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martedì 8 maggio 2018

Fortitude - la recensione (Pick A Card-Cer #119)

Oggi, parliamo di un telefilm, perché - come sempre - ne abbiamo voglia. Recensione della serie FORTITUDE.



Trama:
Fortitude, fredda e tranquilla comunità delle isole Svalbard, situata sull'isola Spitsbergen e composta per lo più da famiglie di minatori e ricercatori, può vantarsi di non conoscere episodi di criminalità. I suoi circa settecento abitanti sono meno numerosi degli orsi polari che popolano l'area, i quali rendono obbligatorio essere armati all'aperto, mentre la locale forza di polizia è solita occuparsi esclusivamente di operazioni di ricerca e soccorso. Un giorno viene tuttavia sconvolta da un brutale omicidio. Ad indagare sull'inusuale evento è lo sceriffo Dan Anderssen, con l'aiuto, poco gradito, del detective esperto Eugene Morton, appositamente arrivato nella cittadina da Londra.

Il mio Parere:
C'era un'attesta abbastanza grande dietro Fortitude, serial britannico tramesso da Sky Atlantic ambientato nella glaciale e tranquilla comunità situata sull'isola Spitsbergen, da cui il telefilm prende anche il nome. L'attesa non era tanto per la trama in sé ma più che altro per il cast di attori chiamati alla corte del regista Simon "Low Winter Sun" Donald, tra cui: Richard Dormer (Game Of Thrones), Stanley Tucci (Amabili Resti), Christopher Eccleston (Doctor Who), Sienna Guillory (Love Actually), Michael Gambon (Albus Silente nella saga cinematografica di Harry Potter, dopo la morte di Richard Harris) e Jessica Raine (anche lei in Doctor Who). Insomma, una vera e propria scala reale di attori.

A seguito di alcune informazioni poi rilasciate da diverse dichiarazioni della crew e interviste al cast coinvolto, molti sul web hanno cominciato a descrivere Fortitude in maniera riassuntiva, sprezzante e amichevole, come "il Twin Peaks tra i ghiacci". Anche se è una targhetta identificativa un po' grezza e dozzinale, la descrizione calza abbastanza a pennello per questo serial. Fortitude è "il Twin Peaks tra i ghiacci", ma solo perché lo spettatore viene catapultato in un'atmosfera analoga al serial trasmesso negli anni '90 dalla ABC, riuscendo però ad imporsi come prodotto originale per una serie di pregi che donano al telefilm un discreto prestigio tra cui la spettacolare fotografia, la suggestiva colonna sonora e la particolare location dal gusto glaciale.


La regia dà spazio a molti campi lunghi e panorami degne del National Geographic, rendendo enormemente giustizia non solo alla vastità e alla desolazione della location, ma rendendosi utili anche per sottolineare visivamente il senso di isolamento e solitudine della città; quest'ultimo concetto poi, abbastanza ricorrente per l'enorme distanza dalla terra ferma e per l'alienazione dal significato da vocabolario di "civiltà", è sottolineato e spinto verso una paranoia alla Shining dalla colonna sonora inquietante e perfetta per le atmosfere degne di Stanley Kubrick.

La scelta della Norvegia come location impreziosisce tutte le caratteristiche di cui sopra proprio perché è un paese poco utilizzato per trame seriali e cinematografiche, trasformandosi presto detto in un luogo tutto da scoprire; anche la scelta di restringere il campo in una cittadina piccola e sperduta in sé si aggiunge alla lista delle scelte narrative apprezzabili, proprio perché è più accattivante l'interessarsi ad una piccola città "di campagna" sconvolta da avvenimenti tipici delle grandi città. Fossero stati grandi paesi come Stati Uniti o Inghilterra, forse si sarebbe avvertito un sapore di "già visto", ma con la Norvegia si aggiunge un tocco di alternativo, sopratutto di curiosità nel vedere come una piccola comunità se la caverà.

Se però cercate in Fortitude un'atmosfera alla Wallander, preparatevi a cambiare idea, perché Sky Atlantic impara, sulle tempistiche, da una grande emittente statunitense: la HBO, network televisivo famoso per i lunghi silenzi e per trame che si prendono il loro tempo. Ecco, anche Fortitude è così: uno show che si prende il suo tempo, tendente però alla lentezza e alla dispersività di alcune scene piuttosto inconcludenti. Inizialmente queste scene non ne erano molte, però con il progredire degli episodi prendono il sopravvento rispetto a tutto il resto, trasformando Fortitude in una versione pesante e destabilizzante per la enorme prolissità delle puntate, arrivando a fine puntate (e anche delle stagioni) con la sensazione di non aver in mano niente e di aver assistito a minuti e minuti di puro nulla.


Il colpo di grazia, poi, in favore della lista dei pregi (ma anche dei difetti) è un'ottima recitazione generale degli attori coinvolti, che riescono a dare autentica linfa vitale ai propri personaggi, trasformandoli in vere figure umane, splendidamente caratterizzate. Proprio sul discorso attori, però, Fortitude capitombola un pochino, dato che alcuni di loro sono grossi nomi rilegati a ruoli di poco conto all'interno di questo pilota da novanta minuti; sarà forse un'impressione della doppia messa in onda degli episodi uno e due della prima stagione, ma certi attori (primo fra tutti Christopher Eccleston) fanno proprio una comparsata, risultando addirittura sprecati per l'occasione, visto lo spessore dell'artista. Che magari, vista l'impostazione di thriller psicologico/giallo/mystery fantasy, ricomparirà in futuro sotto forma di spettro o che so io (Twin Peaks insegna, per queste ipotesi), ma ai fini del pilota alcuni di loro appaiono come grande, impressionante e impressionabile presenza, oltre che come specchio delle allodole per gli spettatori, attratti appunto dalla garanzia del cast.


Conclusione:
Fortitude è un serial con grandi numeri, pregi, possibilità, sbocchi e assi nella manica da sfoggiare: o almeno, questo all'inizio. Poi non fa altro che mettere a dura prova pure lo spettatore più paziente con scene che potremmo definire fini a se stesse e senza sbocco alcuno. Grande occasione sprecata? Si, abbastanza.

- Symo

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