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martedì 8 marzo 2016

Robin Hood (2010) - la recensione (Pick A Card-Cer #58)

Continuiamo con la nostra sfilza di film che sto guardando in questi giorni? Ovvio che si! Ehi...un momento! Ma è tutta qui la tua introduzione? Deh, inventatevela voi una nuova introduzione ogni giorno! Vai con la recensione del ROBIN HOOD del 2010.


Trama:
Inghilterra del 13° secolo, Robert Longstride è un abile arciere al soldo dell'esercito di Riccardo I (in guerra contro i francesi); quando quest'ultimo viene ucciso da un freccia vagante, Robert si auto-congeda insieme a dei suoi compagni d'arme. Nel tragitto verso casa soccorrono Sir Loxley, vittima di un agguato e incaricato di annunciare l'avvenuta morte del Re e di consegnare la sua corona. Il cavaliere, morente, farà promettere a Longstrige di riportare in patria la corona e la spada al padre...ma una volta a casa, viene a sapere di una sorta di congiura contro il regno, così, la missione di Robert si trasformerà pian piano in una missione ai fini di unire una nazione sotto una unica guida. 

Il mio Parere:
Il regista del Gladiatore prende a braccetto il fu-Massimo Decimo Meridio, ci caccia in mano un arco e gli indica dove scoccare la freccia. Peccato che quella stronza mi sia arrivata nell'occhio. Sostanzialmente, il film è l'ennesima re-interpretazione del mito di Robin Hood, del ladro che rubava ai ricchi per dare ai poveri con base nella foresta di Sherwood, spalleggiato dallo stoico Little John e compagnia bella che tutti conosciamo (ammesso e concesso che tutti voi che leggete non abbiate vissuto per tutto questo tempo in una caverna). Ridley Scott, però, ha deciso di ascoltare Umberto Tozzi e ha dato di più: prende il personaggio e ci ricama sopra una sorta di Origin Of del personaggio e racconta al pubblico come l'anti-eroe Inglese è diventato quello che è. Che cosa si ottiene da tutti questi elementi? Sinceramente, io mi aspettavo un film epico e storicamente ben ricostruito quanto lo era stato King Arthur; invece qui il contesto storico è utilizzato solo ed esclusivamente per raccontare un film d'azione con euguale infamia e euguale lode: se da una parte abbiamo l'ottima trovata di raccontare delle origini diverse e completamente rivisitate dal regista, dall'altra parte, purtroppo, Robin Hood scade nel qualunquismo del supereroe incompreso, trasformandolo in un Occhio Di Falco medioevale con l'espressività facciale di una farina morta e la simpatia di un vegetale. Se da una parte abbiamo delle scene d'azione accattivanti, ben dirette e con il picco di adrenalina messe nel punto giusto, dall'altra parte...insomma, se il cast si vestiva di nero e saltava come Keanu Reeves in Matrix, non è che la cosa cambiava di molto. 

Conclusioni:
Il lungometraggio non è un capolavoro, ma non è nemmeno una fetenzia, si colloca mediamente nel mezzo, in quel mare troppo vasto di film crini ma mediocri e con poca fibra morale da guardare con gli amici in una sera di forte sbronza. Complice forse la disarmante inespressività di Russell Crowe e Cate Blanchette?


- Symo

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