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martedì 15 maggio 2018

Constantine - la recensione (Pick A Card-Cer #120)

Oggi, parliamo di un telefilm, perché - come sempre - ne abbiamo voglia. Recensione della serie CONSTANTINE.




Trama:
John Constantine è un investigatore del paranormale, esperto dell'occulto e della magia, dal tormentato passato. Dopo molti anni passati a cacciare mostri e demoni di ogni sorta, aveva deciso di ritirarsi, ma ritorna sui suoi passi quando Liv Aberdine, figlia di un suo vecchio amico, viene presa di mira da un Elementale. Liv, infatti, è una chiaroveggente con la capacità di prevedere manifestazioni soprannaturali, e rappresenta perciò una minaccia per degli spiriti che stanno emergendo dall'oscurità.

Il mio Parere:
Scendiamo a patti con una cosa: i fumetti sono un fatto, oramai, e questo lo dimostrano le somme di denaro che Hollywood sgancia per le grandi produzioni cinematografiche e televisive. Il perché di tutto questo improvviso interesse è ancora oggetto di studio: forse i grandi studi cinematografici hanno finito le idee e ripiegano su un media che ne ha sempre, o forse il fumetto si è finalmente guadagnato il giusto riconoscimento che meritava? Ai posteri la risposta.

Quello che però conta davvero è il presente, e ormai media tratti dai comics stanno rientrando nell'ordine naturale delle trasposizioni dal piccolo al grande schermo. Il problema che, però, ci si pone sempre quando un'opera viene tradotta dalla carta alla pellicola è: quanto rimarrà intatto lo spirito della trama originaria? Quanto sarà fedele? Quali cose verranno cambiate?


Fortunatamente, Constantine si preoccupa di fare bene l'attrazione principale dello show e della serie originale: il protagonista, John Constantine. Benché la serie che ha ispirato questo telefilm fosse ricca di comprimari brillanti e accattivanti, l'elemento trainante di ogni trama era il suo personaggio primario, cosa che in verità non è così ovvia come sembra. Una delle caratteristiche che ha permesso a Constantine così tanta fortuna da essere "premiato" con un telefilm sulla sua cartacea persona, è stata l'abilità di ogni sceneggiatore che l'ha caratterizzato di presentarlo non come il protagonista che il pubblico vuole vedere o come il protagonista che fa più comodo allo scritture di turno sulla testata ma bensì farlo apparire per quello che è: un grande stronzo arrogante che farcisce i suoi dialoghi di battute pungenti e frecciate al suo interlocutore, un presuntuoso truffatore che ama usare qualsiasi mezzo (pure il ricatto) per ottenere quello che vuole, ma che in fondo (non si sa quanto in fondo) nasconde un animo molto buono e altruista.

John è un esperto del mondo dell'occulto, della magia e di tutto ciò che va a braccetto con le due cose, quindi le sue trame saranno intrise di misticismo, creature demoniache e artefatti soprannaturali, cosa che, in questo "open day" che da il via alla serie, è presentato molto bene, con effetti speciali di tutto rispetto, sia per quanto riguarda la computer grafia, sia per il make-up usato da certi attori/comparse per sembrare dei demoni/anime erranti/morti et simila. Anche qui, molti di voi potrebbero dire che è ovvio che in una serie legata in qualche modo alla magia sia scontata la presenza di effetti speciali per simulare gli incantesimi, ma (di nuovo) non è tutto ovvio come sembra: la produzione conosce il retaggio e la fama del franchise che ha in mano e quindi si è preoccupata di garantirsi grandi effetti, riuscendo in una grande resa.

Insomma, un gran bel bastardone con cui, come dice lui stesso alla fine, nessuno vorrebbe camminarci a fianco; complice l'irritante faccia da schiaffi di Matt Ryan, il suo accento squisitamente british, un abbigliamento fedelissimo e un passato misterioso tutto da scoprire, il pilot risolve magistralmente la problematica principale di tutta l'economia della serie, riuscendo a presentare il mago inglese in maniera perfetta: Matt Ryan è John Constantine, non si può dire in altri modi.


Purtroppo, a causa di un recente comunicato del regista Neil Marshall, Rayn può essere Constantine solo al 95%, dato che (come "compromesso" per poter potare sul piccolo schermo il personaggio) si è deciso di non farlo fumare; forse molti di voi diranno che questa è una di quella classiche precisazioni certosine da nerd incontentabili, ma eccovi un esempio per farvi capire la gravità della cosa: John Constantine senza le sigarette è come Linus senza la sua coperta, e sapete meglio di me che Linus senza la sua coperta non è Linus. Ma, ancora una volta, la fortuna ci è amica e durante la serie ci si fa poco caso all'astinenza da nicotina forzata, poichè la puntata è densa di avvenimenti ed elementi (quali: azione, humor inglese tagliente e dialoghi studiati) egregiamente mescolati fra di loro, con una trama densa di intrattenimento che fornisce allo spettatore quaranta minuti oltremodo scorrevoli e piacevoli. La mancanza di estrema assuefazione al fumo del protagonista è comunque un problema da non sottovalutare ma che sarà comunque retroattivo e la pecca si farà fortemente sentire nel tempo, non subito nelle prime puntate.

Eppure, nonostante tutto, nell'animo dello spettatore appare una strana sensazione di deja-vù: cosa sarà mai? Visto che prima si parlava di fedeltà, tanto vale partire da qui a spiegare cosa che c'è non va.


Come sapete, i personaggi dei fumetti sono spesso soggetti a reinterpretazioni per svariati motivi: o uno scrittore porta una visione rivoluzionare del personaggio, oppure la casa editrice stessa opta per uno svecchiamento totale al fine di attirare nuovi lettori. Sebbene il protagonista che ci si trova davanti è in tutto e per tutto il John Constantine che conosciamo e amiamo (sigarette a parte), l'ambiente in cui si muove è alquanto diverso dal solito e più incline alle storie odierne del personaggio, più incentrate sull'uso della magia e sul tono avventuroso e ricco d'azione. Le classiche atmosfere in cui era abituato a muoversi erano sostanzialmente costruite su tematiche importanti, trattate in modo pungente e accompagnate dall'amabile zelo garbato di John, quali la politica, i drammi personali, le malattie incurabili, la morte e via dicendo; la magia era solo un elemento in più, che dava ulteriore carattere agli argomenti.

Purtroppo, qui ci si trova davanti ad uno scacco matto: quanto si vede in questi quaranta minuti non è niente che non si sia già visto in una puntata di Supernatural (o di Streghe, per i veterani dei telefilm): l'unica differenza tra una puntata di Supernatural e di Constantine, è che il protagonista è tra i più politicamente scorretti al mondo, cosa che ne ha praticamente decretato la fine con quello che avrebbe dovuto essere un season finale, ma che invece ne costituì un series finale.


Esaurito il minutaggio della 1x13, si avverte come un senso di incompiutezza della puntata, come se la serie si fosse interrotta a mo' di "coito interrotto". E' palese, anche per chi non vive di pane e serie tv, che quest'episodio doveva rappresentare un'importante svolta narrativa all'interno di una stagione fatta di almeno una ventina di episodi e anticipare qualche evento futuro essenziale per la trama generale incentrata sull'Oscurità Nascente, dedita magari a farle acquistare più sostanza. La cosa però non si è verificata, poiché i bassi e altalenanti ratings, non hanno permesso allo show il nullaosta per produrre nuove puntate; così la produzione ha dovuto arrabattarsi come poteva, regalando agli spettatori questo senso di un cerchio chiuso in maniera forzata.

Alla luce di ciò, viene anche chiaro il perché della scelta degli showrunner (Daniel Cerone e David S. Goyer) di concludere l'episodio con la rivelazione legata a Manny e il suo contatto con la Brujeria: perché, forse, speravano di suscitare un qualche tipo di interesse e curiosità negli spettatori, spingendoli ad un ipotetico mailbombing contro la cancellazione della serie. Per questo, il colpo di scena lascia decisamente il tempo che trova: è di sicuro spiazzante e ben orchestrato, ma solleva anche delle domande che chissà se e quando vedranno mai risposta.

Conclusione:
Constantine è, purtroppo, una occasione non dico sprecata, ma comunque sfruttata male e non appieno delle possibilità.

- Symo

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