Finalmente, siamo arrivati alla resa dei conti, nonché alla prova finale. Dopo tante anticipazioni e un sacco di riflettori puntati sopra di essa (sopratutto per quella storiaccia della sigla) è arrivato il momento di giudicare e constatare con i propri occhi com'è la nuova serie animata di Lupin III totalmente ambientata in Italia. E' vero che la nuova sigla fa cagare? E perché Lupin c'ha quella giacca con quel blu orribile che fa tanto cestone dei saldi? E chi è quella tipa coi capelli color vomito? Tutte le risposte a queste domande, e altro, in questa recensione.
Prima di cominciare, qualche piccola avvertenza. Siccome Italia Uno, per festeggiare il lieto evento di una nuova serie sul ladro dalla giacca colorata ha fatto andare in onda i primi quattro episodi uno dopo l'altro, ho deciso di non parlare dei quattro episodi singolarmente, ma di fare un discorso più generale e trattare il quartetto di puntate come se fossero un unico, grosso film. Se poi bisogna entrare nel dettaglio, lo si fa senza problemi, ma per non rischiare di ripetermi nel parlare singolarmente di ogni episodio, preferisco di parlare in maniera generale, evidenziando i Pro e i Contro che sono saltati fuori durante la visione delle prime quattro puntate, i cui nomi erano: Il Matrimonio di Lupin III (Ep. 01), Il Falso Fantasista (Ep. 02), 0.2% Possibilità di Sopravvivere (Ep. 03) e Tiratore Scelto (Ep. 04). Detto questo, cominciamo? Cominciamo.
Pro:
Ancora non mi sento di dire che Lupin è ufficialmente tornato, perché questo quartetto di episodi è stato poco più di un assaggio di quello che ci aspetterà in futuro, però non si può non dire che il nostro sia tornado sul piccolo schermo dopo trentanni di assenza (ventisette, se si conta lo spin-off solista di Fujiko) con una freschezza e una frizzantezza tipiche del personaggio. Scarnificando l'intera serie e andando a sviscerare i veri obiettivi della quarta serie (quinta, sempre se contate quella con Fujiko), con L'Avventura Italiana è chiaro che la crew dietro le storie di Lupin voglia non solo cercare di resuscitare il suo franchise, ma di infondergli anche una nuova linfa vitale, senza però tradire tutte le caratteristiche per cui il personaggio è amato, oltre che buttare sopra una bella colata di cemento ad alcuni difetti che il franchise si è sempre portato appresso; se avete visto almeno le prime due serie con la giacca rossa e verde e almeno la metà dei suoi special tv, allora avrete notato anche voi che la Kryptonite di Lupin III sono sempre state le seguenti cose: troppa concentrazione su un cast ristretto di protagonisti, dove a volte pure loro venivano caratterizzati in maniera forviante o stereotipata; cast di personaggi secondari e antagonisti ancor più limitato e per nulla ricorrenti; animazioni spesso legnose e scostanti; caratterizzazione di Lupin sempre incostante ed altalenante fra più versioni. Compito decisamente duro, ma gli showrunner (chiamiamoli così) non si fanno scoraggiare e in questa nuova serie di Lupin si cerca di mettere una pezza a tutto questo, mentre si costruisce la nuova faccia del ladro: ma per poterci riuscire, TMS Entertainment deve optare per il compromesso, cosa che in effetti fa.
Se da una parte costruisce una trama che ci accompagnerà verso il Season Finale ambientata in un unica location (l'Italia, ma sopratutto San Marino), dalla l'altra, per farlo, deve adottare il "metodo Person Of Interest", dove si privilegia un format procedurale presentando ad ogni puntata una trama diversa, ma contemporaneamente, inserendo qualche elemento necessario per degli sviluppi futuri i quali costruiranno un concatenamento di eventi. Le trame poi sono intrise di leggerezza e humor simili agli episodi della serie della giacca rossa, ma per certi temi trattati e per certi dialoghi messi assieme, le storie non sono di certo kids friendly, creando una giusta ponderazione fra il Lupin cavalleresco del Castello Di Cagliostro, ma anche quello fetente di Dead Or Alive; questo potrebbe inizialmente rendere insipidi e anonimi gli episodi, ma il punto è che la crew sta cercando di far ri-conoscere Lupin e re-inserirlo in un contesto dove è mancato per tanto e dove ha finito per sparire dalle scene perché si sentiva un pesce fuori d'acqua e legato ancora a vecchi stilemi di narrazione (notare infatti che viene fatto un largo uso di Internet): ma anche perché le nuove generazioni di spettatori di anime hanno preferito spostarsi su cartoon come One Piece o Bleach. In più, il fatto che Rebecca e Nix siano personaggi che compaiono in più di un episodio, questo dovrebbe sottolineare ulteriormente il fatto che gli sceneggiatori vogliono allargare il cast e rendere Lupin III - L'Avventura Italiana più un telefilm animato, che altro; poi magari Rebecca si fossilizzerà nella caratterizzazione della classica ragazza social che trovi su Facebook che fotografa insopportabilmente ogni cosa e Nix, il James Bond coi poteri di Devil, un personaggio assurdo e irrealistico e ci staranno entrambi sul cazzo: ma almeno stanno provando a ringalluzzire il parco personaggio rimasto invariato per oltre quarant'anni, e per questo si premia a priori l'impegno. Sempre a proposito di personaggi, standing-ovation per come è stato presentato Zenigata: finalmente vengono esaltate le sue caratteristiche hard-boiled/PhilipMarlowiane, e non quelle da pistola della seconda serie (c'è pure una citazione ai Boondock Saints, nel quarto episodio).
Se tutto questo può non rendere felice un vecchio Lupin-fan, allora giudicate il libro dalla copertina: la sigla farà anche cagare (ci arriviamo, ci arriviamo), ma il character design e l'animazione sono semplicemente fenomenali e tornano ai fasti del design settantino della giacca verde, migliorati però al cubo, permettendo ai personaggi non solo la massima espressività facciale, ma anche la massima fluidità dei movimenti: questo permette, infatti, la massima spettacolarità in scene che Lupin ha sempre fatto bene anche nel peggiore degli episodi e dei film, come gli inseguimenti, le sparatorie e le adrenaliniche scene d'azione; tutto ciò, senza contare lo stile di disegno ricco di particolari, sia nel design dei personaggi o nei fondali delle locations. Poco ma sicuro, film come La Lapide Di Daisuke Jigen hanno fatto scuola e hanno insegnato qual'era la strada giusta da seguire; certo, rispetto a quel film appena citato, questo tratto è più morbido, ma va bene così, del resto si cerca di trovare un compromesso. Ottimo anche il doppiaggio, dove di sicuro qualcuno avrà da dire di Stefano Onofri e Alessandro Maria D'Errico: le nuove voci di Lupin e Jigen. Se devo essere onesto, avrei preferito Marco Balzarotti nei panni di Jigen (che aveva già doppiato in una versione del Castello Di Cagliostro), manche D'Errico non mi dispiace come voce greve e profonda del pistolero solitario, dimostrandosi alla fine adatto per il ruolo; ma quello che importa davvero, è che sia Onofri che D'Errico, si sono impegnati al massimo per non scimmiottare lo storico modo di doppiare di Del Giudice e di Pellegrini, cercando di trovare il loro modo per non tradire la storica caratterizzazione vocale. E questo, vuol dire tanto: vuol dire rispettare una tradizione, ma scrivere anche la propria.
Contro:
Come cominciare a parlare dei (finora) difetti della serie, se non da quella orripilante sigla a cura di Moreno e Giorgio Vanni? Se per i telefilm è tutto l'impressione che lo spettatore si fa dopo aver visto l'episodio pilota, per i cartoni animati la sigla rappresenta un biglietto da visita che deve essere ben confezionato, dato che dovrà racchiudere tutti gli elementi principali della serie, in un minuto di canzone scarso (che poi sono molti di più, ma sappiamo tutti che viene poi tagliata nel montaggio). Tutti dicono che questa canzone fa schifo al cazzo, e hanno ragionissima, non c'è dubbio e non ho intenzione di contraddire questo pensiero...ma quello che molti non si sono presi la briga di fare, è spiegare perché questa sigla è così brutta. Bene, facciamolo. Prima si diceva che la sigla è una sorta di "copertina" della serie, no? Deve racchiudere in sé tutti gli elementi caratteristici del cartoon e farli arrivare con potenza allo spettatore mettendo a segno poche mosse. Ecco, la canzone conosciuta come Lupin, un ladro in vacanza (e anche qui, che titolone...) tradisce praticamente ogni aspetto del ladro gentiluomo a cui eravamo abituati, descrivendo il personaggio praticamente come il classico piascione Italiano; quell'aria raffinata, jazz, elegante ma anche un pò mascalzona e infamona, ha lasciato il passo ad una caratterizzazione forviante: quella di un Italiano medio/Italiano imbruttito. Ecco perché la sigla fa schifo, perché non centra proprio nulla con l'immagine che ogni fan ha del personaggio; inoltre, oltre ad essere brutta di per sé, Moreno va fuori tempo più volte perché vuole fare il figo e descrivere con parole a caso i personaggi, forse perché invidioso di quelli di Epic Rap Battle Of History. Ma si sa, Italia Uno la tiene perché vuole "far leva sui giovani" (e qui vorrei sapere quanti #gggiòvàny hanno visto le puntate).
Toccando ancora un attimino la questione delle musiche, c'è da dire che anche Yuji Ohno non svolge un compito memorabile. Con questo non voglio dire che fa totalmente schifo, perché certi accompagnamenti sono davvero fenomenali e, non sto scherzando, degni di un altro genio come Ennio Morricone: basti ascoltare attentamente il tema che accompagna Jigen nel quarto episodio, tema che fonde perfettamente le musiche jazz tipiche della serie e il genere western, qui tirato fuori dal cappello per sottolineare la natura da pistolero solitario di Jigen. Un accompagnamento seriamente coi contro cazzi...però, a parte qualche highlights come questa, le musiche non sono il tipico prodotto del suo genio: insomma, non bucano lo schermo e non rimangono in testa per particolari meriti, lasciando quasi intendere che il maestro abbia fatto "il compitino", il che è un vero peccato, vedendo il talento che è. Grande nostalgia, insomma, per brani come questo.
Ultimo ma non ultimo: certi difetti che ho personalmente trovate dei pregi, sono in verità anche dei difetti, presentandosi come una lama a doppiotaglio, e se non ci si accorge subito che possono diventare dei difetti, in futuro possono fare danni e compromettere la serie. Prima si era citato Person Of Interest, telefilm che ha sempre privilegiato la proceduralità sopra ogni altra cosa, ma che poi si è convertita in una serie continuativa avente una grossa trama a suo seguito: trama dai grandi eventi e dalla continuità molto serrata. Purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) i tempi sono cambiati e il format procedurale va bene solo se però ha dietro delle premesse veramente originali, cosa che Lupin III - L'Avventura Italiana ha solo in parte: perciò, è il caso di seguire la costruzione narrativa che aveva tanto contraddistinto la serie incentrata su Fujiko, presentando inizialmente episodi slegati in minima parte tra di loro, ma poi collegarli tutti assieme e seguire la voglia di rivoluzione che si cerca. Se non si corregge subito questa cosa, in futuro la serie potrebbe annoiare.
Conclusioni:
I primi quattro episodi della nuova serie di Lupin III sono paragonabili a uno di quegli assaggini che si trovano sui vassoi dei supermercati: ti danno una idea di quello che stai mangiando, ti fanno venire voglia di mangiarli, ma non ti soddisfano a pieno, ti mettono semplicemente zizzania nello stomaco e ti spingono a mangiare. Il Matrimonio di Lupin III (Ep. 01), Il Falso Fantasista (Ep. 02), 0.2% Possibilità di Sopravvivere (Ep. 03) e Tiratore Scelto (Ep. 04) sono esattamente questi: una piccola, grande presentazione della serie, dove lo spettatore viene stuzzicato richiamando fortemente la sua attenzione, lasciandolo con la speranza che la posta in gioco si alzi e la trama diventi più incalzante. Insomma, hanno detto tutto, ma anche niente. Ma l'importante, come detto, era attirare l'attenzione. Beh, mio caro Arsenio, sono tutt'occhi e orecchie: hai messo a segno quattro ottimi colpi, ora fammi sognare. In parole povere: finora ha piacevolmente intrattenuto, però spero che successivamente rilanci la posta in gioco.
- Symo
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