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lunedì 4 settembre 2017

1602 - Angela: La Cacciatrice Di Streghe (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con 1602 - ANGELA: LA CACCIATRICE DI STREGHE.


Dati Generali:
Testi: Marguerite Bennett & Kieron Gillen
Disegni: Stephanie Hans, Marguerite Sauvage & Frazer Irving
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: 1602: Witch Hunter Angela (Vol. 1) #1-#4
Prezzo: 3,00 €

Trama:
Nel mondo di Battleworld, Angela e Sera sono cacciatrici di streghe, i flagelli dell'Inghilterra del 1602 governata dal re Giacomo. In una terra dilaniata dalla magia nera e dai mostri, le due cacciatrici si mettono in viaggio per sconfiggere l'Incantatrice: la più terribile e oscura delle creature.

Il mio Parere:
Smontiamo un piccolo mito sugli alimenti in generale. Non esiste nessun alimento che faccia male alle persone (a meno che tu non sia intollerante o allergico, ma quello è un altro discorso). Alla fine, sta tutto nelle dosi e nelle quantità; come sempre, è il troppo che storpia e far star male e - anche se un cibo è di qualità - assumerne in quantità esagerate fa star male. Sapete qual è il corrispettivo di questo pensiero nella narrativa? Il franchise. Se si creano troppo storie satellite che gravitano attorno alla storia originale, si rischia di impoverire un prodotto che sta bene nel suo microcosmo e rende pernacchievoli gli altri. E questo è proprio il caso di 1602 - Angela: La Cacciatrice Di Streghe.


Quando Neil Gaiman e Andy Kubert crearono Marvel: 1602, come ogni azienda che si rispetti, la Marvel ci vide del potenziale e cercò di sfruttarlo per ulteriori storie. Pessimo errore. Quello che non capì allora - come non capì ancora prima e non capisce tutt'oggi - è che certe cose sono fatte per essere delle narrazioni uniche non solo nel loro genere, ma anche nella loro quantità. La versione vittoriana degli eroi della Casa Delle Idee doveva essere una sola, quella di Gaiman/Kubert, senza ulteriori spin-off o reprise. Certo, si può sempre far finta che non esistano, ma finché la Marvel ce lo ricorda, sarà dura. Proprio per questo, il principale difetto di 1602: Witch Hunter Angela è che, con la sua esistenza, ci ricorda quanto lo stile particolare della originale miniserie firmata Gaiman/Kubert sia andato perduto man mano che uscivano storie ambientata in quell'accattivante contesto. Anche se, a onor del vero, qualche numero carino lo mette a segno. La scrittura a quattro mani di una scrittrice mediocrina come Marguerite Bennett e un vero fuori classe come Kieron Gillen riesce a tirar fuori una trama che definire altalenante è un complimento.

Quest'ultima si presenza più che altro come un incrocio fra tante premesse e sviluppi di un centinaio di libri fantasy che si somigliano tutti (con forse qualche strizzata d'occhio al manga Berserker, ma forse questo ce l'ho visto solo io). Ciò che rende la miniserie interessante, o almeno dovrebbe provarci, è che i classici archetipi dei personaggi di un fantasy qualunque sono sostituiti dai personaggi Marvel. Quindi, per riprendere il paragone con Berserker, qui la posto di Gatsu abbiamo Angela. Il problema? E' che nonostante quei colpi di scena - tutti concentrati praticamente nel numero finale - per quanto inaspettati siano per una miniserie mediocre del genere, è che comunque sono il simbolo di una narrazione che ha perso la sua identità. Pur avendo elementi fantasy (e addirittura sci-fi) il 1602 di Neil Gaiman e Andy Kubert era una narrazione molto drammatica, forse molto più simile a Game Of Thrones più di quanto si possa pensare. 1602 - Angela: La Cacciatrice Di Streghe è invece una semplificazione di tutta quella profondità. Un contesto utilizzato come pretesto per raccontare un fantasy qualunque pieno zeppo di personaggi spesso anonimi.


Ci si risolleva giusto un attimo sul versante grafico. Se la storia da poco o niente, quanto meno i disegni di Stephanie Hans fanno tornare il sorriso. Al di là del gradimento personale di storie di genere fantasy, se si è amanti del buon disegno, la Hans riesce egregiamente a far calare il lettore in quelle atmosfere, disegnando splendide foreste incantate e gotiche cattedrali misteriose. Sembra veramente di vivere in location alla The Witcher o Skyrim, facendo respirare al lettore l'aria di un modo antico governato costantemente da forze magiche e spettrali. Purtroppo la sua arte viene troppe volte interrotta da disegnatori decisamente non all'altezza della Hans, come Marguerite Sauvage e Frazer Irving, inseriti sicuramente per far prendere fiato alla disegnatrice principale. Gillen e Bennett riescono a metterci una pezza e, sapendo in tempo di avere più disegnatori per questa miniserie, danno alla Hans le sequenze principali, in modo che il suo particolare disegno catalizzi l'attenzione e riesca a dare vita a tavole di grande impatto. Sauvage e Irving non disegnano male, per carità. Però: 1) se avesse fatto tutto la Hans non ci avrebbe fatto schifo, ecco; 2) mettere loro due a confronto della Hans, beh, è come mettere a confronto un piatto di lasagne fatte in Italia e un altro fatte in America. Voi che scegliereste?

Conclusione:
1602 - Angela: La Cacciatrice Di Streghe, nonostante dei colpi di scena degni di nota, è una miniserie che forse era meglio non pubblicare. Meglio dare a Stephanie Hans qualche compito meno ingrato.

- Symo

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