Continuiamo con la nostra sfilza di film che sto guardando in questi giorni? Ovvio che si! Ehi...un momento! Ma è tutta qui la tua introduzione? Deh, inventatevela voi una nuova introduzione ogni giorno! Vai con la recensione del THIRD PERSON.
Trama:
Uno scrittore rifugiatosi a Parigi per finire il suo ultimo libro, nonostante la burrascosa relazione con la giovane amante; un ambiguo uomo d'affari che decide di aiutare una bellissima gitana a salvare la figlia dalle mani di un pericoloso trafficante; un'ex attrice di soap opera che combatte per la custodia del figlio contro il suo ex marito.
Il mio Parere:
Si, è andata esattamente come pensate: ho guardato questo film dalla trama e genere lontano dei miei solito gusti, solo per Liam Neeson (e anche per Olivia Wilde e le sue scene di nudo, ovviamente), ma in verità e in verità vi dico, che Third Person non mi è dispiaciuto poi così tanto. Pur non essendo il miglior film che vedrete e pur non scrivendo nulla di nuovo nella storia del cinema, il film di Paul Haggis si lascia piacevolmente guardare per una serie di scelte audaci che in un film di stampo drammatico (e, apparentemente, emblema dei luoghi comuni) nessun avrebbe il coraggio di prendere. Proprio per questo, il film si classifica come uno di quei film "strani", dove l'aggettivo non deve essere preso sotto una luce negativa, ma quanto più positiva, poiché particolare nel suo genere e quindi difficilmente classificabile in una divisione ordinaria di generi; come già detto, sarebbe drammatico, ma la pellicola possiede anche altre caratteristiche che donano al film più e più identità. Purtroppo però, bisogna dire che nonostante la sua sbarazzina identità cinematografica, ci sono dei momenti nella pellicola dove il film diventa difficilmente digeribile, perché cade terribilmente del mero cliché del film drammatico, ma diciamo che recupera notevolmente nel secondo tempo e dopo la prima ora di minutaggio.
Probabilmente conscio del fatto che sia l'ultimo arrivato, Third Person realizza di aver tutto da guadagnare e nulla da perdere, così punta tutto sulla particolare visione di tematiche già note (come una visione molto pessimistica delle storie d'amore, e in certi punti, addirittura molto cruda e terribilmente umana), ma sopratutto, sull'abbattimento di certe figure preconfezionate, semplicemente perché sono quelle cose che la gente non vuole abbattere: quei miti più verso il castello di carte con cui la gente si sente al sicuro, che per la maggior parte delle persone magari sono anche delle false convinzioni, ma è bello sentirsi al sicuro anche se è tutto una balla. Ciliegina sulla torta, udite udite, si punta anche sulla meta-narrazione: quella meta-narrazione che, però, puoi capire solo alla fine e che da un senso pure al titolo del film, non messo li a caso...forse. Dico forse, perché il finale è uno di quelli che da allo spettatore gli elementi per poter trarre la conclusione che più crede di aver capito, e quindi può anche darsi che questa meta-narrazione non la veda da nessuna parte, proprio perché si presenta come uno di quei film che devi essere disposto a capire: uno di quei film che potrai capire appieno se anche solo assomigli ad uno dei protagonisti, tutti malati nel loro piccolo; uno di quei film dal significato molto ristretto, ma anche molto vasto e interpretabile.
Conclusione:
Particolare, strano, straziante e affascinante. Certo non un capolavoro, certo a volte cade vittima dei peggiori cliché del film drammatico, ma Third Person ha l'abilità di catturare e lasciare indifferente, facendo leva su approcci alternativi, frasi accattivanti e qualche frecciata che tira allo spettatore e che egli accetta più che volentieri. Da vedere solo se si è disposti ad un lavoro di ricerca extra-testuale sulla ricercatezza di dialoghi, simbologie ed immagini.
- Symo
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