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lunedì 8 maggio 2017

Marvel Zombies (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con MARVEL ZOMBIES.


Dati Generali:
Testi: Simon Spurrier
Disegni: Kev Walker
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Marvel Zombies (Vol. 2) #1-#4
Prezzo: 3,00 € (cad.)

Trama:
Elsa Bloodstone è una cacciatrice di mostri che ha il compito di evitare che le orde di zombie che hanno colonizzato parte dei territori meridionali di Battleworld, denominati Deadlands, riescano a superare la grande muraglia che divide i morti dai vivi, conosciuta come Shield. Un giorno, nel tentativo di salvare un giovane bambina rimasta al centro del conflitto tra viventi e morti viventi, Elsa cade dal muro insieme alla bambina, finendo nelle Deadlands. Il suo compito è ora quello di sopravvivere e portare al sicuro la piccola.

Il mio Parere:
I Marvel Zombies sono il classico esempio di come le major, appena vedono una buona idea che possa fruttare qualche soldo in più, non si perdano in chiacchiere nel destinare tutti i fondi necessari per sviluppare un intero franchise al suo cospetto, sfruttando e spremendo quell'idea fino a che non uscirà più nessun succo. All'inizio visto come pregevole e inaspettato divertissement di Mark Millar in una delle sue run su Ultimate Fantastic Four, l'universo zombiefico degli eroi Marvel diventerà un cult grazie alla miniserie omonima dell'esperto odierno di zombie: Robert Kirkman (si, quel Robert Kirkman). Consapevole di tutto ciò, l'abile Simon Spurrier riceve l'incarico di omaggiare in Secret Wars 2015 anche questo lato della Marvel. E sapete cosa? Ne esce fuori qualcosa di veramente pregevole.


Ho sempre pensato che i Marvel Zombies siano stati creati da Millar su ordine della Marvel solo per far scrivere Kirkman proprio nel momento in cui il suo The Walking Dead stava cominciando a diventare un vero fenomeno di culto, oltre che per dare l'occasione alla Casa Delle Idee di giocare (in maniera un po' perversa) coi suoi personaggi. Ancora la penso in questo modo, ma questo non vuol dire che le potenzialità messe a disposizione da questo franchise possano essere sfruttare per tirar fuori qualcosa di pregevole. E' il caso di Marvel Zombies, una miniserie che riesce a soddisfare egregiamente tutte le esigenze del lettore.

Essendo una storia prettamente survival horror, ovviamente non mancano sequenze di combattimento splatter e ultra-violente splendidamente illustrare da un Kev Walker informissima. Spari, morti, ammazzamenti, mutilazioni, esplosioni - e anche un pizzico di magia: questi tutti gli ingredienti presenti all'appello per sollazzare il lettore bisognoso di azione e sangue. Però, tutto ciò è intervallato dall'aspetto più interessante e anche inaspettato della miniserie: una caratterizzazione approfondita, certosina e brillante della protagonista Elsa Bloodstone: personaggio creato embrionalmente da Dan Abnett, Andy Lanning e Michael Lopez nel 2001, ma completato e abbellito da Warren Ellis sulle pagine della sempre sia lodata Nextwave; così tanto abbellito e completato, che ormai tutti gli scrittori si rifanno alla versione esuberante e total-british sdoganata da Ellis. Spurrier non fa altro che aggiungere un pezzettino e, anche se Marvel Zombies prende luogo in un universo alternativo, quanto raccontato dall'altrettanto britannico sceneggiatore potrebbe tranquillamente essere integrato nella caratterizzazione ufficiale della Bloodstone.

Questi quattro numeri fanno una panoramica piuttosto disincantata e cupa della vita di Elsa, dove ogni numero racconta (in ordine cronologico) un pezzo del suo passato, spiegando cosa ha portato la protagonista ed essere una badass nel presente. Sotto certi aspetti, i flashback sono ancora molto più horror delle sequenze action del presente, poiché raccontano l'esperienza più survival horror che si può fare e a cui si può sopravvivere: l'infanzia, la crescita e il rapporto coi propri genitori. Il rapporto tra Elsa e il padre Ulysses è disturbato, malato e morboso, tanto da mettere veramente a disagio il lettore per gli episodi di abusi mentali ed umiliazione a cui Ulysses sottopone la figlia nel tentativo di formarla a sua degna successore. E' una visione sicuramente interessante e, volendo vedere, più vicina alla filosofia di Tiziano "Dylan Dog" Sclavi, che quella esposta da Robert Kirkman in The Walking Dead. In questa storia, che non per niente vede per titolo di ogni numero "Journey Into Misery" (storpiando lo storico Journey Into Mystery), Elsa si trova al centro di un vero viaggio a contatto con il tormento - fisico e morale - al fine di esorcizzare i propri demoni e ritrovare la pace interiore.


Forse questa sarà la classica storia che sarà speciale solo per qualcuno e non sarà riconosciuta all'unanimità come capolavoro del fumetto in generale; però, poco ma sicuro, verrà riconosciuta come la miglior prova finora di Kev Walker, che qui da veramente il meglio di se, mostrando una maturazione assoluta della sua arte disegnatoria. Grandi rappresentazioni anatomiche, grandi rappresentazioni degli zombie, ottime sequenze d'azione e uno stile preciso, curato e dinamico.

Conclusione:
Diffidate dal nome, perché Marvel Zombies è un prodotto che ha tanto da offrire, molto più di quanto si creda. Una storia mozzafiato fatta di idee originali, grandi caratterizzazioni (Elsa Bloodstone sopra tutti), interessanti colpi di scena e una conclusione degna delle premesse. Da avere.

- Symo

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