Oggi, parliamo di una storia a cui sono molto, molto, molto affezionato: Capitan America - Servire e Proteggere.
Dati Generali:
Testi: Mark Waid
Disegni: Ron Garney, Dale Eaglesham & Andy Kubert
Anno di Pubblicazione: 1998
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Captain America (Vol. 3) #1-7
Prezzo: 9,90 € (edizione Supereroi: Le Leggende Marvel)
Trama:
Sembrava scomparso per sempre, ma Capitan America è tornato, e con lui, i Vendicatori e i Fantastici Quattro: gli eroi che si sacrificarono per salvare il mondo da Onslaught. Dopo un anno passato in una dimensione alternativa, Cap ritorna in servizio e dichiara guerra a tappeto al Hydra. Ma qualcosa, dietro le quinte, trama contro di lui e vuole sfruttare il suo ritorno per un colpo di stato.
Il mio Parere:
Ho voluto fare un piccolo esperimento: vedere se le prime run che, fortuitamente, lessi dall'inizio quando ero piccolo e muovevo i miei primi timidi, passi nel mondo dei fumetti, funzionavano ancora. Insomma, vedere se a distanza di anni, le prime storie che riuscivo a leggere e che trovavo in edicola avevano la stessa, medesima potenza di una volta. Diciamo subito, è stato un esperimento più che riuscitissimo. Mark Waid dimostra fin da subito una vera passione per Capitan America, lasciandosi trasportare dal personaggio e dalla narrazione, facendo quello che sa fare meglio: delineare personaggi enormemente potenti e sicuri della loro missione, ma anche terribilmente umani, descrivendoli come esseri separati dai comuni mortali solo da un costume di spandex. Nel corso di questi sette numeri, Waid farà un lavoro di caratterizzazione enorme sul protagonista della serie, organizzando Servire e Proteggere come “remake” moderno del ritorno di Capitan America nel nostro mondo avvenuto nel lontano Avengers #4 del 1964. Mi spiego meglio.
La tematica per eccellenza del personaggio, è quella dell’uomo fuori dal tempo, dell’uomo legato al passato che vive perennemente in quello che lui percepisce come futuro. E’ il 1998, siamo vicinissimi al nuovo millennio e dopo un anno in cui l’America è andata avanti senza di lui, Steve Rogers tornato dal post-Onslaught si trova a chiedersi se il paese abbia ancora bisogno di lui. Attraverso questo dubbio esistenziale, vediamo i punti di forza dello scrittore: quello di riuscire a rendere epico ed ispiratore il lato eroico, quando fragile e umano quello civile e privato, cosa che Mark Waid è sempre riuscito a delineare in una maniera toccante ed incisiva. In parole povere, Waid cerca di ri-contestualizzare in uno scenario moderno l'introduzione di Cap in questo mondo, mettendolo di fronte alla nascita di una nuova società. Attraverso i suoi testi semplici e diretti, ma non per questo banali o ridondanti, lo scrittore si lascia ispirare dal Capitano, utilizzandolo come trampolino di lancio per trattare di tematiche accattivanti che, ancora oggi, sono più attuali che mai. L’enorme influenza dell’America sul resto del mondo; la sottile differenza che c’è tra essere “un simbolo del popolo” e “un simbolo per il popolo”; la differenza tra "una rappresentazione dell’ideale" e "l’ideale fatto a rappresentazione, possibilmente da vendere"; l'eccessiva mitizzazione delle icone pop fino ad elevarle a presunte divinità; l'eccessiva commercializzazione di qualsiasi cosa; il potere delle immagini e personalità pubbliche, così influenti da diventare un potente strumento di propaganda capace letteralmente di comandare le persone. Tematiche non facili da trattare, perché ben propense a scadere nello scontato e nello stereotipato, ma trattate dallo scrittore con molto sapienza.
Tra grandi ospiti speciali (come Occhio Di Falco e Thor), vecchie e nuove minacce (come l'Hydra e Lady Deathstrike) e una certa voglia di sperimentare con la testata e il personaggio (trattandola come se fosse una serie tv e destinata per un futuro adattamento live-action), nonostante l'anno di appartenenza di To Serve And Protect, la lettura procede spedita e senza pit-stop forzati dalla noia o da una tipologia di scrittura datata e appartenente a vecchi stilemi di narrazione. Qui la costruzione narrativa della storia è moderna, immediata e intrisa di una certa suspance che vi farà letteralmente divorare il volume. Questi sette numeri poi sono impreziositi dal fatto che, involontariamente, Mark Waid anticiperà anche alcune tematiche e storie che saranno poi meglio raccontate da scrittori come Ed Brubaker e Rick Remender nelle loro gestioni su Captain America.
Unica cosa per cui il volume è da demonizzare, è il disegno decisamente incostante dell'arco narrativo. Sul lato artistico, la storia parte a razzo e il lettore può gustarsi un Ron Garney in stato di grazia, il cui stile è impreziosito dalle chine di Bob Wiacek e i colori di Joe Rosas & Digital Cameleon; uno stile espressivo, frizzante, dinamico e capace di adattarsi a tutte le tipologie di sequenze. Ma man mano che la storia entra nel vivo, lo stile di Garney diventa scostante, impreciso e grossolano, tant'è che che proprio sul più bello, viene sostituito dal legnoso Dale Eaglesham. Non che sia malaccio come disegnatore, ma personalmente mi ha sempre dato fastidio vedere un cambio ai disegni così, di punto in bianco, durante un vertiginoso susseguirsi d’eventi. E’ un pò come se, guardando un film, durante il secondo tempo si cambiano attori e registi, pur raccontando la stessa storia e avendo per protagonisti gli stessi personaggi. Ma il peggio arriva proprio sulle battute finale di Servire e Proteggere, dove la prima metà è realizzata da Eaglesham e l’altra metà da Andy Kubert. Entrambi bravissimi, sopratutto Kubert (con cui dimostra una grande intesa con Waid, sopratutto nel rappresentare splash-page efficaci)…però così no: sul serio, non sopporto che si cambi disegnatore da una pagina all'altra. Andy Kubert, fratello di Adam e figlio di Joe, sarebbe comunque arrivato ad accompagnare Mark Waid nel suo secondo e terzo arco narrativo, visto che il suo debutto era previsto per il numero #8 della serie. Ma introdurlo così come rimpiazzo? No e di nuovo no. Scusate, ma queste cose non le ho mai sopportate. Un conto è se il cambio di disegno è finalizzato a sottolineare un ben preciso scopo narrativo, come i flashback. Ci sta se per quest'ultimi si usa uno stile diverso, rafforza il fatto che siano ambientati in un'altra epoca. Ma in questo modo no.
Conclusione:
Dopo Operazione Rinascita, Mark Waid e Ron Garney riprendono a scrivere e disegnare Capitan America, discorso che avevano dovuto abbandonare quando la Marvel decise di avviare il rilancio delle testate Vendicative (più i Fantastici Quattro) sotto l'etichetta Heroes Reborn. Qualcosa si è rotto nella complicità tra sceneggiatore e disegnatore, e questo sarebbe l'unico motivo per cui Servire e Proteggere potrebbe non essere considerato un capolavoro. Ma la narrazione è troppo accattivante e incalzante, e i temi troppo attuali (sopratutto se letti oggi) per essere troppo duri con la storia. Benché la poca costanza del lato artistico sia elemento di amarezza, questi sette numeri rimangono una lettura spettacolare e mozzafiato e che vi faranno capire che Capitan America è più di un costumino patriottico e un freesbie gigante. Da avere.
- Symo
La tematica per eccellenza del personaggio, è quella dell’uomo fuori dal tempo, dell’uomo legato al passato che vive perennemente in quello che lui percepisce come futuro. E’ il 1998, siamo vicinissimi al nuovo millennio e dopo un anno in cui l’America è andata avanti senza di lui, Steve Rogers tornato dal post-Onslaught si trova a chiedersi se il paese abbia ancora bisogno di lui. Attraverso questo dubbio esistenziale, vediamo i punti di forza dello scrittore: quello di riuscire a rendere epico ed ispiratore il lato eroico, quando fragile e umano quello civile e privato, cosa che Mark Waid è sempre riuscito a delineare in una maniera toccante ed incisiva. In parole povere, Waid cerca di ri-contestualizzare in uno scenario moderno l'introduzione di Cap in questo mondo, mettendolo di fronte alla nascita di una nuova società. Attraverso i suoi testi semplici e diretti, ma non per questo banali o ridondanti, lo scrittore si lascia ispirare dal Capitano, utilizzandolo come trampolino di lancio per trattare di tematiche accattivanti che, ancora oggi, sono più attuali che mai. L’enorme influenza dell’America sul resto del mondo; la sottile differenza che c’è tra essere “un simbolo del popolo” e “un simbolo per il popolo”; la differenza tra "una rappresentazione dell’ideale" e "l’ideale fatto a rappresentazione, possibilmente da vendere"; l'eccessiva mitizzazione delle icone pop fino ad elevarle a presunte divinità; l'eccessiva commercializzazione di qualsiasi cosa; il potere delle immagini e personalità pubbliche, così influenti da diventare un potente strumento di propaganda capace letteralmente di comandare le persone. Tematiche non facili da trattare, perché ben propense a scadere nello scontato e nello stereotipato, ma trattate dallo scrittore con molto sapienza.
Tra grandi ospiti speciali (come Occhio Di Falco e Thor), vecchie e nuove minacce (come l'Hydra e Lady Deathstrike) e una certa voglia di sperimentare con la testata e il personaggio (trattandola come se fosse una serie tv e destinata per un futuro adattamento live-action), nonostante l'anno di appartenenza di To Serve And Protect, la lettura procede spedita e senza pit-stop forzati dalla noia o da una tipologia di scrittura datata e appartenente a vecchi stilemi di narrazione. Qui la costruzione narrativa della storia è moderna, immediata e intrisa di una certa suspance che vi farà letteralmente divorare il volume. Questi sette numeri poi sono impreziositi dal fatto che, involontariamente, Mark Waid anticiperà anche alcune tematiche e storie che saranno poi meglio raccontate da scrittori come Ed Brubaker e Rick Remender nelle loro gestioni su Captain America.
Unica cosa per cui il volume è da demonizzare, è il disegno decisamente incostante dell'arco narrativo. Sul lato artistico, la storia parte a razzo e il lettore può gustarsi un Ron Garney in stato di grazia, il cui stile è impreziosito dalle chine di Bob Wiacek e i colori di Joe Rosas & Digital Cameleon; uno stile espressivo, frizzante, dinamico e capace di adattarsi a tutte le tipologie di sequenze. Ma man mano che la storia entra nel vivo, lo stile di Garney diventa scostante, impreciso e grossolano, tant'è che che proprio sul più bello, viene sostituito dal legnoso Dale Eaglesham. Non che sia malaccio come disegnatore, ma personalmente mi ha sempre dato fastidio vedere un cambio ai disegni così, di punto in bianco, durante un vertiginoso susseguirsi d’eventi. E’ un pò come se, guardando un film, durante il secondo tempo si cambiano attori e registi, pur raccontando la stessa storia e avendo per protagonisti gli stessi personaggi. Ma il peggio arriva proprio sulle battute finale di Servire e Proteggere, dove la prima metà è realizzata da Eaglesham e l’altra metà da Andy Kubert. Entrambi bravissimi, sopratutto Kubert (con cui dimostra una grande intesa con Waid, sopratutto nel rappresentare splash-page efficaci)…però così no: sul serio, non sopporto che si cambi disegnatore da una pagina all'altra. Andy Kubert, fratello di Adam e figlio di Joe, sarebbe comunque arrivato ad accompagnare Mark Waid nel suo secondo e terzo arco narrativo, visto che il suo debutto era previsto per il numero #8 della serie. Ma introdurlo così come rimpiazzo? No e di nuovo no. Scusate, ma queste cose non le ho mai sopportate. Un conto è se il cambio di disegno è finalizzato a sottolineare un ben preciso scopo narrativo, come i flashback. Ci sta se per quest'ultimi si usa uno stile diverso, rafforza il fatto che siano ambientati in un'altra epoca. Ma in questo modo no.
Conclusione:
Dopo Operazione Rinascita, Mark Waid e Ron Garney riprendono a scrivere e disegnare Capitan America, discorso che avevano dovuto abbandonare quando la Marvel decise di avviare il rilancio delle testate Vendicative (più i Fantastici Quattro) sotto l'etichetta Heroes Reborn. Qualcosa si è rotto nella complicità tra sceneggiatore e disegnatore, e questo sarebbe l'unico motivo per cui Servire e Proteggere potrebbe non essere considerato un capolavoro. Ma la narrazione è troppo accattivante e incalzante, e i temi troppo attuali (sopratutto se letti oggi) per essere troppo duri con la storia. Benché la poca costanza del lato artistico sia elemento di amarezza, questi sette numeri rimangono una lettura spettacolare e mozzafiato e che vi faranno capire che Capitan America è più di un costumino patriottico e un freesbie gigante. Da avere.
- Symo
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