Oggi parliamo FRECCIA VERDE: IL CACCIATORE DALL'ARCO LUNGO. Perché? Perché ne abbiamo voglia.
Dati Generali:
Dati Generali:
Testi & Disegni: Mike Grell
Volume Contenente: Green Arrow: The Longbow Hunters #1-#3
Anno di Pubblicazione: 1987
Etichetta: DC Comics
Prezzo: €11,95
Trama:
Oliver Queen si trasferisce a Seattle con Dinah Lance nel tentativo di lasciarsi alle spalle la vita da Freccia Verde e Black Canary e continuare con una vita normale. Ma il mondo della criminalità non ha né fine né pace e Ollie si scontra con una violenza inenarrabile che coinvolge il bellissimo e misterioso arciere noto come Shado. Freccia Verde dovrà così tornare a scoccare frecce che, sta volta, non saranno più le bambinesche trick arrows, ma qualcosa di più letale.
Il Mio Parere:
Sul finire degli anni '80, Mike Grell era già un nome parzialmente noto nel panorama fumettistico dell'epoca; però era un nome semplicemente apprezzato, ma non ancora glorificato. Per quello, bisognerà aspettare la sua venuta su Freccia Verde, personaggio che prenderà in consegna nel 1987 e ne racconterà le storie per ben 11 anni e oltre 80 numeri. Tutta la magia di quella gestione - ancora oggi, imponente e rivoluzionaria come fu l'Hulk di Peter David e disegnatori assortiti - arrivò però da un "episodio pilota" all'epoca molto scioccante e avanti coi tempi: la miniserie in tre parti Green Arrow: The Longbow Hunters, storia che rifece nuovamente il personaggio.
Se ad Andy Diggle e Jock va il merito di aver ispirato i flashback dell'isola in Arrow con la loro Green Arrow: Year One, a Mike Grell (qui in veste di autore completo) va accreditato tutto il resto. Le atmosfere e le tematiche trattate e inserite nel telefilm di successo della CW sono state prese a piene mani e senza troppi complimenti dalla gestione di Grell, la cui prima prova in questa miniserie rappresenta uno dei capitoli più sconvolgenti, in quanto i lettori non si aspettavano una tale crudezza e realismo in un fumetto, soprattutto in uno avente per protagonista quello che all'epoca era un personaggio di Serie B, reso però famoso dalla lungimirante scelta di Dennis O'Neil e Neal Adams di renderlo co-protagonista nella testata di Lanterna Verde: se poi volete approfondire meglio la cosa, cliccate qui, dove verrete ricondotti in un post esaustivo sulla questione.
Una critica che molti fanno all'artista, quasi come se fosse una colpa da imputargli, è che infondendo troppo realismo nella testata, Grell finisce col snaturare il personaggio. Cazzata più grande non fu mai detta. In realtà, Grell prende il lavoro di O'Neil/Adams e cerca di smussarlo affinché l'Arciere di Smeraldo riesca a sembrare plausibile in un contesto come il nostro. Quindi, commissionatogli il lavoro dalla DC Comics, Mike Grell si prende del tempo per studiare il personaggio e leggersi l'impossibile su di lui: e, una volta che poi lo conosce bene, decide di giocare al rilancio e sulla sottrazione, dove la sottrazione si attua al materiale fornito da Adams/O'Neil, e il rilancio sta nell'atto di calare Green Arrow in un contesto più attuale, realistico e meno scanzonato. Facciamo qualche esempio.
Se O'Neil l'aveva caratterialmente trasformato in un supereroe con idee socialiste e politicamente impegnato, Grell prende da qui solo l'impegno per il sociale, lasciando da parte lo spiccato schieramento politico e usando il tutto come trampolino di lancio per allontanare sempre di più l'eroe dall'Universo DC e usarlo come mezzo di denuncia per le malfamate condizioni delle metropoli. Per valorizzare questo aspetto, addirittura Grell lo trasferisce dalla fittizia Star City alla reale Seattle, dando ancora più importanza alla cosa, isolandolo dai vari Conte Vertigo e Merlyn di turno e avvicinandolo a nemici più reali e comuni, come serial killer, stupratori, complotti tra CIA e altre agenzie, la Yakuza e molto altro.
Se Adams l'aveva disegnato come il riassunto del suo materiale di ispirazione (Robin Hood, Green Archer e l'attore Errol Flynn) confezionando anche un costume che ne riassumesse i tratti, Grell prende da qui solo i colori e la matrice del costume, togliendo tutti gli elementi troppo cartoonistici e scanzonati e mettendo a punto un costume dall'apparenza aggressiva, minacciosa e che ricordasse un cacciatore medievale. Toglie anche i bombastici e assurdi gadget in favore di tradizionali frecce, togliendo così tutti i possibili elementi "infantili" e scaraventando il lettore in un mondo troppo simile al suo.
Un tocco di classe è il disegno. Ad una prima occhiata, lo stile di Mike Grell potrebbe non essere adatto per il fumetto. Il suo è indubbiamente uno stile molto pittorico, più adatto per la tela piuttosto che le restrittive vignette di un fumetto, cosa che a volte frena Grell nel dare libero sfogo alla sua fantasia artistica, costringendolo a contenersi spesso (non per niente, in futuro Grell si affiderà ad altri disegnatori con una impostazione più fumettistica). Nonostante ciò, fortunatamente per il lettore, il suo stile delicato, setoso e vellutato - e che per certi versi ricorda Monet - gioca un netto e strabiliante contrasto con durezza delle tematiche e la crudezza delle scene, quasi come se l'autore volesse comunicare due tipologie di tematiche con due metodi diverse.
Se con i dialoghi, le parole e il susseguirsi delle scene dipinge una società in preda al perseverante male dove i cittadini non sanno difendersi (se non grazie a Freccia Verde), attraverso i disegni Grell descrive la fragilità della vita e degli esseri umani e come questi - nonostante la loro debolezza, siano capaci di grandi gesti: sia in senso positivo, che negativo. Per tanto, le sequenze messe in atto da Mike Grell colpiscono ancor più duramente il lettore grazie l'accattivante commistione tra testi impietosi e le dolci matite, ma anche perché è in questo modo che l'autore riesce a far passare ancora di più il realistico messaggio che si impegna per trasmettere: se noi siamo altrettanto buoni e/o cattivi, ma anche fragili, lo sono anche i personaggi di fumetti.
Conclusioni:
Freccia Verde: I Cacciatore dall'Arco Lungo è un vero e proprio spartiacque nella storia del fumetto supereroistico americano per l’approfondimento dei personaggi e il crudo realismo: e questa miniserie ne è un caposaldo del genere.
- Symo
Se ad Andy Diggle e Jock va il merito di aver ispirato i flashback dell'isola in Arrow con la loro Green Arrow: Year One, a Mike Grell (qui in veste di autore completo) va accreditato tutto il resto. Le atmosfere e le tematiche trattate e inserite nel telefilm di successo della CW sono state prese a piene mani e senza troppi complimenti dalla gestione di Grell, la cui prima prova in questa miniserie rappresenta uno dei capitoli più sconvolgenti, in quanto i lettori non si aspettavano una tale crudezza e realismo in un fumetto, soprattutto in uno avente per protagonista quello che all'epoca era un personaggio di Serie B, reso però famoso dalla lungimirante scelta di Dennis O'Neil e Neal Adams di renderlo co-protagonista nella testata di Lanterna Verde: se poi volete approfondire meglio la cosa, cliccate qui, dove verrete ricondotti in un post esaustivo sulla questione.
Una critica che molti fanno all'artista, quasi come se fosse una colpa da imputargli, è che infondendo troppo realismo nella testata, Grell finisce col snaturare il personaggio. Cazzata più grande non fu mai detta. In realtà, Grell prende il lavoro di O'Neil/Adams e cerca di smussarlo affinché l'Arciere di Smeraldo riesca a sembrare plausibile in un contesto come il nostro. Quindi, commissionatogli il lavoro dalla DC Comics, Mike Grell si prende del tempo per studiare il personaggio e leggersi l'impossibile su di lui: e, una volta che poi lo conosce bene, decide di giocare al rilancio e sulla sottrazione, dove la sottrazione si attua al materiale fornito da Adams/O'Neil, e il rilancio sta nell'atto di calare Green Arrow in un contesto più attuale, realistico e meno scanzonato. Facciamo qualche esempio.
Se O'Neil l'aveva caratterialmente trasformato in un supereroe con idee socialiste e politicamente impegnato, Grell prende da qui solo l'impegno per il sociale, lasciando da parte lo spiccato schieramento politico e usando il tutto come trampolino di lancio per allontanare sempre di più l'eroe dall'Universo DC e usarlo come mezzo di denuncia per le malfamate condizioni delle metropoli. Per valorizzare questo aspetto, addirittura Grell lo trasferisce dalla fittizia Star City alla reale Seattle, dando ancora più importanza alla cosa, isolandolo dai vari Conte Vertigo e Merlyn di turno e avvicinandolo a nemici più reali e comuni, come serial killer, stupratori, complotti tra CIA e altre agenzie, la Yakuza e molto altro.
Se Adams l'aveva disegnato come il riassunto del suo materiale di ispirazione (Robin Hood, Green Archer e l'attore Errol Flynn) confezionando anche un costume che ne riassumesse i tratti, Grell prende da qui solo i colori e la matrice del costume, togliendo tutti gli elementi troppo cartoonistici e scanzonati e mettendo a punto un costume dall'apparenza aggressiva, minacciosa e che ricordasse un cacciatore medievale. Toglie anche i bombastici e assurdi gadget in favore di tradizionali frecce, togliendo così tutti i possibili elementi "infantili" e scaraventando il lettore in un mondo troppo simile al suo.
Un tocco di classe è il disegno. Ad una prima occhiata, lo stile di Mike Grell potrebbe non essere adatto per il fumetto. Il suo è indubbiamente uno stile molto pittorico, più adatto per la tela piuttosto che le restrittive vignette di un fumetto, cosa che a volte frena Grell nel dare libero sfogo alla sua fantasia artistica, costringendolo a contenersi spesso (non per niente, in futuro Grell si affiderà ad altri disegnatori con una impostazione più fumettistica). Nonostante ciò, fortunatamente per il lettore, il suo stile delicato, setoso e vellutato - e che per certi versi ricorda Monet - gioca un netto e strabiliante contrasto con durezza delle tematiche e la crudezza delle scene, quasi come se l'autore volesse comunicare due tipologie di tematiche con due metodi diverse.
Se con i dialoghi, le parole e il susseguirsi delle scene dipinge una società in preda al perseverante male dove i cittadini non sanno difendersi (se non grazie a Freccia Verde), attraverso i disegni Grell descrive la fragilità della vita e degli esseri umani e come questi - nonostante la loro debolezza, siano capaci di grandi gesti: sia in senso positivo, che negativo. Per tanto, le sequenze messe in atto da Mike Grell colpiscono ancor più duramente il lettore grazie l'accattivante commistione tra testi impietosi e le dolci matite, ma anche perché è in questo modo che l'autore riesce a far passare ancora di più il realistico messaggio che si impegna per trasmettere: se noi siamo altrettanto buoni e/o cattivi, ma anche fragili, lo sono anche i personaggi di fumetti.
Conclusioni:
Freccia Verde: I Cacciatore dall'Arco Lungo è un vero e proprio spartiacque nella storia del fumetto supereroistico americano per l’approfondimento dei personaggi e il crudo realismo: e questa miniserie ne è un caposaldo del genere.
- Symo
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