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mercoledì 26 ottobre 2016

Addio, Mia Amata - Raymond Chandler (la recensione)

Oggi parliamo di uno dei grandi capolavori del Maestro indiscusso del noir: anche se non ne siamo degni. 


Trama:
Sullo sfondo di una California ricca e corrotta, pullulante anche di miserabili in attesa del colpo grosso, Philiph Marlowe viene sguinzagliato sulle tracce di un marito scomparso. Si imbatte in un ex carcerato, uscito di galera dopo otto anni di detenzione, e da lui viene incaricato di trovare la sua donna, anche lei scomparsa. Ne nasce una vicenda a tinte forti, condita di ricatti e violenza, lusso e una lunga catena di delitti.

Il mio Parere:
Per spiegare meglio l'impatto che Addio, Mia Amata ha avuto per il sottoscritto, bisogna prima spiegare l'impatto e l'importanza che questo libro ha avuto per il genere noir, facendo un gradito esempio letterario. Ve lo ricordate James Moriarty? Non sembra ma James Moriarty è un villain importantissimo per la storia della figura del cattivo. L'importanza che il celebre (e unico) nemico giurato di Sherlock Holmes ebbe per la caratterizzazione generale dei villains che ricoprivano il ruolo del Signore del Crimine; Arthur Conan Doyle, con la creazione di questo personaggio, creò una sorta di "carta-modello" a cui ispirarsi quando qualcuno voleva costruire l'immagine di un sedicente Kingpin del crimine. Possiamo dire che la caratterizzazione di James Moriarty fu una sorta di "ricetta da seguire", per costruire i futuri Tony Soprano, Vito Corleone e Gus Fringe? Si, possiamo dirlo. 

Ecco, Addio, Mi Amata è il James Moriarty del noir, dove attraverso questo romanzo, vengono tracciate alcune linee guida che caratterizzeranno in maniera decisiva e fondamentale il genere letterario in questione. Innanzitutto, un noir non è tale se non possiede le seguenti caratteristiche: dialoghi taglienti, introspettivi e sprezzanti; un protagonista sciatto, trasandato, umano e pieno di contraddizioni; diversi casi apparentemente scollegati l'un l'altro, ma che poi si scoprono lo stesso caso; una femme fatale affascinante, letale, meschina, sensuale e irresistibile; paragoni ricercati e pittoreschi; caratterizzazioni particolari e psicologicamente profonde; location prettamente costituite da locali loschi, quartieri malfamati e zone ombrose e decadenti della città: il tutto legato assieme da una tonalità narrativa amara e malinconica. Tutto questo, il secondo romanzo dedicato al Detective Marlowe ce l'ha; e anche se è probabile che qualche romanzo prima di Addio, Mia Amata ce l'avesse già, credete a me che non ce l'ha fatto così bene. Questo libro ha proprio l'incisività e la scorrevolezza narrativa che gli ha valso il titolo di uno delle colonne portanti del genere, nonché storia che ha maggiormente ispirato chiunque abbia voluto avventurarsi nel noir. L'unica pecca è che, per i primi dieci capitoli circa, si fa un pò fatica ad entrare nell'ottica dell'indagine e la narrazione risultata un pò pesante da seguire; ma è solo questione di abitudine, poi ci si adatta e adegua. 

Conclusioni:
Pieno di azione, mistero, colpi di scena, dialoghi perfetti e mai inutili e superflui; capacità di descrizione di luoghi, atmosfere, sensazioni sopraffina e ritmo incalzante; personaggi ambigui, misteriosi ma mai banali e psicologicamente taglienti e di spessore. Quando si scorrono voracemente le pagine le 240 pagine del romanzo noir/hard-boiled, ci si immagina la tipica atmosfera da film degli anni '50: con i vari "cracks 'n pops" della vecchia pellicola in funzione, le voci profonde, calde e rassicuranti dei protagonisti e quel costante, duplice, contraddittorio ma affascinante dualismo che troneggia il film, cioè quella sensuale attrazione verso un costante senso di pericolo e malinconia. Uno dei capostipiti del noir e capolavoro di genere. Da leggere e rileggere!

- Symo

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