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lunedì 25 gennaio 2016

Last Of Our Kind - The Darkness (la recensione)

Oggi parliamo del nuovo disco dei THE DARKNESS intitolato LAST OF OUR KIND!


Il Disco:
C'è un solo modo per descrivere questo album, così come c'è un solo appellativo che può comodamente e perfettamente calzare a Last Of Our Kind, cioè quello di "disco di transizione": e badate bene, non è assolutissimamente un'espressione negativa. Se stessimo parlando di serie tv, è altamente probabile che il termine "transizione" avrebbe potuto rizzare i peli sulla schiena di qualcuno, dato che a volte (nelle serie tv) quel "transizione" li vuol dire dar vita ad episodi, se non stagioni, decisamente dimenticabili necessari solo per rimescolare un pò le carte, trasformandosi in una sorta di trampolino di lancio per i veri cambiamenti da adottare nella stagione successiva. Per la musica è profondamente diverso, e un album di transizione il più delle volte è solo un bene, poiché vuol dire solo una cosa: benvenuta maturità.

Se il "demone" delle serie tv può proprio essere una stagione transitoria, per la musica può esserlo quegli album in cui la band cambia processo creativo e genere da un disco all'altro: prima una cosa, poi l'altra, saltando completamente ogni passaggio e non portando nel nuovo genere qualche segno del precedente stile. Fortunatamente, Last Of Our Kind non è quel tipo di album, dato che contribuisce a far maturare la band come mai prima d'ora; un album di transizione quindi, che però ha anche il duplice compito di porsi come valore aggiuntivo alla già solida base del genere hard rock di stampo anni '70 e '80 degli esordi. Dieci composizioni magistralmente eseguite, le quali sfoderano un concentrato di groove primitivo e possente, oltre che una cura per i dettagli e i particolari, in cui si cerca di sperimentare le varie abilità della band spaziando verso nuovi lidi creativi, ma anche di rispettare i vecchi marchi di fabbrica del gruppo di Lowestoft. 

In quest'ultimo lavoro, i Darkness trovano un compresso fra il vecchio e il nuovo, preferendo integrare le novità (come il parsimonioso uso del falsetto di Justin Hawkins) ai tratti distintivi che ha permesso alla band di farsi riconoscere a vista d'orecchio. Un hard rock a tratti granitico, solido, mastodontico, che però si presente come giusto tributo ad una maniera di concepire il rock and roll di stampo puramente classico, ma anche come ulteriore sottolineatura all'identità che la band vuole costruirsi: una identità che non deve essere prettamente citazionista. Quale identità, di preciso? Premesso che col tempo si cambia, i Darkness ci fanno capire una cosa che ci sbattono impietosamente in copertina. Sono gli ultimi della loro specie, perché di persone in grado di fare un rock come il rock che piacciono al sottoscritto, alla band e a tutti quelli che leggono, ce ne sono proprio pochi. 

Conclusioni:
Un lavoro energico e travolgente. Per dirla con le parole del cantante: "Il miglior album che sentirete finchè i Darkness non faranno un altro album".

Tracce:
Come detto qualche post fa, quando si parla di un disco nuovo, non metterò più la lista traccia per traccia, ma il video che le riassume tutte.


- Symo

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