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venerdì 18 settembre 2015

X-Men: First Class - la recensione (Baloon Central #4)

Perché parliamo di X-Men: First Class? Perché mi va: semplice. E vai con la recensione!


Trama:
Dopo svariati anni di prigionia nei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale, Erik Lehnsherr (futuro Magneto) manifesta i suoi poteri mutanti finendo nel mirino d'attenzione del Dottor Schmidt, che vuole assolutamente scoprire qual'è la molla che fa funzionare i suoi straordinari doni per poterli sfruttare come tornaconto bellico. Dopo averlo messo sotto pressione uccidendone la madre, Erik in preda alla rabbia più totale mostra infine le sue abilità sotto gli occhi divertiti del Dottore nazista. Contemporaneamente, nel Westchester Country, Charles Xavier (futuro Professor X e fondatore degli X-Men) incontra nella sua cucina l'orfanella Raven Darkholme (futura Mystica) che, felice di aver scoperto di non essere l'unico mutante al mondo, la accoglie in casa sua. Anni dopo, nel 1962, Erik è sulle tracce di Schmidt per vendicarsi di lui e Charles vive a Oxford con la sorellastra Raven in attesa di conseguire la laurea mentre l'agente della CIA Moira McTaggart scopre dell'esistenza del Club Infernale, una sorta di organizzazione segreta capitanata dal misterioso e potente Sebastian Shaw che, apparentemente, mira alla conquista del mondo servendosi dei suoi poteri mutanti e di altri membri con abilità altrettanto micidiali. E' in un primo scontro con Shaw che Charles ed Erik s'incontreranno e collaboreranno al fine di fermare questo male comune, una missione che gli poterà alla nascita degli X-Men.

Il mio Parere:
Come avete visto nella trama, si parla tantissimo di "futuro", di "cose che succederanno", di "la nascita degli X-Men". Per chi non lo sapesse, X-Men: First Class (in Italia conosciuto come "X-Men: L'Inizio" anche se non la apprezzo particolarmente come traduzione) è il prequel di tutta la trilogia dedicata agli omonimi personaggio di cui s'è parlato finora, compreso il discutibile spin-off su Wolverine. L'idea di fare questo nuovo film incentrato sulle origini del gruppo sta alla base del fatto che X-Men 3 è stato un fallimento totale e che ha messo la parola fine alla saga in modo molto sbrigativo, forzato e roccambolesco distruggendo in grande parte il lavoro fatto da Brian Synger nei capitoli precedenti al 3°, regalando ai fan una pellicola amara ed insipida di cui non sono rimasti per niente soddisfatti. Inoltre c'erano ancora molti misteri da svelare, tanti retroscena che nei film di Brian Synger e Brett Ratner erano stati solamente menzionati e tenuti strategicamente da parte per un'eventuale resurrezione del franchise e sopratutto molteplici errori di continuità causati dai vari registi che si sono occupati di espandere l'universo dei Figli Dell'Atomo anche nel prolifero e non sempre leale mondo del cinema. Se contiamo poi che i fan si sono fortemente lamentati del rapporto fedeltà fumetto/pellicola pressochè nullo, i grandi capi della Fox hanno ben pensato di rendere giustizia a tutti questi errori e promuovere l'idea di un nuovo film per riscattarsi.

La cosa più eccitante ma, al tempo stesso, più preoccupante è la parola stessa di "trasposizione cinematografica", indipendentemente dal fatto che quest'ultima avvenga da un fumetto, da un libro o da altri media. I cuori e la mente dei fan sono governati dalle leggi del Gatto di Schrödinger, le emozioni di felicità e ansia coesistono nello stesso istante: felicità per poter vedere un lungometraggio sui proprio eroi, dando così una voce e un volto a personaggi immaginari ma anche ansia per l'insano vizio dei registi Hollywoodiani di stravolgere gran parte della caratterizzazione originale per metterci le loro (non richieste) considerazioni personali deragliando, così, miseramente fuori dai binari. Ma stavolta ci si è preoccupati per niente visto che X-Men: First Class è un eccellente tasto di riavvio e, attenzione alle mie parole, riavvio...non reset (il film è in continuità coi precedenti). 


Un riavvio che regala nuovamente smalto e freschezza come solo Brian Synger era riuscito prima, solo che al timone questa volta c'è Matthew Vaughn che (forse ispirato dal "padre fondatore" del franchise originale) confeziona un cinecomics godibile, ben costruito e dal grande spessore. Anche se molte cose prendono la distanza dal fumetto, l'originale idea di incastrare la trama negli eventi storico/politici della Guerra Fredda e dei Missili su Cuba, lavorando inoltre con molta precisione sul ritmo e sulla scansione degli eventi si dimostra estremamente vincente. I sottotesti, le metafore appartenenti a quell'epoca, alle storie ed ai veri personaggi presenti riaffiorano con forza e rimangono notevolmente impressi "perdonando" anche quegli elementi non propriamente fedeli alla versione originale ma che nel lungometraggio funzionano perfettamente, sembrando quasi più credibili degli originali spunti.

Da tutti questi presupposti di grande potenzialità lo spettatore ha così modo di vedere un film sui supereroi che per tutto il tempo non percepisce come un film sui supereroi e, contrariamente a quanto si possa pensare, visti i personaggi protagonisti è un grande, grandissimo pregio dato che gli X-Men sono paladini della giustizia solo di secondo lavoro, come primo hanno quello di essere diversi, di essere visti dalla società come scherzi della natura o addirittura dei deterrenti nucleari a forma di uomo e questa diversità, questa sensazione di essere dei reietti sempre fuori luogo e non accettati da chi li circonda trasuda dalla pellicola come acqua che trabocca dal vaso. C'è anche da dire, però, che il lungometraggio non si concentra molto sulle tematiche della diversità (che sono le principali tematiche di cui il fumetto si occupa), sono certamente accennata nei punti giusti della trama ma più che altro la pellicola si concentra sul conflitto ideologico, primo fra tutti, quello che poterà alla rottura d'amicizia tra l'idealista Charles Xavier (convinto della possibile coesistenza tra umani e mutanti) e il cinico Erik Lehnsherr (convinto che la razza mutante debba sterminare quella umana). A questo contrasto sinergico tra i principali motori del film (Michael Fassbender/Magneto e James McAvory/Professor X), si aggiungono una miriade di personaggi tutti, dal primo all'ultimo, splendidamente in parte (da citare una delle maggiori sorprese, Kevin Bacon nel ruolo di Sebastian Shqw) a cui la sceneggiatura riesce a dare il giusto peso senza esagerare, unica pecca è January Jones/Emma Frost la quale fallisce, anche se non per colpa sua, nel rispecchiare fedelmente l'aspetto fisico del personaggio. 


Conclusioni:
Uno spettacolo solido, costruito con intelligenza e passione. Matthew Vaugn e la sua corte di attori e troupe riescono ad imbastire un film su un franchiese che sembrava aver detto tutto ma che, con questa nuova pellicola, ritorna ringhiante e desideroso di riscatto dai precedenti fallimenti. Grazie ad una sceneggiatura che riesce a ricreare e approfondire il background di personaggi per la loro problematicità che non smetterà mai di essere fonte di fascino, gli X-Men sono tornati e noi non possiamo che esserne più che contenti.


- Symo

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