Continuiamo con la nostra sfilza di film che sto guardando in questi giorni? Ovvio che si! Ehi...un momento! Ma è tutta qui la tua introduzione? Deh, inventatevela voi una nuova introduzione ogni giorno! Vai con la recensione di L'ATTIMO FUGGENTE.
Nel 1959, alla Welton Academy, dove regnano Ordine, Disciplina e Tradizione la vita di una delle classi dell'accademia verrà completamente sconvolta dal professor John Keating, insegnante di letteratura Inglese. Egli sconvolge e stravolge tutti i pilastri dell'accademia infondendo nella giovani menti, attraverso la letteratura e la poesia, la forza del pensiero individuale e dell'anticonformismo.
Il mio Parere:
Presentato in originale con Dead Poet Society ma tradotto in Italia con L'Attimo Fuggente. Il titolo è abbastanza forviante ad un primo momento ma, paradossalmente, è forse quello che più di tutti riassume l'intenso significato del film che non è altri che un ipotesi sul senso della vita stessa. Carpe Diem, dal latino Cogli l'Attimo, girava su internet quando avevo 16/17 anni, sulle braccia tatuate di giovani discotecari e su bimbeminchia troppo rintronate da chissà quali schifezze vedevano su Canale 5, primo fra tutti, Uomini e Donne. Carpe Diem, un messaggio che, prima o poi, nella vita di un 17enne ci arriva comunque anche se forse quest'ultimo non lo capirà subito appieno, un messaggio che è Il significato dell'interno film, quello di cogliere l'attimo, quello di assaporare ogni occasione. Carpe Diem, che diventa quasi un inno, una preghiera per un manipolo di uomini che si rende conto che l'unico vero destino è quello che, prima o poi, si morirà, che prima o poi diventeremo cenere, "concime per i fiori" come suggerisce lo stesso superbo, magistrale e perfettamente in parte Robin Williams, che non siamo esseri umani ma soltanto secondi in milioni e milioni di anni che il pianeta Terra ha ancora da vivere. L'unica differenza tra un'esistenza e l'altra è il modo in cui viene riempito questo angosciante intervallo tra l'inizio e la fine di un'esistenza.
Carpe Diem è un messaggio potente, che ispira, che fa sentire potenti e da speranza, come del resto l'intero lungometraggio che non è basato solo ed esclusivamente sulla divulgazione del pensiero libero e indipendente, sul modus operandi e la voglia (nonché dovere e piacere) di trovare la propria strada ma è anche una critica pesante, pesantissima a tutta una serie di cliché e luoghi comuni sull'istruzione scolastica e sull'educazione dei figli da parte dei genitori, cliché e loghi comuni che ad una sola lettura di questa recensione o di qualsiasi altra recensione potrebbe far storcere il naso a chi non è ben disposto a sopportare il trattamento dei suddetti ma che alla successiva visione del film si troverà senza ombra di dubbio alcuno in totale accordo con quanto sarà detto di seguito. La pellicola mostra una realtà che, nonostante il contesto di trama ambientato negli anni '50, nonostante la produzione di quest'ultima negli anni '80, rimane tristemente attuale anche oggi, nel 2012, e rimarrà ancora attuale negli anni a venire. Mostra un metodo d'insegnamento a dir poco perverso, dove genitori e insegnanti sono complici della distorta visione che hanno dei loro figli e studenti, considerati come pongo da modellare, come robot da programmare per ripetere nozioni come dei pappagalli ipnotizzati da chissà quali scemenze per i loro desideri ed aspettative che da giovani magari non sono riusciti a portare a termine, dove la strada che hanno tracciato per loro è l'unica strada possibilmente percorribile e ammessa. Giovani troppo impauriti dall'autorità di quest'ultimi per spiegare quanto invece si sentano soffocati dall'incapacità degli adulti di essere capiti, dall'incapacità di quest'ultimi di essere incoraggiati a trovare la propria strada, non è infatti esagerato che uno dei protagonisti opti per un gesto decisamente drammatico ed estremo per il suo futuro, un gesto a cui è arrivato solo perchè non vedeva altre alternative, che poi alla fine ce ne erano a iosa, ma tutte recluse da una educazione che avrebbe dovuto prendere il nome di "dittatura".
Commento Finale:
Il film è indubbiamente un capolavoro e uno dei migliori film che il cinema abbia mai prodotto, complice una sceneggiatura orchestra con maestria che risulta scorrevole e ben oliata, il tutto accompagnato da una colonna sonora niente male e sopratutto un cast d'attori che sembravano nati per questa parte, primo fra tutti Robin Williams e subito a ruota che lo seguono i giovani attori che hanno interpretato gli studenti della sua classe. Un film potente, emozionante, commovente, che arricchisce lo spettatore e che lo fa riflettere nel momento stesso in cui si alza dalla sedia. "Quando cambierà la mentalità di certa gente? Quando finirà la chiusura mentale? Ho occupato la mia vita? Ho fatto la differenza? Sono contento di quello che ho fatto finora? Avrei dovuto farlo diversamente? Come posso fare la differenza?" sono queste alcune delle possibili domande che vengono in mente una volta finita la visione, domande la cui risposta varie dipende solo da noi.
- Symo
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