Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

venerdì 15 dicembre 2017

Uncanny Avengers di Rick Remender - la recensione (Baloon Central #127)

Oggi, recensione di UNCANNY AVENGERS di RICK REMENDER.


Dati Generali:
Testi: Rick Remender
Disegni: John Cassaday, Olivier Coipel, Daniel Acuña, Adam Kubert, Steven McNiven, Salvador Larocca & Paul Renaud 
Volume Contenente: Uncanny Avengers (Vol. 1) #1-#25, #8.AU, Annual #1
Anno di Pubblicazione: 2012-2014
Etichetta: Marvel Comics
Prezzo: ND

Trama:
Dopo il crossover Avengers VS X-Men, Capitan America si rende conto che in tutti questi anni non s'è mai veramente battuto con convinzione per difendere la causa mutante, nè tanto meno supportarla in qualche duratura maniera. Così, per rimediare al supporto mancato alla comunità mutante, decide di creare la Avengers Unity Squad: una squadra composta per metà da membri degli X-Men (rappresentati per eccellenza dei mutanti) e per l'altra metà da membri dei Vendicatori (rappresentati per eccellenza dell'umanità e della comunità dei supereroi); a seguito di ciò, Cap spera che vedendo le due squadre collaborare per un bene comune, anche il resto della popolazione si renderà conto che tra umani e mutanti non c'è nessuna differenza. Purtroppo, il team guidato da Havok erediterà anche i nemici di entrambi i villains, avversari che vogliono distruggere umani, mutanti e sopratutto: rendere un incubo la loro pacifica convivenza.

Il Mio Parere:
Siamo nel 2012 e la Marvel opta per un colpo di spugna: il Marvel NOW!, rilancio editoriale che ha visto le testate degli eroi della Casa Delle Idee ripartire da uno e con un nuovo team creativo, oltre che la nascita di nuove testate. La parola d'ordine di questo rilancio è osare e tentare strade mai tentate prima, cercando un po' di alternatività e rivoluzione. Uncanny Avengers, al suo rilascio, si presentava la testata ammiraglia di questa nuova direzione editoriale, poiché era l'impersonificazione delle richieste del Marvel NOW!. X-Men e Vendicatori assieme, ogni mese, impegnati in trame che promettevano un certo impegno nelle tematiche. Come è andata? E'... andata.


Indubbiamente, il pezzo forte della serie (a livello di storytelling) sono i personaggi: sia i buoni, che i cattivi. Il talentuoso Rick Remender non sceglie i membri della Unity Squad - così come si chiamano gli Uncanny Avengers all'interno della storia - perché vanno d'accordo tra di loro. Anzi, gli sceglie sopratutto perché sono un combinato disposto, pieno di contrasti, profonde diversità ideologiche e questioni passate irrisolte. E questa cosa già è messa nero su bianco da un dialogo inserito circa a metà nel numero #1 tra Rogue e Scarlet.


Sequenze del genere fanno ben capire gli intenti dello scrittore. Cioè avere per protagonisti una bomba pronta ad implodere per poi esplodere. Un team disfunzionale caratterizzato in maniera sublime, realistica e incredibilmente umana inzuppato in una storia intricata e avvincente, piena di decisioni hardcore e imprevedibili e scene epiche e mozzafiato. In questo serie, nonostante ci sia la netta divisione tra buoni e cattivi, lo sceneggiatore descrive in maniera sublime le motivazioni di ogni singolo personaggio, portando all'attenzione del lettore tutte le emozioni dei protagonisti, così che chi legge possa capirli e farsi un idea delle loro intenzioni, oltre che rendere più drammatica la battaglia. Sulla caratterizzazione, un enorme plauso va fatto a Remender, poiché si è fatto un lavoro di studio e ricerca enorme, analizzando le originali caratterizzazioni dei personaggi che si è scelto e riproporli in tutta la loro purezza, oltre che aggiornati coi tempi. Sicuramente, chi spicca di più sono le già sopracitate Rogue e Scarlet, ma anche Thor e Sole Ardente poiché fedeli alla tradizione; Sole Ardente soprattutto, farebbe contento uno scrittore di personaggi arroganti come Roy Thomas.


I nemici poi sono dei villains cattivissimi, terrificanti, machiavellici e davvero sadici. Sono qui non semplicemente per spezzare gli eroi, ma per annientarli nel corpo e nella mente. Eppure, nonostante tutta la loro cattiveria e bile, Rick Remender riesce comunque a dare una punta di umanità anche al più inscusabile dei villain. Come per i buoni, anche per i cattivi ci sono dei precisi motivi per cui i villains si comportano in questa maniera, e lo sceneggiatore non perde occasione di poterlo spiegare. L'obiettivo infatti non è tanto far passare il lettore della parte degli antagonisti, quanto più dare una origine alle motivazioni che li fanno comportare così. Anche se, delle volte, Remender s'impegna davvero per far passare il lettore dalla parte dei cattivi. Per esempio, in uno dei primi numeri, quando il Teschio Rosso pesta Cap dicendogli, più o meno "Ma davvero stai combattendo per salvare i redneck americani cicci, ignoranti e inconsapevoli?" non puoi che passare, per un attimo, dalla sua parte.

Ora, vista così, la serie sembra qualcosa di prima qualità e che possa offrire dell'intrattenimento. Si, beh, fino ad un certo punto, poiché il difetto principale di questa serie è anche il suo punto di forza: Rick Remender.

Via via che la testata continuava, le intenzioni di Remender cambiavano. Se prima voleva fare qualcosa di impegnato a livello di tematiche, durante il proseguire della serie si nota proprio una costante (ed incalzante) perdita di interesse da parte dello sceneggiatore stesso. La voglia di fare la differenza o di parlare nuovamente di tematiche importanti degli X-Men e dei Vendicatori, o addirittura di dare nuovo lustro a certi personaggi, sfuma con il proseguire della serie, trasformandosi semplicemente in un susseguirsi continuo di saghe di stampo sci-fi dove gli eroi le prendono e basta. Oh, per carità, ci sta maltrattare un gruppo così politically correct, ma solo se c'è uno scopo dietro; il problema, è che non c'è. Alla fine, questo accanimento contro di loro si riduce, ad una certa, in semplice accanimento, in un semplice sfogo di sadismo. Ogni volta che un eroe viene sconfitto, impara una lezione e si trae una morale da cui si trae un valore. Ma qui che valori si traggono? Che tematiche si valorizzano? A conti fatti, nessuna in particolare. Forse che la vita è una merda, ma quello lo sapevamo già.


Rick Remender è un autore che, ancora oggi, fatico ad inquadrare. Nonostante il suo stile - fatto di caratterizzazioni molto profonde e certosine, oltre che di narrazioni fortemente drammatiche e tragiche - sia ben inquadrato e venga riproposto in ogni sua opera, la sua corrente di pensiero mi è ancora un mistero. Per il suo operato nel genere supereroistico Marvel, è sempre stato a metà tra Garth Ennis (odiatore seriale di supereroi) e Mark Waid (esaltatore seriale di supereroi). Quello che mi impedisce di capire il pensiero di Remender, è che oscilla tra le due scuole di cui sopra, faticando a trovare un compromesso. Quando è uno e quando è l'altro? Dipende dal personaggio che sta scrivendo, perché Remender è uno che va fortemente a gusti, e se qualcuno gli sta sui coglioni, non s'azzarda nemmeno a fingere del contrario. Questa cosa ha finito per influenzare enormemente i buoni propositi della serie, tra cui uno era quello di rendere figo Havok, come dichiarato da Remender in certe interviste (Havok’s always been the black sheep rock-and-roller of the Summers family. He can’t do that anymore. You’re going to see Havok become one of the biggest players in the Marvel Universe: parole sue, eh) nessuno di questi viene portato avanti: anzi, finisce arenato e dimenticato, come nessuna delle trame viene poi portata a compimento. Perché poi Remender si rompe della Marvel e delle major e passa alla Image Comics e ai contratti creator-owner.


Il perché è comprensibile e giustificabile, quello che fai in major come Marvel e DC è tuo fino ad un certo punto. Nel senso, è tua la storia e il contesto, ma quelli che utilizzi sono comunque personaggi di altri. E' tuo, se va bene, al 50%, insomma. Remender sarà probabilmente arrivato in quel momento della carriera dove voleva realizzare tutte le idee che aveva in testa senza avere capi o rispondere, comunque, ad una sorta di "regolamento condominiale" che ti imponeva di fare certe cose e comportanti in certi modi. Insomma, è arrivato in quel momento dove deve dare sfogo alla fase anarchia della sua creatività. Benché capisca e sostenga la scelta, questo non lo giustifica a comportarsi in maniera così poco professionale, come un bambino che (stancatosi del suo stesso gioco) prende la palle torna a casa, lasciando gli altri a bocca asciutta. Fortunatamente, il rilancio All-New, All-Different Marvel darà il via ad una nuova serie di Uncanny Avengers scritta da Gerry Duggan e che riprende il filo di Arianna sbrogliato alla cazzo da Remender; recupereremo anche il resto, ma per il momento si è parlato molto bene del suo primo volume.

Se la trama finisce presto per diventare rancida a causa dello scrittore, fortunatamente si può contare su un comparto grafico davvero stellare. John Cassaday, Olivier Coipel, Daniel Acuña, Adam Kubert, Steven McNiven, Salvador Larocca e Paul Renaud si passano il timone dando vita ad autentiche tavole mozzafiato (molte di queste, disseminate nella recensione).

Conclusioni:
Uncanny Avengers è stata una testata una testata audace, quanto brillante e geniale, capace di osare veramente tanto. Almeno fino ad un certo punto, prima che lo scrittore stesso la fece implodere perché più impegnato a soddisfare il suo ego.

- Symo

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...