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venerdì 16 ottobre 2015

Orbiter: la recensione (Baloon Central #17)

Trovando in giro un pò di saldi, il Symo si è concesso di peccare di gola e continuare una piccola missione che sta svolgendo quando il portafoglio glielo permettere: leggere le opere più acclamate dei suoi artisti preferiti, quali Alan Moore, Frank Miller, Eb Brubaker e molti altri. Tra questi c'è anche il grandissimo Warren Ellis e, vedendo ad un buon prezzo questo grapich novel Orbiter, il Symo ha deciso di dargli un occhiata e vedere di che si tratta. Che nel bene e nel male, Mr. Ellis non ha mai deluso. Anche questa volte c'è riuscito? Vediamolo insieme.


Dati Generali:
Testi: Warren Ellis
Disegni: Colleen Doran
In Origine Pubblicata su: Orbiter
Numerazione Totale: Volume unico
Anno di Pubblicazione: 2003
Etichetta: Vertigo
Prezzo: 13,95 €

Trama:
Uno Space Shuttle precipita sul Kennedy Space Center, provocando disastri di ogni tipo numerose vittme. La cosa che lascia stupefatti e inorriditi gli abitanti del KSC, ormai adibito a bindonville a causa della sospensione mondiale di ogni programma aereospaziale, è che lo Shuttle in questione è l'Orbiter, scomparso ormai da dieci anni durante la missione STS-107. La nave ritorna in un misterioso stato di perfetta conservazione, con a bordo solo uno dei sette membri dell'equipaggio. Tocca a tre esperti scelti dall'esercito USA risolvere questo enigma. 

Il Mio Parere:
Rispondiamo subito alla domanda che abbiamo sollevato all'inizio: Warren Elli ha deluso? Nossignore, Warren Ellis non ha deluso nemmeno questa volta, orchestrando questa graphic novel tra lo space opera realistico e il giallo magistralmente, servendosi di una disegnatrice che possiamo descrivere solo come un'autentica fuori classe. Ma immagino che i fatidici "ma" e "però" si faranno sentire presto, vero? Perché le parole, anche se comparto fisicamente astratto del nostro linguaggio, hanno quella potenza e incisività tale da far arrivare le nostre sensazioni al lettore. Quindi, anche se non mi sono sbilanciato troppo, immagino si capisca che non sono entusiasta come lo sono di solito dopo ogni lettura del Signor Ellis. Quindi vi ho mentito? Orbiter è 'na cacata? No, è solo che rientra in un altro insieme di storie. 

Sono convinto che, a livello di concepimento e processo creativo della storia, esistano due tipi di fumetto: quelli per il pubblico e quelli per l'autore. Quelli per il pubblico, sono quelli che sono scritti con sapienza e criterio, ma avviene comunque un quid pro quo: gli scrittori ci mettono del loro, cercando di non tradire le aspettative e rispettare gli standard richiesti. Quelli per l'autore, sono quelli scritti essenzialmente perché l'autore è emotivamente coinvolto in qualcosa e vuole scrivere questa storia per sé stesso. Chi lo ama poi lo seguirà, ma principalmente, è una cosa che sente di dire e la dirà, senza che nessuno possa fermarlo. Ecco, Orbiter rientra in questa seconda categoria, e lo si capisce subito se si legge l'introduzione firmata dallo stesso Ellis, dove spiega in maniera riassuntiva (e molto coinvolta, lasciandosi andare anche a qualche dettaglio sulla sua vita privata durante la creazione della Novel) i retroscena che l'hanno portato a dare vita all'albo di cui stiamo parlando. 


Da questa introduzione, come poi verrà mostrato nello sviluppo della storia attraverso i dialoghi dei personaggi e le situazioni, si avverte un amore spropositato per lo spazio, un grande ottimismo verso il programma aerospaziale in cui Ellis ripone le sue speranza per il miglioramento globale dell'umanità e l'esplorazione del cosmo, così vasto, così vicino, eppure ancora così misterioso e sconosciuto. I testi e la verve sono tipici di quelli dello scrittore Britannico, ma impreziositi di una passione nuova, focosa e inedita, "sporcata" con un velo malinconico e rispettoso (dato che il fumetto è dedicato alle vittime dell'Orbiter); il tutto, si amalgama alla perfezione con le matite di Colleen Doran, che rende concreta la dinamica dando le giuste atmosfere all'intera vicenda, grazie al suo stile realistico e molto freddo, incline proprio al clima della storia e sopratutto ad una location alla Mad Max. Ma è proprio davanti alla ritrovata e appassionata scrittura di Warren Ellis che avviene la prova del nove.

Non a caso abbiamo fatto la distinzione tra le tipologie che, secondo me, esistono e si manifestano quando si concepisce una storia, perché Orbiter rientra nella seconda categoria, e se non si è veramente appassionatissimi di fantascienza e se non si è veramente appassionatissimi con lo spazio e la NASA, allora questa storia non vi toccherà come dovrebbe toccarvi, non emozionandovi come dovrebbe.

Conclusioni:
Proverete comunque malinconia per la terribile sorte degli astronauti dell'Orbiter, proverete comunque quelle sensazioni di gioia e speranza...ma non con la stessa intensità di chi le ha scritte. Purtroppo (io personalmente) non ho avvertito le stesse emozioni che voleva trasmettere Warren Ellis, non per insensibilità appunto, ma perché sono temi e situazioni care allo scrittore che ha messo giù di tutto cuore. Forse se avessi avuto più conoscenze in questo campo e la sua stessa passione, il mio parere sarebbe stato tutt'altro. Ma come abbiamo detto, è un'opera che potremmo definire quasi personale, e personale rimarrà anche il gradimento...ma, obiettivamente (a livello tecnico) impeccabile.

- Symo 

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