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mercoledì 31 gennaio 2018

Un Numero Per Capirli - EP. 1

"Posso conoscere a menadito un personaggio dei fumetti, leggendo una sola storia?". Purtroppo per voi scansafatiche, nel mondo dei fumetti - soprattutto quelli supereroistici - è impossibile conoscere come le vostre tasche un personaggio leggendo una sola storia. I personaggi dei fumetti sono formati nel loro mythos da più scrittori e, per tanto, per avere una visione completa bisogna leggere più e più storie. Però, per vostra fortuna, ci sono comunque storie dove è possibile conoscere la loro caratterizzazione più intima anche solo attraverso un numero. Per questo, il sottoscritto ha deciso di dare vita ad una rubrica mensile in cui verranno analizzati i vari one-shot dove capire questi personaggi con un solo numero è possibile. Questo, è il primo episodio.


Prima di cominciare, qualche informazione tecnica: come si parla di questi di questi one-shot e secondo quale criterio? Ci si concentrerà su numeri singoli legati ai supereroi e si prenderanno in esame i numeri che sono riusciti a spiegare in maniera più cristallina l'animo di un personaggio, utilizzando un solo numero e non una gestione intera. Per quando potete trovare di preciso questa nuova rubrica, sappiate che Un Numero Per Capirli sarà disponibile ogni ultimo Mercoledì del mese, ogni mese. Tutto chiaro? Bene, allora, si parte.



X-Factor #87 (Vol. 1, 1993)


Facciamo un piccolo passo indietro, dato che mi sono accorto che qualcuno può non saper cosa vuol dire: cosa è un one-shot? Solitamente, è un numero solitario pubblicato singolarmente e slegato da altre testate con una storia che nasce e muore all'intero di quelle pagine; pagine, superiori a quelle di un fumetto mensile, ma inferiori a quelle di una graphic novel. Di solito ci teniamo sulla portata di un Annual, quindi sulle quaranta/cinquanta pagine circa. Speso però, per semplicità - anche se sarebbe un errore - ci si riferisce a one-shot anche a quelle storie che, pur essendo pubblicate all'intero di una serie, rappresentano un episodio stand alone, un episodio a sé e slegato da tutta la gestione attualmente in corso. Che no, non è un filler, ma proprio un episodio a parte.

In questa rubrica ci concentreremo su queste tipologie di numeri, trattando di supereroi - i personaggi che hanno bisogno di più autori, prima di avere una caratterizzazione completa - ma non quelli classici. Tendenzialmente, si darà la precedenza ai personaggi definiti "di Serie B", quelli che hanno una testata loro una volta ogni morte di Papa, o quelli che non ce l'hanno mai avuta. Certo, magari si parlerà anche di qualche big del comicdom supereroistico, ma si cercherà di pare più spazio ai personaggi meno conosciuti. Come primo episodio di Un Numero Per Capirli, non potevamo che prende il one-shot per eccellenza, quello che fa più capire ai lettori il senso di un numero "stand alone" e di come si caratterizza un personaggio usando un solo numero. Per tanto, il primo numero non poteva che essere X-Factor #87 del 1994, coi testi di Peter David e i disegni di Joe Quesada. Via con la trama del numero.


X-Factor era inizialmente un mensile per i nostalgici, dato che aveva per protagonisti i cinque membri originali e fondatori degli X-Men, quali erano: Ciclope, Bestia, l'Uomo Ghiaccio, Angelo e Jean Grey. Infatti, l'obiettivo principale di X-Factor era proprio quello di riproporre ai lettori delle dinamiche aggiornate del gruppo originario dei primi Uomini X. Piano piano la serie cambierà poi forma e con l'arrivo di Peter David, che cambierà radicalmente formazione e la trasformerà in un gruppo governativo. 

Il numero protagonista di questo post si trova proprio nel pieno di questa incarnazione e la formazione attuale di X-Factor si trova dover partecipare ad un esame psicologico per valutare lo status mentale dei singolo membri, dato che il gruppo è reduce da una battaglia che li ha segnati nel profondo. Lo psicologo Leonard Samson deve assicurarsi che il gruppo stia bene, che possa continuare a stare al guinzaglio del governo e che non dia di matto in missione per traumi non affrontati. Così, tutto il numero è strutturato con dei monologhi dei singoli membri che affrontano un aspetto della loro personalità, facendosi conoscere meglio al lettore. 

Vette di estrema poesia vengono raggiunte al turno di Quicksilver, che riluttante affronta l'esame. E' il personaggio che parla di meno nel numero, ma è quello che lascia di più il segno. Quasi per dare un contentino a Doc Samson, Pietro Maximoff dice qualcosa di sé. Qualcuno a cui nessuno aveva mai voluto trovare una spiegazione: il perché sia sempre così stronzo.



Per chi non lo sapesse, Quicksilver è un vecchissimo personaggio della Marvel, creato da Stan Lee e Jack Kirby ma affinato da Roy Thomas negli anni '60/'70; Thomas era una grande scrittore di personaggi acidi, scontrosi, arroganti e perennemente mestruati. Quicksilver (insieme a Sole Ardente) finì per diventare uno dei migliori rappresentanti della capacità di Thomas di saper caratterizzare personaggi del genere. Il punto è che all'epoca, per personaggi di questo tipo, non c'era la sensibilità pedagogica nel dare una spiegazione ed un contesto al suo modo di porsi verso la gente: quando uno era stronzo, era stronzo. E' nato così e così ve lo tenete. 

Peter David è abbastanza accorto, studiato e sensibile da sapere che gli esseri umani non sono oggetti prefabbricati; come insegna la psicopedagogia, ad ogni comportamento c'è una motivazione, un perché regresso che finisce per influenzare la vita dell'individuo. In quegli anni, David era un esordiente, ma con questa serie comincia a farsi notare e diventare una conferma nonché certezza del settore. La prova ultima arriverà con questo autentico riscatto del velocista Quicksilver, visto che fornirà una visione così azzeccata del personaggio, che gli autori futuri si rifaranno in toto all'interpretazione di David. Tanto per fare un esempio, Mark Millar e Bryan Hitch su Ultimates 2 #12 del 2007 organizzano una scena simile.


Notare come Occhio Di Falco rimanga in quella posizione perché Quicksilver è talmente veloce che tutto il resto rimane fermo.


Qui, invece, Clint Barton cade per far capire al lettore che l'azione è finita ed è tutto tornato alla normalità. Una volta che Pietro salva il suo amico, ecco come Occhio Di Falco lo ringrazia. 


Come se ora come ora non avesse fatto un cazzo. Ma adesso, se avete pazienza e mi seguite, ci arriviamo.

L'allor giovane autore utilizza un esempio quotidiano per attuare un cambio di prospettiva mediante la percezione che lui e gli altri hanno dei suoi poteri; Quicksilver non è mai stato empatizzato da nessuno, quindi David decide che ora tutti dovranno trovarsi nella posizione di farlo. Mentre per tutti gli altri Pietro Maximoff si muove ad una velocità impercettibile, per non combinare cazzate, il suo potere permette al velocista di essere in grado di vedere tutto ciò che fa: e glielo permette, muovendosi al rallentatore. Quindi mentre tutti lo vedono veloce, lui vede gli altri che si muovono in slow motion. E qui, l'esempio della posta torna calzate. 

Immaginate che il mondo circostante si muova alla velocità di una cosa lenta, fallace e incompetente come possono essere le poste: specialmente quelle Italiane. Immaginate che tutte le cose, nel vostro modo di vedere le cose, siano così: e che voi non possiate fare niente per renderle più veloci perché, utilizzare i vostri poteri, significherebbe solo aumentare una situazione già prolissa di suo. A quel punto non può che scattare il nervoso generato dall'insofferenza di una situazione verso non si ha alcun potere, una situazione il cui portare pazienza è inutile e verso sui - col tempo - si può provare solo odio. E quando si odia qualcosa, di certo non ci si comporta in maniera carina e gentile: ma bensì, come degli acidi mestruati sempre pronti a scagliare la frecciatina. Arrivati a questo punto, la domanda poi non diventa più "perché sei così stronzo" ma: "perché tu non lo sei?". 

Tre tavole, quindici vignette vignette, quarantacinque nuvole di dialogo e Peter David riscatta trentanni di personaggio (o almeno, trenta nel '93, oggi sono cinquantaquattro) donandogli con così poco sforzo una profondità d'animo incredibilmente umana. Se dovessimo trovare una morale alla stronzaggine di Quicksilver, questa sarebbe che è tutta questione di prospettiva: quello che per te è A, per me può essere B. Basta solo avere la sensibilità e l'intelligenza di capirlo, cosa molto rara di questi tempi. 


- Symo

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