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giovedì 6 luglio 2017

Thor: God Of Thunder - The God Butcher/Godbomb: la recensione (Baloon Central #117)

Oggi parliamo THOR: GOD OF THUNDER - THE GOD BUTCHER/GODBOMB. Perché? Perché ne abbiamo voglia.


Dati Generali:
Testi: Jason Aaron
Disegni: Esad Ribic (#1-#5 / #7-#11) & Butch Guice (#6)
Volume Contenente: Thor: God Of Thunder (Vol. 1) #1-#11
Anno di Pubblicazione: 2012
Etichetta: Marvel Comics
Prezzo: ND

Trama:
Thor si trova a fronteggiare un'inedita minaccia rappresentata dal terrificante e letale Gorr, conosciuto con il soprannome de "Il Macellatore di Dei". Di fatti, Gorr è in grado non solo di tenere testa ad una divinità, ma anche di ucciderla, nel modo più sofferente e violento possibile. La missione del Dio del Tuono sarà quella di porre fine alla crociata dell'odio di questo nuovo, pericoloso avversario, che con le sue azioni sta mettendo a rischio l'intero creato.

Il Mio Parere:
Due storie a pari merito? In verità no, è solo che l'attuale sceneggiatore delle storie del Tonante ha realizzato il suo arco narrativo di apertura con una lunga storia di undici numeri, che per renderla più godibile, l'ha divisa in due capitoli, ma ciò non cambia il fatto che queste fanno parte della stessa storia.


Pur rispettando le gestioni dei precedenti autori venuti prima di lui, Aaron prende il riccioli d'oro e lo scaraventa in una storia al di là dell'immaginazione dei lettori, imbastendo una trama a dir poco fantasiosa e unica nel suo genere, riuscendo magistralmente ad amalgamare murder mystery, viaggi spaziali tre le galassie, viaggi temporali, fantasy e fantascienza. Ed è forse questo il motivo per cui ho amato tanto questa testata, oltre per il fatto che è subentrato all'orribile run di Matt Fraction. (rabbrividiamo) Oltre alla geniale trovata di triplicare i protagonisti senza crearne di nuovi e sconosciuti, Aaron imbastisce una trama che si dirama in più epoche del protagonista, che tra uccisori di divinità e guerre tra le razze dei Nove Mondi, gare di bevute e sanguinose schermaglie finiranno per avere tremende o fantastiche ripercussioni su ogni linea temporale. Attraverso questa originale trovata di rendere protagonisti la versione giovane ed anziana di Thor tanto quanto quella presente, Aaron mettere in tavola le qualità migliori e peggiori del Dio, in un autentico confronto generazionale: è un valoroso e potente guerriero (ma a volte troppo iracondo e facile alle provocazioni), è un Dio dal potere immenso e dalla arma micidiale (con cui fa troppo affidamento e sfocia nell'arroganza) e un eroe dal cuore puro e nobile (anche se, a volte, troppo selvaggio e cocciuto). Questo strano, originale e costretto team-up permetterà a tre carismatiche caratterizzazioni del Dio del Tuono di coesistere e regalare momenti indimenticabili mentre il trio cercherò di collaborare per fermare Il Macellatore. L'imprint della serie è molto viking, da come si è capito, e fondendo insieme un pò di elementi alla Star Wars e Doctor Who, il risultato è quanto di più epico si possa sperare. Thor è anche un eroe, ma sopratutto è un Dio vichingo e come tale si comporta.


Il tutto accompagnato da un team artistico di tutto rispetto, ma sopratutto dai talentuosi dipinti di Esad Ribic (la copertina qui sopra è realizzata da lui) che sono assolutamente funzionali ai testi, anche perché, Ribic è riuscito ad instaurare con Aaron una intesa e una sinergia che difficilmente altri artisti possono ripetere e/o anche solo sperare di imitare. Vorrei dire altre parole di Esad Ribic, ma penso che le sue tavole parlino per lui. Sarebbe veramente una cosa indegna aggiungere altre parole a tal bellezza.



Conclusioni:
Una delle migliori storie di Thor. Da avere!

- Symo

4 commenti:

  1. Pienamente d'accordo, questo Thor ha una forte influenza sword and sorcery senza tradirne gli aspetti da supereroe, davvero epico!

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    Risposte
    1. Ciao Arcangelo! Felice che tu sia d'accordo :) Che ne pensi invece di Jane Foster come Thor?

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    2. Non l'ho ancora letta, aspetto l'uscita del primo cartonato ;) dico solo che non ho pregiudizi sul personaggio

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    3. Guarda, io di solito tifo sempre per gli originali fondatori del costume/identità. Però con Jane Foster è forse una delle prime volte dove dico che è meglio il sostituto

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