Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin III, I Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con DOVE DIMORANO I MOSTRI.
Dati Generali:
Testi: Garth Ennis
Dati Generali:
Testi: Garth Ennis
Disegni: Russell Braun
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Where Monsters Dwell (Vol. 2) #1-#5
Prezzo: 5,50 €
Trama:
Negli anni '20, l'eroe di guerra Karl Kaufmann - famoso pilota conosciuto col soprannome di Aquila Fantasma - viene ingaggiato da Clementine “Clemmie” Franklin-Cox per viaggiare attraverso l'oceano e raggiungere Singapore, luogo in cui si trova il marito di lei. Ma, mentre attraversavano l'oceano, una forte tempesta fa perdere loro la rotta e dopo un atterraggio di fortuna, i due si ritrovano sperduti nella Terra Selvaggia.
Il mio Parere:
Con questa miniserie, la Marvel cerca di prendere due piccioni con una fava. Cerca di sfruttare il contesto di Secret Wars 2015 - che aveva anche l'obiettivo di citare grandi opere/eventi/periodi/testate del passato usando Battleworld - e i grandi nomi del fumetto per dare un filo di prestigio in più all'evento. Dopo un po' di silenzio, torna a fare chiasso Garth Ennis nel mondo del fumetto e (consapevoli di ciò) la Casa Delle Idee lo abbranca per una miniserie di Guerre Segrete 2015, mettendolo su una testata dove lo scrittore Irlandese possa sbizzarrirsi come meglio crede. Il risultato sono questi cinque numeri di Where Monsters Dwell, miniserie che riesce a dare forma concreta a tutte le aspettativa dei lettori vedendo il binomio Ennis + una storica testata della Marvel. E nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo: si, soddisfa anche le previsioni negative.
Where Monsters Dwell (in Italia tradotta come Dove Dimorano I Mostri) era una testata antologica della Marvel Comics pubblicata in epoca pre-Marvel Universe e prima che l'arrivo dei Fantastici Quattro diede vita alla striscia di testate supereroistiche che, ancora oggi, fanno la fortuna della casa editrice. La serie era di genere horror e gli avversari che i protagonisti doveva affrontare erano sempre dei mostri (da qui, infatti, il titolo della serie). Siccome la Marvel voleva palesemente accaparrarsi Garth Ennis tornato sulla piazza, conoscendo il suo stile, affida al creatore di Preacher questa miniserie. La scelta è azzeccata, poiché da questa miniserie escono tutti gli aspetti positivi di Ennis, uniti agli aspetti positivi della testata. Lo scrittore prende infatti l'occasione per raccontare la storia di questo sfigatissimo aviatore post-bellico che cerca di sopravvivere nella più che ostile Terra Selvaggia: luogo in cui dimorano ancora gigantesche creature come i dinosauri. Alla luce di ciò, qualcuno potrebbe dire che i mostri mancano, che gente come licantropi e vampiri non ci sono e non si può dire che Ennis abbia "rispettato la consegna". In realtà ci sono, anche se è un po' più "tradizionale" per il lettore Marvel; il mostro è infatti la Terra Selvaggia stessa. La location è diventata infatti una abitudine, ma se osserviamo tutta la narrazione dagli occhi di Karl Kaufmann, la Terra Selvaggia è infatti un luogo popolato da mostri abominevoli a cui nessun soldato è preparato.
Con queste premesse, Garth Ennis rimane impegnato nel cercare di capire come riproporre la sua "poetica" fatta di parolacce, violenza, gore, umorismo nero e sequenze visivamente forti, senza però tradire la tematica della serie. Fa addirittura qualcosa in più e cerca di ragionare sul concetto di mostro e di horror, infilandoci anche un ragionamento molto filosofico e psicologico sui due termini attraverso quella che è inizialmente presentata come una sottotrame, che però verso la fine si evolverà come la trama principale della storia. Questi ragionamenti, va detto, non sono nuovi nella narrativa in generale. Per farvi un esempio, Ennis suggerisce che essere intrappolati in una vita che non si vuole, ma che si è costretti a vivere e dove non c'è via di scampo, è da considerare un horror. Nonostante ciò, saranno tematiche vecchie come il cucco, ma sono inedite per la serie e quindi si lasciano piacevolmente apprezzare. Come detto prima, però, i pregi seguono di pari passo i difetti e per ogni cosa che lo scrittore fa bene, ne arriva subito una che fa male.
Il difetto di Garth Ennis, di ogni opera di Garth Ennis, è che lo sceneggiatore crede troppo nel detto "squadra che vince, non si cambia". Se ad oggi bisogna analizzare tutta la carriera dello sceneggiatore, sono davvero poche le opere che possono essere considerate un filo diverse e originali, e forse l'unica è davvero il sopracitato Preacher. Col tempo, Ennis si è omologato a sé stesso ed è diventato la copia della caricatura del suo stile. Ormai segue uno stile fin troppo schematico, fatto di sequenze e caratterizzazioni ricorrenti, come se nel periodo della sua formazione avesse imparato a fare solo quello. Anzi, come se avesse studiato solo per poter fornire al lettore solo quegli spunti sempre e comunque. Purtroppo il difetto maggiore e principale di Ennis è proprio Ennis stesso e, spesso e soprattutto volentieri, lo scrittore non riesce a staccarsi da sé stesso. Nelle opere recenti, chi parla non sono quasi mai i personaggi di cui dipinge le avventure, ma solo sé stesso. La visione che Ennis ha di Kaufmann e di tutti gli altri protagonisti, purtroppo è la visione che Ennis ha di qualsiasi personaggio che gli capiti tra le mani. Questo è purtroppo l'aspetto più stancante e snervante delle sue storie, che da Preacher in poi sono finite per essere tutte uguali, come le motivazioni dei personaggi: che sono le sue personali, non quelle dei protagonisti.
Per quanto riguarda il disegno, invece, c'è poco da dire. Russell Braun è il classico disegnatore nato per soddisfare il pensiero di scrittore come Garth Ennis. Ispirandosi il più possibile a Darick Robertson, Braun sicuramente non ha uno stile appariscente, non colpisce sul varie/eventuali delicatezze del tratto o eleganti character design. Come Robertson, Braun è sicuramente un disegnatore più d'azione, dal risultato rozzo e sporco. E' un artista che preferisce offrire il suo tratto ai testi e rendere concretamente quello che succede, cercando di ricreare quello che succede nella realtà. Ha, insomma, uno stile funzionale alla narrazione, indubbiamente cinematografico e perfetto per lo stile di Garth Ennis.
Conclusione:
Dove Dimorano I Mostri riesce ad essere una particolare reintepretazione della vecchia testata Where Monsters Dwell, ma anche il classico prodotto Ennissiano: portando tutto il bene e il male che comporta tutta questa descrizione. Fumetto veloce ed intrattenimento, adatto per staccare il cervello in giornate di relax, ma davvero niente di memorabile. Consoliamoci con le copertina di Frank Cho.
- Symo
Where Monsters Dwell (in Italia tradotta come Dove Dimorano I Mostri) era una testata antologica della Marvel Comics pubblicata in epoca pre-Marvel Universe e prima che l'arrivo dei Fantastici Quattro diede vita alla striscia di testate supereroistiche che, ancora oggi, fanno la fortuna della casa editrice. La serie era di genere horror e gli avversari che i protagonisti doveva affrontare erano sempre dei mostri (da qui, infatti, il titolo della serie). Siccome la Marvel voleva palesemente accaparrarsi Garth Ennis tornato sulla piazza, conoscendo il suo stile, affida al creatore di Preacher questa miniserie. La scelta è azzeccata, poiché da questa miniserie escono tutti gli aspetti positivi di Ennis, uniti agli aspetti positivi della testata. Lo scrittore prende infatti l'occasione per raccontare la storia di questo sfigatissimo aviatore post-bellico che cerca di sopravvivere nella più che ostile Terra Selvaggia: luogo in cui dimorano ancora gigantesche creature come i dinosauri. Alla luce di ciò, qualcuno potrebbe dire che i mostri mancano, che gente come licantropi e vampiri non ci sono e non si può dire che Ennis abbia "rispettato la consegna". In realtà ci sono, anche se è un po' più "tradizionale" per il lettore Marvel; il mostro è infatti la Terra Selvaggia stessa. La location è diventata infatti una abitudine, ma se osserviamo tutta la narrazione dagli occhi di Karl Kaufmann, la Terra Selvaggia è infatti un luogo popolato da mostri abominevoli a cui nessun soldato è preparato.
Con queste premesse, Garth Ennis rimane impegnato nel cercare di capire come riproporre la sua "poetica" fatta di parolacce, violenza, gore, umorismo nero e sequenze visivamente forti, senza però tradire la tematica della serie. Fa addirittura qualcosa in più e cerca di ragionare sul concetto di mostro e di horror, infilandoci anche un ragionamento molto filosofico e psicologico sui due termini attraverso quella che è inizialmente presentata come una sottotrame, che però verso la fine si evolverà come la trama principale della storia. Questi ragionamenti, va detto, non sono nuovi nella narrativa in generale. Per farvi un esempio, Ennis suggerisce che essere intrappolati in una vita che non si vuole, ma che si è costretti a vivere e dove non c'è via di scampo, è da considerare un horror. Nonostante ciò, saranno tematiche vecchie come il cucco, ma sono inedite per la serie e quindi si lasciano piacevolmente apprezzare. Come detto prima, però, i pregi seguono di pari passo i difetti e per ogni cosa che lo scrittore fa bene, ne arriva subito una che fa male.
Il difetto di Garth Ennis, di ogni opera di Garth Ennis, è che lo sceneggiatore crede troppo nel detto "squadra che vince, non si cambia". Se ad oggi bisogna analizzare tutta la carriera dello sceneggiatore, sono davvero poche le opere che possono essere considerate un filo diverse e originali, e forse l'unica è davvero il sopracitato Preacher. Col tempo, Ennis si è omologato a sé stesso ed è diventato la copia della caricatura del suo stile. Ormai segue uno stile fin troppo schematico, fatto di sequenze e caratterizzazioni ricorrenti, come se nel periodo della sua formazione avesse imparato a fare solo quello. Anzi, come se avesse studiato solo per poter fornire al lettore solo quegli spunti sempre e comunque. Purtroppo il difetto maggiore e principale di Ennis è proprio Ennis stesso e, spesso e soprattutto volentieri, lo scrittore non riesce a staccarsi da sé stesso. Nelle opere recenti, chi parla non sono quasi mai i personaggi di cui dipinge le avventure, ma solo sé stesso. La visione che Ennis ha di Kaufmann e di tutti gli altri protagonisti, purtroppo è la visione che Ennis ha di qualsiasi personaggio che gli capiti tra le mani. Questo è purtroppo l'aspetto più stancante e snervante delle sue storie, che da Preacher in poi sono finite per essere tutte uguali, come le motivazioni dei personaggi: che sono le sue personali, non quelle dei protagonisti.
Per quanto riguarda il disegno, invece, c'è poco da dire. Russell Braun è il classico disegnatore nato per soddisfare il pensiero di scrittore come Garth Ennis. Ispirandosi il più possibile a Darick Robertson, Braun sicuramente non ha uno stile appariscente, non colpisce sul varie/eventuali delicatezze del tratto o eleganti character design. Come Robertson, Braun è sicuramente un disegnatore più d'azione, dal risultato rozzo e sporco. E' un artista che preferisce offrire il suo tratto ai testi e rendere concretamente quello che succede, cercando di ricreare quello che succede nella realtà. Ha, insomma, uno stile funzionale alla narrazione, indubbiamente cinematografico e perfetto per lo stile di Garth Ennis.
Conclusione:
Dove Dimorano I Mostri riesce ad essere una particolare reintepretazione della vecchia testata Where Monsters Dwell, ma anche il classico prodotto Ennissiano: portando tutto il bene e il male che comporta tutta questa descrizione. Fumetto veloce ed intrattenimento, adatto per staccare il cervello in giornate di relax, ma davvero niente di memorabile. Consoliamoci con le copertina di Frank Cho.
- Symo
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