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lunedì 18 dicembre 2017

La Vedova Nera di Nathan Edmondson & Phil Noto (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con LA VEDOVA NERA DI NATHAN EDMONDSON & PHIL NOTO.


Dati Generali:
Testi: Nathan Edmondson
Disegni: Phil Noto
Anno di Pubblicazione: 2014-2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Black Widow (Vol. 7) #1-#20
Prezzo: La serie è stata pubblicata su Marvel Saga #20-#29 al costo di 3,00 € cad.

Trama:
In un incarico sotto copertura in Russia, la Vedova Nera scopre che un pericoloso e coriaceo killer di nome Hammer Of God la sta cercando. È una corsa contro il tempo e Natasha non ha dove cercare risposte. La scia di sangue e distruzione metterà alla prova la sua forza e astuzia, ma potrebbe anche mettere alla prova la sua fede.

Il mio Parere:
Partiamo dicendo una cosa: non va dimenticato che, mentre Nathan Edmondson scrive su Black Widow con la spettacolare partecipazione di Phil Noto, lo sceneggiatore scrive contemporaneamente The Punisher con Mitch Gerad, che disegna la maggior parte dei numeri; non è un caso, infatti, se queste due serie sono state recensite una dopo l'altra: perché non si può parlare della Vedova Nera di Edmondson senza citare anche il suo Punitore e viceversa. Scrivendo due serie in contemporanea, Edmondson fa il bello e il cattivo tempo con le serie su Frank Castle e Natasha Romanov, facendole pure incontrare in una occasione (ne parleremo in futuro). Avendo due serie a disposizione con due protagonisti tanto simili tra loro quanto differenti, lo scrittore ha modo di dare fondo a due principali interpretazioni che si possono dare ad un personaggio: una run che si limita a ribadire concetti già detti in passato con termini diversi, e una che li interiorizza per dire qualcosa di nuovo. Se il suo The Punisher rientra nel primo caso, la sua Black Widow rientra nel secondo.


Se con il Punitore l'obiettivo era presentare una panoramica completa di Frank Castle e del suo mondo trovando un punto d'incontro tra le varie interpretazioni dategli negli anni, con la Vedova Nera l'approccio di Nathan Edmondson cambia completamente, poiché l'obiettivo dello scrittore è diverso; se Edmondson col Puni si è accontentato di essere "di passaggio" e fornire una run fra le tante, con la Vedova si nota che lo scrittore voleva essere ricordato nel firmamento degli scrittori del personaggio. La prima cosa che si nota leggendo le gesta della Spia Vendicatrice Russa, è che tra lo sceneggiatore, la protagonista e il disegnatore Phil Noto è scattata una scintilla amorosa che ha unito queste tre persone, creando di conseguenza una incredibile sinergia e chimica tra i tre e trasformando il tutto in un triangolo amoroso che ha dato vita ad una gestione piena di spunti, molto ispirata e fatta di interpretazioni/dialoghi/caratterizzazioni/disegni sempre brillanti e di grande impatto.

La fortuna di questa serie sta infatti nel team artistico scelto. Noto ed Edmondson si sono indubbiamente trovati e i testi di Edmondson dimostrano già una intesa naturale con i disegni di Noto, creando una affascinante commistione tra le due parti, tant'è che ad un certo punto non si capisce più quale delle due parti sia funzionale all'altra. E' Edmondson che affina la sua penna ai disegni di Noto, oppure è il contrario? Entrambe e nessuna delle due cose. Matite e testi sono contemporaneamente lo specchio e lo specchiato, uno l'immagine riflessa dell'altro, che scrivono e disegnano sullo stesso binario senza che una sia asservita all'altra. Insomma, praticamente il contrario di quanto successo con Gerad nella gestione del Punitore, dove l'affiatamento viene costruito numero dopo numero. Non che ci sia nulla di male in tutto ciò, anzi, è perfettamente normale: per questo l'intesa tra Edmondson e Noto risalta ancora di più, perché la chimica che due artisti impiegano anni per avere, la coppia Noto/Edmondson riesce a riprodurla con enorme successo in pochi numeri e continua a migliorare col proseguimento della serie.

Però, per quanto si possano tessere le lodi della premiata ditta Noto/Edmondson, il risultato ottenuto dalla loro equazione artistica non sarebbe stato tanto efficace e strabiliante senza il personaggio giusto. Per questo in questa recensione si tende a descrivere il rapporto tra autori e personaggio come "triangolo amoroso", perché le possibilità narrative della Vedova Nera giocano la (non una, la) parte determinante nella riuscita di questa run. E' una cosa che si vede lontano un migliore che Edmondson e Noto si sono lasciati incredibilmente affascinare da Natasha Romanov, tanto da innamorarsene e studiare ogni dettaglio della sua storia: il che è un bene, poiché il 90% delle run migliori cominciano dall'amore incondizionato del personaggio di cui si scrive.


Lo scrittore si dimostra un incredibile conoscitore e demiurgo della continuità narrativa della protagonista, non perché il suo scopo è quello di giocare con la continuity e sconvolgere il mondo della Vedova Nera, quanto più di studiarne il passato per scrivere qualcosa che c'entri solo con la Vedova. La ricerca sul passato editoriale e biografico della Romanov è un modo di Edmondson per trovare quel filo conduttore che collega una avventura e l'altra della Spia Vendicatrice, quell'intento e/o missione che fa da leitmotiv a tutti i suoi intrallazzi con Vendicatori e S.H.I.E.L.D. in modo da costruire qualcosa che abbia impatto sul presente ma che - contemporaneamente - sembri la continuazione di una trama volutamente disseminata tra una storia e l'altra. Per essere coerente a questa trama orizzontale che vedono i tentativi di Natasha di espiare il suo passato come assassino del KGB, Edmondson isola la protagonista dal resto dell'Universo Marvel, riducendo al minimo i contatti "con l'esterno" e scrivendo così una serie interamente dedicata a lei.

"L'esilio" forzato della Vedova dal resto dell'Universo Marvel è un ottimo modo per permettere al lettore di entrare nella psicologia della protagonista - in quanto Natasha rimane solo con sé stessa e con i suoi pensieri più intimi - oltre che dar modo ad Edmondson di utilizzare al massimo le sue potenzialità, dato che lo scrittore dà il meglio come sceneggiatore di storie che hanno per protagonista un personaggio solo. In più il suo stile è fortemente cinematografico e televisivo, in perfetta sintonia con la serialità televisiva odierna, cosa che gli permette di dar vita a dialoghi di prima qualità ed inquadrature molto ricercate e che danno vita a sequenze di grande impatto. Sotto questo punto di vista, se tutto ciò dovesse essere riassunto grezzamente usando paragoni televisivi, Black Widow è la figlia di papà Person Of Interest e mamma The Americans. A tutto ciò, si aggiunge anche un grande lavoro di approfondimento della protagonista, dove la Vedova Nera appare in tutta la sua spietata bellezza.


Come detto prima, il vantaggio di avere un protagonista solo è quello di avere accesso alle "stanze private" del personaggio. Ecco, il concetto della "stanza privata" diventa per Edmondson la sua Bibbia quando scrive i dialoghi e soprattutto la caratterizzazione della Vedova Nera, poiché la cosa permette allo scrittore di scrivere il personaggio nei momenti in cui è da sola, dando di saggiare quella sfumatura che gli altri non possono vedere per il discorso Pirandelliano del Uno, Nessuno e Centomila. Quando siamo con gli altri, mostriamo sempre una certa faccia che è il compromesso di quello che siamo noi modellato sull'immagine che gli altri vogliono vedere di noi. Nessuno ha mai occasione di vedere come sono le persone quando sono sole con loro stesse, ma questa serie sulla Vedova Nera dà al lettore questa occasione: e, per come Edmonson tratteggia Natasha Romanov, nessuno vorrebbe mai avercela attorno, nemmeno come lontana conoscenza.

Natasha è una persona spietata, fredda, decisa ed estremamente letale, oltre che estremamente chiusa ed incapace di far entrare persone nella sua vita: un po' per proteggerle dal suo mondo, e un po' per una spiazzante e lucida consapevolezza di essere una brutta persona e di essere più capace di commettere azioni spiacevoli che piacevoli. Per la maggior parte dei numeri, si comporta più da villain che da eroina, portando più volte il lettore a chiedersi se quello che sta leggendo non sia una serie su una criminale; certo, questo fa parte del lavoro della spia commettere azioni brutte per buoni propositi, ma in questi numeri la si vede agire con ferma spietatezza tanto da chiedersi se un cuore ce l'abbia. Tutta questa caratterizzazione è poi splendidamente mostrata da Edmondson attraverso i suoi dialoghi, anch'essi ricercati, studiati parola per parola e organizzate come metafore poetiche e incisive come la seguente:



"When you have a fever, you feel a chill.
A your body temperature rises, your mind telles you that the outside temperature is dropping...
It's coler outside. Colder than yesterday.
But maybe it isn't really.
Maybe I'm just getting warmer."

Ovviamente, tutto ciò crea del voluto scompenso nel lettore, in quanto si chiede come una persona così fisicamente bella sia tanto brutta dentro. E qui, entra in gioco Phil Noto.

Non è un caso se i testi così duri di Edmondson siano stati affiancati ad un disegnatore così raffinato come Noto: proprio per creare un forte contrasto. La serie gioca tantissimo tra la granitica durezza della protagonista, la violenza delle missioni in cui è invischiata e il delicato e vellutato tratto dei disegni. La presenza di disegni che hanno un tocco così vellutato, delicato e che (personalmente) mi ricordano tessuti morbidi e pregiati come la seta, è quella non solo di aumentare il realismo delle trama, ma anche di dare quella cosa che Edmondson volutamente esclude dalla narrazione: umanità. Nonostante ci sia spazio per i sentimenti in Black Widow, sicuramente non c'è spazio per quelli buoni e i disegni di Noto servono sostanzialmente per dare graficamente quello che al lettore manca testualmente. I disegni servono anche per trarre in inganno il lettore, portandolo a giudicare sull'apparenza ed aumentato poi la sorpresa quando poi i personaggi non tengono un comportamento incline alla loro fisicità. Rapportando tutto il discorso sulla Vedova Nera, vedendo come la disegna Noto, Natasha dovrebbe ispirare buoni sentimenti e belle sensazioni, in quanto si presenta indubbiamente come una bella donna. Il tutto viene poi puntualmente smentito vedendola poi in azione, suscitando un leggero colpo di scena giocando sulle apparenze.

In più le matite di Noto hanno anche il compito di descrivere graficamente una sensazione, rendendo realistica la percezione che si ha di queste sensazioni ed emozioni nella vita vera. Si prenda come esempio questa tavola:


Questa tavola di nove rettangoli è interamente realizzata con scale di grigi e bianchi atti a significare l'apatica e asettica tristezza degli ospedali, oltre che le drastiche condizioni dell'amico ricoverato in un posto così grigio e pieno di morte. La colorazione con colori classificati come incolori è voluta, in quanto non solo sottolinea il disagio che le persone sentono nell'essere all'ospedale - luogo sostanzialmente pieno di malattia e, quindi, di debolezza - ma anche la distanza tra il malato e chi sta bene. Per spiegare artisticamente questa distanza essa non può essere colorata con colori primari o secondari, poiché tra malato e persona che sta bene c'è solo una indecifrabile incomprensione: una zona - grigia, per l'appunto - in cui ci possono essere solo parole di finto conforto. Soprattutto in sequenze come questa si nota come Phil Noto sia figlio della generazione di disegnatori che sono esplosi negli anni '80, come Alan Davis e, più di tutti, Bill Sienkiewicz.

Però, come in tutte le cose, esistono i difetti: e, purtroppo, anche la Vedova Nera di Nathan Edmondson e Phil Noto ce l'ha, ed è il finale.


Benché la fine della serie si nota che fosse nei programmi dello scrittore, sicuramente tutto arriva con largo anticipo rispetto alla tabella di marcia programmata, cosa che dà comunque al lettore un senso di chiusura del cerchio, servito però con un amaro retrogusto di frettoloso commiato. Gli ultimi due numeri collegati a Secret Wars rappresentano la parte più debole proprio perché voluta dalla major e palesemente in netto contrasto con la direzione della serie impostata dal trio protagonista di questo post. Edmondson ha fatto del suo meglio per cercare di accontentare il suo volere e quello della Marvel, però ciò non toglie che nonostante alcune scene molto forti e di grande impatto, il collegamento con Guerre Segrete 2015 rovina tutto e toglie la poesia da un finale che - senza intromissioni di crossover e altri intrusi Marvel - sarebbe stato epico e perfetto.


Conclusione:
Forse è troppo dire che la Vedova Nera di Nathan Edmondson e Phil Noto è un piccolo capolavoro, ma di sicuro rappresenta una di quelle gestioni che molti altri colleghi del settore invidieranno per la rappresentazione così sincera e consapevole della protagonista e una intesa tra scrittore e disegnatore che raramente di così azzeccate se ne sono viste in giro. La Vedova Nera è un protagonista carismatico, privato, crudele, deprimente (nel senso buono del termine) e poetico proprio come i romanzi della sua Madre Russia. Dietro le quinte, un Nathan Edmondson che ha trovato la sua dimensione e un Phil Noto che rende accattivante lo stronzissimo mondo di Natasha Romanov con le due dolci matite. Da leggere e rileggere a più riprese.

- Symo

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