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lunedì 6 giugno 2016

Un Libro che avete giudicato dalla Copertina

Attorno a questo media cartaceo che sono i libri, c'è un famosissimo proverbio usatissimo non solo per evitare di farsi trarre in inganno dalle copertine dei romanzi (a volte, davvero bruttissime) ma anche per non giudicare dalle apparenze le persone: "Mai giudicare un libro dalla copertina". Quante volte abbiamo sentito questa frase? Tantissime. E quante volte l'abbiamo ascoltata? Per quanto mi riguarda, pochissimo. Però! C'è stata una volta dove mi sono seriamente pentito di essermi lasciato traviare dall'immagine del libro, perché mi ha tenuto lontano dal una gran bella opera che (purtroppo) ho scoperto molto tardi. E ho scoperto esser 'na figata pazzesca (almeno, per me). Di chi stiamo parlando? Lo diciamo dopo l'immagine. 


Stiamo parlando de Il Signore Delle Mosche, di William Golding. Come sempre, prima di parlarne, un pò di trama: 

"Un aereo precipita in mare, unica salvezza è l'isola disabitata che si trova nei pressi. Al disastro gli unici sopravvissuti sono un gruppo di ragazzi inglesi, tutti di buona famiglia borghese nell'età della preadolescenza, assieme ad altri molto più piccoli; insieme si mettono subito all'opera nel tentativo di auto-organizzarsi e governarsi con regole precise pur essendo senza alcun aiuto né controllo da parte di un'autorità adulta. Ma, molto presto, la loro vita si trasforma in un incubo infernale: qualcosa comincia a non funzionare più come dovrebbe, emergono difatti paure ancestrali del tutto irrazionali e comportamenti antisociali, da cui si sviluppa una vicenda che metterà a nudo gli aspetti più selvaggi e 'bestiali' della natura umana".

Purtroppo, la grande pecca di essere un lettore di fumetti, è che l'apparenza conta un sacco. I fumetti, a volte, si giudicano tantissimo dalla copertina poiché essa è parte integrante di un processo di marketing dedito a vedere. La copertina deve attirare il lettore, e più è criptica e sconcertante, più la curiosità sale, più la voglia di spendere incalza. Poi magari la storia è una merda, ma la cover gioca un ruolo fondamentale nella scelta dell'acquisto. Per i libri non dovrebbe essere così, ma siamo onesti e realisti: il più delle volte lo è, e guardando a prima vista l'immagine sopra il libro, ci si fa le prime idee sul tenore del romanzo. Mi ci è voluta una bella mezzoretta, ma quella che vi faccio vedere adesso...


è l'immagine con cui mi si era presentato la prima volta Il Signore Delle Mosche. E insomma, già il titolo pareva una presa per il culo, in più sta copertina color grembiule dei telefilm (chissà perché poi son tutti di quel colore nelle serie tv, solo io ero l'unico stronzo ad avercelo nero?) e delle impronte sulla spiaggia di Bellagio, non ispirava molta fiducia eh. Gli indizi che lasciavano intendere che era un libro serio e di spessore erano proprio pochi. Se poi sei uno che i libri non li digerisci manco col Brioschi, allora siamo a posto.

Era il 2003 quando snobbavo l'opera di William Golding. Andrà a finire che, nel 2013 (ben dieci anni dopo il primo approccio a questo romanzo), deciderò di dargli una possibilità per due motivi: 1) Avevo cominciato a rivalutare i libri dopo essermi sciroppato in tempo zero l'American Gods di Neil Gaiman e il Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie; 2) Avevo proprio esaurito le letture e mi stavo sbranando le mani per la noia, così, andai a cazzo duro alla scoperta de Il Signore Delle Mosche. Beh, quanto mai cavolo, ho lasciato che il bigottismo parlasse per me, mi sono proprio pentito di non averlo letto prima. 

Il libro è un viaggio all'interno degli antri oscuri dell'animo umano, dove l'autore ci accompagna con la torcia verso le sue tenebrose segrete; è vero che l'uomo produce il male come le api producono miele? Chi è il più forte: ragione ed educazione, o gli istinti animaleschi del primordiale istinto di sopravvivenza? Queste sono le domande che lo scrittore si pone con il suo libro che, con la metafora del naufragio e suoi successivi eventi, descrivono in pieno la sua idea sulla società, sull'animo umano e sulla nascita del totalitarismo. Di fatti, questo libro è considerato il manifesto di Golding proprio perché vengono descritte per filo e per segno le sue filosofie; non sono solito a questo genere di trame, ma i contenuti e il messaggio sono forti e arrivano chiarissimamente al lettore, in maniera schietta e incisiva. 


E voi, invece, carissimi Teleguardoni? Avete mai giudicato un libro della copertina? Se si, quale? Ce lo volete dircelo? Se si, allora, fatecelo sapere con un commento!

- Symo

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