Oggi ci spariamo la recensione del LA TETRA CACCIA. Perché? Perché abbiamo voglia.
Dati Generali:
Testi: Joe Kelly & Zeb Wells
Disegni: Michael Lark, Marco Checchetto, Stefano Gaudiano & Matt Southworth
Anno di Pubblicazione: 2010
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: The Amazing Spider-Man #634-#637
Prezzo: 3,30 € (cad.)
Trama:
Molti anni fa, uno dei più grandi nemici dell'Uomo Ragno - Kraven il Cacciatore - compì con successo la sua ultima caccia, per poi togliersi la vita. Ora due donne che si dichiarano sua moglie e sua figlia reclamano la resurrezione del marito, e per farlo, andranno a caccia di ragni. Dopo aver spossato l'Uomo Ragno con gli eventi narrati ne La Sfida, ora la famiglia Kravinoff è sul piede di guerra e caccerà ogni Uomo-Donna Ragno che gli capiterà a tiro, al fine di compiere la resurrezione di Kraven il Cacciatore.
Il mio Parere:
Prima partiamo spiegando un pò di cose che i Ragno-Neofiti magari non conoscono. Come si diceva, La Tetra Caccia viene anticipata da La Sfida: una lunghissima saga formata da piccoli archi narrativi di breve durata, dove l'Uomo Ragno affronta in ogni storia un suo storico nemico con una nuova e agguerritissima grinta, oppure un nuovo villanzo che brama la fama intraprendendo la missione di uccidere il Tessiragnatele (credici). La cosa che lega tutti questi eventi, è che tutti gli avversari che l'Uomo Ragno affronta uno dopo l'altro, sono tutti assoldati dallo stesso misterioso mandante, che paga il villain per sfidarlo oppure lo mette in condizioni tali da far partire la battaglia. Così, uno dopo l'altro, Spidey si troverà ad affrontare allegri figuri come Electro, l'Uomo Sabbia, Rhino, Mysterio, Mr. Negativo, Morbius, Il Nuovo Avvoltoio, lo Scorpione/Carmilla Black, Deadpool e involontariamente anche il Fenomeno e Lizard. Nelle prime battute della Grim Hunt, si scoprirà poi che i mandati di tutti questi ridenti personaggi con la spassionata passione per la scarnificazione di Peter Parker, non erano altri che la famiglia Kraven: in particolare, moglie, figlia, figlio, fratellatro...e un ibrido leone/uomo venuto dallo spazio (non chiedete). Gli eventi de La Sfida servivano solo per spossare il Ragno e renderlo bello debole e sacrificabile per la resurrezione di Sergei Kravinoff aka Kraven il Cacciatore. E già che c'erano, nella noia, prendono di mira anche tutti gli altri personaggi dai poteri ragneschi, come Madame Webb, Kaine, Mattie Franklin, la Donna Ragno/Jessica Drew e molti altri. Dopo un pò di trama e di riassunto del background del periodo editoriale in cui ci troviamo, spieghiamo perché questa storia è l'amarezzappiùttotale.
Benché, come abbiamo detto subito in apertura, La Tetra Caccia rappresenti l'amarezza, bisogna ammettere e riconoscergli dei meriti. La storia è davvero tetra, in tutto e per tutto: nei temi, nei disegni, nei dialoghi, nelle scene, nei colori e nelle atmosfere; addirittura il lettore si sente quasi preda nella storia, sentendosi quasi in pericolo. E' un gran bel revival delle storie dark anni '80, dove gli eroi venivano spinti al massimo della propria sanità mentale grazie al piano malvagefico del cattivo di turno che voleva farlo semplicemente soffrire, dove si assistevano a scene agghiaccianti, violente e traumatizzanti, dove i personaggi morivano malissimo, dove i contenuti erano un qualcosa che raggiungeva l'epico e il poetico: gli anni, insomma, dove si faceva la storia del fumetto e dove quest'ultimo diventava un media maturo e consapevole di sé stesso. E' un palese tributo e omaggio all'intramontabile L'Ultima Caccia Di Kraven, nonché voglia del team di artisti coinvolti in Grimm Hunt (nome originale della storia) di confrontarsi con essa un pò come ha fatto di recente Grant Morrison con Pax Americana della serie The Multiversity: storia di confronto con il leggendario Watchmen.
E' anche tutta una operazione editoriale che, alla fine, serviva un poco: un colpo di spugna mica male per il roster di personaggi dell'Uomo Ragno, dove comprimari/amici/nemici acquisiscono (per la maggior parte di loro) un nuovo ed accattivante status quo, da tempo fin troppo stagnante e un pò troppo Silver Age; basti pensare, di fatti, al personaggio di Kaine: questo è stato il primo passo verso la strada che lo poterà ad essere il Ragno Rosso, quel personaggio così badass e cazzuto da fargli guadagnare addirittura una serie tutta sua. E' stato anche un modo per legare di più Peter Parker al resto delle Spider-Persona della Marvel Comics, un pò come Flash è legato in qualche modo a tutti i velocisti della DC, cercando creare una vera e propria Spider-Family. Indubbiamente è una storia che ha avuto il suo perché, i suoi effetti benefici, la sua spettacolarità e il suo impatto. Però... Perché aleggia nell'aria questo costante senso di ma e però?
Perché nonostante sia ben disposto a riconoscere quanto sopra, datemi dell'infantile, ma non riesco ad accettare il fatto che Grim Hunt abbia riportato in scena Kraven, ora ufficialmente vivo, vegeto...e giustamente incazzato. La resurrezione di Kraven era una cosa assolutamente non richiesta e che ha rovinato tutto il lavoro fatto sull'Ultima Caccia di Kraven, una di quelle storie che non ha bisogno di aggiunte, rivisitazioni di qualche tipo, retcon vari e tante altre minchiate che possono annacquare e svalutare la bellezza della storia. L'amara e triste fine di Kraven il Cacciatore era una conclusione non solo perfetta per la storia, ma anche per il personaggio: un cerchio che si chiude, un samurai che riesce finalmente nel suo obiettivo, dando quindi un senso alla sua esistenza, e gloria nella sua conclusione. Ecco, per farvi capire meglio il concetto, utilizziamo ancora l'esempio del samurai.
Come sapete meglio di me, il samurai è un guerriero tipico della cultura Giapponese molto diffuso nell'epoca medioevale del Sol Levante, messo in difesa sopratutto di figure come il daimyo; a sua volta, il samurai fa suo gli ideali del padrone e li porta a compimento nella più ferrea obbedienza e fede incondizionata. Il compito del samurai, come da significato della sua parola, è quello di servire. Kraven era un samurai che serviva solo una cosa: la caccia e il suo brivido, nonché la gloria e la soddisfazione che ne traeva al suo compimento. Morire in quel modo, dopo aver dimostrato la sua superiorità sulla preda più ambita ed aver esorcizzato il demone che lo logorava dentro...beh, non c'era più molto altro da fare, un colpo in gola e addio: un moderno e poetico harakiri. Ora invece? Ora invece Kraven è un ronin: un samurai senza padrone, un cane bastardo che zuzzurella in giro senza ragion d'essere alcuna. Il che è un vero peccato: è come non riuscire a buttarsi alle spalle il passato ed accettare, che quella persona, ormai non c'è più. Anche se i personaggi supereroistici dei fumetti non hanno mai fine, Kraven dimostrava come si poteva raggiungere un epilogo perfetto, esorcizzando questo stereotipo. Con Grim Hunt, si è perso tutto questo.
Conclusioni:
Storia riuscita se la si guarda dal lato di tributo agli anni '80 e operazione di pulizia di un cast ormai vecchio e inutilizzato (o utilizzato male) dell'Uomo Ragno. Se invece la si guarda per quello che è, cioè la storia che riporta in vita Kraven...beh, La Tetra Caccia rappresenta l'amarezza più totale proprio perché Sergei Kravinoff torna in vita, rovinando di conseguenza la poetica di tutta la precedente storia in cui morì. La Marvel dovrebbe imparare che certi personaggi sono come Gwen Stacy e Capitan Marvel: fatti per restare morti.
- Symo
Benché, come abbiamo detto subito in apertura, La Tetra Caccia rappresenti l'amarezza, bisogna ammettere e riconoscergli dei meriti. La storia è davvero tetra, in tutto e per tutto: nei temi, nei disegni, nei dialoghi, nelle scene, nei colori e nelle atmosfere; addirittura il lettore si sente quasi preda nella storia, sentendosi quasi in pericolo. E' un gran bel revival delle storie dark anni '80, dove gli eroi venivano spinti al massimo della propria sanità mentale grazie al piano malvagefico del cattivo di turno che voleva farlo semplicemente soffrire, dove si assistevano a scene agghiaccianti, violente e traumatizzanti, dove i personaggi morivano malissimo, dove i contenuti erano un qualcosa che raggiungeva l'epico e il poetico: gli anni, insomma, dove si faceva la storia del fumetto e dove quest'ultimo diventava un media maturo e consapevole di sé stesso. E' un palese tributo e omaggio all'intramontabile L'Ultima Caccia Di Kraven, nonché voglia del team di artisti coinvolti in Grimm Hunt (nome originale della storia) di confrontarsi con essa un pò come ha fatto di recente Grant Morrison con Pax Americana della serie The Multiversity: storia di confronto con il leggendario Watchmen.
E' anche tutta una operazione editoriale che, alla fine, serviva un poco: un colpo di spugna mica male per il roster di personaggi dell'Uomo Ragno, dove comprimari/amici/nemici acquisiscono (per la maggior parte di loro) un nuovo ed accattivante status quo, da tempo fin troppo stagnante e un pò troppo Silver Age; basti pensare, di fatti, al personaggio di Kaine: questo è stato il primo passo verso la strada che lo poterà ad essere il Ragno Rosso, quel personaggio così badass e cazzuto da fargli guadagnare addirittura una serie tutta sua. E' stato anche un modo per legare di più Peter Parker al resto delle Spider-Persona della Marvel Comics, un pò come Flash è legato in qualche modo a tutti i velocisti della DC, cercando creare una vera e propria Spider-Family. Indubbiamente è una storia che ha avuto il suo perché, i suoi effetti benefici, la sua spettacolarità e il suo impatto. Però... Perché aleggia nell'aria questo costante senso di ma e però?
Perché nonostante sia ben disposto a riconoscere quanto sopra, datemi dell'infantile, ma non riesco ad accettare il fatto che Grim Hunt abbia riportato in scena Kraven, ora ufficialmente vivo, vegeto...e giustamente incazzato. La resurrezione di Kraven era una cosa assolutamente non richiesta e che ha rovinato tutto il lavoro fatto sull'Ultima Caccia di Kraven, una di quelle storie che non ha bisogno di aggiunte, rivisitazioni di qualche tipo, retcon vari e tante altre minchiate che possono annacquare e svalutare la bellezza della storia. L'amara e triste fine di Kraven il Cacciatore era una conclusione non solo perfetta per la storia, ma anche per il personaggio: un cerchio che si chiude, un samurai che riesce finalmente nel suo obiettivo, dando quindi un senso alla sua esistenza, e gloria nella sua conclusione. Ecco, per farvi capire meglio il concetto, utilizziamo ancora l'esempio del samurai.
Come sapete meglio di me, il samurai è un guerriero tipico della cultura Giapponese molto diffuso nell'epoca medioevale del Sol Levante, messo in difesa sopratutto di figure come il daimyo; a sua volta, il samurai fa suo gli ideali del padrone e li porta a compimento nella più ferrea obbedienza e fede incondizionata. Il compito del samurai, come da significato della sua parola, è quello di servire. Kraven era un samurai che serviva solo una cosa: la caccia e il suo brivido, nonché la gloria e la soddisfazione che ne traeva al suo compimento. Morire in quel modo, dopo aver dimostrato la sua superiorità sulla preda più ambita ed aver esorcizzato il demone che lo logorava dentro...beh, non c'era più molto altro da fare, un colpo in gola e addio: un moderno e poetico harakiri. Ora invece? Ora invece Kraven è un ronin: un samurai senza padrone, un cane bastardo che zuzzurella in giro senza ragion d'essere alcuna. Il che è un vero peccato: è come non riuscire a buttarsi alle spalle il passato ed accettare, che quella persona, ormai non c'è più. Anche se i personaggi supereroistici dei fumetti non hanno mai fine, Kraven dimostrava come si poteva raggiungere un epilogo perfetto, esorcizzando questo stereotipo. Con Grim Hunt, si è perso tutto questo.
Conclusioni:
Storia riuscita se la si guarda dal lato di tributo agli anni '80 e operazione di pulizia di un cast ormai vecchio e inutilizzato (o utilizzato male) dell'Uomo Ragno. Se invece la si guarda per quello che è, cioè la storia che riporta in vita Kraven...beh, La Tetra Caccia rappresenta l'amarezza più totale proprio perché Sergei Kravinoff torna in vita, rovinando di conseguenza la poetica di tutta la precedente storia in cui morì. La Marvel dovrebbe imparare che certi personaggi sono come Gwen Stacy e Capitan Marvel: fatti per restare morti.
- Symo
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