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sabato 2 aprile 2016

Tre Stanze Per Un Delitto - Sophie Hannah (la recensione)

Libro regalatomi dai miei sotto Natale, per...beh, Natale. Come mai il Symo ne parla a Marzo? Perché ha trovato ora uno spazietto per l'omaggio di Sophie Hannah alla creatura di Agatha Christie. Dunque, bando alla caciare, parliamo di TRE STANZE PER UN DELITTO.

Trama:
Dopo l'ennesimo caso risolto, Hercule Poirot ha finalmente deciso di prendersi una vacanza. E visto che viaggiare è molto stancante, quale migliore destinazione di Londra stessa? Così, senza dire nulla a nessuno, ha affittato una camera in una pensione cittadina, deciso a godersi il meritato riposo, al riparo dagli assalti di chi cerca il parere del detective più famoso del mondo. Ma se, per una volta, Poirot non insegue il mistero, è il mistero a inseguire lui. Una sera, mentre è seduto a un tavolo di un piccolo locale, intento a gustare un delizioso caffè, irrompe una donna, sconvolta. Poirot le si avvicina, presentandosi come un poliziotto in pensione. La donna sembra spaventarsi ancora di più e gli chiede di assicurarle che non è più in servizio. Quando Poirot glielo conferma, lei gli confessa che sta per essere commesso un omicidio. La vittima è lei, e merita di essere uccisa. Per questo lui deve prometterle che non farà nulla per salvarla e non cercherà, successivamente, di trovare il colpevole. A quel punto la donna corre fuori dal locale e sparisce nella notte. Quanto c'è di vero in quel racconto? E i tre omicidi commessi a Londra quella stessa sera sono collegati alle parole della donna? 

Il mio Parere:
Sfatiamo subito dei miti che sono girati attorno al libro durante il periodo della sua uscita e che, tutt'ora, accompagnano il romanzo girando senza sosta nelle teste dei fan di Poirot. Siccome questo libro è uscito nel 2014 e siccome la sua creatrice (Agatha Christie) ha già rilasciato, a suo tempo, l'ultimo capitolo della saga dell'Investigatore Belga (Sipario, 1975), molti hanno subito pensato due cose: 1) Poirot torna in vita (nel senso fisico del termine) e 2) Si mette al passo con i tempi, diventando ubertennologico, utilizzando Internet, MP3 dove si spara da sigla della Signora In Giallo, tablet dove si guarda la serie tv True Detective e smartphone dove si spara i diabolici selfie con Hastings e il cadavere di turno con hashtag #Santé, per tenerli tutti di ricordo sul profilo Facebook. Sfatiamo questa gigantesca leggenda urbana cazzata e diciamo subito che il romanzo, anche se non dichiarato esplicitamente, è presumibilmente ambientato negli anni della sua pensione, nonché ritiro ufficiale a vita privata: quindi, ancora negli anni '30/'40. Se la cosa vi crea qualche disturbo, sappiate che la stessa Agatha Christie non ha mai voluto fornire una cronologia dettagliata della vita dell'investigatore per aprire sempre nuovi casi nella vita di Poirot; questo, per dare l'impressione che le sue capacità non si siano esaurite con un banale pensionamento, sottolineando il fatto che è maestro dell'investigazione in tutto e per tutto. Chiarito questo punto che volevo assolutamente chiarire, arriviamo ai pareri in sé sul libro, partendo da un giudizio generale: non mi è piaciuto granché.

Per tutta la durata della storia, Tre Stanze Per Un Delitto è intriso di una continua ansia da prestazione, come se la Sophie Hannah avesse paura di sbagliare qualcosa ogni volta che la trama avanza o scrive un dialogo. Perché ad inizio libro lo dice, si sta confrontando con una icona della letteratura e del genere giallo, ed è lei stessa ad ammettere che la presente è una di quelle occasioni dove, o te ne esci a testa alta tra il plauso di tutti, o fuggendo nel tentativo di evitare sassate dei lettori. Indubbiamente, la scrittrice è una grande fan di Agatha Chrstie, oltre che della sua più famosa creazione; mostra riverenza e rispetto per la romanziera britannica e per Poirot, dove da prova di conoscere molto bene la carriera di entrambi. Il problema è che la storia manca di mordente, forse proprio per la troppa ansia, trasformandosi quindi in mera fan-fiction; una fan-fiction che rende pressappoco giustizia al personaggio, cioè, vagamente almeno. La cosa più irritante, è che la Hannah qui, aveva forse così tanta paura di sbagliare, che si crea un personaggio tutto suo in cui concentrare l'azione principale: tale Detective Catchpool, uno dei personaggi più stupidi, dozzinali, superficiali, cretini ed irritanti della storia. Così facendo, la maggior parte della trama del libro e i suoi svolgimenti, sono raccontanti dal punto di vista di questo idiota, trasformando di conseguenza Poirot in un'illustre comprimario, dove fa davvero qualcosa nelle battute finali del libro, dove organizza il suo solito pistolotto rivelatore. Eh insomma, più che un libro di Poirot, è un libro dove c'è anche Poirot.

Lo stile di Sophie Hannah poi è piuttosto dispersivo e tendente ad allungare (nonché annacquare) il brodo, aggiungendoci fronzoli descrittivi o pensieri dei personaggi molto inutili e sopratutto non richiesti. La cosa viene fuori chiara e lampante durante la risoluzione dell'omicidio, che per quanto originale il modus operanti utilizzato e carino lo svolgimento, è fin troppo complesso addirittura per chi se l'è inventato, permettendo a lettore (e scrittore) di perdersi addirittura nei propri ragionamenti, rendendo la spiegazione finale nonché identità dell'omicida poco chiara: cosa che nei libri di Poirot, solitamente, è sempre chiarissima e ufficiale. Credo che questa sia la cosa più brutta di tutto il libro. Un giallo dovrebbe essere un crescendo di climax...e invece, arrivati a fine libro, si vuole solo concludere la lettura, perché abbandonarlo a meno dieci pagine dalla fine è proprio da sottoni. E una volta che si è finito, non c'è nessuna emozione, solo il fastidio dell'anti-climax.

Conclusioni:
Se dovessimo descriverlo con una sola definizione: "Tre Stanze Per Un Delitto" di Sophie Hannah è un porno al contrario. Consigliato più che altro ai completisti di Poirot. Quelli che vogliono avere proprio tutto tutto del loro investigatore preferito. Per tutti gli altri: lasciate stare. Spendete 18,00 € per cose meglio (tipo il Moon Knight di Warren Ellis e Declan Shavley, ma era solo un suggerimento).

- Symo

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