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mercoledì 25 maggio 2016

Dark City - la recensione (Pick A Card-Cer #70)

Continuiamo con la nostra sfilza di film che sto guardando in questi giorni? Ovvio che si! Ehi...un momento! Ma è tutta qui la tua introduzione? Deh, inventatevela voi una nuova introduzione ogni giorno! Vai con la recensione di DARK CITY.

Trama:
Una razza aliena dagli straordinari poteri telepatici vaga nell'universo alla ricerca di qualcosa che eviti l'estinzione della specie. Una volta giunte sulla terra, le misteriose entità penseranno di aver trovato ciò che cercavano: daranno così il via ad esperimenti volti a studiare la natura umana, al fine di carpire i segreti dell'anima.

Il mio Parere: 
Se dovessi descrivere Dark City in una sola frase, questa sarebbe: "Matrix un anno prima di Matrix, e fatto pure meglio"; so che questa descrizione potrebbe rendermi vittima di una crocifissione istantanea, nonché successivo bersaglio inerme del lancio a modi freccette di forconi infuocati, ma lasciatemi spiegare. Innanzitutto, non vorrei che la frase di cui sopra venga interpretata da qualcuno come un "accusa" di plagio da parte mia, al film dei fratelli Wachowski. Il punto è che Dark City si presenta come uno di quei classici precursori di temi e concetti, che saranno poi spiegati meglio e/o resi noti al grande pubblico attraverso opere successive al loro debutto; quindi, il film di Alex "Il Corvo" Proyas non è da intendersi come "opera da cui i fratelli Wacosi hanno copiato", quanto più un opera che presenta  gli stessi temi ma con delle tinte più naif, tinte che saranno più approfondite in futuro.

Per farvi degli esempi, Dark City sta a Matrix come gli OOMPH! stanno ai Rammstein; anche se il gruppo di Till Lindemann e soci è l'esponente più famoso dell'industrial metal tedesco e del Neue Deutsche Härte, i precursori furono però gli OOMPH!, solo che quest'ultimi sono meno famosi dei primi e, anzi: sfido chiunque a dire di averli conosciuti molto prima della venuta dei Rammstein, il cui successo del gruppo ha aperto la strada alla fama internazionale anche di quest'ultimo. O un altro esempio ancora: Dark City sta a Matrix, come Titus di John Doe sta Michonne di The Walking Dead; sulle pagine di questo atipico fumetto Italiano, precisamente nel numero #11, compariva questo personaggio di nome Titus che tagliuzzava un anno e un mese prima di Michonne, degli zombie con una spada da samurai. Di fatti, Titus debutta ufficialmente su John Doe #11 - Gli Avvoltoi Hanno Fame datato Aprile 2004; Michonne, invece, su The Walking Dead #19 del Giugno 2005: un anno e un mese dopo. Anche qui, non si vuole dire che Robert Kirkman abbia plagiato in qualche modo Roberto Recchioni, solo che entrambi hanno avuto la stessa idea, con un unica sostanziale differenza: Recchioni l'ha messa in pratica prima di Kirkman, ma Kirkman ha avuto modo di metterla prima di Recchioni sotto i grandi riflettori di Hollywood. E il secondo pezzo? Quello che dice che è fatto meglio? Perché a me Matrix fa abbastanza schifo e, come si diceva sopra, non sempre dei concetti resi noti al grande pubblico sono un sinonimo di "meglio spiegato" e "meglio sviluppato". Hunger Games, per esempio, rendei noti al grande pubblico i concetti del regime totalitario...ma questo non vuole dire che lo spieghi meglio e con la stessa potenza di 1984.

Dark City presenta praticamente tutti gli elementi che hanno contribuito alla creazione del mythos di Matrix. Un universo controllato da esseri senza emozioni? Ce li abbiamo. Un protagonista unico nel suo genere e che salva il culo a tutti, sviluppando poteri oltre l'immaginario? Ce l'abbiamo. Battaglia finale con gente che vola in giro e distrugge una città intera? Ce l'abbiamo. Impostori umani che, segretamente, monitorano tutto il resto della popolazione? Pure questo c'è. Solo che, al posto dello sviluppo caratteriale, dei doppi sensi nascosti (non pensate male) e un vestiario dialoghistica da film noir, sono stati messi combattimenti uattà al gusto di slow-motion, ovvi simbolismi riferiti all'iconografia cristiana e dialoghi dal vocabolario banale e un vestiario da film fetish. Solo che Matrix ha preso le stesse tematiche dell'individualità dell'essere umano, del suo essere unico grazie all'anima e ai ricordi e il dilemma Kafkiano del "siamo noi o il sogno di qualcun'altro?", più commerciali e alla portata di tutti, impoverendo quindi il concetto e trasformando la saga in un continuo ripetersi di ridondanza. Prendete gli errori di Matrix, buttateli nel cesso e avrete Dark City: un perfetto seguace del cyberpunk noir alla Blade Runner, un pò più mirato sul gotico, ma comunque perfetto allievo di quel film che (nel tentativo di rendersi unico) si è trasformato a sua volta di un precursore di un qualcosa che ha fatto tanto parlare di sé. Che poi sia andata male, quello è un altro discorso. Qui il concetto dell'unicità dell'essere umano attraverso la sua complicata ma brillante mente umana arriva chiara e limpida, senza bisogno di spiegoni arruffati con parole auliche vuote e inconcludenti.

Conclusioni:
Volete una prova di come il cinema era già avanti prima di Matrix? Guardatevelo, e contribuite anche voi alla demolizione di quel film orrido.

- Symo

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