Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin III, I Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con I POTENTI VENDICATORI DI AL EWING.
Dati Generali:
Dati Generali:
Testi: Al Ewing
Disegni: Greg Land, Valerio Schiti, Salvador Larocca, Luke Ross & Iban Coello
Anno di Pubblicazione: 2013-2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Mighty Avengers (Vol. 1) #1-#14; Captain America & The Mighty Avengers #1-#9
Prezzo: Vol. 1 (Mig. Av. numeri #1-#3): 6,00 €;
Vol. 2 (Mig. Av. numeri #4-#9): 5,00 €;
Vol. 3 (Mig. Av. numeri #10-#14): 4,50 €;
Vol. 4 (Cap. & Mig. Av. numeri #1-#5): 5,30 €
Vol. 5 ((Cap. & Mig. Av. numeri #6-#9): 4,30 €
Vol. 2 (Mig. Av. numeri #4-#9): 5,00 €;
Vol. 3 (Mig. Av. numeri #10-#14): 4,50 €;
Vol. 4 (Cap. & Mig. Av. numeri #1-#5): 5,30 €
Vol. 5 ((Cap. & Mig. Av. numeri #6-#9): 4,30 €
Trama:
Mentre i Vendicatori sono occupati nello spazio a respingere i Generali di Thanos, il Titano Matto approfitta dello spiegamento di forze così massiccio per assaltare il pianeta Terra, attualmente privo dei suoi più potenti eroi. Ma questo non vuol dire che la Terra sia indifesa. Come successe anni fa, Luke Cage assembla una formazione di fortuna per respingere la minaccia aliena: una minaccia che nessuno, da solo, avrebbe potuto affrontare. Sono nati i Potenti Vendicatori!
Il mio Parere:
Delineando subito i difetti del primo tentativo di Al Ewing di scrivere i Vendicatori (altri tentativi verranno fatti con Ultimates, New Avengers e U.S.Avengers) la seconda incarnazione dei Mighty Avengers ha avuto la principale problematica di subire dei cambiamenti di status-quo dettati dall'incrocio della testata coi crossover della Marvel pubblicati nel periodo di attività dei Potenti Vendicatori. Tali crossover erano: Infinity, Original Sin e AXIS - certo, si, anche Secret Wars, ma quella è un'altra storia. Osservando bene i piani e le intenzioni dello sceneggiatore con il gruppo, si nota come egli avesse strutturato la serie per affrontare effettivamente quei cambiamenti, in modo da scatenare una evoluzione caratteriale dei singoli membri e una interazione tra gli stessi, tirando così acqua al suo mulino e valorizzare la tematica principale che voleva veicolare con la serie riguardo un aspetto (forse) oggi dimenticato dei Vendicatori. C'è però un problema a tutto ciò.
Leggendo - ma soprattutto arrivando su queste coordinate dopo aver letto il suo Loki: Agente di Asgard - è chiaro che ciò che il lettore ha davanti non è il solito Ewing. Non si è in grado di capire se la sua fosse ansia da prestazione generata dallo scrivere i Vendicatori, oppure semplice difficoltà nel mettere nero su bianco le sue idee, ma tra le righe si può leggere un rapporto abbastanza conflittuale con i Mighty Avengers. E' evidente che allo scrittore facesse piacere scrivere le gesta di questo gruppo formato da gente con cui aveva effettivamente qualcosa da dire, però in certi punti si poteva anche notare come la serie stessa fosse generalmente abbozzata e approfondita solo in certi punti. Ewing aveva si una idea generale su dove andare, ma il come raggiungerlo, in certi punti, gli veniva difficoltoso.
Una tangibile prova è il cambio del nome della serie in Captain America & The Mighty Avengers, segno di ricercato risalto alla consegna dello scudo di Capitan America da parte di Steve Rogers a Sam Wilson, già membro attivo del gruppo di Ewing dagli albori della serie. Benché il gruppo tragga giovamento nell'avere un eroe di Serie B che passa in Serie A con un cambio di identità importante, il tutto succede dall'oggi al domani e semplicemente per volere dei piani alti. E' vero che si conta anche della lungimiranza del lettore di recuperasi i numeri di Captain America in cui avviene il passaggio d'eredità, però da parte di Ewing non c'è nemmeno altrettanta lungimiranza di considerare: A) il fatto che il lettore potrebbe fregarsene altamente del recupero e B) l'inserimento del nuovo Cap nella realtà dei Potenti Vendicatori non caratterizzata a dovere e ridotta ad un semplicissimo: "Ciao, sono Sam, son di nuovo qua. Ah si, oltre alle ali, ora ho pure uno scudo. Che si fa oggi?".
Parlando invece dei pregi della serie, se i cambi di status-quo sono una parziale palla al piede che impedisce alla serie di esplodere completamente e la imprigiona in un circolo vizioso di potenziale parzialmente espresso, i Mighty Avengers di Al Ewing restituiscono qualcosa alla mitologia dei Vendicatori che si è purtroppo persa dall'arrivo di Brian Michael Bendis.
Bendis e il suo successore Jonathan Hickman (che scriveva i Vendicatori contemporaneamente a Ewing) ragionano entrambi sulla reputazione del gruppo di essere gli "eroi più potenti della Terra". Bendis elabora il concetto inserendoci delle autentiche superstar come l'Uomo Ragno, Wolverine e il Dottor Strange; Hickman, invece, allargando le fila e plasmando il gruppo come una di quelle aziende militari private con soldati specializzati in diversi campi. Se così i Vendicatori diventano la quinta essenza della definizione "potenti", il gruppo perde purtroppo tre storiche caratteristiche che lo hanno aiutato a diventare celebre: affiatamento, umanità ed intimità. Per questo Al Ewing ragiona sul concetto di "Vendicatori Uniti".
Cercando di controbilanciare l'approccio più freddo e militare di Hickman, Ewing riesuma le calde e rassicuranti dinamiche proprie dei primi anni di vita dei Vendicatori; quest'ultimi sono sicuramente approcci più classi rispetto le mai tentate strade di Bendis e Hickman, ma non per questo meno efficaci. Benché facesse piacere vedere volti storici della Marvel tutti uniti sotto un unica bandiera - anche autentici "don't play well with others" - si è ceduto il passo alla quantità, credendo che fosse quella a fare la differenza. Questo ha lasciato in disparte la qualità e il piacere di riscoprire i volti ignoti della Marvel, quei supereroi che sicuramente non avranno mai storie dove saranno protagonisti, ma che in un contesto corale avevano occasione di esprimersi ed ergersi ad "eroi più potenti della Terra" non solo per il loro potere, ma anche per la capacità di simulare osservazioni profonde su argomenti sensibili ed essere così un punto di riferimento (e d'esempio) per i lettori, dando nuove definizioni di "eroismo". Basi pensare a personaggi oggi considerati punti fermi del Marvel Universe come Visione o Occhio Di Falco, tutti nei primi anni '60/'70 personaggetti utili solo per riempire la formazione.
Se Hickman fa diventare più grandi i Vendicatori nel dispiegamento dei mezzi, Ewing lo fa coi sentimenti, cercando di ridare importanza sociale al gruppo, restituendolo al popolo e ai lettori ispirandosi alle interpretazioni di scrittori come Kurt Busiek, che avevano capito che la forza dei Vendicatori era tale finché questi stavano Uniti: uniti soprattutto verso i bisogni delle persone, loro prima responsabilità. Per tanto, è la formazione dei Mighty Avengers a fare la differenza; formazione che vede protagonisti personaggi sicuramente non possenti ed imponenti, ma personaggi dotati di convinzioni talmente enormi da fare la differenza, se tali convinzioni sono condivise da altri con la tua stessa, medesima forza. E' una formazione a portata d'uomo, non minacciosa perché composta da pezzi da novanta in fatto di celebrità, ma in termini di affiatamento, potere, sensibilità e profondità d'animo: proprio come i primi Vendicatori. Per tanto - proprio come nei suoi primi anni - sono presenti personaggi forse meno famosi, ma non per questo meno potenti nei poteri o affascinanti nella caratterizzazione.
Sul versante dei disegni, invece, abbiamo un asticella qualitativa che va un po'all'impazzata alla cazzo e non sempre dalla parte giusta.
La presenza di Greg Land è una vera tragedia, disegnatore diventato presto una barzelletta del settore per il suo pernacchievole stile, anche se va detto che qui Land cerca di svegliarsi un poco (fin dove gli madre natura glielo concede, ovvio). Anche se non siamo ai livelli rivoluzionari di Futuro Imperfetto, le sue tavole sembrano migliorare e andare oltre alle sequenze copiate da foto con la carta carbone. Non sempre i tentativi raggiungono i risultati sperati e degli ottimi momenti nella trama vengono rovinati da tavole che pure un sacco di farina bagnata avrebbe fatto meglio con i WordArt, però è comunque meglio di Salvador Larocca. Si, avete letto bene. Due numeri di questa serie sono disegnati da Larocca, solitamente un fuoriclasse della matita - con uno stile che è un punto di incontro tra quello Europeo e uno più convenzionale - ma su queste pagine si dimostra stanco e poco interessato al concept, "regalando" al lettore una infausta ed abbozzata prova. Un Larocca irriconoscibile e talmente fuori forma da sfigurare anche davanti a Greg Land: e ho detto tutto. Presente anche Iban Coello, riassumibile in "senza infamia e senza lode".
Molto meglio invece Luke Ross e soprattutto Valerio Schiti. Luke Ross ha preso purtroppo la stessa, infelice scelta presa da disegnatori come Carlos Pacheco, artisti che hanno sacrificato parte del loro particolare stile in favore di una maggior velocità, facendo perdere particolarità di dettagli in termini di movimenti e anatomia. Ross è andato dietro a gente come Pacheco, omologandosi ad una continua ricerca della velocità, cosa che gli ha permesso una buona continuità di presenze nella serie ma ha aumentato la plasticità del tratto. Posso capire che più tavole significano più soldi, però spesso il lettore è costretto a sorbirsi tavole che non rispecchiano graficamente le emozioni espresse nei testi.
Tutt'altra storia è invece Valerio Schiti, vera rockstar alle matite di questa gestione, forse l'unico a portare un po' di frizzante movimento. Il suo è un tratto tanto gentile quanto aggressivo, uno stile che si dimostra affamato di precisione, dettagli, espressività e grande spettacolarità visiva. E la cosa si può vedere tranquillamente nei disegni, quando riesce a renderti imponente e figo anche il più insulso dei personaggi. Non è il caso del personaggi protagonista della splash-page sottostante ma, anche se Falcon non mi fosse simpatico, di certo rimarrei comunque estasiato nel vedere questo:
Conclusione:
Può una serie meno famosa (e che forse verrà ignorata per gli anni a venire) essere qualcosa che, in realtà, restituisce delle caratteristiche che certi personaggi hanno perduto e non avrebbero mai dovuto perdere? Si, se si tratta dei Potenti Vendicatori di Al Ewing e disegnatori assortiti. Sfortunatamente, la run è anche costellata di svariati intoppi che hanno trasformato le due serie gemelle in una on-going series dal potenziale parzialmente espresso. Però, se siete fan soprattutto dei primi passi dei Vendicatori, Mighty Avengers/Captain America & The Mighty Avengers meritano una lettura.
- Symo
Leggendo - ma soprattutto arrivando su queste coordinate dopo aver letto il suo Loki: Agente di Asgard - è chiaro che ciò che il lettore ha davanti non è il solito Ewing. Non si è in grado di capire se la sua fosse ansia da prestazione generata dallo scrivere i Vendicatori, oppure semplice difficoltà nel mettere nero su bianco le sue idee, ma tra le righe si può leggere un rapporto abbastanza conflittuale con i Mighty Avengers. E' evidente che allo scrittore facesse piacere scrivere le gesta di questo gruppo formato da gente con cui aveva effettivamente qualcosa da dire, però in certi punti si poteva anche notare come la serie stessa fosse generalmente abbozzata e approfondita solo in certi punti. Ewing aveva si una idea generale su dove andare, ma il come raggiungerlo, in certi punti, gli veniva difficoltoso.
Una tangibile prova è il cambio del nome della serie in Captain America & The Mighty Avengers, segno di ricercato risalto alla consegna dello scudo di Capitan America da parte di Steve Rogers a Sam Wilson, già membro attivo del gruppo di Ewing dagli albori della serie. Benché il gruppo tragga giovamento nell'avere un eroe di Serie B che passa in Serie A con un cambio di identità importante, il tutto succede dall'oggi al domani e semplicemente per volere dei piani alti. E' vero che si conta anche della lungimiranza del lettore di recuperasi i numeri di Captain America in cui avviene il passaggio d'eredità, però da parte di Ewing non c'è nemmeno altrettanta lungimiranza di considerare: A) il fatto che il lettore potrebbe fregarsene altamente del recupero e B) l'inserimento del nuovo Cap nella realtà dei Potenti Vendicatori non caratterizzata a dovere e ridotta ad un semplicissimo: "Ciao, sono Sam, son di nuovo qua. Ah si, oltre alle ali, ora ho pure uno scudo. Che si fa oggi?".
Parlando invece dei pregi della serie, se i cambi di status-quo sono una parziale palla al piede che impedisce alla serie di esplodere completamente e la imprigiona in un circolo vizioso di potenziale parzialmente espresso, i Mighty Avengers di Al Ewing restituiscono qualcosa alla mitologia dei Vendicatori che si è purtroppo persa dall'arrivo di Brian Michael Bendis.
Bendis e il suo successore Jonathan Hickman (che scriveva i Vendicatori contemporaneamente a Ewing) ragionano entrambi sulla reputazione del gruppo di essere gli "eroi più potenti della Terra". Bendis elabora il concetto inserendoci delle autentiche superstar come l'Uomo Ragno, Wolverine e il Dottor Strange; Hickman, invece, allargando le fila e plasmando il gruppo come una di quelle aziende militari private con soldati specializzati in diversi campi. Se così i Vendicatori diventano la quinta essenza della definizione "potenti", il gruppo perde purtroppo tre storiche caratteristiche che lo hanno aiutato a diventare celebre: affiatamento, umanità ed intimità. Per questo Al Ewing ragiona sul concetto di "Vendicatori Uniti".
Cercando di controbilanciare l'approccio più freddo e militare di Hickman, Ewing riesuma le calde e rassicuranti dinamiche proprie dei primi anni di vita dei Vendicatori; quest'ultimi sono sicuramente approcci più classi rispetto le mai tentate strade di Bendis e Hickman, ma non per questo meno efficaci. Benché facesse piacere vedere volti storici della Marvel tutti uniti sotto un unica bandiera - anche autentici "don't play well with others" - si è ceduto il passo alla quantità, credendo che fosse quella a fare la differenza. Questo ha lasciato in disparte la qualità e il piacere di riscoprire i volti ignoti della Marvel, quei supereroi che sicuramente non avranno mai storie dove saranno protagonisti, ma che in un contesto corale avevano occasione di esprimersi ed ergersi ad "eroi più potenti della Terra" non solo per il loro potere, ma anche per la capacità di simulare osservazioni profonde su argomenti sensibili ed essere così un punto di riferimento (e d'esempio) per i lettori, dando nuove definizioni di "eroismo". Basi pensare a personaggi oggi considerati punti fermi del Marvel Universe come Visione o Occhio Di Falco, tutti nei primi anni '60/'70 personaggetti utili solo per riempire la formazione.
Se Hickman fa diventare più grandi i Vendicatori nel dispiegamento dei mezzi, Ewing lo fa coi sentimenti, cercando di ridare importanza sociale al gruppo, restituendolo al popolo e ai lettori ispirandosi alle interpretazioni di scrittori come Kurt Busiek, che avevano capito che la forza dei Vendicatori era tale finché questi stavano Uniti: uniti soprattutto verso i bisogni delle persone, loro prima responsabilità. Per tanto, è la formazione dei Mighty Avengers a fare la differenza; formazione che vede protagonisti personaggi sicuramente non possenti ed imponenti, ma personaggi dotati di convinzioni talmente enormi da fare la differenza, se tali convinzioni sono condivise da altri con la tua stessa, medesima forza. E' una formazione a portata d'uomo, non minacciosa perché composta da pezzi da novanta in fatto di celebrità, ma in termini di affiatamento, potere, sensibilità e profondità d'animo: proprio come i primi Vendicatori. Per tanto - proprio come nei suoi primi anni - sono presenti personaggi forse meno famosi, ma non per questo meno potenti nei poteri o affascinanti nella caratterizzazione.
Sul versante dei disegni, invece, abbiamo un asticella qualitativa che va un po'
La presenza di Greg Land è una vera tragedia, disegnatore diventato presto una barzelletta del settore per il suo pernacchievole stile, anche se va detto che qui Land cerca di svegliarsi un poco (fin dove gli madre natura glielo concede, ovvio). Anche se non siamo ai livelli rivoluzionari di Futuro Imperfetto, le sue tavole sembrano migliorare e andare oltre alle sequenze copiate da foto con la carta carbone. Non sempre i tentativi raggiungono i risultati sperati e degli ottimi momenti nella trama vengono rovinati da tavole che pure un sacco di farina bagnata avrebbe fatto meglio con i WordArt, però è comunque meglio di Salvador Larocca. Si, avete letto bene. Due numeri di questa serie sono disegnati da Larocca, solitamente un fuoriclasse della matita - con uno stile che è un punto di incontro tra quello Europeo e uno più convenzionale - ma su queste pagine si dimostra stanco e poco interessato al concept, "regalando" al lettore una infausta ed abbozzata prova. Un Larocca irriconoscibile e talmente fuori forma da sfigurare anche davanti a Greg Land: e ho detto tutto. Presente anche Iban Coello, riassumibile in "senza infamia e senza lode".
Molto meglio invece Luke Ross e soprattutto Valerio Schiti. Luke Ross ha preso purtroppo la stessa, infelice scelta presa da disegnatori come Carlos Pacheco, artisti che hanno sacrificato parte del loro particolare stile in favore di una maggior velocità, facendo perdere particolarità di dettagli in termini di movimenti e anatomia. Ross è andato dietro a gente come Pacheco, omologandosi ad una continua ricerca della velocità, cosa che gli ha permesso una buona continuità di presenze nella serie ma ha aumentato la plasticità del tratto. Posso capire che più tavole significano più soldi, però spesso il lettore è costretto a sorbirsi tavole che non rispecchiano graficamente le emozioni espresse nei testi.
Tutt'altra storia è invece Valerio Schiti, vera rockstar alle matite di questa gestione, forse l'unico a portare un po' di frizzante movimento. Il suo è un tratto tanto gentile quanto aggressivo, uno stile che si dimostra affamato di precisione, dettagli, espressività e grande spettacolarità visiva. E la cosa si può vedere tranquillamente nei disegni, quando riesce a renderti imponente e figo anche il più insulso dei personaggi. Non è il caso del personaggi protagonista della splash-page sottostante ma, anche se Falcon non mi fosse simpatico, di certo rimarrei comunque estasiato nel vedere questo:
Conclusione:
Può una serie meno famosa (e che forse verrà ignorata per gli anni a venire) essere qualcosa che, in realtà, restituisce delle caratteristiche che certi personaggi hanno perduto e non avrebbero mai dovuto perdere? Si, se si tratta dei Potenti Vendicatori di Al Ewing e disegnatori assortiti. Sfortunatamente, la run è anche costellata di svariati intoppi che hanno trasformato le due serie gemelle in una on-going series dal potenziale parzialmente espresso. Però, se siete fan soprattutto dei primi passi dei Vendicatori, Mighty Avengers/Captain America & The Mighty Avengers meritano una lettura.
- Symo
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