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mercoledì 20 luglio 2016

The Dome - Stephen King (la recensione)

Ammetto, che detesto ammettere di non aver portato a termine una cosa. Anche se leggere si tratta di un hobby, è davvero anti-professionale non finire una cosa che si è deciso (tra l'altro, di propria spontanea volontà) di iniziare. A volte però, ci sono dei fattori esterni che non è possibile combattere e che rendono, a loro volta, impossibile finire ciò che si è iniziato. In questa recensione vi spiegherò perché, ad una certa, ho mollato la lettura del The Dome di Stephen King.


Trama:
"È una tiepida mattina d'autunno a Chester's Mill, nel Maine, una mattina come tante altre. All'improvviso, una specie di cilindro trasparente cala sulla cittadina, tranciando in due tutto quello che si trova lungo il suo perimetro: cose, animali, persone. Come se dal cielo fosse scesa la lama di una ghigliottina invisibile. Gli aerei si schiantano contro la misteriosa, impenetrabile lastra di vetro ed esplodono in mille pezzi, l'intera area - con i suoi duemila abitanti - resta intrappolata all'interno, isolata dal resto del mondo. L'ex marine Dale Barbara, soprannominato Barbie, fa parte dell'intrepido gruppo di cittadini che vuole trovare una via di scampo prima che quella cosa che hanno chiamato la Cupola faccia fare a tutti loro una morte orribile. Al suo fianco, la proprietaria del giornale locale, un paramedico, una consigliera comunale e tre ragazzi coraggiosi. Nessuno all'esterno può aiutarli, la barriera è inaccessibile. Ma un'altra separazione, altrettanto invisibile e letale, si insinua come un gas velenoso nel microcosmo che la Cupola ha isolato: quella fra gli onesti e i malvagi. Tutti loro, buoni e cattivi, dovranno fare i conti con la Cupola stessa, un incubo da cui sembra impossibile salvarsi. Ormai il tempo rimasto è poco, anzi sta proprio finendo, come l'aria..."

Il mio Parere:
Ora, come detto prima, ci sono stati dei fattori esterni che mi hanno portato a cestinare il libro più veloce dei colpi segreti dei Cavalieri D'Oro: però, non è che The Dome in sé abbia aiutato granché nell'addolcire la pillola e a darmi una mano a resistere qualche pagina di più. Indubbiamente, non la miglior opera Kinghiana, e anche se non è la peggiore, ha rischiato pericolosamente di andarci vicino. La trama e le premesse, seppur interessanti, vengono distrutte a colpi di fucile a pompa non solo dallo sviluppo molto blando e debole delle stesse, ma anche dalla lentezza preistorica della narrazione, da personaggi piatti, da situazioni poco credibili e banali. Da molti fan del creatore di successi come Carrie o L'Ombra Dello Scorpione, questo romanzo è stato definito come un "genocidio insensato e ingiustificato di alberi". Beh, pur ammettendo di non averlo finito, hanno ragione: un mattone di 1000 e passa pagine pesante, noioso, includente e nemmeno troppo originale. Del resto, uno potrebbe anche dire che King ci ha deluso poche volte e che pure i grandi sbagliano. E ci sta eh, per carità! Ci sta che qualche opera non venga come l'autore e i fan si aspettavano: però non ci sta che venga così male. Ma come detto prima, non sono stati questi i motivi che mi hanno spinto all'abbandono definitivo di The Dome, quanto più, è stata la serie tv a cui il romanzo si ispira: Under The Dome.

Ora, per chi segue anche le mie recensioni di telefilm su RecenSerie, forse saprà che sono già due estati che mi becco un potentissimo esaurimento nervoso a causa di questa serie tv, visto l'alto tasso di pezzenteria e di scemenza contenute in questa nuova icona seriale del trash (leggere per credere). Siccome sono stato spinto, proprio per l'orrenda e agghiacciante fattura del telefilm, a leggere il libro, proprio per constatare di persona se anche l'opera originale di provenienza fosse così brutta e mal concepita...beh, ogni riga che leggevo, era perfettamente incline a quello che vedevo nel telefilm: una trasposizione perfetta (e non se avete letto cosa si è scritto qualche riga sopra sul libro, sappiate che non è un complimento). Under The Dome, in un certo senso, è addirittura peggiore del suo fratello cartaceo; perché uno, quando legge un libro, le scene, i personaggi, i paesaggi e tutto il resto, è costretto ad immaginarseli, e se sono cose che insultano l'intelligenza e i diritti umani, si può sempre togliere quell'immagina dalla testa e sostituirla con Jennifer Connelly che ti porta una torta di compleanno a letto vestita con il celebre completo bianco di Marilyn Monroe, anche se non è il tuo compleanno. Con il telefilm, invece, è tutto come l'Ipnorospo di Futurama: il tuo sguardo è incollato allo schermo, ed è tutto un così forte e dirompente tripudio di trash da bassa osteria, che non puoi far a meno di guardare. Il trash è un guilty pleasure di quelli devastanti: il tuo subconscio lo vuole, la ma tua mente no, e intanto che i due si combattono, il minutaggio scorre, e scorre, e scorre. E ti sei visto una stagione, tra operazioni alle corde vocali per la forza degli insulti e l'ulcera grande quanto un polmone per la rabbia che Hulk a confronto è il Gabibbo. 

Conclusioni:
Lammerda più totale. Niente di più. Niente di meno. Chi dice il contrario ha un intero menù a base di suini su entrambi gli occhi e le palpebre.  

- Symo

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