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lunedì 20 novembre 2017

Anni Di Un Futuro Passato (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con ANNI DI UN FUTURO PASSATO.


Dati Generali:
Testi: Marguerite Bennett
Disegni: Mike Norton
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Years Of Future Past (Vol. 1) #1-#5
Prezzo: 3,50 €

Trama:
Anno 2013. Stanco della pericolosità dei mutanti, il Senatore Kelly ha indetto il Mutant Control Act, sterilizzando il gene x e  rinchiudendo i mutanti in campi di concentramento. Con la rivoluzione nel vento, gli X-Men non sono una squadra spezzata senza nulla da perdere, ma una famiglia disperata con più rischi che mai!

Il mio Parere:
Come molte miniserie legate a Secret Wars 2015, anche Anni Di Un Futuro Passato prende il materiale originale a cui si ispira per creare nient'altro che un What If...?. Però, a differenza dei suoi colleghi, Marguerite Bennett e Mike Norton prendono la mitica e leggendaria storia in due parti Giorni Di Un Futuro - ricordiamo, scritta e disegnata dal dream team Chris Claremont e John Byrne - e usano il materiale originale per qualcosa che va oltre il What If...?. Trattano questa mini del crossoever come se fosse una vera e propria serie mensile ambientata in un universo alternativo dove Kitty Pryde non è mai andata indietro nel tempo. La mossa, porta sia grandi risultati, che grandi strafalcioni.


Partiamo dai difetti, dato che ci tengo un sacco a valorizzare i pregi di questa mini, siccome quest'ultimi mi hanno trasmesso sensazioni che - ultimamente - è raro leggere in un fumetto degli X-Men. Quando una casa editrice di fumetti decide di fare un crossover, è la storia principale che detta legge nonché il tempo della canzone; tutto il resto, tutto ciò che gli fa da corollario, deve attenersi al tempo stabilito e finire prima o in concomitanza con la storia principale. Ergo, se Secret Wars 2015 conta di 9 numeri, o con il nono numero, o prima, tutte le miniserie devono concludersi. Scegliendo la tattica scelta da Bennett/Norton, il bello è quello di creare un incipit e un setting accattivanti e che tengono il lettore interessato per gli eventi a venire. Il brutto, è che devi pensare al tutto come una serie, e quindi non sei libero di prenderti la dovuta libertà, pazienza e parsimonia che avresti normalmente in una serie continuativa a cadenza mensile, perché quella che stai scrivendo è una miniserie e deve finire entro un certo tempo massimo. Quindi, che fai quando sei "in ritardo"? Corri.

Purtroppo è questo il peggior difetto di questa miniserie. Che venendo trattato dagli autori come se fosse una serie, la coppia Bennett/Norton è costretta a correre con la progressione della trama, l'evoluzione dei personaggi e calcare la mano sulla loro caratterizzazione, tagliando enormi pezzi di trama e saltando episodi che avrebbero potuto costruire meglio il raggiungimento finale del climax nella conclusione della serie. Per dirla in soldoni, Years Of Future Past anticipa troppo il tempo su troppe cose; i climax promessi arrivano, ma arrivano così in anticipano, che non hanno la stessa potenza che avrebbero avuto se la coppia avrebbe potuto lavorarci su meglio e con più tempo e numeri a disposizione. Il finale poi, per quanto apprezzabile la scelta di un finale drammatico e che parla per simbologie, visto tutti i tempi anticipati di cui prima, appare alla fine posticcio e discutibile.


Passando invece ai pregi, se Leo Ortolani è uno dei migliori riproduttori al mondo dello stile (narrativo e artistico) di Jack Kirby, allora Marguerite Bennett e Mike Norton lo sono - rispettivamente - dello stile artistico/narrativo di Chris Claremont e Arthur Adams. Certo, ovviamente con le dovute riserve, soprattutto sul lato artistico e sul paragone Norton/Adams. Indubbiamente Mike Norton, per quanto bravo, non bacia neanche le scarpe al mitico Arthur Adams. Però va riconosciuto che Norton si ispira fortemente al suo stile e ne è un grande riproduttore, riscendo ad omaggiare il suo "maestro" mettendoci anche del suo. La prova di ciò è possibile vederla nel modo in cui il disegnatore disegna il personaggio che vedete vicino a Wolverine in questa splash-page (tecnica molto usata in questa mini fino all'abuso). Se osservate attentamente posa, anatomia e fisionomia, il tutto ricorderà lo stile di Adams, ovviamente personalizzato da Norton. E' chiaro che qui l'allievo non supera il maestro - e ci mancherebbe - però in quella che è una lettera d'amore di Marguerite Bennett al padrino degli X-Men, non poteva che esserci al timone delle matite uno dei più fidi collaboratori della lunga e rinomata carriera mutante di X-Chris (che ritroviamo poi alle copertine).

Parlando proprio dell'influenza Claremontiana presente nella mini, la Bennett non fa altro che riprende la sua collezione delle testate mutanti di Claremont e studiarsele fino a nausea sopraggiunta o fino all'altro più accettabile risultato: cominciare a scrivere come lui. E' chiaro che tra X-Chris e Marguerite Bennett c'è un abisso, però va riconosciuto che la sceneggiatrice riesce a ricreare quelle atmosfere che hanno valso la fortuna degli X-Men sotto la gestione del famoso autore Canadese. In Anni Di Un Futuro Passato, ritroviamo tutta la poetica dello scrittore, coi suoi termini, le sue caratterizzazioni, i suoi modi di evolvere la trama, il suo modo di costruire i colpi di scena, il suo modo di far interagire i personaggi e farli crescere tramite eventi/momenti al di sopra delle loro possibilità, oltre che: la centralità della figura di Kitty Pryde, la caratterizzazione enigmatica di Magneto e i suoi continui turn face/heel, l'uso parsimonioso ma efficace di Wolverine, la disperata lotta mutante, la paura e il bigottismo degli esseri umani e la problematica che fa da cane che si morde la cosa legata al problema della classificazione di identità e genere. Se siete scettici al riguardo


Questa pagina dice tutto.

Conclusione:
Anni Di Un Futuro Passato è, purtroppo, zeppo di difetti che fanno storcere fortemente il naso. Però nella miniserie si respira l'atmosfera degli anni d'oro degli X-Men di Chris Claremont. Una forte e frizzante aria fresca direttamente dal passato che fa apprezzare di nuovo gli Uomini X, da tempo personaggi che hanno perso la loro strada.

- Symo

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