Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin III, I Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con HOUSE OF M.
Dati Generali:
Testi: Dennis Hopeless & Cullen Bunn
Disegni: Marco Failla & Ario Anindito
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: House Of M #1-#4
Prezzo: 2,90 € (cad.)
Trama:
Su Battleworld esiste un mondo chiamato "La Monarchia di M", dove il re di tutto è Magneto. Nella Monarchia di M, i mutanti hanno vinto e ottenuto i diritti che gli spettavano. Ora Magneto, insieme alla sua famiglia, regna sul mondo con il pugno di ferro e con tutti i privilegi di un reggente. Ma è davvero così? E' davvero tutto sotto il suo controllo? All'orizzonte, il futuro di questo conquistatore che sembra aver conquistato tutto, si dipana un complotto che promettere di mettere in ginocchio il suo regno.
Il mio Parere:
House Of M ed E Per Estinzione hanno una cosa in comune: non sono prodotti originali. Spieghiamoci meglio. Con "prodotti originali", non s'intende che non sono storie inventate di sana pianta per Secret Wars... Beh, certamente è chiaro che da un lato è così, House Of M ed E Per Estinzione sono storie scritte da altri autori per altri fini e altri tempi, che qui sono riprese per espandere il concetto multiversale del crossover Marvel. Quello che volevo dire, è che le due miniserie per il revival 2015 di Guerre Segrete non sfruttano le potenzialità messe a disposizione dalle serie per parlare d'altro, servendosi solo, diciamo, della "location". Come in E Per Estinzione, anche House Of M guarda agli eventi dell'originale storia di Brian Michael Bendis e Olivier Coipel e ne ricalca gli eventi per sommi capi, cambiando giusto qua e là per sembrare una storia diversa, anche se non lo è. E' molto peggio.
Come Chris Burnham e Ramos Villalobos, anche Dennis Hopeless (aiutato nei numeri #3 e #4 da Cullen Bunn) non si inventa niente di nuovo. Prende la House Of M di Bendis e Coipel, se la rilegge, individua i punti cardine della storia, decide di non cambiarli e di apportare delle modifiche a tutto il resto. E' come se l'autore individuasse delle tappe fondamentali per la mini ma che, proprio perché fondamentali, non andavano cambiate, altrimenti il senso stesso di House Of M sarebbe andato perduto. Il punto è che, tenendo una andatura narrativa così lineare e praticamente speculare al materiale che questa mini omaggia malamente, la conseguenza che si manifesta è la perdita del senso stesso di Secret Wars, dove la Marvel metteva a disposizione degli scenari alternativi da usare proprio come trampolino di lancio per dar libero sfogo alla fantasia. Qui, indubbiamente, ce ne è stata poca e non è un mistero se Bunn è poi intervento nella sceneggiatura di Hopeless; Dennis probabilmente non sapeva più come andare avanti e Cullen aveva deciso che sta trama aveva bisogno di verve. Per dirla con un esempio veramente cretino, è un po' come se la Marvel avesse chiamato Dennis Hopeless a mettere la nuova password del wi-fi e lui ha scelto "1-2-3-4".
Almeno in E Per Estinzione, il duo Burnham/Villalobos s'era impegnato quanto meno a creare un piccolo micro-universo. Qui invece non ci si prova neanche lontanamente ad essere originali, limitandosi ad andare al punto A al punto B, cambiando però le strade perché uguale uguale alla originale House Of M non si poteva (sapete com'è, il plagio). Però ha anche ragione chi dice che, essendo House Of M, forse era anche difficile riuscire a tirare fuori qualcosa di originale come ha fatto Charles Soule per Civil War, proprio perché sembrava arduo per gli artisti coinvolti confrontarsi con la coppia Bendis/Coipel. Sicuramente è anche così e questo è forse il problema principale da cui è generato tutto. Dunque, se già in fase di soggetto non c'erano le basi, perché pubblicarla? Perché non puntare su altro? Mistero della fede.
Fortunatamente, anche se sul comparto narrativo piangiamo lacrime di sangue amaro, sul comparto grafico possiamo respirare fresca aria di montagna. O meglio, in parte. Marco Failla - che potere vedere all'opera nella splash page di cui sopra - ha uno stile fresco, dinamico, espressivo ed estremamente vivo. Dalle sue tavole gronda la vitalità dei personaggi che si esprimono con una fluidità di movimenti davvero accattivante e che resta fedele alla tradizione sgargiante dei supereroi che, graficamente, necessitano di essere ripresi in pose atletiche. Possiamo tranquillamente definire le sue tavole come storyboard di qualche cartone animato; basterebbe in effetti animale e avremmo un cartoon a tema Marvel di tutto rispetto. Una spanna sotto, invece, il disegnatore che subentra a lui nei numeri #3 e #4, Ario Anindito, che si contrappone a Failla con il suo stile più spigoloso, plastico e quadrano. Possiamo addirittura dire che Failla e Anindito siano agli antipodi, dato che il primo riesce indubbiamente a trasmettere il senso del movimento e dell'azione, mentre il secondo sembra quasi che disegni ispirandosi a delle foto di modelli che hanno prestato i loro volti e movenze per realizzare le tavole.
Conclusione:
House Of M rappresenta uno dei difetti più grandi di Secret Wars 2015: troppe, troppe miniserie. E anche, su certi aspetti, una scelta sbagliata nelle storie da trasformare in mini legate all'evento. House Of M, insomma, non s'aveva da fare.
- Symo
Come Chris Burnham e Ramos Villalobos, anche Dennis Hopeless (aiutato nei numeri #3 e #4 da Cullen Bunn) non si inventa niente di nuovo. Prende la House Of M di Bendis e Coipel, se la rilegge, individua i punti cardine della storia, decide di non cambiarli e di apportare delle modifiche a tutto il resto. E' come se l'autore individuasse delle tappe fondamentali per la mini ma che, proprio perché fondamentali, non andavano cambiate, altrimenti il senso stesso di House Of M sarebbe andato perduto. Il punto è che, tenendo una andatura narrativa così lineare e praticamente speculare al materiale che questa mini omaggia malamente, la conseguenza che si manifesta è la perdita del senso stesso di Secret Wars, dove la Marvel metteva a disposizione degli scenari alternativi da usare proprio come trampolino di lancio per dar libero sfogo alla fantasia. Qui, indubbiamente, ce ne è stata poca e non è un mistero se Bunn è poi intervento nella sceneggiatura di Hopeless; Dennis probabilmente non sapeva più come andare avanti e Cullen aveva deciso che sta trama aveva bisogno di verve. Per dirla con un esempio veramente cretino, è un po' come se la Marvel avesse chiamato Dennis Hopeless a mettere la nuova password del wi-fi e lui ha scelto "1-2-3-4".
Almeno in E Per Estinzione, il duo Burnham/Villalobos s'era impegnato quanto meno a creare un piccolo micro-universo. Qui invece non ci si prova neanche lontanamente ad essere originali, limitandosi ad andare al punto A al punto B, cambiando però le strade perché uguale uguale alla originale House Of M non si poteva (sapete com'è, il plagio). Però ha anche ragione chi dice che, essendo House Of M, forse era anche difficile riuscire a tirare fuori qualcosa di originale come ha fatto Charles Soule per Civil War, proprio perché sembrava arduo per gli artisti coinvolti confrontarsi con la coppia Bendis/Coipel. Sicuramente è anche così e questo è forse il problema principale da cui è generato tutto. Dunque, se già in fase di soggetto non c'erano le basi, perché pubblicarla? Perché non puntare su altro? Mistero della fede.
Fortunatamente, anche se sul comparto narrativo piangiamo lacrime di sangue amaro, sul comparto grafico possiamo respirare fresca aria di montagna. O meglio, in parte. Marco Failla - che potere vedere all'opera nella splash page di cui sopra - ha uno stile fresco, dinamico, espressivo ed estremamente vivo. Dalle sue tavole gronda la vitalità dei personaggi che si esprimono con una fluidità di movimenti davvero accattivante e che resta fedele alla tradizione sgargiante dei supereroi che, graficamente, necessitano di essere ripresi in pose atletiche. Possiamo tranquillamente definire le sue tavole come storyboard di qualche cartone animato; basterebbe in effetti animale e avremmo un cartoon a tema Marvel di tutto rispetto. Una spanna sotto, invece, il disegnatore che subentra a lui nei numeri #3 e #4, Ario Anindito, che si contrappone a Failla con il suo stile più spigoloso, plastico e quadrano. Possiamo addirittura dire che Failla e Anindito siano agli antipodi, dato che il primo riesce indubbiamente a trasmettere il senso del movimento e dell'azione, mentre il secondo sembra quasi che disegni ispirandosi a delle foto di modelli che hanno prestato i loro volti e movenze per realizzare le tavole.
Conclusione:
House Of M rappresenta uno dei difetti più grandi di Secret Wars 2015: troppe, troppe miniserie. E anche, su certi aspetti, una scelta sbagliata nelle storie da trasformare in mini legate all'evento. House Of M, insomma, non s'aveva da fare.
- Symo
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