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martedì 15 settembre 2015

Drive: la recensione (Piack A Card-Cer #5)

Oggi, vi proponiamo una vera chicca. Oggi, parliamo di quella figata che è Drive. Questa, è la sua indegna recensione.


Trama:
Driver (nome affibbiato al protagonista, dato che non  ne ha uno) ha più di un lavoro. È un esperto meccanico in una piccola officina. Fa lo stuntmen per riprese automobilistiche e accompagna rapinatori sul luogo del delitto garantendo loro una fuga a tempo di record. Ora Driver avrebbe anche una nuova opportunità : correre in circuiti professionistici. Ma le cose vanno diversamente. Driver conosce e si innamora di Irene, una vicina di casa, e diventa amico di suo figlio Benicio. Irene però è sposata e quando il marito, Standard, esce dal carcere la situazione precipita. Perché Standard ha dei debiti con dei criminali i quali minacciano la sua famiglia. Driver decide allora di fargli da autista per il colpo che dovrebbe sistemare la situazione. Le cose però non vanno come previsto.

Il mio Parere:
Una frase fatta abbastanza famosa dice: "Siam tutti bravi a parole". Beh, magari fossi davvero bravo a parole, in questo momento: perché non è mica facile parlare di Drive a parole, sopratutto dando per scontato che questa recensione farlocca la legga chi non ha visto il film. Avete presente l'espressione "Un pugno nello stomaco nella monotonia di ogni giorno"? Ecco, Drive non s'avvicina nemmeno lontanamente a quella sensazione, per quando è crudo come film. Il fatto che opere come canzoni, libri, fumetti, telefilm e film abbiano questi impatti sullo spettatore è una cosa positiva: più che positiva, poiché dimostra l'alta qualità della creazione (e dire alta qualità è riduttivo) e la potenza del messaggio che esso vuole trasmettere, una potenza tale che per darle una giusta descrizione si usano espressioni come "un pugno nello stomaco" oppure "una secchiata d'acqua gelida in faccia" o ancora "un calcio nei coglioni" per sottolineare maggiormente quando sia potente e positivo l'impatto tra spettatore e messaggio. Il problema è che....non si può essere pronti a tutto e per Drive non c'è alcun addestramento o opera precedente in qualsiasi campo prima citato e non che possa affievolire le emozioni che la pellicola trasmette, che possa affievolire l'impatto tra lo spettatore e un film nudo, crudo, freddo e tosto come l'asfalto.

Drive non è una metal band Svedese cattivissima, né Full Metal Jacket, né Watchmen. Drive è una portinaia Calabrese mestruata che, dopo averti colto sul fatto mentre entri ubriaco con le scarpe sporche nel condominio, ti tira in testa un'auto cisterna contenente 24 frigoriferi dove a loro volta questi 24 frigoriferi contengono 5 tostapane, e sapete qual'è il bello? Che non ve ne accorgete neanche. Prendete la più grande botta della vostra vita e prima che possiate sbiascicare qualcosa siete già nel Paese delle Meraviglie o nell'Isola Che Non C'è se preferite. E' questione di un attimo, basta immaginarvi la scena, entrate  nel condominio, sentite degli urli isterici, vi girate per vedere che cazzo succede e poi tutto diventa nero. 


Vi risvegliate poi dopo molte ore che siete stati svenuti (se non dopo molti giorni) e al posto del vostro cervello c'è un comodino i cui 4 angoli spingono tutti verso l'esterno, il problema è che la calotta cranica gli impedisce di uscire e quindi siete costretti a tenervi questa fastidiosa sensazione di disagio che in modo gentile e riduttivo si può chiamare "mal di testa". Ecco cos'è Drive, ecco cosa si prova a guardare Drive, non mal di testa eh, sia chiaro. L'impatto che questo film ha sullo spettatore può essere definito come "l'attacco di uno scorpione" perchè non sai mai dove arriva, se arriva, quando arriva e quanto male ti farà. 

Uno che legge potrebbe dire: "E non potevi descriverlo prima così sto film? Con queste parole?" ed è qui che casca il pero. Finora non ho fatto altro che ipnotizzarvi, riempiendovi di belle parole per farvi fare il giro che volevo al mio guinzaglio, perchè così è il film, un film che vuole raccontarvi la fine, un film che vuole mandarvi un messaggio scritto su una bella letterina...ma da che mondo è mondo, prima di sapere cosa c'è scritto su quel pezzo di carta, la lettera si deve aprire, il film lo si deve guardare. Drive è un film ipnotico che ti cattura e ti fa tenere costantemente sotto pressione trasformandoti così in una preda alla mercè del suo predatore, non saprai mai se la scena che stai guardando sarà lenta oppure scoppierà in un impulso di violenza che manco Bruce Willis in Die Hard. Tutto questo minestrone letale serve per l'aumento incessante di climax alimentato dalla tensione, dalla vostra tensione, dalla tensione del telespettatore arrivando poi ad un grande, grandissimo finale. Se poi alla fine della visione vi chiederete che cosa diavolo avete appena visto pensate alle parole di quella storiella, quella della rana e dello scorpione, come facevano? Ah, si. "Sono uno Scorpione. E' la mia natura."

Conclusioni:
Un film di una bellezza rara. Da vedere.


- Symo

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