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mercoledì 20 dicembre 2017

I Cameo d'Onore in Sin City

Quasi per scherzo - o forse per omaggiare le sue opere, o quelle a cui è più affezionato - in svariate parti di Sin City, il suo capolavoro noir, Frank Miller lascia indizi e riferimenti grafici ad altre opere, oltre che vere e proprie comparsate grafiche di altri personaggi quasi per divertire il lettore o mettere in quella che è la conferma del suo status di autore completo i testimoni fittizi della sua formazione artistica. In questi giorni, mi sono divertito a rileggere tutti i sette volumi di Sin City, annotando i vari cameo così da poterli elencare in un post. Di seguito, ecco una completa lista dei volumi e di tutti i riferimenti e cameo ad altre opere.
PS: Avverto che, da qui in poi, potrebbero esserci potenziali spoiler sui sette volumi di Sin City. Se non avete mai letto un volume della serie, o ve ne manca qualcuno da leggere, potreste incorrere ad anticipazioni di trama da questo punto in poi. Siete avvisati. 



Volume 1: Un Duro Addio 
(A Hard Goodbye, 1991-1992)


Quando Marv entra al Kadie's, il locale di spogliarelliste dove si esibisce Nancy Callaghan, il corpulento protagonista afferra un criminale di mezza tacca e gli dice di spargere la voce che sta cercando rogne, in modo da attirare l'attenzione su di lui nella speranza di trovare chi ha ucciso Goldie. Quel personaggio, ha le fattezze di Wolverine. 


Nel 1982,  Frank Miller collaborò con Chris Claremont ad una miniserie di quattro numeri che vedeva protagonista Wolverine, disegnando tutti i quattro numeri su sceneggiatura di X-Chris. 


Si occupò anche delle copertine e, fra tutte, quella del primo numero rappresenta ancora oggi una delle migliori cover del fumetto supereroistico USA, diventando enormemente famosa per la posa sprezzante del protagonista che ne riassumeva il carattere bellicoso. Oggi sembra normale che Logan sia protagonista di un qualcosa che vede interamente lui come personaggio principale, ma all'epoca Wolverine non aveva vita editoriale al di fuori del mensile Uncanny X-Men. La mini, quindi, rappresentò una vera svolta epocale per l'Artigliato Canadese, cosa che lo lanciò verso la sua serie solitaria e la costruzione di un parco di amici e nemici tutto suo.


Volume 2: Una Donna Per Cui Uccidere 
(A Dame To Kill For, 1993-1994)

Quando Dwight McCarty va dal suo datore di lavoro, tra le foto appese nel suo ufficio si può trovare un poster raffigurante Elektra: più precisamente, il poster incriminato è quello in alto a destra. 


La bella ninja greca è una creazione interamente di Frank Miller, ideata quando stava lavorando sulla run di Devil tra il 1979 e il 1983 (Daredevil #168-#191, testi e disegni ;#158-#161, #163-#167 solo disegni); Elektra esordisce su Daredevil #168 del 1981.


L'esordio di Elektra Natchios inaugura un altro esordio: quello di Miller nel ruolo di disegnatore e scrittore di una serie, ruolo mai tentato prima e che forgerà e perfezionerà proprio sulle pagine de L'Uomo Senza Paura. Per il personaggio - che, tra le altre cose, avrebbe dovuto apparire unicamente in questo numero - il fumettista del Maryland si ispirò alla modella e culturista Lisa Lyon. Qui, una foto della Lyon 


e di Elektra, per un confronto:


Elektra è un personaggio che Frank Miller tornerà a scrivere a più riprese, non solo su Daredevil, ma anche in altri volumi che portano il suo nome, come: Elektra Lives Again (testi e disegni di Miller) ed Elektra: Assassin (testi di Miller, disegni di Bill Sienkiewicz). Queste storie aiuteranno il personaggio ad avere un po' di fama anche al di fuori del fumetto, ispirando le versioni televisivo/cinematografiche di Jennifer Garner e Élodie Yung. Da quanto s'è capito, Miller non è contento di entrambe le interpretazioni. 

Sempre in questo volume, quando Dwight va al Kadie's per chiedere l'aiuto di Marv, questo viene circondato da un gruppo di balordi: uno di loro, ha una maglietta con il logo della serie di Hellboy. 


Qui sotto, potete vederlo più in grande:


Hellboy è il diavolo rosso creato da Mike Mignola nel 1993, protagonista di una fortunata serie che da prodotto di nicchia è riuscito ad affermarsi a vero e proprio successo di pubblico e critica, facendo nascere dalle sue pagine un sacco di progetti satellite e di spin-off con protagonisti i vari comprimari e alleati della serie madre. Un po' di fette del successo di Hellboy vanno date anche ai due film diretti da Guillermo del Toro dove il personaggio è interpretato da Ron Perlman. Essendo Hellboy pubblicato dalla Dark Horse, viene facile capire perché Miller ha deciso di omaggiare questa magnifica creatura di Mignola e, in parte, di John Byrne. Se volete sapere perché è anche di Byne, vi consiglio di leggere le 20 Curiosità su Hellboy e acculturarvi un pochino. 


Volume 4: Quel Bastardo Giallo 
(That Yellow Bastard, 1996) 

Quando John Hartigan tramortisce i due sicari Shlubb e Klump e si dirige alla tenuta dei Roark per salvare Nancy dal Roark Jr., il detective ruba loro le pistole e la macchina. Tra le loro armi, si può notare la pistola di Robocop; più precisamente, nella vignetta in alto a sinistra: è la più grande delle due. 


Qui la potete vederla meglio in una immagine più grande: 


L'arma è conosciuta come Auto 9 ed è la pistola di ordinanza di Robocop. Fu costruita utilizzando come matrice una Beretta 93R, la versione a fuoco selettivo della Beretta 92, capace di fuoco a raffica di tre colpi, con un avambraccio e un compensatore personalizzati; con il caricatore esterno, che lo si può vedere spuntare nella foto dal calcio della pistola, l'arma può arrivare a 20 colpi. Tra l'altro, piccola curiosità, per ottenere il permesso dal governo USA di poter far vedere in un film un cannone del genere non fu affatto facile, in quanto i parametri della Auto 9 sforano di poco le leggi sulla legalità della armi. Ma in tutto ciò, che c'entra Robocop con Frank Miller? Se volete saperlo, vi consiglio di leggere il post Frank Miller e Robocop: Una Strana Storia d'Amore



Volume 7: All' Inferno E Ritorno 
(Hell And Back, 1999-2000)

Questo è di sicuro il volume con più camei, ergo, preparatevi ad una bella sfilza di cultura pop. Quando Wallace viene drogato da Maxine, le cose e le persone vengono viste da lui in modo molto pittoresco. In questa sua fase dove è in preda alla droghe compaiono, in ordine: 


- Re Leonida I di Sparta, personaggio storico realmente esistito e protagonista della Battaglia delle Termopili, oltre che protagonista della storia a fumetti 300, ispirata a questa battaglia. 


300 è un altro dei tanti fumetti scritti e disegnati da Frank Miller, anche questo edito dalla Dark Horse. Ammetto che è tra le produzioni Milleriane che meno mi sono piaciute, quindi, scusate se passiamo oltre. Non che fosse male, però Frank Miller aveva già dato prova di saper competere con il fumetto Europeo (e, in particolare, quello bande dessinée) con Elektra Lives Again e tanto bastava. 300 per me rappresenta solo la sua voglia di fare il cazzone. Ah, ovviamente, il fucilozzo non ce l'avevano in dotazione gli Spartani nel 480 A.C., ma essendo una allucinazione di Wallace, Leonida lo vede un po' come cazzo gli pare. 


- Il samurai col bambino sono, rispettivamente, Ogami Ittō (il samurai) e Ogami Daigorō (l'infante), protagonisti del manga Lone Wolf And Cub creato dallo scrittore Kazuo Koike e dal disegnatore Goseki Kojima. Il manga è parecchio conosciuto non solo per le numerose trasposizioni televisive e non tratte, ma soprattutto per la cruda e scioccante descrizione della violenza implicita esistente al tempo dello shogunato Tokugawa; una vera e propria rappresentazione disincantata del Giappone feudale. Cosa c'entra Frank Miller in tutto ciò?

Lone Wolf And Cub fu uno dei primi manga a essere pubblicato negli Stati Uniti e poté beneficiare per la sua prima edizione pubblicata First Comics edita nel 1987 di copertine inedite realizzate dagli autori tra i più influenti del fumetto americano dell’epoca. Tra questi nomi, ci fu anche quello di Frank Miller, che realizzò le prime 12 copertine; le altre, furono realizzate da personalità come Bill Sienkiewicz, Matt Wagner e molti altri.


All’epoca dell’inizio della sua pubblicazione, Miller conosceva e apprezzava già la serie di Koike/Kojima da alcuni anni - ancor prima di completare la sua run su Daredevil - tanto che l’aveva usata da ispirazione per opere come la miniserie Wolverine (sceneggiata da Chris Claremont, di cui ne abbiamo parlato sopra) e soprattutto Ronin. Il suo legame con il manga fu spiegato negli articoli introduttivi presenti nei primi 12 numeri.

- Subito dopo abbiamo Capitan America, il supersoldato stellostrisciato della Marvel Comics, nonché leader naturale dei Vendicatori creato nel 1941 da Joe Simon e Jack Kirby. Ormai tutti lo conoscono grazie a film come Winter Soldier e Civil War. Quello che però non conoscono, è l'attrazione che c'è tra il fumettista del Maryland e la Sentinella della Libertà, il quale ha sempre voluto dare la sua interpretazione dello Scudiero Marvel, senza però mai riuscirci/averne occasione. Al momento, deve accontentarsi di aver prestato i suoi disegni su una storia breve presentata su Marvel Fanfare #18 del 1985, su testi e soggetti di Roger Stern e Roger McKenzie. 


Storia ricordata perché Cap torna indietro a salvare una bandiera Americana che stava bruciando in un covo di qualche brutto ceffo. In più, per averlo scritto come comprimario coi contro coglioni in Daredevil: Born Again


- Nell'ultima vignetta, il tizio a petto nudo col mitragliatore è John Rambo, personaggio diventato famoso grazie ai quattro film rispettivamente del 1982, 1985, 1988 e 2008 che compongono la saga cinematografica di Rambo, in cui il protagonista è interpretato da Sylvester Stallone. Nonostante Stallone lo rese celebre, il personaggio venne creato dallo scrittore David Morrell nel 1976 come protagonista del libro First Blood che ricalca gli eventi del primo film del 1982. Tutti gli altri film sul personaggio, sono liberamente tratti dalla versione di Morrell. Morrell, tra le altre cose, ha scritto in tempi non sospetti pure qualcosa per la Marvel.


- Questi due che invece camminano al ritmo di Cool Guys Don't Look At The Explosions, sono Big Guy e Rusty, protagonisti di una miniserie pubblicata dalla Dark Horse intitolata The Big Guy and Rusty the Boy Robot. I due personaggi sono stati creati da Frank Miller e Geof Darrow, artisti che si sono anche occupati di realizzare la miniserie. Sono praticamente un omaggio/parodia alla narrativa Giaponese di genere shonen e mecha. Lo si può capire dal fatto che Rusty non somiglia per niente ad Astro Boy.



- Subito dopo, abbiamo il culo di Wonder Woman: Principessa Amazzone e componente femminile della Trinità DC Comics creata da William Moulton Marston e Harry G. Peters nel 1941, in un bellissimo uso di tutto il suo femminismo per niente strumentalizzato. Tra Miller e Diana c'è sempre stato un legame molto, molto strano, nel senso che l'autore è sempre riuscito a capirla, ma non è mai riuscito a scriverla granché. La prova è nel terzo capitolo del suo Batman vecchiardo - Dark Knight III: The Master Race - o il fatto che gli sia piaciuto il film di Wonder Woman con Gal Gadot: ma non la Yung nei panni di Elektra (sigh).

- Sotto le chiappe di Wonder Woman, abbiamo Martha Washington, personaggio creato da Frank Miller e Dave Gibbons nonché protagonista della serie Give Me Liberty.


In realtà, questa serie non è proprio una serie, poiché non è raccontata tramite una numerazione continuativa, ma attraverso blocchi di miniserie che scandiscono la crescita della protagonista. La trama è ambientata in un futuro distopico in cui gli Stati Uniti si sono divisi in diverse fazioni estremiste; al centro della narrazione, c'è Martha Washington, una giovane ragazza americana proveniente dal distretto "The Green". La serie inizia con la nascita di Martha e la vede crescere lentamente fino a diventare un eroe di guerra e una figura importante nel decidere il destino degli Stati Uniti. Credo sia uno dei migliori lavori di Miller poiché riassume tutta la sua filosofia.


- Ancor dopo, abbiamo l'Ispettore Harry Callaghan, protagonista della saga di ben cinque film polizieschi (rispettivamente del 1971, 1973, 1976, 1983 e 1988) riassunta sotto il nome di Dirty Harry. Se la Trilogia del Dollaro con Sergio Leone aveva lanciato la badassica carriera di Clint Eastwood, quella di Dirty Harry sicuramente l'aveva consacrata ad una delle più floride e fortunate del settore, poiché la saga di "Harry la carogna" (come tradotto in Italiano) contribuì non solo a consolidare l'immagine da fighissimo anti-eroe, ma anche a lanciarla in orbita verso lidi sempre più rosei. Tra l'altro, altra piccola curiosità, nel film del 1988 fanno anche una comparsata i Guns N' Roses.


- Continuando, a parte Mosé e Babbo Natale, il robottone bipede è ED-209: antagonista del primo film di Robocop che fa la fine della tartaruga.


- Quello che sembra un gatto autistico è invece il protagonista de Il Gatto Col Cappello, una celebre favoletta Americana scritta da Dr. Seuss. La trama è molto semplice e vede questo gatto antropomorfo munito di sciarpa e cappello combinarne di ogni.


- Il tipo nella vignetta rettangolare in alto a sinistra, è Lance Blastoff, personaggio creato interamente da Frank Miller che funge da parodia dei supereroi: specialmente gli anti-eroi e quelli gritty n' dark che andavano di moda negli anni '90. Nonostante sia un suo personaggio, Miller non lo userà tantissimo e sarà più che altro protagonista di storie brevi apparse su Dark Horse Presents #100 (numero in cui fa anche la sua prima apparizione) e #114 del 1986 e Tales To Offend #1 del 1997, dove dovrebbero essere contenute anche se le precedenti apparizioni più una storia breve di Sin City intitolata Daddy's Little Girl.


In questa copertina, potete vederne meglio le fattezze.


- Il soldato è invece il Sgt. Rock. Il Sergente Frank John Rock è un vecchio personaggio della DC  Comics comparso su Our Amry At War #83 del 1959, protagonista di storie belliche aventi come scenario la Seconda Guerra Mondiale.


Creato da Robert Kanigher e Joe Kubert, Rock divenne ben presto uno dei personaggi più famosi della casa editrice per il realismo e la profondità delle sue storie, parecchio ispirate alle vicissitudini di Kanigher, il quale ha servito nel secondo conflitto mondiale; influenze della carriera militare di Kanigher si possono toccare con mano nelle sue storie: per esempio, il segnato sulla piastrina di Rock (409966) è lo stesso di Kanigher. Nonostante ciò, il personaggio è maggiormente conosciuto grazie a Joe Kubert, dove il disegnatore legò indissolubilmente il suo nome al soldato.


- In questa tavola, invece, ci ritroviamo Hellboy (il faccione rosso in fondo a destra, di cui se ne è parlato sopra) e in alto abbiamo Hagar l'Orribile, personaggio dei fumetti disegnato da Dik Browne e dal  figlio Chris. Hagar è il protagonista dell'omonima striscia a fumetti, tra le più famose d'America e in pubblicazione dal 1973. Hagar è un vichingo esasperato dal figlio, sfidato dalla figlia e scocciato dalla moglie. La sua vita quotidiana è avvelenata dai problemi del razziatore medio e costantemente interrotta da idioti lavoretti domestici.


- In fondo abbiamo una versione riveduta e corretta di Maria, uno dei personaggi principali del film cult Metropolis del 1927 diretto da Fritz Lang. Molti la scambiano per la protagonista, quando il realtà è semplicemente uno degli elementi più riconoscibili e incisivi della pellicola. Accanto a lei, abbiamo Zorro, personaggio che non ha bisogno di presentazione alcuna.


- Infine, abbiamo nuovamente Elektra, sta volta apparsa in full color e di cui ne abbiamo già parlato meglio sopra.


Come ultima apparizione, sempre in questo settimo volume, in una vignetta appare Jeremy Duncan. E' quello vestito di nero con la camicia grunge di flanella.


Jeremy Duncan è il protagonista della striscia a fumetti Zits, striscia incentrata sui suoi rapporti con la famiglia e gli amici. La serie è esordita nel 1997 su oltre 200 testate, una delle maggiori diffusioni del tempo del suo debutto ha avuto la più ampia pubblicazione sui giornali di qualunque altra serie negli Stati Uniti. È arrivata a essere pubblicata su oltre 1500 testate in tutto il mondo.


Cosa abbiamo voluto comunicare con questo post? Beh, innanzitutto, è stato scritto solo per la voglia di andare a caccia di camei, citazioni e curiosità. Ma soprattutto, è stato fatto per parlare di Frank Miller e di come sia curioso che, spesso non è tanto dalla storia in sé che viene fuori la vita di un autore, ma dalle sue citazioni. Degli ammiccamenti, semplici strizzate d'occhio, che però nascondono centinaia di perché e storie: delle storie nelle storie, che raccontano e dicono molto dell'autore, descrivendone quasi la vita, i suoi gusti di lettore, gli omaggi a coloro che reputa dei maestri ispiratori.

- Symo

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