Casa Delle Idee vengono rivisti in una chiave più adulta, matura e sopratutto violenta; la linea MAX ha come obiettivo, quello di mostrare cosa sarebbe successo, se gente come gli eroi Marvel sarebbero vissuti nel nostro mondo: un modo senza fantascienza, senza magia, essere esseri dallo spazio e altre cose che caratterizzano l'universo narrativo dell'Uomo Ragno e soci. All'inizio, questa linea era monopolizzata dal Punitore e usata più che altro come valvola di sfogo per Garth Ennis nel periodo in cui scriveva la storie di Frank Castle, ma visto che questo taglio crime/hard-boiled del Puni (infarcito con tutta la verve di Ennis) piaceva un sacco, la Marvel decise di giocarsela con altri personaggi e vedere come sarebbe andata, sfruttando il brand con tutti i personaggi che potevano essere calati in un contesto reale; badate bene che non tutti i personaggi ridipinti con le tinte MAX fanno parte dello stesso universo: solo alcuni di loro, altri invece, fanno parte di universi a se stanti. Dopo il già citato Punitore, Nick Fury, Deadpool, Fantomex, Luke Cage, Blade e tanti altri, arriva il turno di Wolverine affidato alla penna del talentuoso scrittore thriller/noir Jason Starr.


E che si può dire su questa versione realistica dell'Artigliato Canadese? Si può dire che, anche se magari non sarà ricordata come una grande storia di Wolverine, si comporta come se lo fosse, riuscendo ad imporsi facilmente nella mente del lettore come una di quelle avventure del personaggio che, in qualche tempo remoto della sua esistenza, avrebbero potuto avere luogo anche nell'universo classico d'appartenenza. Logan è caratterizzato e rappresentato come Chris Claremont comanda e come X-Chris avrebbe sempre voluto trattarlo se la Marvel glie l'avesse permesso, cioè come un uomo tormentato dal suo passato apparentemente assurdo, vasto e misterioso; un uomo in bilico tra i suoi istinti animali e la voglia di essere più di una bestia; un uomo in bilico tra l'immagine che la gente ha di lui e che vuole ricostruire, e l'immagine che Logan vuole costruire per sé stesso. E' il Wolverine dei bei tempi, quello antecedente a tutta la pessima gestione che ha conseguito la rivelazione del suo passato e ne ha sputtanato l'accattivante e affascinante magia. E' su questo che Jason Starr gioca: sul fatto che il Logan che ci piace ricordare ha una vita che lui stesso non ricorda, quindi lo prende e lo porta in giro per gli Stati Uniti e lo mette a confronto dei ricordi di cui non ha memoria, delle identità fittizie che si è costruito, dei lavori che ha fatto e della gente che ha conosciuto, il tutto impreziosito da una consistente dose di mistero narrata con il genere thriller/noir che compete allo sceneggiatore; parliamo pur sempre di un tizio a cui spuntano artigli dalle nocche e guarisce a vista d'occhio: dozzine di persone vorranno queste doti tutte per lui, ma di quanti ci si potrà fidare? Narrazione poi, rafforzata da dialoghi frizzatni, tipici del genere noir e ricercati, ma sopratutto da un tratto di disegno sporco, scuro, pieno di giochi di luci e ombre e pregno di colorazioni che rafforzano i toni urbani, dark e crime. 


Ma dopo le belle parole, arrivano anche le (leggere) note di demerito. Le uniche pecche di questi tre volumi dallo stesso prezzo di copertina (nel caso la dicitura nei dati generali non fosse abbastanza chiara) sono il finale della serie e la gestione degli artisti incaricati dei disegni della storia. Partendo da quest'ultima, sia chiaro che la critica non è in merito allo stile di disegno in sé, che si sposa decisamente bene con la narrazione dello scrittore di romanzi come Chiamate A Freddo e Niente Di Personale, quanto più a come sono stati decisi i turni di illustrazione; come avete letto nella dicitura dei dati generali qui sopra, c'è stato più di un disegnatore che si è occupato dei disegni di Wolverine MAX nell'arco dei suoi 15 numeri di pubblicazione, e ci sta che qualche numero sia disegnato da un disegnatore diverso da quello con cui si è cominciati a pubblicare: si cambia disegnatore non perché si litiga o per qualche stronzata simile, ma perché il timbro di narrazione (per rendere meglio la storia) abbisogna anche uno stile tutto suo; chiaro che se voglio raccontare una storia noir, devo prendere uno capace di farmi delle belle ombre e marcare con la china come se non ci fosse un domani, non posso prendere uno con uno stile troppo cartoonistico o caricaturale, si finirebbe nel comico senza volerlo. Non ci sta però che lo stile cambi da una pagina all'altra dello stesso numero; un conto è tra un numero e l'altro, tutt'altro è tra una pagina e l'altra: ciò finisce per creare una rappresentazione grafica dello storytelling fin troppo confusionaria non giustificata dalla sceneggiatura. Fortunatamente Starr è molto chiaro e si fa capire. Per quanto riguarda il finale, invece, beh...è un pò buttato li, va detto; ma sospetto che il perché sia legato al fatto che la serie non ha venduto quanto sperato e quindi la Marvel l'ha tagliata su appena ha potuto, costringendo quindi lo sceneggiatore ad un finale rocambolesco. Avessero concesso un solo numero in più solo per scrivere un finale decente, sarebbe stato tutt'altra storia. 

Conclusioni:
Anche con i suoi difetti, quello maggiore riguardante ad un finale abbastanza indegno per la saga, Wolverine MAX è comunque una lettura che vale la pena intraprendere: sopratutto per il modo in cui è caratterizzato il personaggio di Wolverine, protagonista assoluto della storia nella caratterizzazione che l'ha sdoganato a personaggio d'importanza e fama internazionale. Oltre a questo, abbiamo una trama densa di mistero, pericoli, nemici bastardi, violenti e cattivi, con dialoghi taglienti e coloriti e colpi di scena a go go. Una lettura che vi catturerà e vi lascerà con il fiato sospeso per tutta la durata dei quindici numeri di cui è composta la serie. 

- Symo

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