Il 21 Aprile 2016 è uscito l'attesissimo one-shot intitolato The Walking Dead: The Alien, annunciato diversi mesi fa dalla Image Comics. Oggi ci troviamo per parlarne sopratutto per spingervi tra le braccia della lettura di questa storia singola scritta da Brian K. Vaughan (Ex-Machina, Y: The Last Man) e disegnata da Marcos Martin (Daredevil, The Amazing Spider-Man).
Prima di tutto, parliamo dei retroscena dietro questa storia di una trentina di pagine, anche perché (come avete potuto leggere) The Walking Dead: The Alien non è stata scritta e disegnata dagli autori di sempre della serie zombifera e perciò è necessaria una spiegazione.
Brian K. Vaughan e Marcos Martin, attualmente, contano fra le loro produzioni l'aver fondato la casa editrice digitale Panel Syndicate: casa editrice che pubblica fumetti online totalmente scaricabili con una offerta libera. Ebbene si, la rivoluzione di Panel Syndicate sta proprio nel produrre opere dove sarà poi il potenziale lettore a versare la quota che più ritiene giusta/idonea come pagamento: quindi si, potete anche scaricarlo gratuitamente e non donare assolutamente nulla. Al momento, il nome della Syndicate è celebre grazie ad una precedente opera della coppia Vaughan/Martin, tale The Private Eye, miniserie di dieci numeri che è stato un successo di critica e di pubblico. The Private Eye è stato così ben accolto da aver spronato Robert Kirkman, amico di Vaughan e creatore non solo di The Walking Dead ma anche della serie supereroistica Invincible (ricordiamolo sempre), che ha cercato in tutti i modi di convincere il collega a pubblicare una versione cartacea della mini presso la Image Comics. L'autore dell'altrettanto attualmente celebre Saga avrebbe accettato ad una condizione: pubblicare una storia di The Walking Dead totalmente in continuità con i piani di Kirkman.
E' andata a finire che nel Dicembre 2015 sono stati pubblicati in America The Private Eye Vol. 1 e Vol. 2 presso Image Comics in formato cartaceo (in Italia l'opera arriverà, non si sa quando, grazie a Bao Publishing). Accontentato Kirkman, settimana scorsa è stato possibile saggiare l'operato di Vaughan su questa serie enormemente cult che già si presenta come un piccolo evento.
The Walking Dead: The Alien è infatti un piccolo pezzo di storia, poiché non è solo la prima storia di The Walking Dead che non è stata scritta da Robert Kirkman e disegnata dagli unici due disegnatori della serie (Tony Moore e Charlie Adlard), ma anche la prima che si diversifica da tutte le altre caratteristiche della serie. Il formato è totalmente diverso e, invece di optare per il classico format da fumetto Statunitense (17x26), si è scelto per il formato panoramico che ben si adatta a dispositivi digitali come i tablet. In più è la prima storia che non figura gli Stati Uniti come location (si ambienta a Barcellona, Spagna); è la prima storia con un minimo di colore (alla fine compaiono degli elementi colorati di rosso) e finora sempre tratteggiata in bianco e nero; è la prima storia di The Walking Dead esclusivamente disponibile in digitale. Inoltre, i nuovi personaggi creati per la storia saranno di proprietà di Kirkman, che potrà riutilizzarli a proprio piacimento come e quando lo vorrà, mentre il guadagno delle vendite di The Walking Dead: The Alien andrà a Vaughan e Martin.
Ma a parte queste novità "tecniche", The Walking Dead: The Alien vale la pena leggerlo per motivi, diciamo, più "narrativi" e legati all'economia della serie.
Il one-shot firmato Brian K. Vaughan e Marcos Martin dimostra infatti come il brand di The Walking Dead possa diventare tanto grande quanto quello di Star Wars, capace potenzialmente di continuare fino all'infinito o comunque di durare tranquillamente per altri vent'anni. Se, ovviamente, Kirkman desse permessi speciali ad altri autori come è successo per Vaughan di metterci mano; Star Wars è diventato, infatti, così vasto e sfaccettato perché una infinità di artisti e autori hanno lavorato alla creazione dell'Universo Espanso di Guerre Stellari, trasformando un primo film semplicemente abbozzato in una delle piattaforme narrative più frizzanti e vive di sempre: piattaforma che, ancora oggi, sforna nuove storie. The Alien dimostra questo, oltre al fatto che alcune caratteristiche su cui si fonda la serie non sono essenziali per creare una storia al 100% The Walking Dead style.
Anche se corta e non scritta da Robert Kirkman, il one-shot dimostra che per scrivere una storia di The Walking Dead non si necessità la location paludosa e rurale degli Stati Uniti o altri elementi di contorno adesso parte della narrazione principale con Rick, Carl e soci, quanto più il saper graficamente rappresentare gli zombie, l'atmosfera di piombo che domina la narrazione e il costante senso di terrore e punto di non ritorno: il tutto, unito assieme dal fiocco delle tematiche esistenziali e di sopravvivenza che hanno fatto la fortuna della serie, oltre che alla padronanza del bianco e nero, elemento che aumenta a dismisura la sensazione di estraneità ed inquietudine. The Walking Dead è questo e The Alien non ha, proprio per questi motivi, nulla da invidiare alla serie madre: ma che, addirittura, si lascia enormemente apprezzare per il tentativo riuscito di aver portato un poco di alternatività. In più il protagonista principale, alla fine delle lettura, si dimostrerà più importante di quanto pensiate e si collegherà in maniera indissolubile al cast principale dei protagonisti, creando un trait d'union davvero figo e contribuendo a rendere questo universo ancor più vivo e pulsante.
Se seguite la saga survival horror di Robert Kirkman, The Walking Dead: The Alien deve essere vostro, perché (anche se di breve durata e di veloce lettura) arricchirà il vostro bagaglio culturale dell'universo zombifero della Image Comics e vi farà vivere una esperienza simile a quella della serie madre, ma anche totalmente inedita e completamente rivoluzionata. E già che ci siete, lasciate un piccolo contributo a Brian K. Vaughan e Marcos Martin, perché se lo meritano eccome. Anche solo un dollaro o due (ormai equivalente di un euro o due), ma lasciateglielo, perché ne vale veramente la pena e perché l'impegno per questo bellissimo esperimento va premiato.
- Symo
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